mercoledì 30 novembre 2011

Due diversi mondi

DUE DIVERSI MONDI Pag.1
E’ trascorso,ormai,parecchio tempo in cui Pino e Pietro,spensierati, passeggia- vano per le strade del capoluogo molisano.Lo scialbo sole di dicembre cercava di riscaldarli,immersi nella loro noia e certi che sarebbe continuata all’infinito, immemori che una qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere da un momento all’altro,proprio quando meno uno se lo sarebbe aspettato! Che qualcosa...! Nel tardo autunno,quando il vento incomincia a soffiare gelido,quando le foglie morte son già cadute e gli alberi con i rami spogli sembrano ergersi pesan- temente verso il cielo e la campagna s’appresta al gran riposo invernale,i due giovani ammazzavano il proprio tempo passeggiando ed osservando,nel momento in cui sarebbe stato il caso di farlo,perchè ci sarebbe stato qualcosa d’interessante da guardare, anche se ciò accadeva molto raramente! Purtroppo, o fortunatamente, fu proprio in una simile giornata in cui il sole,con i suoi scialbi raggi cercava di riscaldare nel migliore dei modi possibile,mentre i ben pensanti buongustai e sfaccendati ne approfittavano che,un qualcosa d’insolito,un gruppetto di persone non di casa in quei luoghi e in quelle ore,cambiò la vita di Pino e di Pietro,maggiormente di Pino,che si vide rivoluzionare la propria esistenza,sconvolgendone il normale tran tran solito! Incrociandosi i loro passi consentirono ai propri occhi di fare lo stesso,i loro sguardi si penetrarono,quello di Pino arrivò al cuore di Nella e di Anna,che,signorine alquanto smorfiosette, della comitiva,dimostrarono immediatamente particolare interesse per i due giovani. E,quale uomo dei giorni nostri,sopraffatto dalla noia,dalla stagnazione degli eventi si lascia sfuggire una bella ed allettante occasione per un diversivo inaspettato,come piovuto dal cielo improvvisamente...? Così i due uomini seppe -ro ghermire l’attimo,in special modo Pino riuscì subito a rendersi conto che le due ragazze erano molto interessate,prestando una particolare attenzione a loro e così chiese all’amico:”Tu,quelle due,le conosci?” e Pietro:”No,io non le conos- co,però ho una certa amicizia con il fratello,quello piccoletto,che cammina vicino a loro.Sono sicuro che,appena mi vedrà,ora non mi ha ancora visto,perchè non ci vede molto bene,tu,certamente l’avrai notato,si avvicinerà per salutarmi ed effettuerà le presentazioni.E’ fatto così...!” Non passò molto tempo che:”Ciao Pietro,come stai?” il piccoletto fece sentire la sua voce e,continuando, “da quanto tempo non ci si vede! che fai di bello?come va la vita?Non dirmi di essere sempre insoddisfatto...! La vita è così bella che non la si può disprez- zare,ma solo godere in ogni suo attimo...!”Pietro,a malincuore,ingoiò un poco di saliva amara,frenando il proprio istinto,e poi,garbatamente,”Sai,la vita sarà senz’altro come dici tu”,gli risponde, ”però a me offre molto,molto poco,al contra -rio di come si comporta con te,al quale offre proprio tutto! Io corro da una parte all’altra per fare concorsi,perchè vorrei sistemarmi...! Il risultato è sempre lo stes -so,la solita storia!Ti precede sempre chi ha dato al tale onorevole o al tal altro segretario politico un paio di centinaia di migliaia di lire...!Ed io,che non posso, Pag.2 - resto a consumare i marciapiedi del Corso di questa città e le panchine dei giardini,quando il tempo bello lo consente.Infatti,come dici tu,non mi posso lamentare,perchè non avrei motivi per farlo...!” Forse, per cambiare argomento, visto il tono con il quale l’amico gli aveva risposto:”Ma lei”, Nella chiese a Pino, non è di qua,di dove è?Il suo viso mi sembra abbastanza noto!Mi sembra di averla già vista altre volte!Lavora qui,in qualche ufficio,in Prefettura...,o alla Previdenza Sociale?”-“Veramente,niente di tutto ciò.E’ il secondo anno che sono in questa città e prima sono stato a studiare a Pescara”, rispose Pino, “e penso sia un poco dificile che ci si sia potuto incontrare sia in Prefettura o negli uffici della Previdenza Sociale!”-“Guardi,signorina”, intervenne Pietro, “che Pino è nelle mie medesime condizioni e,anche se continua a studiare e di tanto in tanto manda qualche articolo ai giornali...!”-“Come mai” continuò la ragazza, “è qui?Non le piaceva la bella e ridente Pescara?Le piace di più la nostra Campo- basso?” Il giovane ebbe un attimo di smarrimento.Le idee sembravano confon- derglisi nella testa.Il suo pensiero lo aveva abbandonato,era corso lontano da lui,era andato a vagare nella meravigliosa Pescara,sorridente di fiori,dove aveva trascorso felicissime giornate.Ricordò quando beatamente,in solitudine,con un libro in mano,con quegli scritti di Marx o di qualche altro autore similare,trattante problemi della società in modo molto profondo,si sprofondava nella sabbia della amena pineta e dove la mano distruttrice dell’uomo ha costruito lo stadio per il gioco del calcio,per lasciar vagare il proprio spirito errabondo.E dove,di tanto in tanto,la musa lo spingeva a scrivere qualche brano poetico,che gelosamente conservava nel cassetto per poterlo rileggere nel momento in cui il passo stanco e le braccia inerte l’avessero costretto a posare le proprie membra per un lungo, forse non troppo lungo,perchè la vecchiaia l’ha vista sempre con un certo astio, per il finale riposo!Si rivedeva quando,disteso sulla sabbia,abbandonato per qualche attimo la lettura,il suo spirito vagava,correva e s’infrangeva,come flutto,con le onde irrequiete dell’Adriatico!Era sempre intento a pensare a cosa si potesse fare per superare la gravitazione terrestre ed avere il moto pendolare perpetuo ed ottenere,con la dinamite,una propulsione,che consentisse agli aviogetti,senza compromettere e rendere pericolosa la vita umana,di raggiunge- -re altri pianeti e satelliti.Ciò accadeva nell’anno millenovecentocinquantaquattro Rimpiangeva quei mesi felici,ricchi di spensieratezza,trascorsi fra il verde della pineta d’annunziana e l’azzurro del mare. Allora era ancora molto azzurro,spe- cialmente a primavera!Rimpiangeva...,quante cose rimpiangeva!Ma...,era inutile rimpiangere un qualcosa che non c’era più e che inesorabilmente,se ne era andato per sempre! Ora,quello che maggiormente contava,era la realtà.Erano quelle ragazze,che gli stavano difronte.Era importante che Nella manifestasse interesse per lui,il resto apparteneva al passato,che non sarebbe potuto più tornare! Perciò con garbo e tatto fece fugare qualsiasi apprensione, che avreb- be potuto suscitare in quel breve lasso di tempo in cui,rimanendo in silenzio,si Pag.3 - era assentato per rincorrere vecchi e piacevoli ricordi.Però,pur essen- do ben intenzionato,non riuscì a spiccicare una sola parola.Anzi,si estraniò anco -ra di più.Pino,ormai, era assente,era lontano,lontanissimo,mentre lei gli era lì davanti,palpitante,ansiosa e desiderosa che si accendesse una discussione per consentirle di approfondire la loro conoscenza,la sua conoscenza con Pino e di- ventare amici! A cosa il giovane pensasse,è impossibile poterlo dire e decifrare, ma,da parecchio,era quasi sempre distratto.Con chiunque passeggiasse,anche se discutesse animatamente,con passione e interesse,era intento a pensare sempre a cose che nessuno avrebbe mai saputo e capito.Il suo pensiero corre- va,inconsapevolmente.All’inizio cercò di spronarlo e rincorarlo,ma poi,resosi con -to che era irrefrenabile,inarrestabile,finì per farlo andare dove avesse voluto.Lo lasciò libero di sbizzarrirsi,di perdersi nei meandri dello spazio e del tempo! Nella continuo’ a discutere animatamente e,da un argomento correva ad un alt- ro con la segreta speranza di riuscire ad interessare l’avvenente giovane,che a- veva davanti.Dai e dai,dopo un bel poco,finalmente,in un certo qual modo.riuscì ad interessarlo e fargli capire la sua età avanzata e il suo desiderio di volere a tutti i costi vivere la sua vita.Voleva godere e far godere.Bramava essere travol- ta dalle passioni della nostra esistenza,concludendo nel coronamento matrimo- niale con un marito! Dopo un poco,come per incanto, Pino e Nella rimasero soli e lei continuò a parlare,parlare per cercare di mettere in chiara evidenza tutti i suoi pregi,nascondendo molto bene i suoi innumerevoli difetti! Pino,attraverso i suoi decantati pregi,vide distintamente i suoi numerosissimi difetti,la sua natura libidinosa,passionale,che nessuno era riuscito a soddisfare. Il tempo corse mol- to velocemente,il sole aveva segnato in modo velocissimo il suo arco nel cielo, facendo avviare il giorno al tramonto.E,come il giorno e il sole avevano termina- to il proprio lavoro quotidiano,così la donna pian piano si avviò alla stanchezza e al tramonto dei propri argomenti.Non sapeva più cosa dire e,con dolore,veden- do e notando che il giovane taceva,lo guardò sconsolata.A Pino non sfuggì il do- lore,la disperazione,il rammarico che aveva invaso la donna,ormai giunta al cul- mine della sua giovinezza,quasi sfiorita, priva ancora di un uomo,che l’avesse inanellata...!Lentamente la donna restò priva di argomenti,che potessero riuscire ad interessare Pino,che,ormai,era soddisfatto per essere riuscito a mettere a di- sagio Nella...!Ora era certo che avrebbe potuto disporre di lei a piacimento...!E’ ciò che un uomo brama in una donna,che non lo interessa!Avrebbe potuto continuare a tacere. Per evitare di far malignare le persone,che incontravano, “Signora”, le disse,non sapeva che fosse ancora signorina,avendole visto molti anelli nell’anulare della mano sinistra, “quando posso avere il piacere di rincont- rarla?Mi ha detto che viene molto spesso...!”-“Be...” rispose “con esattezza non glielo so dire.Come lei sa,dobbiamo comprare la casa quì.Ora,come ha potuto capire,ne andiamo alla ricerca.Siamo quasi in trattativa e quindi avrò la possibili- tà di tornare più spesso,probabilmente fra qualche giorno.Poi...,lei mi ha preso Pag.4 - per una signora,io sono signorina!”-“Mi scusi,non sapevo.Avevo pensato che fosse sposata,dal momento che ho visto alle sue dita tutti quegli anelli...!” Dopo un attimo di esitazione,quasi per riprendersi “Sa...,li porto per evitare inop- portuni seccatori!” Continuarono così ancora per parecchio,fino a quando,cioe’, non tornarono gli altri,perchè si era fatto molto tardi e sarebbero dovuto ripartire, se non avessero voluto perdere l’ultimo ed unico treno per il loro paese:Ripabot-toni.Nella aveva appena terminato di esporre i propri pregi ed in cuor suo era contenta e sicura di aver fatto colpo sul suo nuovo amico che riprese il treno e tornò al suo paese,certa che fra lei e Pino ci sarebbe stato un seguito e che lei,finalmente, avrebbe avuto una storia bella...e...in...! Sebbene i rapporti fra la donna e il giovane non siano andati mai oltre la semplice amicizia,ogni qualvolta Nella si recava a Campobasso,faceva l’impossibile per incontrarlo,anche se per il semplice gusto di vederlo,parlargli,passeggiargli accanto e stringergli la ma-no.Fu proprio in un incontro simile,in una bellissima giornata di sole del mese di gennaio,sembrava primavera,che Nella presentò al giovane Pino una signora sola,afflitta,molto afflitta dalla solitudine e dagli eventi del tempo e della vita! Pi-
no,nella breve presentazione ha avuto modo d’imbattersi in un’immagine,di trovarsi davanti un corpo,in uno spirito,senza nome,che difficilmente avrebbe dimenticato!Senza nome,perchè,nelle presentazioni,difficilmente si finisce per capirlo!E,a che serve il nome,quando l’immagine resta viva nella nostra mente? Resta scolpita nel nostro cervello,nel nostro indelebile ricordo?Occorre sapere il nome?Occorre il flatus vocis?Che cosa cambia?se,all’insistente e viva figura,im- pressa sulla pellicola della nostra mente,aggiungiamo il nome ad essa relativo? Niente.La figura resta invariata.Essa resta sempre lì,così come vi era prima.La conoscenza del nome non avrebbe cambiato nulla,perciò evitò di chiederlo,an- che perchè non voleva destare sospetti: è risaputo che il prossimo è cattivo e facilmente,da un nonnulla...,è capace...!la calunnia è un dolce venticello,che man mano s’ingigantisce,diventando un ciclone inarrestabile...!
La donna,molto sensibile alla vita e ai piaceri che essa può offrire,si accorse degli sguardi penetranti del giovane e ne rimase profondamente colpita.Quegli sguardi la penetrarono e suscitarono in lei particolarissimi sentimenti,scuotendo- la tutta nel suo intimo bisognoso e nel corpo fremente,inconsapevolmente si las- ciò trasportare.Il bisogno,l’impellenza la portò,quasi imprevidente,a favorire i pos -sibili abboccamenti per far si che nascesse una profonda e duratura relazione per appagarsi ed appagare quegli istinti irrefrenabili e soppressi.Il suo spirito aveva ragione di rinfrancarsi e il suo corpo imperiosamente aveva necessità di estrinsecarsi,era stato privato della naturale compagnia dell’uomo.L’isolamento non era congeniale per quell’essere,per quel corpo fremente di passione,bol- lente di necessità e frigido in ogni sua spira!Anche Pino si trovava in una condi- zione particolare,era depresso per la mancanza di una certa stabilità,perciò la sua esistenza passava da un isolamento totale ad un altro,vivendo ed appagan- Pag.5 - dosi di solitudine,anche se sempre a contatto e fra la gente...!
Ed ecco,come il raggio di sole,dopo una lunga dimenticanza,viene a rischiarare, a rallegrare e a riportare vita nella stamberga abbandonata,così la donna,con la sua immagine,andò a portare luce,vita ed amore ad un cuore,che si stava spegnendo nell’abbandono ed oblio della sua,riteneva,inutile esistenza!Una don -na,quella donna,che sembrava essere e voler essere di tutti,come di tutti,per tradizione familiare,la madre,la zia...,erano state generosissime per appagare e soddisfare le normali esigenze sessuali degli uomini,che riuscivano ad avere a portata di mano,così anche lei,forse perchè sola o perchè la sua natura era quella di elargire prestazioni a chiunque ne avesse avuto necessità...!era andata a ridare ed a riprendere vitalità,vita,incontrando Pino.E dopo,disperata,rivedeva la sua vera natura.Nel rivedere la sua natura,ne soffre per esserle mancato un poco di quella linfa vitale,che riesce a creare e dare vita. Di ciò si dispera e piange.Vano pianto,quello che non porta ad alcuno scopo di prosperità e di lieto fine! Vano si,perchè esso non fa che continuare a rattristare gli animi e raggrin- zire i corpi e lo spirito per condurli,anzitempo,all’estrema dimora:la tomba!
Al contrario,lei ama,che ami felicemente e serenamente,votandosi tutta ad esso, senza farsi sfuggire il più ben che minimo attimo fuggevole,perchè tutto,una volta che sia andato,non può tornare mai più indietro! E’ inutile piangere la notte,mentre gli altri dormono,si riposano,perchè la notte è fatta per interrompe- re il tran tran quotidiano e per ricaricarsi e non per trascorrerla in pianti e lamenti
contro qualsiasi principio di tranquillittà e serenità del corpo oltre che dello spirito...! Lei,al contrario,pensando di poter possedere di più quell’amore,che porta in cuore ed appagare di più quella passione,che tanto l’attanaglia,la travaglia e la porta nel vorticoso turbine della vita,ritiene di avere ragione...! perchè è irrimediabilmente presa,coinvolta e travolta...!
Lo scambio di poche parole e le due donne proseguirono per la loro strada,las- ciando il giovane Pino a proseguire per la sua. Nella,cotta e speranzosa verso il giovane uomo,non avrebbe permesso,in sua presenza,a nessun’altra donna di potersi interessare a lui. Il giovane se ne tornò a casa,sicuro di poter scacciare dalla sua mente il volto e l’espressione invitante della donna or ora conosciuta.







Capitolo secondo.
Erano passati soltanto pochi giorni quando,un mattino,mentre si recava a trova- re un amico:“Toh,chi si rivede!?” una languida voce sussurrò alle sue spalle.Per Pag.6 - Pino si trattava di una voce molto soave che tanto amava e che conosce -va benissimo,perche’,tanto gli era risuonata nelle orecchie e nel cervello.Era una voce,che tanto amava e che lo faceva sperare in un qualcosa di particolare. Si augurava e sperava che,finalmente,fosse giunto un qualcosa capace di risolle -varlo dalla bassezza e dal torpore della sua vita,nella quale riteneva di essere..! Quella voce,che tanto desiderava sentire,ecco giungeva a portargli un poco di refrigerio.Gli riportava la vita,che sembrava essergli sfuggita e che più non possedesse...! Mentre era assorto nei pensieri riportati,passeggiando per il Cor- so principale di Campobasso,girandosi si trovò faccia a faccia con la donna dei suoi pensieri.Era lì,davanti a lui,invocante il suo aiuto.Non avrebbe,mai e poi mai,sperato in un caso del genere che,cioè,la donna avesse bisogno del suo aiuto e,quindi,soggetta a lui,facile preda dei suoi desideri e necessità. Pino si sa -rebbe accontentato,facilmente,di vederla,parlarle per rinnovare l’immagine,che aveva di lei.Lei,al contrario,aveva bisogno di lui,della sua persona materiale,del suo giovane corpo,dell’uomo! Lei aveva già avuto l’uomo,solo che questi le era venuto a mancare proprio nel momento di maggior bisogno,nel momento del- l’età più critica...!perciò,inconsciamente,e per questo,incoscientemente,nel suo continuo peregrinare,lo cercava,bramava,sognava,fantasticava,idealizzava...!Il bell’aspetto di Pino la soddisfece in tutto e le fece nascere,più forte che mai,il desiderio,il rinvigorimento,il ringiovanimento dell’esigenza,di quella passione, che ti fa rinvigorire per affrontare qualsiasi avversità della vita.Gli si avvicinò in modo incredibile,quasi a sfiorargli il corpo,il volto,le labbra e:”Oh,chi si vede!” con la voce tremante e fremente di passione,con il corpo,che gioiva e ballava di passione e di aspettativa.Per farsi animo,ripetè con più forza:”Che,siete diventa- to sordo?Non mi avete sentito?Oh...!ma voi avete una faccia...!Vi sentite per caso male?Siete sbiancato tutto,mi sembrate...,in una condizione di estremo disagio! Che vi succede?”-“Veramente” le rispose Pino, “sto molto bene.Perchè, mi trovate che sono pallido? O notate qualche problema in me?”-“Eravate così pallido...!” rispose la donna, “che ho pensato che steste male! ma ora noto che vi è tornato il colorito normale! penso che ora stiate bene!Ora ditemi,come state?State sempre nelle medesime condizioni?Non avete trovato alcuno sboc- co al vostro problema?Da quando non vedete Nella?Lei mi parla sempre in modo eccezionale di voi...!” Il giovane rispose,dapprima distrattamente alle domande della donna,che gli aveva rivolto e poi in modo più preciso e dettaglia- to. “Sapete,la mia soluzione non è di facile conclusione.Gli sbocchi non è facile trovarli perchè non basta conoscere tizio o caio o sempronio.Occorrono capita- li,che io non ho.Una persona,per aiutarti,non basta che abbia fiducia in te,occorre che tu la gratifichi per sollecitarla a ricordarsi di te.Qui non è il caso di destra o di sinistra...,sono tutti uguali.Il motto ricorrente è che bisogna bus- sare con i piedi,nel senso che bisogna bussare alle porte di certe persone, facendosi precedere dalla busta contenente quel centinaio di migliaia di lire...,e Pag.7 - allora ti prendono in considerazione e tu riesci a trovare quella siste- mazione,che rincorri da tutta una vita...! mia cara! Erano questi i pensieri,che hanno fatto in modo che io non ti sentissi! E poi...!” A lui interessava ben altro...!Non gl’interessava il posto,l’occupazione,il reddito...!Gl’interessava sape- re per quanto tempo avesse avuto,potuto avere con sè,a sua disposizione,la donna e così:”Voi,fino a quando vi tratterrete qui,a Campobasso?” La risposta della donna,benchè fu sollecita,gli sembrò un’eternità.La risposta,anzicchè dissi- pare i timori e i dubbi,li aumentò! “Non so”, rispose. “In questo periodo ho molto da fare in paese e a casa.Devo tornarvi subito,fra qualche ora e,devo dirvi,che non so quando,chissà quando,tornerò qui...!”-“Questa è la cosa che più di tutto mi fa dispiacere.Mi addolora moltissimo se passerà parecchio tempo prima che ci si possa rivedere! Mi sono affezionato molto ai nostri incontri,alle nostre chiac -chierate e penso che anche se è un mio desiderio,sono convinto che anche a voi arrechi un certo piacere vederci,parlarci,salutarci,passeggiare insieme...,così come godo io...!”-“Senz’altro.Avete colto proprio nel segno,perciò farò di tutto per tornare il più presto possibile a Campobasso,con la specifica intenzione e desiderio d’incontrare voi.Però ora,devo dirvi la verità,non so proprio quando ciò sarà possibile. Cercherò di tornare quanto prima possibile,anche se non so dirvi quando.Nel caso,dove potrei trovarvi,cercarvi,per incontrarvi?”-“Be...,è molto fa- cile trovarmi. Basta fermarsi in questa Piazza,attendere una diecina di minuti e,se non vi sono già,non passerà molto prima ch’io appaia su questa mera- vigliosa spianata,con fontana,che rappresenta l’orgoglio di Campobasso,perchè qui si assommano tutti i ricordi,principi e vanagloria di questi cittadini,che vivono in una chiusura mentale spaventosa...!” Lei,poco dopo consultò il suo orologio,e “Dovete scusarmi,ma si è fatto già molto tardi e,avendo paura di perdere la cor- riera,devo andare.Arrivedrci a presto,mio caro Pino”-“Sentite”,intervenne il gio- vane, “voi sapete il mio nome,certamente ve lo avrà detto Nella,ma io il vostro non lo conosco.Vi dispiace dirmelo,in modo ch’io posso sapere con chi ho parlato e passeggiato?e a chi rivolgere i miei pensieri e desiderare di rivedere?”-“Ha importanza il mio nome?” Visto che il giovane rimaneva dispiaciuto per la sua risposta, “mi chiamo Melina.Ed ora arrivederci alla prossima volta,che penso sia presto,molto presto! È ciò che veramente desidero anch’io,mio caro amico Pino!”
Pino avrebbe voluto gridarle:”il vostro nome non m’interessa,perchè è un sem- plice flatus vocis,a me,quello che interessa,che mi stimola tutto,siete voi,il vos-tro corpo,la vostra immagine.E’ la vostra immagine,che mi ha tolto il sonno.Il vostro corpo perfetto ha rapito i miei pensieri e non il tuo nome!Che tu ti chiama Melina,o Giuseppina,o Concettina,o Tiziana o diversamente...,non mi dice nulla, è insignificante per me!Io desidero altro...!” Così,trasfondendosi in pensieri...,si accorse di averle dato il tu.Constatando ciò,decise: al prossimo incontro mi rivolgerò a lei nella maniera più diretta,senza più il lei o il voi.Le parlerò diretta - Pag.8 - mente con l’espressione di vecchi amici,che si danno del tu...!






Capitolo terzo.
Percorrevano la stessa strada del piacere.Entrambi seguivano quel sottilissimo filo del caso,che molti chiamano e sogliono definire destino.Con tale illusione le persone,il più delle volte,per non dire sempre,pongono i remi in barca e si lascia -no andare con il pretesto: è il destino,che opera,cosa possiamo farci? E si lasciano guidare senza imporre la ben che minima resistenza e volontà.Lo stesso fecero Pino e Melina che si lasciarono guidare,portare avanti dalla passio -ne e volontà occulta,sconosciuta e che si suol definire piacere dei sensi.Lei era consapevole dei propri sentimenti,che,da un certo punto di vista,erano diventati esigenza impellente...,perciò rimpiangeva il tempo,che era trascorso inutilmente, invano e che non sarebbe stato più possibile riutilizzare...!Lei fremeva,bramava, era una pentola a pressione sottoposta al massimo calore e,...,rimaneva sconce -rtata dal comportamento del giovane!Non la convinceva l’atteggiamento di Pino e pensava:”Un giovane così intelligente,vivo,apprensivo che non riesce a capire che io mi rodo di passione per lui...? Possibile che non sia riuscito a capire che lo amerei,perchè bramo l’inganno dell’uomo?Ma oggi” si diceva, “oggi sarà tutto diverso.Oggi accadrà ciò che non è accaduto nei nostri passati incontri! Do- vrà,per forza,” sottolineando per forza, “accadere ciò che desidero! tanto,oggi po -trò fermarmi in città e stare per diversi giorni a causa dell’operazione della mia bambina...!” Tale particolare l’acquietava,temporaneamente la calmava,le dava la forza per meglio sperare e godere nella pace del suo letto.Era certa che i suoi proponimenti avrebbero avuto un ottimo positivo risultato,quel risultato,che tanto bramava e che per il suo esito positivo avrebbe dato tutto. Intanto le tornava in mente,rivedendolo come se fosse presente accanto a lei,il crudo e severo volto del suo giovane...!il suo sguardo,profondamente indagatore che non si lascia sfuggire nulla e che non perdona nulla.Sembra sempre imperturbabile,impene- trabile che era riuscito a farle infrangere la sua lealtà...,la sua tranquillità fami- liare e pace personale...!A tale punto non sarebbe stato più il caso di pensare a quello che sarebbe dovuto accadere,ma a come realizzarlo e non più al passato a come era e che non sarebbe stato più.Ciò che per lei ora contava e doveva contare stava nel fatto che avrebbe potuto incontrarlo a breve.Avrebbe potuto incontrare il giovane e fissare con lui un appuntamento per la sera,con la scusa di avere bisogno di andare a comprare la frutta per la figlia...!che si trovava in ospedale operata di tonsillectomia...! Immancabilmente il giorno dopo nel capo- Pag.9 - luogo molisano si verificò quanto ebbe preordinato.Infatti s’incontrarono e non per caso,in una bellissima giornata in cui il sole risplendeva,portandosi sempre più in alto,al centro della volta celeste:volta celeste limpidissima,priva della ben che minima nuvoletta.Le strade,cosa molto strana,erano deserte,ma sembravano animate e festose,piene di brio,quel brio e festosità che dà il cuore in tumulto,in fiamme...! Tutt’intorno,nell’aria,una fragranza si spandeva con i dolci rumori,causati dai muratori al loro lavoro,intenti a portare a termine una poderosa costruzione del palazzo,detto dell’INAIL.Vedevi correre chi a destra e chi a sinistra,chi operava frettoloso e chi,calmo,tranquillo,quasi costretto,si attar- dava,come il vecchierello canuto e bianco che lentamente andava avanti col suo bastoncello e che,stancamente,di tanto in tanto si risollevava!
Pino,tutto trasognato,come se vedesse per la prima volta quella mastodontica opera,realizzante con quell’incessante affaticarsi di operai,di tanto in tanto si fer- mava,come se stesse pensando a chissà cosa! Improvvisamente,come se si fosse ricordato di un qualcosa di molta importanza ed urgenza,affrettò il passo e si portò per strade sempre più affollate e brulicanti di persone d’ogni età e ses- so.Sembrava correre come il generale preso alla sprovvista che,per ripararsi,si affretta.Fulmineamente si portò per il Corso,là dove aveva visto e conosciuto Melina e dove,rivedendola,col cuore in gola,le si avvicinò e le cominciò a camminare al lato.Il cuore gli si era impazzito,batteva tanto forte da fargli quasi male la cassa toracica.Stava per tornarsene indietro per il disagio,che stava subendo,quando la donna,accortasi di lui,della sua presenza, “Buon giorno” gli disse, “come state?”-“Bene grazie e voi?Immagino benissimo!”-“Si,molto bene, grazie.”-“Come mai vi trovate da queste parti?Se non sbaglio state chiedendo informazioni,che cosa vi occorre?Se posso esservi utile,ditemi.” Le disse Pino tutto d’un fiato,che,dopo le prime parole,era tornato calmo e sereno.L’irrequie- tezza,che lo aveva travagliato fino a qualche attimo prima,di colpo era sva- nita.Ed ora,con calma rara da trovare in lui,s’appressava al fianco della don- na,che gli rispose:”Mentre camminavo con questa pioggia,mi si è rotto il tacco della scarpa.Ora stavo,appunto,cercando un calzolaio per farmelo riparare e rimettere apposta la mia scarpa,perchè così,proprio,non posso camminare!” Pino,mentre la donna raccontava ciò che le era accaduto,ricordò quanto aveva deciso e stabilito precedentemente,per cui:”Vieni”, le disse, “ti accompagno io.E’ qui,a poca distanza,a pochi passi da noi.E’ un buon calzolaio,che lavora bene. Vieni,io lo conosco per esserci già stato per alcune riparazioni...!”-“Grazie.Vi sta- te prendendo troppo fastidio ad accompagnarmi...!Vi faccio perdere troppo tem- po!” ma lei non desiderava affatto che lui la lasciasse,anzi,bramava che la pren- desse fra le sue braccia e la stringesse a sè,al suo petto,che immaginava villoso e forte...!avrebbe gradito non essere lì,in pubblica strada e Piazza...!Infatti erano in Piazza Municipio...!Lei bramava essere in costume adamitico,appiccicata al corpo del giovane...! “Ma ti pare?” le rispose,“E’ un gran vero piacere per me Pag.10 - accompagnarti e accompagnarmi a te.Che disturbo!Sono felice di poterti essere accanto e poterti parlare.A meno che tu non desidera andartene sola per i fatti tuoi...,perchè non gradisci la mia compagnia...,allora è diverso...! Me lo dici e...,io ti lascio sola per i fatti tuoi...,ed io me ne vado per i fatti miei!” -“Voi mi lusingate! Sembra,da quanto avete detto,che la mia compagnia vi fac-cia piacere e che vi sia gradita...,ma non voglio illudermi...!Chissà quante ragaz -ze,molto più belle di me e più giovani di me...,avete!” Alle ultime parole di Me-lina il giovane pensò,inorgoglito della sua nuova conquista,ecco,ci siamo,ci sta. Ha incominciato a porre le prime pietre per la futura costruzione insieme,mi vuo- le,è cotta,stracotta...! E le rispose:”No,ti sbagli.Io non ho nessuna ragazza e se c’è una donna che mi piaccia e che da parecchio tempo non mi fa dormire,eb-bene,quella donna sei tu. E’ te che voglio,mia cara,carissima Melina.” Le rispose in un trasporto,che lo meravigliò e lo lasciò sconcertato,quando,in seguito,lo ri-pensò e ricordò...!Al che Melina:”Allora voi avete intenzione di prendervi gioco di me,o mi sbaglio?!Come è possibile che un bel giovane come voi si sia potuto innammorare di me?Voi siete,senz’altro più giovane di me di una diecina d’an-ni...,e siete scapolo,mentre io...,invece...,sono sposata e con quattro figli da ga -rantire,oltre ai genitori e una sorella ragazzina di sedici anni ai quali devo stare attenta...! Infatti,se oggi sono qui,è perchè uno dei miei figli deve subire un in-tervento chirurgico e sta ricoverata in ospedale,dove trascorrerò tutta la notte...!Forse dovrà essere operata di appendicite. Per tale motivo,quasi certamente, potrò restare in città per circa una settimana,giorno più,giorno meno...!”-“Perchè dici questo?perchè ti esprimi così?E’ proibito,forse,dire ciò che realmente si sen -te? Preferivi che non esprimessi con sincerità i miei pensieri e le mie idee?Io sono abituato a dire sempre ciò che realmente provo e sento dentro di me.Non credi che se io avessi pensato diversamente,se avessi avuto avversione nei tuoi confronti,non mi sarei espresso liberamente?Forse,non avrei usato parole con molta crudezza,avrei usato parole ricercate,ma non avrei detto la bugia.Sappi, mia cara,ch’io non sono ipocrita e ciò che penso finisco per dire,anche se ciò che dico,molte volte,anzi,sempre,non fa piacere a chi l’ascolta,a chi è riferi-to...!”-“Basta,per carità,è meglio che non continuiate...!” mentre i suoi occhi,il suo corpo,il suo cuore,tutta se stessa dicevano ben altro...!S’aspettavano che lui la prendesse fra le braccia,la baciasse,la spogliasse,l’accarezzasse dappertut-to...,l’amasse,l’amasse,l’amasse ripetutamente fino allo spasimo,facendole gode -re l’ebrezza dell’amore,del vero amore e passione...!Essendo arrivati,per fortu-na,all’ingresso della bottega del calzolaio,al quale lasciarono le scarpe rotte per continuare a passeggiare insieme,mentre lei gli teneva la mano in una stretta frenetica,quasi a voler trasfondere in quella stretta tutta se stessa,tutta la sua passione,la sua voluttà e bramosia...!Dovevano lasciar passare il tempo neces-sario a che il calzolaio terminasse il lavoro!rimettendo,risistemando il tacco nel suo normale e regolare sito. Lei aveva nel suo cervello un turbinìo di proposte e Pag.11 - di esigenze,con il corpo fremente in ogni suo poro...,però...,si trova-vano di giorno in mezzo alla strada...,per cui:”Visto che dobbiamo aspettare che il calzolaio...,quindi,dovendo perdere tempo per consentire al tacco di poter tornare al suo posto!” disse Melina,“propongo di andare a far visita,in tutta fret-ta,ad una mia conoscente,che abita nella parte sud della città. Esattamente ai pi -edi del Castello Monforte,che voi,certamente,conoscete molto bene...!” Pino, mentre lei diceva e proponeva dove poter andare,pensò:perchè tutta questa fret -ta?E,accorgendosi che la donna lo stava guardando con tanto,tanto interesse. le disse:”Perchè tutta questa fretta?Ti sta aspettando qualcuno?Hai un appun-tamento?”-“No.Non mi aspetta nessuno. Non vorrei che mia zia,avendoci visti insieme...,pensasse...male di noi e di me in modo particolare!”-“Se è così,fare-mo in tutta fretta. Penso che,per fare prima,sia opportuno prendere una scorcia-toia.”-“Per me va benissimo,mi rimetto a voi,che siete di queste parti e cono-scete bene i luoghi!” Così l’uomo la condusse in un sentiero di campagna,dove nessuno avrebbe potuto vederli e poi spettegolare,mettendo in imbarazzo la donna e i suoi familiari,creando problemi,prima ancora che...!a tutti! =========
Il sole era alto nel cielo limpido e scottava,rendendosi complice. Melina incomin- ciò a sentire caldo,a smaniare,così Pino,molto galantemente,la prese sotto brac- cio col pretesto di evitarle d’inciampare. Al tocco della sua mano ancor più il cor- po della donna incominciò a fremere di desiderio,di passione,di gioia. Lei lo las-ciò fare,le faceva piacere...!Temporaneamente l’appagava,la soddisfaceva,in at-tesa di...,perchè desiderava ardentemente la vicinanza del giovane!Anzi,desi- derava essere stretta forte,forte fino a perdere il repiro,dalle braccia pelose di lui. Già fremeva d’amore per lui e il tocco delle sue dite non le parevano che un soave sogno da non abbandonare,da caldeggiare,coltivare,accarezzare gelosa-mente. Pino se ne accorse,per cui “Andiamo così bene sottobraccio che ne avre -i voglia di farlo sempre!Che ne dici?A te dispiace?”-“A me non dispiace”,rispose la donna in un misto di civettuolo accattivante,carezzevole,aggiungendo,”anzi,mi fa molto piacere,ma,sai...,la gente,non vorrei...,che scrivessero e riferissero tutto a mio marito...!”-“Ma chi vuoi che possa farglielo sapere?Come vedi,da queste parti non c’è nessuno,non si vede anima viva,ci siamo solo noi due...! e,se tu condividi i miei desideri, perchè penso siano anche i tuoi,in avvenire possiamo e dobbiamo scegliere strade sempre così affollate...!Per far si che si possa essere sempre soli e senza occhi e sguardi indiscreti...!”-“Si,anche a me farebbe molto piacere,ma...,io sono sposata,vecchia e non giovane...,come te...!” La donna disse le ultime parole con un tale rammarico,con una tale pena e sentimento accattivante...,da indurre lui a stringerla ancora di più e sussurrarle,quasi,all’ore- cchio:”Tu non sei vecchia,ma giovane,troppo giovane per amare ed essere ama -ta. A meno che tu non pensa di esserti già esaurita nell’amore,nell’amare e che, perciò,tu non sia più in grado di farlo...,di amare appassionatamente un uomo,che ti piaccia e che ti sappia far sentire sempre più viva e frizzante,pim- Pag.12 - pante!” Allora lei,forse per cambiare argomento,o forse per sondare le vere intenzioni del giovane:”Io mi sono sposata senza amare mio marito. Sono stata costretta dai miei genitori,essendo,mio marito,un giovane serio,bello,educa -to...!Poi, perchè stava anche bene,economicamente...,ma io amavo un altro...!A dire la verità,mio marito non mi ha fatto mancare mai niente!Mi ha circondata da molto,tanto affetto...!Lui mi voleva e mi vuole bene,tanto bene,molto bene, troppo bene!Con tutte le sue cure,con il tempo,che siamo stati insieme,ho finito per volergli bene anch’io...!” Le ultime parole le ha dette,quasi a voler convince- re se stessa e non perchè corrispondessero alla verità,alla realtà della sua vita. A rincarare la dose,certa di aver fatto colpo in Pino,concluse il suo dire abban -donandosi in un profondo sospiro,che ripetè più volte. Pino capì che il terreno era fertile e che era giunto il momento di dare il colpo finale per raggiungere il suo scopo,doveva giocare il tutto e per tutto,con tutte le possibili scappatoie e parole convincenti,perciò:”Si,è vero,che ora ti sembra di amarlo per riconoscen-za alle premure,che ti ha prestato,per i figli,che avete avuto insieme,ma,il tuo non è vero amore. Tu non lo ami,a te fanno comodo solo le cure e le premu -re,che ti ha prestato e ti presta...!” le disse il giovane,in un profondo traspor -to,appassionato e convincente,”In realtà tu,ora,non lo ami,non ami più lui,anzi, non lo hai mai amato e in questo momento desideri ardentemente amare una sola parte della vita e del tuo corpo. Tu ami e brami,purtroppo o,forse,meglio così,quella parte,che ti manca e che tuo marito,per la distanza,che vi separa, non può darti ed alla quale desideri ardentemente aggrapparti. A questo punto, non devi nascondermi il fatto che ti è sempre mancato il vero amore. L’amore fat -to di reciproco affetto,che tu ne vai ricercando e che,se riesci a trovarlo,non sapresti più tenerti lontana e ne saresti piacevolmente travolta. Tu,quella parte della vita,la parte migliore della nostra esistenza,non l’hai mai conosciuta. Ti è stata sempre negata e l’hai sempre rincorsa senza mai raggiungerla. Ecco per-chè ti sembra che la tua vita sia dura,insopportabile. Per riempire la tua esi-stenza hai bisogno di molto amore,di tanto amore, perchè sei,come si suol dire,passionale!Tu sei la donna perfetta da amare!Tu sapresti amare meglio di qualsiasi ingenua ragazzina,che,inesperta,si vota anima e corpo all’uomo,che ama;ma che non darebbe tutta quella passione,quella competenza,quel fremito, che solo tu potresti e sapresti dare, perchè sei fatta per amare ed essere amata senza limiti,mia cara!”-“E’ vero,è come dici tu. Io ho amato mio marito e tutt’ora lo amo,solo perchè mi ha circuita di regali,di attenzioni,di premure...!” Continua- rono a passeggiare l’uno accanto dell’altra. Per un poco proseguirono in silen-zio.Dopo tale profusione di parole,fra i due c’è stata una profonda pausa, perchè ognuno dei due andava,correva dietro ai propri pensieri e desideri. Lei si vedeva già,in costume adamitico fra le sue braccia,ansimante e felice,appagata. Lui,che la vedeva sotto il suo corpo mugolante e fremente di piacere,appiccicata...!E,co-me quando,da un cielo grigiastro,nuvoloso,improvvisamente,in uno squarcio rie-Pag.13 - sce a passare il bagliore di un fulmine,così la donna,dal volto scuro, cercò di parlare...!per un attimo non le uscì dalla bocca nessuna parola,come se la bocca le si fosse bloccata. Poi,come il tuono,squarciando il silenzio stagnan-te,arriva ad annunziare la imminente pioggia,così le parole di Melina vennero fu -ori dalla sua bocca in forma di bufera per sondare meglio la reazione sulle in-tenzioni di Pino. Voleva lasciar intendere di non poter credere,di essere nella condizione di non fidarsi più di nessuno e di niente! Proruppe:”Gli uomini,per me sono tutti uguali. Io non credo più a nessuno,a nessun uomo. Sono molto scetti-ca. Nessun uomo può avere alcun affetto verso di me!Sono convinta che gli uo-mini sono tutti uguali e che,per farsi amare,per poter possedere una donna,fan- no tutti come mio marito,ti ricoprono di regali,di attenzioni e di gentilezze...,fino a quando non gli cedi e congedi ciò che vogliono e desiderano...!” e prima ancora che la donna fosse soddisfatta del proprio lungo e profondo sospiro,seguito alle sue affermazioni sugli uomini,“Melina”,le rispose il giovane,“tu ti sbagli e non di poco,di molto,di grosso ad accomunare gli uomini in un solo ed unico giudizio!Tu,per esempio,non sei come tutte le donne,sei diversa dalle altre. Allora,come puoi pretendere che gli uomini siano tutti uguali?Ci sono uomini,che l’amore l’ot -tengono dopo il disprezzo e dopo aver ignorato,veramente,la donna,dopo aver-la,cioè,denudata di quel rispetto,che tradizionalmente le si porta e merita. Ci so- no,poi,uomini,che la conquistano con l’indifferenza,inducendola a fare lei i passi dovuti per avere e costruire un rapporto...!Ci sono,poi,quelli come tuo marito, che,con ripetuti regali,cercano di comprarsela,assoggettarsela ai propri voleri...!Ci sono,poi,i buongustai,che cercano di conquistarsela con i modi gentili,con la cortesia e la perseveranza civile che,penso,sono le cose,che maggiormente, pretendono le donne da un uomo. Perchè il rispetto valorizza,non umilia. La donna,anche nel rapporto sessuale,ha bisogno di rispetto,di essere considerata alla pari e non solo oggetto di sfogo animalesco! Io,per esempio,mi dichiaro ad una donna solo quando mi ha dimostrato di nutrire delicati sentimenti nei miei confronti,quando,cioè,per farsi dire di essermi simpatica,mi ha già offerto circo-stanze favorevoli,simili a rivelazioni di consenso! In vita mia,anche se sono an-cora molto giovane,ho solo vent’anni,non ho fatto mai regali ad una donna per accattivarmene le simpatie...! Se,per caso,c’è una donna,che ho desiderato,per averla fra le mie braccia al fine di appagare i miei istinti maschili,l’ho trattata sem -pre freddamente,aspettando con pazienza che lei,frutto,maturasse e mi finisse fra le braccia. Fino ad oggi si è sempre maturata e,quando meno me lo sono as-pettato,i frutti positivi sono arrivati e lei mi è caduta ai piedi,fra le mie brac-cia...!”-“Condivido appieno quanto hai detto. Penso che sia l’atteggiamento migli -ore e sia meglio proprio così. Per esempio,io ho solo una certa venerazione per mio marito...! forse,m’illudo di volergli bene,veramente bene...,ma...,in effetti..., non lo so! Sono sicura che,anche se cado ad amare un altro uomo,per la vene- razione che ho per mio marito,non sarà facile che io possa rivelare i miei senti- Pag.14 - menti...!”-“Per tutti,anche se si trattasse di me?” Allora lei,cercando di apparire disinvolta:”Che c’entra”,rispose,“tu mi sei molto simpatico..., ma...,non credo...” rispondendo in modo civettuolo,entrò in un edificio costruito dall’INA-CASA,cercando di nascondere la sua ansia a potergli stare sotto ed ansimare di piacere e di passione,avvinta al suo corpo. Tale desiderio,anche se inespresso, non sfuggì all'attento giovane,che si disse:”Ci siamo. La pera è matura,ha bi-sogno solo di espletare la sua potenzialità”.






Capitolo quarto.
Erano trascorsi solo una diecina di minuti quando riapparve sorridente e ben dis -posta,rimettendosi al fianco del giovane,tanto addosso da farsi rimettere sotto- braccio,profferendo le seguenti parole:”Già te l’ho detto che mi sei simpatico, molto simpatico! Dalla finestra ti ha visto anche la persona,che sono andata a trovare e mi ha detto che ti trova molto,molto simpatico...!”-“Grazie per avermelo detto,per avermi riferito il giudizio positivo della tua amica nei miei riguardi...!” Lo uomo subito pensò:se mi riferisce un giudizio positivo,vuol dire che ha deciso di...,se non avesse già un certo trasporto per me,primo,non sarebbe qui e non si farebbe tenere sotto braccio e secondo non mi avrebbe riferito il giudizio accat-tivante dell’amica...! Si vede che già le frulla e...,bolle,come una pentola in ebol -lizione e pronta per cuocere, perchè lei è già cotta e pronta all'uso...!
Aveva parlato in modo pacato,interessata e ben intenzionata verso Pino. Sem- brava voler dire:in passato mi sono sempre sbagliata,ho sbagliato tutto ed ora,in tutta fretta,voglio rimediare,voglio rifarmi e cercare di ottenere tutto ciò che fino ad ora mi è mancato e non ho ottenuto!E’ giunto il momento del riscatto e ag-giunse:”Sai,stando con te,mi sto dimenticando di tutto. Non penso più ai miei quattro figli,al fatto che ho ventisette anni...!Al contrario mi sembra di essere una ventenne,libera e spensierata,come te,che desidera solo vivere,godere la vita e di essere felice il più possibile,felice come non sono stata mai! Sto sbagliando?” e per mettere in pratica ciò che aveva appena detto,con slancio fu lei a prendere il giovane sotto braccio e guidarlo per la strada solitaria,percorsa poco prima,tor- nando a ritroso verso il centro della città,dal calzolaio. Ma,appena furono lontani dalla visuale delle finestre del piccolo rione del centro abitato,dove nessuno li avrebbe potuto vedere,osservare,Pino si fermò di scatto e l’abbracciò. Lei non si divincolò,ma si appiccicò a lui,anche se tremava come una foglia mossa dal ven -to. Sembrava come quella foglia,ormai appassita,che attende un soffio di vento molto più forte per staccarsi definitivamente dal ramo,che la tiene e poter volare Pag.15 - libera nello spazio infinito:Il suo cuore batteva forte,come impazzito. Il suo respiro era diventato affannoso,pesante e le sue membra,il suo scheletro di ossa non reggeva più il peso del suo corpo,che si stava lentamente afflosciando Pino se la sentiva fra le braccia in tutto il suo peso. Avvertiva che ardeva d’amo -re,di passione e che non bramava altro che d’essere colta...,baciata,strapaz- zata fino all’inverosimile. Purtroppo...,mentre era sul punto di baciarla,si udirono dei passi e furono costretti a rimandare la realizzazione di ciò che più di ogni al-tra cosa desideravano fare:baciarsi ed avviare le premesse per un rapporto... completo di due corpi,che si incontrano e si uniscono. Così lei,di scatto,riavutasi per l’istinto di autodifesa,si staccò dal giovane e:”Sei pazzo” gli disse. “Cosa ti salta in mente?Non pensi che qualcuno potrebbe vederci?Ti sei dimenticato che se ci vede qualcuno...,potrebbe riconoscermi...e potrebbe succedermi di tutto?” -“Se mi sono permesso è perchè ero sicuro che nessuno ci avrebbe potuto ve-dere. Mi prendi,forse,per un bambino inesperto e scriteriato?Io sentivo il tuo af-flato,il tuo desiderio,che era uguale al mio e visto che eravamo lontano dagli occhi indiscreti e che qui,per il momento,non c’era nessuno...!” Il giovane le ris-pose alquanto irritato ed accigliato al che lei “Ti sei adirato con me?” gli disse. “Non volevo offenderti. Solo ho paura di essere vista,scoperta e,sai i pettego- lezzi,che ne seguirebbero e le conseguenze...! e dopo non potremmo più veder-ci...! a me dispiacerebbe moltissimo! Perciò,ad evitare tutto ciò che potrebbe accadere,è opportuno essere prudenti,non farsi vedere! Non credi?O preferisci che ci vedano e,proibendomi di venire a Campobasso,ci tolgano la possibilità di continuare a vederci e di stare insieme,d’incontrarci,di parlarci...?” Già l’afferma-zione di lei presupponeva l’accettazione di una relazione,che voleva divenisse duratura e non di una semplice passeggiata...,l’occasione di una volta e basta. Pino capì tutto ciò e le rispose:”Hai ragione,è meglio essere molto circospetti e rimandare ad un momento diverso,migliore,in cui si abbia la certezza di non es-sere visti e sorpresi da nessuno,senza dare agli altri la ben che minima possi-bilità di capire e sfruttare i nostri sentimenti contro di te,per offenderti ed offen-dere tuo marito,che è all’estero a lavorare per te e i tuoi figli. Ha ragione, dobbiamo stare molto più attenti ed essere gelosi di noi e dei nostri sentimenti e piacere,che troviamo,stando insieme.” Per un breve tratto camminarono in silen-zio,come se le parole non servissero più. Ormai i loro corpi avevano bisogno di confondersi l’uno in quello dell’altro e viceversa e poi,perchè entrambi stavano pensando di essere andati già troppo oltre nel promettersi e che,ormai,era trop-po tardi per tornare indietro. Ognuno aveva scoperto le proprie carte e che, or-mai,non esistevano più dubbi su quanto,inevitabilmente,sarebbe accaduto,cioè, sarebbero stati travolti dagli eventi,ma,maggiormente dalla loro passione...!
Raggiunsero,senza ulteriori indugi e con molta sollecitudine,la bottega del calzo-laio senza intavolare nessun discorso,ma solo qualche breve parola di circo-stanza. Le scarpe erano pronte e lei le risprese,chiedendo al giovane di ac- Pag.16 - compagnarla in ospedale,dove la figlia,certamente avrebbe avuto bi-sogno di lei. Raggiunto il nosocomio regionale,prima di lasciarsi,lei ci ha tenuto a prendere accordi per rivedersi la sera,verso le venti,nelle vicinanze della clini-ca Villa Maria.“Sai,conviene solo dopo le venti. Prima potremmo incontrare qual -cuno dei miei paesani e,vedendoci...! Eppoi,prima sarebbe ancora molto gior-no...,e noi vogliamo il buio per non essere visti ed essere tranquilli...!” La don-na,che dà l’appuntamento in un’ora tarda perchè vuole il buio per non essere osservata,lo fa perchè...ha già deciso cosa ha intenzione di fare...! Certamente non vuole parlare e guardarsi negli occhi...!Vuole la concretezza,vuole assapo-rare il corpo dell’uomo e vuole essere penetrata,assaporata per appagarsi,sod-disfarsi...!Vuole,perchè ne ha bisogno,calmare il fremito del suo corpo,appe-titoso e smanioso,caldo,bollente di passione. Pino capì tutto,perciò laconica-mente le rispose:”A questa sera. Ciao.”-“Ciao,a questa sera” e lei fra sè aggiun-se:amore mio,a questa sera,quando sono certa che non mi deluderai,ma riu-scirai brillantemente a spegnere questa fiamma,che mi brucia dentro...! Salì la scalinata molto felicemente,come in un sogno per raggiungere il piano dove la sua bambina era in attesa di lei e dove sarebbe stata operata il giorno dopo di appendicectomia. Allora,anche farsi accorciare le unghie,risultava problematico! figurarsi un intervento chirurgico molto più serio...! La tecnica e l’esperienza non era ancora così diffusa...,e poi...,nei piccoli centri,come era appunto Campo-basso...!





Capitolo quinto.
Due povere donne avevano atteso invano,si erano annoiate ad attendere che Pino andasse,tornasse a casa. Avevano atteso due ore,senza che il giovane gi-ungesse all’appuntamento,che aveva dato e che aveva con loro. Le donne,ac- cortosi dell’inutilità dell’attesa,si recarono al mercato per effettuare la spesa gior-naliera. Le donne,che lo attendevano erano:Gilda la sorella e la signora Assunta proprietaria dell’appartamento in cui i due germani abitavano. Pino,notando che s’era fatto tardi e che era trascorso molto tempo,che aveva passato con Melina, credette opportuno tornare a casa,ma non vi trovò nessuno. Era naturale,era tor -nato dopo due ore...! Dopo una breve sosta,tornò fuori,non trovando necessa-rio restare in casa. Passeggiando,incontrò molte amiche,che da tempo avevano cercato di fargli capire di avere un certo trasporto per lui. Pino aveva fatto orec-chie da mercante,come se non avesse capito nulla,perciò le salutò tutte molto cordialmente,custodendo gelosamente i propri pensieri e desideri per Melina. Pag.17 - Era sicuro che sarebbe finita fra le sue braccia e che,con lei,sarebbe riuscito,avrebbe finito per appagare,soddisfare le sue giovanili voglie ed esigen-ze di uomo,ormai maturo. A vent'anni si finisce per avere tutte i bisogno del-l'uomo nella pienezza della sua sessualità. Perciò riponeva molte speranze nella sera,che l’avrebbe rincontrata e che sarebbero andati in luoghi solitari,tranquilli e lontani,molto lontani da occhi e sguardi indiscreti e curiosi...! Passeggiò per circa trenta minuti,poi,all’improvviso,così come il tiepido venticello,che calmo procede per la sua strada e di colpo s’ingrossa,scatenandosi violento,il giovane Pino dalla calma e senile passeggiata,improvvisamernte passò ad un passo ve-loce e rapido come se fosse stato pungolato e punto da una vespa. Quasi con passo di corsa,tanto era diventato frettoloso,tornò a casa per il pranzo e perchè era preoccupato per essere venuto meno ad un appuntamento. Era sempre pre-ciso e puntuale,e...,quella volta non aveva mantenuto fede alla parola data...!
Tornato nuovamente a casa,trovò che la sorella Gilda e la signora Assunta non erano ancora rientrate! Perciò fu un poco sorpreso,perchè pensava di trovarle già a casa,almeno allora...! Stizzito e,incurante del contrattempo,si pose ad at- tenderle fuori dal portone,visto che non aveva la chiave con sè,non se l’era portata,dal momento che in casa ci sarebbe dovuta essere la sorella...! Non fu costretto ad attendere a lungo perchè solo dopo cinque minuti le due donne riapparvero in Via Petitti con le borse della spesa,penzolona,dalle loro mani e così,insieme,poterono rientrare in casa. Pino sapeva di meritare il rimbrotto,che le due donne,giustamente,avrebbero dovuto fargli. Perciò s’era preparato,pen- sando di mostrarsi indispettito per aver dovuto attendere fuori la porta il loro ri-torno per moltissimo tempo. Fece finta di aver atteso dal suo primo rientro in casa,che non potè esserci per la loro assenza...! “Bella figura” disse la signora Assunta rientrando in casa,“ci avete fatto fare! Noi andiamo dove dite voi,vi aspettiamo e voi ve ne andate passeggiando con chi,chissà chi,con quali signo- rine...?!” Pino cercò si driblare,di far finta che aveva avuto un contrattempo indi- pendente dalla sua volontà e che non c’era nessuna donna...,causa del suo mancato appuntamento! “Signora,non è come pensate. Non sono corso dietro a nessuna signorina. Ho solo incontrato una signora,che aveva bisogno del mio aiuto e non ho potuto fare a meno di prestarglielo. Sapete,ha la figlia ricoverata in ospedale e domani sarà operata di appendicectomia...,e ho dovuto accompa- gnarla...,per un problema serio ed urgente che aveva!Tutto qui. Scusatemi se non sono venuto,se non sono stato puntuale...!”-“Guarda un pò,ora si prende anche gioco di noi! Ci prende in giro come due marionette...!”-“Signora Assun- ta,voi pensate ch’io vi voglia prendere in giro,ma non è vero. Ho solo incontrato degli amici,con i quali mi sono intrattenuto nei pressi del crocevia,vicino al se-maforo di Via Pietrunti,poco prima delle Poste,aspettando il vostro arrivo...! Si vede che avete fatto un’altra strada e non ci siamo incontrati. Ho aspettato fino ad un quarto d’ora fa e voi due non siete venute. Siete voi che avete tradito Pag.18 - l’appuntamente e non io. Ora che gli amici sono tornati alle loro case perchè avevano delle cose da fare,da sbrigare,dopo avere atteso inutilmente, anch’io sono tornato a casa. E qui,a dire la verità,non ho trovato nessuno e ho dovuto attendere vicino al portone,impalato come un salame! Poi,se non crede-te a ciò che vi ho appena detto,posso farvelo confermare dalle persone,che mi hanno visto e con le quali sono stato. Ormai ho capito...!io stavo aspettando voi e voi,invece,ve ne siete andate passeggiando per i fatti vostri...! Che bella cosa! Non vi pare? Siete state molto brave,complimenti...,a farmi attendere inutilmen- te!”-“Ma,noi siamo venute...,solo che non vi abbiamo incontrato!”-“Voi dite di es- sere venute...,e,come mai non vi ho viste?Se foste venute,avrei dovuto pur vedervi,no? Non vi pare...,mie care donne?” Per nascondere la verità ed evitare maligne congetture e supposizioni,si è costretti a dire grossolane bugie!Bugia, che non aveva mai detto,fino a quel giorno...! Però,subito aveva detto la verità, quella verità,che nessuno avrebbe creduto e che riuscì brillantemente a camuf-fare. Così,per evitare di essere scoperto,perchè le bugie non sapeva dirle,si ri-tirò in camera sua,come se avesse avuto un qualcosa d’urgente da fare,lascian- do sole le due donne a confabulare fra di loro del più e del meno,così come so-no abituate a ciarlare in continuazione,le donne,di cose,che agli uomini non in-teressano! Pino si ritirò nella sua camera,quasi a leccarsi le ferite...,sofferente per non essere riuscito ad arrivare fino in fondo con Melina. Non era il solo a sof -frire per questo...! a non molta distanza,un altro essere soffriva pene d’inferno e si lampiccava il cervello per studiare il modo e il come arrivare a realizzare,a concretizzare il sogno della sua vita. Sogno tanto accarezzato in anni d’attesa e di sofferenza e d’inappagamento...! Al solo pensiero di potersi trovare fra le sue braccia,fra le braccia del giovane,che le aveva trafitto il cuore e il corpo...,ancora no,la mandava in visibilio,in estasi,in sollucchero e la faceva fremere di passio- ne e di gioia,certa di poterlo fare la sera...! Impaziente,attendeva di poter riporta- re il proprio corpo e i propri passi per il Corso con la segreta speranza di rive- dere,rincontrare il nuovo amico e poter leggere,nei suoi occhi dallo sguardo pro-fondo,l’amore ardente che la faceva fremere e che le rodeva dentro e che non poteva palesare a nessuno,doveva rimanere custodito gelosamente e segreto, solo dentro di lei...! Doveva rimanere ed essere tutto e soltanto suo. Già si ram -maricava di averlo indicato alla sua amica,quando l’aspettava fuori...,e che dis-se che era molto simpatico...! Nel pensare e ripensare,correva da un lato all’al-tro del letto,della camera in cui si trovava con la figlia...!Si lampiccava a cercare un appiglio per la propria vita...! Poi,di colpo,quasi stanca di fare il giro della ca-mera,si metteva a sedere in un angolo. Voleva nascondersi agli altri,o,forse,a se stessa...,per lasciar correre il suo pensiero! Sventuratamente,il pensiero tornava indietro,come una freccia scagliata contro una barriera d’acciaio,spuntita,torna indietro a chi l’ha scagliata o,come un boomerang,che torna sempre a chi lo ha lanciato,così il pensiero della donna,non trovando sbocco da nessuna parte,le Pag.19 - tornava indietro. La riportava nel mezzo della stanza per farle accarez -zare una cara figura,le sembianze del giovane,che si soffermava a baciare dol-cemente e poi con passione sfrenata. La passione dell’amore e dell’ardore di un corpo,che aveva represso la sua foga,la sua lussuria,era sempre vigile e pronto a carpire l’attimo fuggente...! Intorno a lei la vita si svolgeva regolarmen-te. Ogni cosa procedeva instancabilmente,come sempre. Il ciclo della vita è sem -pre inarrestabile,intorno poteva accadere di tutto...! Di fermo,c’era solo il pensie -ro di Melina che era inchiodato all’immagine del suo nuovo giovane amico. Il mondo,che la circondava,non esisteva più. Lei non si curava più di niente e di nulla,tutto le rimaneva insignificante!Ciò che solamente contava era la sua pas-sione e sembrava che le ore non passassero mai! Invece correvano veloci e ine -sorabili. E lei che vagava,sarebbe rimasta per chissà quanto tempo nella soli-taria saletta se la zia non fosse intervenuta e non l'avesse risvegliata dal torpore in cui era caduta e si trovava,per ricordarle che nella cameretta accanto c’era la figlia,che attendeva il suo arrivo.”A cosa pensi?Hai dimenticato che nella saletta accanto,distesa nel lettino,c'è tua figlia,che non fa altro che chiedere di te. Lo sai come è fatta. Sai benissimo che è legata a te colme non si riesce a spiegare. Su,va da lei,va a rincuorarla,così le passerà la paura,che ha,per l'intervento di domani.”-”Grazie. Vado subito a tranquillizzarla. Non dimenticare che è mia figlia e che le voglio molto bene...!” Disse una grossa bugia. Non aveva molto amore per la prima figlia,che riteneva averle tolto il suo grande amore,che finì per darle un'altra,che lei adorò sempre e che si chiamò Dora. Sembra che ogni figlio sia stato quello della colpa...!






Capitolo sesto.
Disteso sul letto,il giovane Pino fantasticava,si rivedeva in compagnia di Meli-na,disteso su di un letto in costume adamitico. Al contrario,pessimista,si rivede- va disoccupato in cerca di lavoro mentre,vagabondo con le mille e mille critiche, che lo precedevano e lo seguivano. Finiva amareggiato per il fatto che nella pic-cola cittadina,capoluogo di provincia e di regione,la più piccola e insignificante dello Stato italiano,il lavoro non è che non abbondasse,ma che,per trovarne u-no,sarebbe stato necessario Diogene con la sua lanterna magica...!lui,non a-vendo nè lanterna magica e nè i soldi necessari da regalare a chi avrebbe potu-to dargli una mano per trovare e raggiungere una sistemazione decente alla so-luzione del suo annoso problema,non gli rimaneva altro da fare,da uomo buon Pag.20 - gustaio e necessitante...,di correre,sovente,dietro alle sottane. Alla sve -ntura della disoccupazione non poteva aggiungere,anche,quella della disatten-zione al sesso forte,che riesce a darti carica e forza per continuare a vivere! Il lasciarsi trasportare dall’ardente passione,che invade il corpo di chi ha solo ven -t’anni,cosa c’è di più bello e interessante? Così,per distruggere ciò che di brutto quella società soleva offrirgli,finiva per passare da un amore di donna ad un al-tro con la stessa facilità con la quale un libero uccellino riesce a passare da un ramo fiorito ad un altro fronzuto ed accogliente. Naturalmente,come l’uccellino non si preoccupa di scontentare il ramo o il rametto appena lasciato,così il giova -ne Pino,incurante di lasciare dei vuoti nel cuore di quelle,che era riuscito a pos-sedere e che,giornalmente continuava a possedere,finiva per passare con disin -voltura da una sottana ad un’altra. Per dargli carica e coraggio un simile atteg-giamento era diventato un toccasano,un elisir di spensieratezza e di lunga vita sessuale...! A tale scopo,alle quindici e quindici aveva un appuntamento con An -na. Di lei non sapeva nulla e non gl’interessava sapere niente,supponeva solo che facesse l’infermiera,o la cameriera,o l’impiegata,o,la mamma di famiglia. Supponeva...,ma che differenza avrebbe fatto?La soddisfazione carnale che dà una borghese non è differente da quella che riesce a dare una cameriera,una popolana...,la differenza non esiste,se viene data dalla passione,dal trasporto! L’interessante è che fosse donna,apprezzabile,apparentemente! L’organo,che appaga,ciò che dà l’appagamento concupiscibile e che si trova al centro esatto delle cosce,che,una volta divaricate,è lo stesso. E’ lo stesso,e con lo stesso or-gano si va in estasi...! Organo,che la natura assegna parimenti a tutti gli esseri similari,nessuno escluso. Come trovava attraente ed esilarante,estasiante poter poggiare il suo seno fra quegli arti inferiori allargati,in attesa di sentire il contatto del corpo di lui,del suo sesso dentro di sè...! E’ con tale principio e modo di sen -tire che non ricusava appagare i propri sensi con chiunque gli capitasse sotto mano e disponibile a sottoporsergli,a mettersegli sotto,fosse stata regina o cameriera o semplice lavapiatti,la realtà non sarebbe stata diversa,l’appaga -mento...,sarebbe stato uguale,inebriante ed estasiante...!
Erano,ormai,le quindici,ora in cui un appuntamento era arrivato. Si alzò e corse da Anna. La raggiunse giusto in tempo per essere con lei alle quindici e venti e pronto già a posare le proprie stanche membra,al riparo dei pini e dagli occhi in-discreti,avvinto in languidi abbandoni,con lei fremente,che faceva le fusa come una gattina in calore. C’era stato appena lo scambio di poche parole,siccome la donna pensava di essere veramente amata dall’uomo,si era data tutta subito, senza la minima riserva,o manifestazione di falso pudore o rispetto di sè! Si era subito abbandonata ai fugacissimi attimi di beatitudine,al trasporto supremo di due corpi...! Fu tutto così fugace. E in men che non si dica,ognuno era tornato ai propri affari,ai propri affanni,alla propria vita abituale! In un attimo tutto era finito ed ognuno era tornato per la sua strada,in cerca di altri lidi,nei quali confondersi! Pag.21 – Terminato il fugacissimo amplesso con Anna,il giovane Pino tornò a passeggiare per il Corso,pensando,lambiccandosi il cervello su come si sarebbe dovuto comportare la sera,quando avrebbe incontrato Melina. Pensando all'in-contro e a quanto desiderava realizzare,passò in rassegna tutti i luoghi circo-stanti l’ospedale civile per trovare un luogo sicuro e tranquillo e idoneo a non far fare troppa strada inutilmente. Dopo avere attentamente rivisto nella sua mente ogni luogo,trovatolo,incominciò a vedersi e a vivere tutto ciò che sarebbe segui -to al loro incontro serale e al suo successivo,conseguente abbandono,con il re-golare incastro dei loro corpi...! Pensava che,per arrivarci,sarebbe stato neces-sario un preliminare,un preambolo! Per cui concluse:”Appena saremo soli,la stringerò fra le mie braccia e nel farle sentire i battiti del mio cuore,cercherò di dirle che l’amo. Se prima non sarò capace di dirle altro per farle confessare i sentimenti,che ha per me,cercherò di trovare la sua risposta nei baci,che,cer- tamente,appassionatamente,mi risponderà con i suoi...! Già oggi,se non fosse stato per quei passi...,mi avrebbe fatto capire...,tutto,ho solo bisogno di atten -dere con molta pazienza,senza perdere la testa...!”
Ciao Pino,come stai?Sempre solo?Che fai il passero solitario?Unisciti a noi,co- sì,passeggiando,chiacchieriamo per scambiarci delle impressioni sulla realtà di oggi,millenovecentocinquantanove...!”-“Cosa vuoi che ti possa dire un disoccu- pato in continuo peregrinare per cercare lavoro?”-“Tu,meglio di altri,puoi espri- mere un giudizio su ciò che stiamo vivendo!”-“Forse hai ragione.” rispose,dopo un lungo e profondo sospiro.”Io vi voglio solo ripetere ciò che ho scritto sul mio diario il dieci maggio dello scorso anno:Ieri sera è venuto a Campobasso,per il Partito Monarchico Popolare,Achille Lauro. Egli si è presentato sulla pubblica pi -azza per dire scemenze,alle quali nemmeno più i bambini prestano fede. Non sono stato presente al suo comizio,perchè mi domando: Ma questa gente,che non è all’altezza nemmeno di vivere fra di noi,avendo la gretta mentalità dell’era della pietra,che cosa vuole da noi?Prima dello status quo,in Italia,al potere,vi erano loro. Ora perchè essi non vi son più?Perchè sono stati spodestati?Non di certo per lo sporco piacere di qualche singolo individuo,come essi vogliono las-ciar intendere...,e aggiungerei che sono tutti riciclati e riciclabili. Fra loro che, durante il potere fascista,comandavano e quelli,che comandano oggi,anch’essi riciclati,la differenza non c’è. Durante il ventennio,per poter trovare una sistema- zione era necessario iscriversi al Partito Fascista...! Oggi non basta più la sem- plice iscrizione alla Democrazia Cristiana o al Partito Comunista,oggi occorre an -dare a bussare alle loro porte con i piedi,portando bustarelle,piene di biglietto- ni...! Tutto ciò perchè gli appartenenti ai partiti di oggi citati,ieri erano gerarchi fa-scisti e dirigenti monarchici. Vedi i vari Scelba,Scalfaro,De Gasperi,Bonomi e compagni!? Perciò cosa ci possiamo attendere di buono da questi riciclati e riciclabili?Sono persone,che non hanno un cervello ben funzionante in quanto hanno delle tare ereditarie e si appagano creando problemi al prossimo.”-“A Pag.22 - pensarci bene,non hai tutti i torti...!Prima si accontentavano della sem -plice tessera al Partito,quindi,generale...,oggi è prioritario l’interesse persona- le,individuale!Oggi,come hai detto tu,si mettono in politica unicamente e solo per potersi riempire le tasche,impunemente,con il denaro della povera gente,cioè di noi poveri cittadini...!” Gli amici continuarono a chiacchierare del più e del meno, criticando,rielaborando,imprecando e dicendo che,forse,era meglio quando era e si diceva di stare peggio...! Pino,finì di estraniarsi,sprofondandosi,sempre di più,nei suoi pensieri e,come sempre,col petto gonfio,ingrossato dalle profonde inspirazioni,con lo sguardo rivolto ai tramontanti raggi del sole in un cielo limpi-dissimo,cercava ancora una volta di dominare,di possedere quel corpo,che lo aveva oltremodo stimolato. Essendosi sganciato dagli altri,senza rendersene conto,era giunto nei pressi della farmacia dell’ospedale,dove,a quell’ora,abitual-mente,incrociava Gelsomina. Gelsomina era una bravissima signora,impiegata dell’ufficio provinciale dell’Ispettorato del Lavoro che aveva perso la testa per lui. Stava pensando di usarla così come aveva fatto con le altre,perchà aveva un bel corpo stimolante ed un viso molto accattivante,quando la vide a passeggio con la sua figlioletta di quattro o cinque anni,decise di risparmiarla e la rispar-miò. Infatti,in seguito,incontrandola,lei ha sempre cercato di mantenersi ad una certa distanza da lui,profferendogli:”Io ho un fortissimo debole per te. Non ti so resistere. Mi piacerebbe finire fra le tue braccia ed amarti appassionatamente come meglio non si possa fare. Perciò ti devo stare lontano,altrimenti non ries- co a fare a meno di toccarti con tutti i rischi connessi. Tu sei di carne ed ossa come me e potresti non avere la forza di continuare a resistermi,a starmi lontano. Comunque,ti ringrazio per avermi risparmiata. Lo sai,sono pazza di te. Riuscirei a stare bene solo fra le tue braccia e baciarti,amarti. Perciò,scusami, sono costretta a correre lontano da te. Ciao.” di corsa si allontanò,lasciando il giovane con un sorriso sulle labbra e soddisfatto,anche se la sua concupiscen- za ci aveva rimesso...! Era ugualmente felice per non essere stato l'artefice della distruzione del calore domestico e della loro bontà di vivere serenamente insie -me. Proseguì nell’amenità,antistante la villa comunale. Si era appena fermato, quasi a cercare qualcuno o qualcosa che s’accorse che una donna lo stava sa-lutando con la mano. Dapprima rispose distrattamente,poi,essendosi accorto che trattavasi di Melina,le rispose con molto calore,invitandola ad avvicinarsi. Così,andandosi incontro contemporaneamente,finirono per riunirsi in un sorriso, che voleva dire tutto. “Ciao,hai atteso molto tempo?Ho cercato di uscire prima, prendendo a pretesto di dover andare a comprare la frutta. Vedo che ho fatto bene!Ti dispiace accompagnarmi?” Pino stava arrivando,senza,minimamente, essere stato costretto ad attendere un solo minuto! Aveva avuto altri incontri...! Per cui le rispose: ”Non è molto tempo che mi trovo da queste parti e sono felice di poterti accompagnare a comprare la frutta per tua figlia. Così,mentre passeg-giamo per andare dal fruttivendolo,possiamo chiacchierare e finire di conoscerci Pag.23 - meglio di quanto già non ci conosciamo,non ti pare che sia il caso? Sono convinto che ciò faccia molto piacere anche a te!” Le disse tali parole anche se era certo che a lei non interessava minimamente conoscere lui...! Parlargli per sapere,per essere informata su come la pensasse,ecc. A lei inte-ressava solo finire fra le sue braccia,essere baciata,accarezzata in tutte le parti del suo corpo ed...,amata fino allo spasimo. La sua risposta diede la conferma a quanto Pino stava pensando di lei. “A dire il vero,a me fa molto piacere anche il solo starti accanto,il sentirti vicino a me e che...,dopo,più tardi,andremo...!po-tremo andare...!” Entrambi provavano piacere,erano contenti di stare insieme, vicini. Erano contenti di comprendersi senza parlare. Erano felici di starsi accan-to e di sognare momenti più belli che da lì a poco avrebbero trascorso insieme in languidi trasporti e felici,estasianti abbandoni. In Viale Elena trovarono il pri-mo fruttivendolo,vi entrarono,comprarono arance e banane che subito,in un ba-leno furono portate alla paziente,mentre Pino fu pregato di attenderla nei pressi del campo sportivo “Romagnoli”,che trovasi nelle vicinanze,evitando,così,di farsi vedere da qualche suo paesano,quindi da occhi indiscreti che potevano trovarsi ad uscire dall’ospedale. Era l’ora di uscita,l’ora in cui le visite quotidiane agli ammalati terminavano,perchè gli stessi dovevano essere preparati per la notte e il riposo quotidiano,prima di sottoporsi alle terapie dei loro casi!







Capitolo settimo.
Il sole era tramontato,lasciando calare lentamente le tenebre della notte. Ogni parte del centro abitato era stato ormai invaso dal buio e le luci non erano an- cora state accese per la città. C’era chi transitava frettoloso e chi lentamente, senza fretta,chi procedeva in compagnia e chi tutto solo,ramingando per qual- che angolo della strada in cerca di un’avventura da poter sfruttare per evitarsi di trascorrere in solitudine la serata. Fra essi,come fra le erbacce non manca mai quel fiorellino delicato e pregevole per profumo e colori,così c’era chi attendeva di assaporare e godere quegli stupendi e felici attimi,che ogni persona amante del bello e stupendo ne è alla ricerca,con la persona dei propri sogni. Fu in tale atmosfera di incerto equilibrio serale che:”Ciao,ti ho fatto attendere molto tem- po?” lo apostrofò la cara Melina,che stava attendendo spasmodicamente.“Mi sa-
rei trattenuta ancora un poco con mia figlia ma,pensando che tu mi attendevi...,e poi,non me lo hanno permesso...! Così sono venuta via e ho fatto bene,visto Pag.24 - che siamo qui e possiamo in pace farci una passeggiata in tutta tran -quillità...!”-“Ad aspettarti non mi sono annoiato,perchè ho passeggiato ed osser -vato tutto ciò che accadeva intorno. Ho avuto la possibilità di veder scendere la sera in modo completo...!A dire il vero,è uno spettacolo meraviglioso...! Ho osservato attentamente come si comportano le persone e cosa fanno in queste ore della sera:chi se ne va passeggiando con tutta la tranquillità di questo mon-do,chi mi è sembrato che avesse un tarlo,che lo spingesse ad andare in una ta -le fretta...!chi andava cercando,in un momento,qualche persona da portarsi a casa perchè non ama stare da solo e chi andava sognando,guardando le stelle in cerca della luna,che dovrebbe spuntare a momenti!”-“Sai,Nina non vuole re-stare da sola,vorrebbe la mia compagnia sempre. Ma,sai,come si fa...!” ne seguì un attimo di silenzio che lei,poco dopo,ruppe nel modo seguente:”Ora,dove andiamo?Dove mi conduci?Per il Corso non posso venire,potrebbe esserci gente,che mi conosce o qualche paesano... e vedendoci...,addio...!” Sia lei che Pino non avevano nessuna intenzione di andare per il Corso,dove le luci e la gente passeggiava!Loro desideravano andare per luoghi tranquilli e solitari,dove poter...! Al che il giovane:”Non preoccuparti,non ho alcuna intenzione di andare per il Corso...! A quest’ora,tutta la popolazione della città di Campobasso si è o si sta riversando per il nostro Corso,quindi,penso che a nessuno dei due con-viene passeggiarvi insieme!Ci sarebbero troppi curiosi e conoscenti ficcanaso, che incomincerebbero,immediatamente,a fantasticare sulle nostre relazioni,sul nostro rapporto di amicizia. Un tale atteggiamento non farebbe piacere ne a te e ne a me,perchè domani tutta la città ne parlerebbe. Perciò ho pensato di pren-dere questa strada tranquilla e solitaria,molto romantica,che porta verso Ferraz-zano e che,sono convinto,ti resterà gradita,dal momento che ho notato che an-che tu sei molto romantica!O mi sbaglio?” Lei annuì e lui,come uno che avvicina le proprie dita all’istrice,timoroso di farsi male,di pungersi,così prese la donna sottobraccio,attendendosi un rifiuto. Il rifiuto non ci fu e allora la guidò verso una strada di campagna,dove non si scorgeva anima viva e il luogo risplendeva del riverbero della luna,che era uscita a far loro compagnia e a guidarli nella loro nuova avventura. Melina non si divincolò,ma felicissima,contenta,perchè già pre -gustava il seguito,si lasciò guidare,stringendo con vigore il braccio al suo corpo. Una volta rassicurata dell’intimità,che la notte e la luna stavano offrendo:”Che bella serata” lei gli disse,“sembra fatta apposta per noi. C’è una magnifica luna, che ci fa da corona...e...!è proprio un incanto passeggiare per strade solitarie! Questo è proprio il luogo e l’ora degli innammorati,dei fidanzati,che vogliono go-dersi la vita in santa pace e tranquillità. Noi stiamo passeggiando avvinti,ma non sappiamo nulla di noi,non ci conosciamo bene. Io so solo che ti chiami Pino e penso che tu sai solo che mi chiamo Melina...e basta!” La luna era alta nel cielo, illuminando a giorno la radura,proiettando ombre oscure e tenebrose. Fra quel-le ombre il loro amore fuggiva,si rincorreva e s'aggrappava a quel corpo,che Pag.25 - tanta bramava,desiderava possedere. Vagava fra i fossi scavati da po-co per rendere carreggiabile la strada. Le ombre s’ingigantivano per l’occhieg-giare della insidiosa luna,mentre Pino s’ingegnò,studiò il tono delle parole,che avrebbe dovuto e voluto rispondere alla donna,che fremente gli stava accanto. Non riusciva a dire nulla per timore di essere frainteso,di non essere condiviso all’istante e così,far naufragare,tutto quanto aveva desiderato realizzare,in un solo momento. Ad un tratto,come per rompere l’incanto,creato dalla notte,la pre-se e:”Dimmi la verità” le chiese “sei felice in questa romantica serata d’innam-morati? Sono convinto di si. Allora a che serve conoscere,oltre al nome il co-gnome,il luogo e la data di nascita? Tutto ciò,a mio avviso,non serve!”-“Hai ra-gione,sono immensamente felice!” e tacque. Melina si attendeva...,un qualcosa, per il quale il giovane amò aspettare ancora un poco. Preferiva andare un pochi -no più avanti nella strada solitaria. E poi perchè nessuno dei due era più in grado di parlare,in quanto erano convinti del reciproco amore. Sempre stretti l’u-no all’altra,giunti ad un crocevia,Pino,per avere la certezza in merito alle inten-zioni di lei le chiese:”Quale strada desideri che si prenda?”-“Lo sai che non pos -sa andare per strade frequentate...!” Il giovane ancor più capì,se ce ne fosse stato bisogno,che cosa Melina desiderasse e fu come se gli avesse detto:”Se andiamo per strade popolate,come possiamo rivelarci e consumare l’amore,che ci rode dentro?” Il giovane fu molto circospetto per il fatto che non ha mai avuto rifiuti e perciò non li ama,non li amava. Voleva andare sempre a colpo sicuro. Ormai aveva avuto la certezza delle intenzioni di Melina e a lui non restava che risponderle,palesandole il proprio con i fatti. Fu così che,giunti nei pressi di una radura,la prese per le spalle,la fece fermare e giratala faccia a faccia,la baciò sulla bocca in un bacio lungo e profondo. A Melina il respiro divenne subito affannoso. L’affanno non le tolse l’energia per rispondere con un'impeto ecce-zionale ai baci,che si susseguirono,freneticamente. In un attimo,fu solo un attimo,e i due corpi si trovarono distesi sulla soffice erbetta,mentre i due cuori battevano all’unisono con i corpi confusi in uno solo in quanto una parte dell’u -no era penetrato nel corpo dell’altra...! Rimasero a lungo,non paghi di un solo rapporto,che bissarono,trissarono...,lei,libidinosissima,non era mai paga e soddi -sfatta e lui nell’ardore dei suoi vent’anni,non aveva bisogno di pause e sospensioni. In continui e ripetuti incastri dei loro apparati genitali,le ore pas -sarono molto velocemente,in un lampo...!Sentendo in lontananza i rintocchi del-la mezzanotte,la donna,che era ospite di amici,si riebbe e sollecitò il suo con-cubino,a tornare a casa per far riposare le loro stanche e inappagate membra.





Pag.26 Capitolo ottavo.
Pino tornò a casa alquanto turbato. Era abituato ad avventure multiple con don- ne di tutti i generi:signorine,signore,giovane delle sua età e non,ma...,una che lo avesse soddisfatto a tal punto come Melina...! non l’aveva ancora incontrata! Perciò mille pensieri gli si aggrovigliarono nella testa. In un momento ebbe la preoccupazione che tutto potesse finire in un lampo per il ritorno del marito e i doveri,che aveva verso la famiglia,verso i figli,verso gli anziani genitori...e,verso la società,che nei piccoli centri,come il suo,non consentono certe liberalità ed abbandoni per appagare i propri istinti...! Tutto ciò lo preoccupò,non tanto per la donna,quanto,egoisticamente,per se stesso. Pensò che in seguito avrebbe po-tuto nuocerlo,arrecargli delle noie,per la relazione con una donna...,sposata con quattro figli ed un marito lontano che sarebbe potuto tornare da un momento al- l’altro...,e,lui,rimanere...,fra coloro,che son sospesi...,a mani vuote! Il ricordo dei baci lo tranquillizzava. Il ricordo dei felicissimi momenti trascorsi sulla soffice er-betta,avvinto a lei,insieme a lei,gli faceva dimenticare tutto,sia la preoccupazio- ne per un eventuale ritorno del marito e sia la sua condizione di disoccupato in cerca di sistemazione. Tali pensieri lo tennero sveglio e vilipeso per tutta la notte e lo spinsero ad attendere con impazienza l’indomani,il sorgere del giorno,quando,certamente l’avrebbe potuta di nuovo possedere,abbracciare,ba-ciare...,poter tornare a premere il suo corpo a quello di lei...,penetrarla...,fino all’inverosimile. Allungato nel letto,fra le lenzuola,rotolandosi con smania incredibile,nel rivedere e rivivere quanto appena concluso,con l’immaginazione viveva quanto avrebbe potuto ancora godere l’indomani sera con quella donna, che gli dava con trasporto,passione e slancio di desiderio e di necessità sessua-le,visto che era alquanto libidinosa,le avrebbe ridato tutto l'ardore del suo corpo...! Di tanto in tanto,il ricordo di quanto già goduto,lo distoglieva dal preor-dinare il futuro,sia in merito al luogo e sia in merito a cosa avrebbe potuto fare la sera per meglio godere ed appagarsi con e nella donna dei suoi pensieri. Ricor-dava con molto piacere e soddisfazione le parole della donna,che gli diceva:”Ti amo e ti amerò sempre”,profondendosi in languidi ed appassionati baci,mentre nel trasporto veemente aveva dato tutto...,non lesinando nulla,la ben che mini-ma parte di sè e ciò lo estasiava,lo portava al settimo cielo,soddisfatto,non pago e non stanco! Si rivedeva quando,distesi sulla soffice erbetta...,aveva appagato i suoi istinti e quelli della donna,infuocatissima,in indimenticabili ed indescrivibili momenti di amplessi,mentre lei,gemente e fremente,si aggrappava sempre più stretta a lui,quasi a volerlo far entrare tutto dentro se stessa,a fagocitarlo intera-mente,tanto che a volte gli sembrò di fargli male! Ma,ohimè,il trasporto era tanto e tale da non far apparire nessun dolore fisico! Solo che di tanto in tanto,al ricor-do del piacere con Melina si univa il volto di Anna,di Ida e di tante altre ragazze, che gli avevano rinfrancato il corpo e lo spirito. Rivedendole tutte in un insieme confuso e non,si rendeva conto che la vita è un continuo flusso di piacere,di Pag.27 - godimento e che,senza il quale,non si può dire di vivere e di essere vissuti! Non si vive senza,si vegeta solamente. E Pino era un giovane,che ama-va vivere. Era smanioso di farlo e comunque con tutte,non amando penalizzare nessuna,indistintamente. Infatti,sin dalla scuola materna,aveva avuto si e no tre o quattro anni quando,a cinque non ci era ancora arrivato,mentre la suora non lo teneva d’occhio e per mano,giocò al marito,moglie e figlio con una sua coin-quilina,quasi coetanea,di solo tredici anni,quindi più grande di lui di otto...! Fra un cerchio di ragazzine! Insomma,era nato per amare e farsi amare. Non sape-va vivere senza amare. La vita gli sembrava insignificante,inutile da esistere se alla base non ci fosse stato il rapporto stretto con l’altro sesso. Se si vuole, infatti,senza tale rapporto interpersonale tra un uomo e una donna,la vita e la popolazione del mondo non ci sarebbe! Se le persone smettessero di fare sesso con tutti gli scarichi e piacere conseguenziali,la vita umana non sarebbe regolare,naturale e normale. Andrebbe,facilmente,soggetta a disquilibri esisten-zialli per la mancanza dell'incastro fra i due corpi di un uomo e di una donna...!
Il giorno dopo la bellissima serata con Melina era domenica. La domenica Pino usava farsi la barba e ben ripulito andava dall’onorevole Francesco Colitto,che aveva promesso di aiutarlo a trovare un momento di lavoro,un impiego,che non si vedeva arrivare mai!L’onorevole avvocato e l’unico deputato liberale della pro- vincia,prometteva,prometteva ma non accontentava mai. Sapeva molto bene promettere. Sapeva,cioè,creare,elegantemente,l’illusione e far passare il tempo dei malcapitati,senza che una concretezza si manifestasse...! E la vita cos’è senza illusione,priva di quel momento inebriante che ti dà l’illusione di poter raggiungere il cielo con un dito,anche se ciò,è risaputo,non è possibile,special-mente quando Pino esprimeva ed estrinsecava la sua vita,il,piacere di viverla con una donna,che stava cercando di dargli tutto ciò di cui necessitava nei vitali momenti di abbandoni?Se l'uomo non si illudesse,come potrebbe sopravvivere alle nefandezze,che la società,quotidianamente,elargisce,propina ai poveri e malcapitai cittadini di questa misera terra?Il deputato liberale sapeva, elegante-mente lasiar vivere d’aria,il prossimo...! Faceva anche delle elemosine ogni domenica mattina e Pino vedeva le stesse persone,che andavano,sistematica-mente da lui,come a prendere la paghetta della settimana...! Gli sfaccendati ci sono sempre stati,quelli che amano vivere per la bontà e cortesia degli altri...! Ma non era il caso del nostro giovane,che amava vivere e bene e del suo,del frutto del proprio lavoro,del proprio sudore. Era ed è convinto che le orge di po-chi non bastano a far vivere d’aria i molti! I pochi,quelli,che vivono di orge, assertori del servilismo della gleba,diversamente come potrebbero spadroneg-giare su quello di tutti,degli altri? E dell’oscurantismo della massa farsene un vanto? Per loro,fino a quando gli animi della massa restano privi di conoscenza, non possono pretendere di essere uguali materialmente! Tanto essi ignorereb-bero il meglio,perciò sono portati a godere del peggio!
Pag.28 - L’onorevole,ogni domenica mattina,prima di andare a messa a battersi il petto,sicuro che il colpettino sul petto cancellasse ciò che di losco era riuscito a concludere durante l’intera settimana con i suoi amici governanti democristiani repubblicani e socialdemocratici,riceveva il giovane Pino per infondergli la spe-ranza di una lunga ed inutile attesa. E così,come per il passato,anche la domeni -ca successiva all’idilliaca serata trascorsa con Melina,il giovane si recò,di buo-n’ora,dal deputato,che trovò di buon’umore:”Come stai mio caro amico?” andan-dogli incontro gli disse. “Mi dispiace di non poterti dare ancora alcuna notizia positiva. Sai come vanno le cose! Ci vuole tempo e pazienza! Il posto te lo devo -no creare...!” mentre in cuor suo doveva pensare:non certo prima che tu sarai morto! E poi,la pazienza non è la virtù dei forti? Pino doveva aspettare e seppe aspettare con tanta di quella pazienza...! e da persona educata “Bene,grazie onorevole e lei?”-“Bene,grazie.” Dopo un attimo,il massone,proseguì “Tu ti pre- occupi di trovare lavoro,ma non pensi che ci sono cose ben più importanti nel- l’aria?! Per esempio: non sai che noi volevamo creare un’industria nella nostra zona con i fondi depositati nelle banche della città? Ebbene,lo Stato ci ha chie-sto il cinquanta per cento di cauzione,che deve andare a beneficio delle in-dus-trie del nord Italia? Come vedi,abbiamo ben più gravi problemi da risolvere per il beneficio nostro e di tutti...!” Il giovane capì che per tutti,ciò che realmente esiste -va,era il beneficio “nostro” e basta e che,per quanto riguardava il resto,per la restante umanità,quando realmente c’è il tornaconto “nostro”,non esiste. La cosa migliore rimaneva,il sommo principio dei potenti,ladroneggiare tutti! Tan- to,bastava recarsi in chiesa a battersi il petto un paio di volte e tutto si risolveva per incanto,per il meglio della loro coscienza! E,sempre da buon signore e da persona educata,”Bene,onorevole.Ho capito! Dato i tanti problemi che lei ha da risolvere,il mio,essendo una quisquilia,non può essere risolto dalla sua eleva- tura...! Tanto più che non vi sarebbe neanche il beneficio del “nostro”! Mi scusi se le ho arrecato del disturbo e perdita di tempo. Arrivederla.” E in tutta fretta se ne tornò fuori a prendere una boccata d’aria fresca,salubre...! Mentre tornava fuori a ripercorrere la strada,che poco prima aveva percorso per andare dall'o-norevole,non potè fare a meno di pensare alle storture delle leggi Sabaude,delle leggi pre-unificazione dell'Italia. Ricordò che lo Statuto Albertino prevedeva che i depositi bancari italiani dovevano servire a far funzionare e potenziare,ad inte-ressi zero,tutte le industrie esistenti dalla linea gotica in su,mentre per quelle dislocate dalla linea gotica in giù,per essere utilizzati era necessario garantire la erogazione del cinquanta per cento a quelle del nord,mentre il restante cinquanta per cento poteva essere utilizzato con l'impeegno di un altissimo interesse,che dove,successivamente essere erogato sempre alle industrie dalla linea gotica in su. In tal modo si finiva per penalizzare qualsiasi iniziativa,finaliz- -zata ad industrializzare il meridione. Anzi,lo si costringeva a rinunciare,perchè il sud doveva soltanto dare merce umana a poco prezzo...!
Pag.29 Capitolo nono.
Il sole era alto nel cielo per rischiarare l’intero creato. Il corpo sembrava orgo-glioso della grande offerta dell’astro vitale e baldanzoso si accingeva a ripren-dere gli abituali lavori,il normale tran tran quotidiano. Ricaricato,lasciava allegra-mente muovere con scioltezza gli arti sia inferiori che superiori,la testa,gli occhi, la bocca e i polmoni,che immettevano e dovevano continuare ad immettere,con ritmo regolare,folate d’aria ossigenata. Il cuore,anche se organo involontario, sembrava anch’esso rinvigorito da tutto quanto di bello vagava e volava nell’a-ria. L’atmosfera di vera festa invitava tutti,perciò un continuo andirivieni di perso-ne si potè notare per le strade. Ogni persona benpensante si sentì sollecitata ad uscire di casa per godere i primi bagliori del sole nel giorno nascente. Pino,da buongustaio,passeggiava davanti al portone della casa,che aveva ospitato la donna,con una certa impazienza. Temeva che Melina,dopo quanto era accadu-to fra loro la sera prima,non volendo più avere nulla a che fare con lui,fosse tor-nata al suo paese! O,forse,se n’era andata per evitare catastrofiche consequen-ze,che sarebbero potuto seguire alla relazione illecita con una persona molto più giovane di lei...! Ritornando sul loro rapporto,a volte riteneva che la donna, per il modo in cui la sera prima si era comportata,lo aveva stretto fortemente a sè,dimostrando un vero e profondo amore,non lo avrebbe fatto attendere inutil-mente. Anche lei sarebbe stata molto interessata a rivederlo,perchè lei si era in-nammorata di lui e per amore,vero sostegno dell’esistenza umana,sarebbe tornata fra le sue braccia. Poi c’è da dire che Melina era una donna,che amava immensamente la vita e ad essa sapeva aggrapparsi,come l’edera riesce ad abbarbicarsi ovunque e dappertutto. Ad essa l'edera s’attacca,dapprima timo-rosa di essere travolta,poi,incurante di tutto e di tutti,vi si avvinghia in modo pauroso. Melina,libidinosa da non dire,s’era avvinta a quella vita la cui azione ha in sè la stessa paura dell’azione medesima. Aveva agito in tal modo perchè ama -va,bramava vivere,incurante del fatto che lo stesso amore l’avrebbe travolta. Sa,quasi sempre,l’essere travolti da ciò che ci appaga,soddisfa,consola,estasia e ridà forza ed energia,diventa piacevole e ineluttabile! Per la sua vita,degna di essere chiamata tale,aveva una sola offerta:la soddisfazione di far confondere i battiti del proprio cuore con quelli del cuore dell’uomo,che era riuscita a farla sentire viva,frizzante,pimpante,fremente di passione! Melina era nata per que-sto,per l’amore e Pino,anche se nei suoi pensieri vedeva incerto il ritorno della donna,lei non poteva non tornare...! era la sua vita...! Alla vita non si fugge, per-chè è la nostra stessa vita,la nostra esistenza. Infatti,poco dopo,erano appena le otto,la donna delle sue preoccupazioni apparve mentre il giovane stava ammi -rando,estasiato,le perfette forme di una ragazza,che era entrata nel bar per prendere il caffè. La ragazza era appena scesa dalla corriera,il giovane aveva avuto a mala pena il tempo di apprezzarne le qualità che Melina apparve rag-giante e come di prammatica si mise a chiedere:”E’ da molto tempo che aspet-Pag.30 - ti?” Sorridente:”Se avessi avuto la certezza che saresti venuto,sarei uscita prima. Pensavo che tu ti fossi pentito...,e che non ti saresti fatto più ve-dere...!”aggiungendo le ultime parole malinconicamente,mostrando disagio enor -me se la loro relazione non avesse avuto un seguito. ”Dubiti ancora del mio amore per te?Ancora non ti sei convinta che ti amo veramente e perdutamen-te?Se così non fosse,credi che alle otto di mattina sarei già qui ad attenderti come uno scolaretto al primo amore?” aggiunse il giovane in tono di rimprovero per quello che lei gli aveva apostrofato. Così lei cercò di riparare,dicendo:”Si,ti credo. Solo...,che tu sei così giovane e interessante...,devi sposarti e farti una famiglia...! con una brava ragazza tua coetanea...! invece con me,una famiglia non potrai mai fartela,perchè io ce l’ho già e con quattro figli...!” Secondo lei Pino,a soli vent’anni,avrebbe potuto già pensare di farsi una famiglia!?Ma il gio-vane,per concezione già radicata nella sua indole,era convinto di essere nato scapolo,e,scapolo qual era,pensava con orgoglio di rimanervi e per sempre. Non pensava neanche lontanamente a doversi creare una famiglia,che riteneva una grossa palla al piede. Amava essere libero come le rondini,che svolazzano nel cielo azzurro senza limiti e condizionamenti vari. Non desiderava affatto un cappio al proprio collo,ma libere scaramucce,come quelle che può offrire una illecita relazione,che non comporta impegni;proprio perchè,data la sua natura, doveva essere occulta e che,gli stessi parte in causa,sono costretti a nascon-dere per non avere delle noie con le rispettive famiglie e con la società,che condanna recisamente determinate azioni! Pino non amava che si parlasse di certi argomenti...! Il ragionare meticoloso della donna gli dava fastidio,gli dava fastidio qualsiasi argomento ripetuto. A lui piaceva trattare qualsivoglia argomen -to una sola volta. Intanto erano giunti davanti al nosocomio ed essendo ancora molto presto per le visite,pregò la donna di proseguire in una passeggiata ro-mantica per l’aperta campagna. Lei accettò di buon grado,anzi,con molta felici-tà. E,come può rifiutarsi di fare ciò che veramente si brama e fa parte della propria vita,del proprio alito d’esistenza...?! E,mentre i fiori si apprestavano a far riaprire le proprie casettine,le proprie corolle per farle asciugare ai raggi del sole,i due amanti,sottobraccio,si arrampicarono verso la parte più alta della città, da dove si poteva dominare,con lo sguardo,l’intero circondario,fino al mare Adri-atico. In giornate limpide si riusciva a scorgere perfino le isole Tremiti...! Rag-giunta,quasi,la vetta,si fermarono fra gli alberi resinosi,dove,prima di qualche ora non sarebbe andato nessuno,e:“Mi ami,tesoro?” chiese lei. Dopo qualche attimo di pausa,come per assaporare qualcosa,aggiunse “tu,forse,non l’hai capi-to...! Io sono pazza di te e per te farei qualsiasi cosa,qualsiasi sciocchezza!” Pino,abbracciato a lei,pensava:”Certamente,più che soddisfare i tuoi capricci,le tue esigenze sessuali,non credo che faresti altro...!” Però doveva rispondere alla domanda della donna e,perciò:”Ma si,cara,mi piaci ed anche molto” le rispo-se,attirandola a sè dove la vegetazione era più rigogliosa,più fitta e meno ra-Pag.31 - da...,e la fece di nuovo sua,mentre lei ansimava e boccheggiava di pia-cere,stringendosi sempre più fortemente a lui. Voleva,quasi,che lui entrasse completamente dentro di lei. Più Elio l'attirava a sé e più lei lo avvinghiava per il corpo per sentirselo smpre più e meglio dentro di sé. Era letteralmente avvin-ghiata a lui,così come aveva fatto la sera precedente,certa di diventare con il suo corpo un unico essere con quello del giovane. Gli uccellini facevano loro da corona con i garruli canti,mentre lei non pensava ad altro che a soddisfare e far -si soddisfare nel migliore dei modi. Si comportò come se si fossero trovati,isola- ti da tutti,come se fossero stati in una camera da letto,in costume adamitico. S’era tolta tutta la biancheria intima per sentire e far sentire meglio il contatto carnale e godere di più e meglio anche al contatto delle parti inferiori del corpo. Il tempo non fu più considerato,perchè gli altri non esistevano più. Egoisticamen -te esistevano soltanto loro con la necessità di appagamento sessuale. In quel momento esistevano solo loro e le loro esigenze della carne,che bolliva al solo pensiero di potersi incontrare,figurarsi...! Dopo la prima volta,tra una carezza e l’altra,come avviene per la paglia,che,posta vicino ad un fiammifero,s’infiamma, così i loro corpi si ricercarono per più di una volta,penetrandosi a dovere. Sem-bravano non soddisfarsi mai,ma...,verso le nove e trenta,incominciando ad udire voci,che si avvicinavano sempre più insistentemente,sentirono il dovere di rive-stirsi,di ricomporsi e tornare ai soliti doveri. Lei ricordò di avere una figlia nel nosocomio e,quasi di corsa,tornò da lei,che l’accolse con grande sorriso e un: “Ciao,mamma,come hai trascorso la notte?Io bene e le infermiere hanno cerca-to di tranquillizzarmi. Mi hanno tenuto molta compagnia e dicendomi che non sentirò nulla e che dopo starò molto meglio...! Io sono tranquilla e devi esserlo anche tu.”-“Si,si fa presto a dirlo che a farlo! Io,fino a quando non starai benissi-mo,a casa non ti riporto. Voglio essere certa che tutto sia andato bene e che tu non avrai più nessun problema.”-“Perchè?”-“Perchè al paese non avresti tutta l’assistenza,che potresti ottenere qui...!” Dopo avere offerto la frutta alla figlia e mentre la mangiava,lei potè tornare a godere,con il ricordo,quanto aveva goduto fra gli alberi resinosi,cioè,fra i pini del viale,che porta a Ferrazzano. Fu distolta per un attimo dall’infermiera,che andò a prendere la paziente per farla visitare dal chirurgo. Voleva,desiderava rivivere quegli struggenti attimi e fugaci abban-doni fra le braccia e sotto il corpo bollente del giovane.ma...,sopraggiunsero altre persone amiche e familiari e fu costretta,per rispondere alle loro domande, a distogliere il suo pensiero da ciò che più di ogni altra cosa al mondo desidera-va!La sua mattinata andò via così...! Tra una visita e l'altra,tra una chiacchiera e l'altra,che le tolsero la possibilità di potersi estraniare e correre dietro all'oggetto della sua passione e del suo struggente desiderio.
Pino,soddisfatto e inorgoglito,tornò verso casa con il precipuo scopo e intento di mettersi a fare qualcosa nella sua cameretta:o studiare un poco o scrivere qual- che brano di poesia o di prosa,visto che era solo,essendo la sorella andata a Pag.32 - lavorare presso la UPIM come commessa. Lui,rimasto solo,poteva liberamente sfogare il suo estro sia nel comporre versi,che avrebbero messo in luce la passione per Melina che lo stava avvinghiando e sia per completare il suo diario,che giornalmente lo compilava per esternare tutti i suoi pensieri reconditi. Nei suoi diari riusciva a scrivere anche tutte quelle cattiverie,che,diver- samente non sarebbe sato capace né di dire e né di far capire alla persona alla quale fossero dirette. Nella tranquillità della sua cameretta,lontano dalle condi-zionanti sollecitazioni esterne,era in grado di esprimersi liberamente e con pas-sione. Riusciva a comporre ode decantanti l'amore,il disprezzo per gli uomini infelici che si lasciavano travolgere da tare ereditarie avute dal cattivo rapporto con la madre e che,al momento,erano portati a riempirsi le tasche impropria-mente a danno della collettività. Senza impegolarsi nella politica attiva,nè come candidato alle elezioni amministrative e né a quelle politiche,riusciva sempre ad essere super informato sulla cattiva amministrazione di tali uomini poitici,che non trovavano altro rimedio alle proprie carenze affettive e di nascita se non rubando,riempiendosi le tasche a danno della collettività,unicamente e solo per sentirsi appagati nell'io scontento della vita,vuoto e insicuro,ma che portava a niente di buono e di concreto se non a scontentare le persone amministrate. Di tale periodo si possono annotare poesie come la seguente del 1958:
La dolce armonia la vedo,la sento e....,non la possiedo...!
Che devo fare..., per averla tutta per me? Credi la cosa migliore
sia nella totale rinuncia? Non credo....! sarebbe da vigliacchi...!
Invero.... è appassionatamento bello vivere così!
Fra i verdeggianti alberi e...,l'armoniosa primavera
che d'intorno vaga, fra gli uccellini garrulenti e scherzosi,
fra il capolinare..., del sole...! e l'aria...!
che candida risolleva gli animi.... a causa della recente bufera.
Oppure in occasione della relazione con Melina:
La donna è un ciclone t'avvolge...! t'alza...! ti porta in cielo
poi...! ti sprofonda nell'inferno! Ti dà tutto....! quando t'ha perduto...! non sei più nessuno. A questo punto non è il caso di riportare tutte le poesie,che si divertì a scrivere nei momenti di gioia e di tristez-za o le invettive per quegli uomini politici arrivisti e ladri che si erano messi in politica unicamente e solo per farsi un avvenire economico,non riuscendo ad essere capaci a fare nulla nella vita,incapaci in ogni cosa...!






Pag.33 Capitolo decimo.
Come può un corpo godere se nella propria esistenza manca la tranquillità,la serenità e la sicurezza?Come può accettarsi serenamente il continuare,l’andare avanti in un cammino,in un percorso per il quale le difficoltà sono di gran lunga superiori,maggiori del fine che ci si è proposti di raggiungere?E’ normale e pos-sibile che un uomo possa e debba condurre la propria esistenza nella sequela di privazioni e rinunzie?Tutto ciò non è degradante per il genere umano?Diventa impossibile perfino riuscire a godere quei felici e soprannaturali attimi,fuggevoli, della vita,quale è appunto il rapporto interpersonale...! se il corpo non è unito di doppio vincolo con lo spirito...! Se lo spirito è attanagliato da grossi problemi esi -stenziali,il corpo finisce per risentirne,tanto da distruggere quella pace e sereni-tà necessarie nelle effusioni...d’amore!
Pino,come s’è detto in precedenza,da poco,per non dire da molto tempo,era di- soccupato senza riuscire a trovare alcun momento idoneo a consentirgli di gua- dagnare qualche spicciolo,almeno,per i propri vizi giornalieri di giovane...! Anzi, per vincere la disperazione,che,di tanto in tanto,lo invadeva,dalla mattina alla sera restava in giro,vagabondando di strada in strada,divenendo pasto degli indiscreti occhi del critico individuo della sua cittadina,di Campobasso,pettegola e impicciona dei fatti altrui. E’ la città più maldicente che si possa incontrare, dove ognuno pensa di avere il diritto d’interessarsi dei fatti e problemi altrui...! Il giovane era sempre fuori perchè in tutte le ore,sia diurne che notturne,continua-mente si disperava,inutilmente. Invano si disperava ed imprecava contro tutti e se stesso,ma il bandolo della matassa non veniva fuori. A vuoto si proponeva di farla finita:uccidersi,perchè la vita di continue privazioni non si riesce facilmente a sopportare in quanto tutto ha un suo limite,niente può tollerarsi all’infinito! Non accettava più le angherie dei suoi,che finiva per averli sempre davanti agli occhi e rimproverarlo in continuazione e per colpe,che non aveva! Così si lambiccava il cervello a cercare un varco per uscire dalla deprecabile situazione,perchè tutto diventava,per lui,amarezza. Niente più riusciva a distrarlo,ad estraniarlo da quel- la triste esistenza! Le preoccupazioni della vita erano troppe,innumerevoli e pe- santissime. Esse avevano lasciato tracce indelebili,incancellabili nel suo intimo, nel suo cuore sensibile...!Come non ci si può preoccupare,non essere dispera- ti!?Bisogna pur pensare a mangiare...! Non è che i suoi dal paese non gli manda -ssero il necessario,ma,raggiunto il ventesimo anno di età,credette di non dover più pesare sui suoi,anche se in paese avessero una bella casa di due piani,con il sottano,di una superficie rispettabile che andava intorno ai centodieci metri quadrati per piano...!In più avevano anche diversi appezzamenti di terreno...,ma il dopo guerra,nei decenni successivi,negli anni cinquanta,era trascorso appena un decennio...,e la transizione non fu facilmente assorbibile e superabile...! per cui la eccessiva sensibilità...!E poi,nella transizione sembra che i soldi costano molto di più che nei periodi normali ed erano sempre più introvabili...!Per stare Pag.34 - fuori casa ci volevano,erano necessari quei soldi,che non c'erano! In quel periodo,specialmente in certi centri,trovare un impiego,non era facile,anzi, impossibile per la povera gente,che non ha un santo in cielo ed uno in terra o un gruzzoletto...,da far circolare,da trasferire nelle mani di altri,di qualche brava per -sona,che,per ricompensa,ti avrebbe potuto offrire un tuo diritto:il lavoro...! E' giusto che il lavoro non sempre è facilmente trovabile,specialmente se,poi,vi si oppone l'arroganza politica o l'arrivismo del politicagnolo del momento che cer-ca di fare,immeritatamente,strada a danno e a spesa degli altri...! Questo poi, sarà un tema ricorrente che lo costrinse a pensare e a rivedere alquanto i suoi pensieri. Infatti si convinse,con l'età e l'esperienza,che il lavoro non può essere regalato. Chi lo crea,lo fa anche per un proprio tornaconto. Quindi,chi detiene un certo capitale e lo investe,lo fa per avere indietro anche degli utili e non solo per creare lavoro a beneficio degli altri...! Anche se la Costituzione italiana diceva e dice che l’Italia è un paese,che poggia la sua vita sul lavoro e che esso è un diritto del cittadino! Al povero Luigi B.,padre di cinque figli,non più giovane,e che lavorava da parecchi anni presso il pastificio Carlone con la qualifica di capo operaio,un bel giorno,sol perchè un deputato della Repubblica aveva ricevuto una bustarella da un suo conoscente,avvenne il cambio della guardia! Il signor Luigi fu licenziato e,al suo posto,venne assunto il magnate dell’onorevole! Per sua fortuna,il signor B. aveva fatto come la formica,mettendo da parte la cospi-cua somma,un gruzzolo di lire,ottocentomila,che regalò ad un altro deputato di sua conoscenza,e,la sua sistemazione,fu trovata presso una ditta dolciaria...! Se non fosse stato previdente,sarebbe rimasto disoccupato alla sua tarda età...! e la famiglia? Dalle ultime notizie si apprende che un altro signore abbia messo nella busta un milione e duecentomila,per cui il nuovo impiego del signor Luigi è divenuto temporaneo e da un momento all’altro potrà essere,sarà senz’altro licenziato! Che mondo! Il mondo,l’umanità di oggi è questa. I post-fascisti...! i riciclati non si accontentano più del proprio,hanno bisogno di riempirsi le tasche in fretta,perchè del “diman non c’è certezza!” La vita si svolge come quella conti- nua lotta,che imperversa nella giungla fra lupi,iene,leoni,tigri,ecc. Nella lotta il più debole deve soccombere...! Prima il signor Luigi ha fatto soccombere altri poveracci con i suoi ottocentomila,ora,qualcuno più dovizioso,farà soccombere lui! E,come il leone,stanco dagli anni,s’accascia nella sua tana,dove pensa di morire tranquillamente e in pace,improvvisamente scoperto,è costretto a lotta- re per la supremazia nella foresta,ma viene vinto,distrutto,così l’uomo,trovando- si in posizione preminente e privilegiata...,fino a quando può...,altrimenti soccom -be a favore di uno più potente...! I meriti personali non esistono più...,vige tutt’al -tro...! Come non esiste il rispetto del diritto! Esiste solo il diritto del più forte...! E,se la vita è questa,diventa opportuno illudersi e credere che l’esistenza e l’in- cessante guerra,che i meno abbienti sono costretti a sostenere,un giorno cesse- rà per l’evoluzione dei tempi e che l’intera società mondiale riesca ad equanima- Pag.35 - re ed a scevrare l’uomo dalle bassezze nelle quali è caduto,lasciando-sene sommergere...,finendo nel baratro della pozzanghera,che si è aperta ai suoi piedi...!
Pino,anche se stava al fianco di Melina,si sentiva triste. In quel momento avreb- be distrutto il mondo per ricrearlo nel modo migliore. Egli era sicuro che se avesse avuto la possibilità economica,la donna sarebbe stata per sempre sua. Certamente avrebbe accettato di andare a vivere per sempre con lui. Mentre ora si doveva accontentare di portarla fuori dell’abitato,in furtive passeggiate. Dove-va spiare,come il ladro spia il padrone designato e da derubare,e stare attento a che nessuno dei conoscenti li vedesse insieme e andare per strade poco fre-quentate! Doveva,insomma,appagarsi di fuggevolissimi e furtivi attimi di abban-doni,rubati in velocissimi e fugacissimi momenti. Una situazione simile diveniva troppo stressante,psicologicamente parlando! Ed è per tale fatto che si ramma-ricava ed imprecava contro il proprio destino,che lo aveva fatto nascere in un periodo precario,instabile e di transizione...! Si disperava maggiormente per il fatto che non avesse un impiego,che gli desse la possibilità e l’indipendenza economica. Un altro particolare finiva per rattristarlo molto ed era che l’amma-lata sarebbe presto guarita e la sua amante sarebbe dovuta ripartire per il suo paese. Sarebbe dovuta andare via e chissà quando si sarebbe fatta rivedere! Ormai aveva molto,impellente bisogno di lei...! Non sarebbe stato possibile an-darla a trovare,sia per le tasche vuote e sia perchè lei era sposata ed aveva degli obblighi ed impegni da rispettare. Concludeva la sua preoccupazione pen-sando che lei non sarebbe più tornata che solo raramente e che un giorno,non molto lontano,avrebbe finito per dimenticarlo e la loro relazione sarebbe finita nella dimenticanza,nella totale rinuncia a ciò che di bello li aveva uniti in quegli inebrianti momenti...! Per farsi coraggio,per ritenere che la cattiveria dovesse avere un certo limite,finiva per pensare a cose belle,finendo per sopravvivere nell’illusione,che molte volte riesce a ridare forza e coraggio e consente di poter andare avanti. “Ora” pensava,“mi dovrebbero chiamare quelli del giornale (ave-va presentato domande per essere assunto come cronista locale),oppure ris-pondermi quelli del Banco di Napoli. La domanda me la fece fare l’onorevole con la promessa del suo appoggio...!” Sconsolatamente,però,retrocedeva da ogni bel pensiero illusorio,in quanto nella sua mente tornavano ad aggrovigliarsi numeri su numeri in riferimento alla dilagante disoccupazione nazionale. Era diventata una gravissima piaga,la piaga del popolo italiano costretto a raggiun- gere lidi sconosciuti,per evitare di seguire l’esempio del conte Ugolini...!
Mentre il pensiero del giovane correva dietro tristi considerazioni,la voce di Me- lina tuonò nell’aria e lo richiamò alla realtà. La donna,quell’essere,unico soste- gno alla sua tribolata esistenza,veniva in suo aiuto e lo strappava ai suoi tristi ed orrendi pensieri. A lei non sfuggì lo strano modo di comportarsi del giovane e pensò subito,anche lei,a fare congetture non eccessivamente piacevoli. Inco-Pag.36 - mincò a ritenere che la causa di tutto fosse lei,la loro relazione e che stesse cercando una scusa,un pretesto per far cessare il loro rapporto,per lei,ol- tremodo bello,al quale si era aggrappata con tutta se stessa. Lui,ora,stava pen-sando come venirne fuori e lasciarla. Voleva quasi piangere,stava quasi per piangere quando,sentendo la stretta della sua mano,si rincuorò e fu sicura del contrario.
Che diversità di pensieri fra i due...! Il giovane era sospeso fra le ambasce del mondo,dietro le sozzure degli iniqui uomini,che s’ingegnano a rendere la vita sempre più un mistero e lei...,lei,che viveva e si aggrappava ai fuggevolissimi at- timi,che la vita può offrire! Lei amava,bramava vivere la sua vita,e il suo unico scopo consisteva nel momento,nella felicità fatta di attimi,intessuti nel fuggevolis -simo micron dell’amplesso,per estrinsecare tutta la sua femminilità e frenesia di vivere,di amare e possedere l'oggetto della sua vitalità,della sua libidine incon-tenibile. La donna,Melina,era vissuta sempre per il momento,la realtà dell'attimo fuggente,che non sempre riesce ad appagare,a soddisfare. La realtà,fuori del presente,il passato o il futuro,a lei non riguardava,non interessava,non erano affari suoi. Era tutta protesa al “Carpe diem” oraziano. Essendosi accorta del casuale e momentaneo assenteismo del giovane,diede subito sfogo al proprio risentimento col chiedere:”A che pensi?A come disfarti di me?Se è quello che vuoi,io non mi farò più vedere. E’ questo che desideri?Dimmelo. Non ci dobbia-mo più vedere?Ebbene,quello che è stato è stato...! Forse è meglio così,tanto tu non mi ami! E’ meglio non incontrarci più e,in futuro,evitarsi,fare in modo di non incontrarsi più. Il fatto che tu non mi ami è reso manifesto dal modo come ti stai comportando. Quindi è meglio rompere i nostri rapporti subito,ora,che stiamo quasi all’inizio...,anzicchè...,quando saranno divenuti molto profondi...!più pro-fondi di ora. Che ne dici?Rispondi,per favore. Sei diventato muto?Oh...,non mi sbaglio,è così,vuoi lasciarmi! Va bene,lasciamoci...!”-“Suvvia,mia adorata Meli- na,non scherzare,non finire di farmi rattristare!Non dire sciocchezze! Lo sai che ti amo più della mia vita e che da quando ti ho conosciuta mi sento più vivo...! A dimostrazione,basti pensare al fatto che questa mattina mi sono precipitato ad attenderti prima delle sette...! Se fosse come dici tu,come tu pretendi di sapere e capire,sarei venuto a trovarti in clinica,durante il giorno,per metterti in difficoltà e costringerti ad interrompere il nostro rapporto...! Eppoi...,tu parli senza conos- cere e sapere la causa...! Tu non sai ancora nulla di me. Non sai cosa mi passa e può passarmi per la testa. Tu non immagini nemmeno a cosa stessi pensando qualche momento fa. Non sai quali atroci considerazioni e constatazioni stessi facendo in merito alla mia vita! E’ meglio non parlarne,te ne prego. Anzi,fa in modo ch’io possa non tornarci più a certi pensieri e considerazioni della mia vita passata e presente...!”-“Ti credo,mio caro. Ma,sai,sono maledettamente gelosa di te,perchè innammorata come non mai e senza di te non saprei più vivere. Forse sono gelosa anche del tuo pensiero,che,sono convinta,mi allontana da te Pag.37 - e che in esso possa trovarsi qualche altra donna. Tu,pensando ad altro e non a me,mi fa stare malissimo e mi induce solo a voler piangere senza ren-dermene conto...! Io voglio che tu pensa solo,esclusivamente e sempre a me, amore mio.”-“Di questo non devi affatto dubitare. Siine certa,sta tranquilla e serena. Questa notte,per pensare a te,non sono riuscito a dormire per niente. Avevo sempre davanti ai miei occhi il tuo volto,il tuo corpo,che bollente di passione,fremeva sotto di me e che mi infuocava tutto,scatenando tutti i miei reconditi desideri e stimoli sessuali. Tutto questo perchè ti amo e ti desidero continuamente. Se così non fosse,avrei riposato e dormito tranquillo,visto che ieri sera,sessualmente parlando,mi ero scaricato,appagato...,mia cara Melina” Dopo aver pronunciato le ultime parole,attirò con forza la donna a sè e senza esitazione,incominciò a baciarla con molta avidità e passione. Non fu rifiutato, ma...,con maggiore effusione fu corrisposto,tornando a congiungere i loro corpi come meglio non si possa fare con sollievo di entrambi.







Capitolo undicesimo.
Qualche sperduto viandante si avventurava per l’erta strada,mentre la rugiada, lentamente,andava disperdendosi nell’aria in vapore. In lontananza una campa- na faceva disperdere i suoi rintocchi,che giungevano in cima alla collina in un suono stridulo,acuto,per annunziare la celebrazione della messa delle ore otto. I clamori delle persone,che si erano affacciate sull’uscio,salivano,man mano,con maggiore intensità,verso l’alto dirupo,sul quale si ergeva maestoso,a dominare la città e tutto il circondario di “De Prata”. Sul piazzale,antistante il castello Mon-forte,delle persone si muovevano festosamente,mentre qualche fraticello s’avvi-ava mestamente alla chiesetta per elargire la benedizione domenicale e ricever-la nella stesso tempo,gratificato dalle elemosine dei poveri e sciocchi credenti. La pianura,fumante,si estendeva lontano a perdita d’occhio,ravvivata,di tanto in tanto,da casette coloniche e mosaicata dall’andirivieni delle strade di svariate dimensioni e colori. Tutto,dalla vita ancora assopita per la recente passata not-te,risorgeva al bel giorno,mentre,l'uzzola coppia continuava ad imbersi ed appa-garsi negli amorosi sensi con frenetici abbandoni. E,come quando una poderosa quercia,che trovasi piantata nel terreno e dà vita e sostegno a molte altre piante, che da essa prendono vita e possibilità di procreazione,e che,dopo essere colpita da un poderoso fulmine,ne viene abbattuta,lasciandola padrona soltanto Pag.38 - di un misero e spoglio tronco,così si sentiva Pino dopo le affermazioni della donna. Si sentiva privo di forza e possibilità di continuare a dare vita a quegli alberelli appena nati,che si erano appena posti a gustare la vita e come la quercia,colpita,aveva perso la sua parte migliore,le sue frondi,era morta e non poteva più offrire ciò di cui gli altri avessero avuto bisogno. Essa non aveva più nulla,la sua vita era finita con la folgore,che aveva distrutto non solo il suo ful-gore bensì anche quello di tutti gl’innocenti,che dalla stessa quercia prendeva-no vita e sostegno. Anche la loro vita era stata distrutta e l’unica speranza,che a loro rimaneva,era di poter ancora godere di un poco di tempo prima di consu-marsi,sperando che ciò avvenisse il più celermente possibile,privandoli di una lunga agonia. Pino s’identificò nella quercia colpita,fulminata,dopo ciò,che Meli-na gli aveva detto. La sua ugola aveva perduto i poteri,mentre gli occhi,fissi,era- no divenuti vitrei,privi di vita. Le orecchie gli ronzavano,mentre il corpo sembra-va paralizzato a differenza del cuore,che gli batteva nel petto in modo pazze-sco,manifestando una malattia non congenita,perchè distrutto per amore. Sem-brava che tutto fosse perduto,la stessa vita...! Però,in un attimo,la stessa vita ritornò rigogliosa,felice al solo contatto delle labbra di lei sulle sue. Labbra,che avidamente s’appiccicarono alle sue,brucianti di passione e di amore! “Ma” lei sussurrò,“tu pensi ch’io possa vivere senza di te?No,mio caro Pino,io non potrò mai vivere senza di te,lontano da te,anche se non so ancora come fare...! Tu mi sei entrato dentro in tutta la tua maestosità,con tutto il tuo corpo...! Tu sai che non sono sola,che ho una famiglia...! La mia paura più grande è che se continui -amo a vederci...,sarà ancora più difficile vivere separati! Sono sicura che giun- gerò ad odiare mio marito e i miei figli,le persone,che si troveranno a contrasta- re,anche se inconsapevolmente,il nostro amore. Ecco perchè,poco fa,dicevo che,forse,è meglio non vederci mai più. Ciò che ho detto,non è stato dettato dal mio cuore,perchè il cuore mi dice che non sarei capace di attuare il mio proponi-mento! Non sarei capace di starti lontano neanche un minuto. Ora,dimmi tu,co- me possiamo fare,come sarà possibile riuscire a salvare capre e cavoli e continuare a godere del nostro reciproco amore,dei nostri baci,abbracci e pos-sesso del meglio di noi stessi?”-“Ancora per alcuni giorni dovrai restare qui per tua figlia malata,che è ricoverata in ospedale. Ora cerchiamo di approfittare del tempo e delle possibilità,che abbiamo per vederci ancora ed amarci,poi,quando sarà e si presenterà la necessità,vedremo di risolvere il problema. Allora,solo al-lora,ci preoccuperemo del come fare e ci ingegneremo a risolvere il problema! Troveremo,senz’altro,una scappatoia e potremo vederci ugualmente. Vuol dire che qualche volta verrò io a trovare te e qualche altra tu tornerai qui,per stare fra le mie braccia come e meglio di ora...!”-“No. Tu no. Potrebbero accorgersi di tutto e poi? Sarebbe tutto finito,irrimediabilmente,per sempre! No,tu non devi venire,cercherò io di venire molto spesso,almeno una volta la settimana...! Se ci riuscirò a starti lontano per sette giorni...!” Ottimi proponimenti per chi aveva nel Pag.39 - sangue la necessità d'inserire dentro di sé quella parte,che la mandava in visibilio. Era nata per non poterne fare a meno,perchè era insita nella sua na-tura di donna libidinosa,nata per stare sotto ed incastrata ad un uomo.
Nina si disperava,smaniava nel suo lettino per il ritardo della mamma. Chiedeva, ripetutamente,di lei alle infermiere. Il tempo era volato,inesorabilmente,velocissi- mo come le foglie,che,stanche ed appassite,in un alito di vento,con un rapido e furtivo gesto,vengono staccate dal ramo,così la ragazzina,sempre coccolata da tutti,trovava insopportabile non poter fare,col proprio comodo,anche in ospedale Era insofferente per il fatto che la madre non potesse starle continuamente vici -no,al suo capezzale,per continuare ad accontentarla in ogni suo capriccio e de-siderio. Perciò,malediceva il personale ospedaliero tutto perchè aveva imposto a tutti una simile regola,la regola di non consentire e poter lei avere accanto la sua madre,che continuasse a coccolarla in ogni istante della giornata...!
Intanto,col passare delle ore,del tempo,anche il pensiero di Pino,visto che la donna sarebbe dovuta andar via,abbandonò l’uzzolo vincolo per raggiungere quello degli affari. Doveva preoccuparsi di cercare una nuova abitazione,che fosse abbastanza grande e molto economica per le loro esigenze e possibilità. Doveva tornare dall’onorevole,anche se di lui si fidava molto poco,lo faceva per sostenersi. L’illusione dà la forza di continuare ad andare avanti...! Infatti il Fo-scolo disse che l’ultima dea a lasciare i sepolcri è la Speranza...! anche se,il proverbio napoletano,molto caratteristico,dice:”Chi di speranza vive,disperato muore...!” Ma,senza speranza,c’è solo la distruzione e la morte. A dire il vero, riteneva di potersi fidare di tutti,quelli che riteneva amici! Pensava che ognuno di loro si sarebbe fatto a pezzi per dargli una mano,se avesse avuto bisogno e se avesse chiesto aiuto per trovare una sistemazione! Perciò,ora che aveva biso-gno,era convinto che l’onorevole l’avrebbe aiutato a trovare un impiego. Pen-sava di poter guadagnare,almeno ciò che sarebbe stato necessario per il suo sostentamento,senza dover gravare oltre sul bilancio familiare. E,come accade, quando si è troppo fiduciosi nel prossimo,finiva per rimanere con un pugno di mosche in mano,si sbagliava. Gli amici ti sono vicini quando devono avere da te,ma,quando essi devono dare a te...! spariscono e finiscono per affermare che non ti conoscono,che non sei un loro caro amico,ma diventi solo un estraneo da evitarsi! Se poi,trovi uno più alla mano,cosa molto rara,prima di allontanarsi, temporeggia fino a quando non possa fare lo scarica barile,dando la colpa ad altri per uscirne indenni dalle nefandezze,che giornalmente propinano! Bella cosa operare e lasciar credere che il male sia stato perpetrato da altri! Che su-prema vigliaccheria...! Pino aveva un modo tutto personale di comportarsi,inspi-egabilmente,non chiedeva mai aiuto a nessuno,ma aiutava tutti penalizzando in modo indescrivibile,inspiegabile e ingiustificabile i personali interessi. Il suo ani-mo,immensamente buono,altruista,lo portava a privarsi di cose essenziali per aiutare il prossimo! Perciò,a causa della sua natura,del proprio carattere,fidava Pag.40 - molto negli amici e,quindi,nell’onorevole,dal quale si recava,sicuro di ottenere,prima o poi,il favore di cui abbisognava. Evitava di prestare fede alle insinuazioni malevoli di amici,che gli suggerivano di portare un due o trecento mila lire se avesse voluto ottenere l’impiego,che il deputato gli aveva promesso! Non credeva e non riteneva che l’animo umano fosse giunto tanto in basso...,dal momento che lui aveva,in molte occasioni,aiutato il prossimo senza che il suo aiuto fosse stato richiesto! Intanto il tempo correva inesorabile e Pino,testardo,si incaponiva a non dar retta ai suggerimenti di persone,che sapevano come an-davano le cose,non dava retta alla realtà. Conosceva l’onorevole,ma non puntu-alizzava quelle manifestazioni di sussiego,che sapevano di servilismo,così co- me accade quando si dà una mancia lauta e il ricevente sembra non voglia finire mai più di ringraziare...! Dello stesso stampo era l’onorevole Sedati,che è stato anche Ministro della Repubblica italiana di estrazione democristiana...! Questi non riceveva neanche di persona,ma aveva un codazzo di segretari,che svolge-va il suo compito...! Non va ignorato l’onorevole La Penna di Termoli che si re-cava a Campobasso unicamente e solo per soddisfare la clientela sindacale...!
Conseguentemente alla visita all’onorevole,svoltasi come al solito,il giovane in-contrò il fratello Mauro,e insieme si dettero alla ricerca della nuova abitazione. Riuscirono a trovarla in uno dei palazzi costruiti dall’I.N.A.-Casa per sei mila lire mensili,con uso di acqua e luce inclusi. Per il trasporto delle suppellettili sareb-bero stati aiutati da un amico. Pino rimase soddisfatto per aver risolto il proble-ma abitazione in brevissimo tempo. Nel pomeriggio effettuarono il trasloco e,pur essendo stanco,continuò a pensare alla donna,che avrebbe,nuovamente,incon-trato la sera. La stanchezza,al pensiero,che avrebbe goduto,nuovamente,i felici attimi di abbandoni,scompariva e lasciava posto alla gioia,che si prova quando l’uzzolo riesce ad appagarti,a soddisfarti. Ah! come sarebbe impossibile la vita se,di tanto in tanto,non si potesse riuscire ad appagare,a soddisfare la propria voluttà,il proprio corpo nel rapporto interpersonale con l'altro sesso...!







Capitolo dodicesimo.
Melina piaceva molto a Pino,se ne stava invaghendo. Egli la desiderava ardente -mente,ma non l’amava. Ciò che lo attirava,era quel viso smunto,sottile,insod-disfatto che lascia intravvedere una profonda libidinosità,non facilmente appa-gabile...!ma che fa di tutto per darti il massimo della soddisfazione carnale. Tali fattori,in un uomo,suscitano,stimolano desideri,che a maggior ragione si estrinse Pag.41 - -cano in un adolescente alla soglia della maturità. Il giovane aveva ab-bandonato il proprio guscio molto presto,forse perchè simpatico a qualsiasi tipo di donna,incurante,era passato da un amorino ad una passioncella,così come si possa passare da una strada ad un’altra,quando la mèta da raggiungere trovasi molto lontano. E,come per il passato,anche se la vicinanza del corpo di Melina fosse riuscito ad infondere in quello del giovane un fremito maggiore,Pino non aveva alcuna intenzione di fermarsi,di lasciar fossilizzare non il proprio cuore, perchè,in certe faccende non lo lasciava immischiare,ma la propria vita!Perciò alle quindici e trenta era pronto e si recò all’appuntamento con Ida,che l’indoma-ni sarebbe ripartita per Milano. Pino,come sempre,aveva già stabilito la strada, che avrebbe percorso in compagnia della ragazza. L’avrebbe portata a fare un giretto fra i viali della Villa Comunale,indi l’avrebbe portata nel boschetto retro-stante...,e lì consumare,come era solito fare,l’amplesso,che le donne desidera-vano che egli realizzasse. Però,prima di raggiungere Ida,portò Gilda e Mauro nel nosocomio per far sì che si conoscessero Melina e sua figlia e lui,intanto, rimanesse libero di operare come meglio avesse creduto opportuno con la sua Ida...! Ma,soprattutto,gli avrebbe permesso che i quattro:Melina,Gilda,Mauro e Nina,facessero amicizia e potersi,con molta tranquillità,scambiare le visite,che gli avrebbero lasciato via libera per incontrare ed avere rapporti intimi con la Melina. Nello stesso tempo sarebbe rimasto libero e sicuro di non essere intral-ciato nell’incontro con la milanese!Così avrebbe potuto tranquillamente invitare la sua nuova amante a casa senza destare perplessità ed apprensioni nè dall’una e nè dall’altra parte. Melina,in difetto verso la società,si sarebbe sentita molto imbarazzata!L’imbarazzo,il più delle volte,o quasi sempre,diventa distrutti-vo,deleterio ee,penalizza,quando dovrebbe gratificare...!
Avendo preordinato ogni cosa,era sicuro di non incontrare nessuno,che gli pote- sse chiedere chi fosse la ragazza e che rapporti intercorressero fra loro e come mai la conoscesse,ecc.,ecc. Tranquillo e sicuro incontrò Ida lungo Via Roma,rea -lizzando così,appuntino,il suo piano prestabilito,preordinato. La ragazza accettò molto volentieri di seguirlo senza fiatare ma,contenta di stargli accanto. Così raggiunsero la villa comunale De Capoa e,una volta fra gli alti pini ed abeti seco-lari,lontani dagli occhi indiscreti...,ah! Come palpitava Ida fra le sue braccia men -tre la baciava,stretta al suo petto! Lei era certa di aver incontrato il fidanzato, l’uomo con il quale si sarebbe sposata! l’uomo,che l’avrebbe portata all’altare, inanellandola! Ma Pino non era il tipo,che si faceva facilmente ingabbiare, per-chè si riteneva libero e sapeva benissimo di essere come quel canarino,che,una volta imprigionato,prima ancora che fosse rispuntato il sole,le sue ali sarebbero inaridite,le sue zampette inerte ed il suo corpo irrigidito,privo di vita. All’uopo non diede il tempo alla ragazza di pensare,di rendersi conto della realtà,la distese sulla soffice erbetta,fra il frusciare delle foglie,il gorgogliare del ruscello e il cin-quettare del garrulo fringuello,la fece sua in un attimo. La donna giovane ane-Pag.42 - lava alla vita e bramava goderla in ogni sua sfaccettatura,in ogni suo aspetto e lato,rendendosi il più possibile disponibile non ad un incastro del loro corpo...,ma anche alla sua ripetizione,manifestando un sempre maggiore inte-resse e godimento. E,pur essendo inesperta...,accettò...,come se avesse già as-similato e preordinato la sua realizzazione,la penetrazione di lui che mostrò gratificante. S’era avvinghiata come l’edera s’abbarbica al proprio sostegno. Il suo corpo caldo di passione,bollente,mostrò che l’esperienza migliora,ma non toglie nulla al piacere,quando c'è il vero trasporto...!Furono attimi,felici attimi, fugacissimi attimi. Alla felicità ed alla pace dell’anima Pino diede il suo addio:Fu la prima ed ultima volta che si concupirono e che la giovane donna gli soggiac-que. La vita volle che non si rivedessero mai più. La ragazza o giovinetta,si sta-bilì definitivamente a Milano,dove Pino non capitò mai,o,capitandovi,evitò d’in-contrare Ida,in quanto aveva avuto da lei tutto ciò che avrebbe potuto desidera-re,il resto...,non contava più,non creava interesse...!e sarebbe stato solo dele-terio persistere e cercare di ripetere quanto il destino aveva stabilito che fosse finito per sempre,essendo destinati a lidi diversi...!
Ahi! Mondo,la pace,la libertà,il Dio sociale è morto! Chi l’ha distrutto prima che fosse nato?Molti dicono Tizio,molti altri Caio e molti altri ancora,Sempronio! Ma è proprio vero che sia stato uno dei tre personaggi menzionati?O,non è forse vero,che,ad annientarlo si è stati noi tutti con la nostra testardaggine e col nos- tro assenteismo a quelli che sono i nostri problemi,alla soluzione di quelli di tut- ti per far si che si potesse vivere in modo diverso e migliore? E’ facile,molto facile incolpare uno o un altro o un altro,essendo molto difficile riconoscere la vigliaccheria,la propria abulimia...! Regna il caos completo,totale! Le istituzioni repubblicane vivono solo sulla carta,in pratica vige il dispotismo,il nepotismo e l’anarchia. La religione sociale nel nostro paese è nata per essere posta nell’an-ticamera del cervello e non per essere attuata e realizzata per il cittadino,che ne ha necessità e bisogno vitale. E’ stata posta sulla carta per dare lavoro ai tipo-grafi,per consumare carta ed inchiostro e non per porre un freno agli abituè del -le malefatte,ai dispotici,agli anarchici e ai trasgressori nepotisti,ladri...! Il citta-dino normale ha continuato a reagire,favorendo tale andazzo nella vita pubblica, confermando,col diritto del voto,l’autorità del clero,che è andato sempre più inserendosi nella pubblica amministrazione sia per condizionarne che per stra-fare a beneficio di pochissimi e proprio,naturalmente,conto. Il fine è stato unica-mente e solo quello di costringere il popolo a restare nella barbarie,nel ristretto ambito mentale,che suole offrire l’ignoranza. Ad essi fa comodo che la massa dei cittadini resti all’oscuro,così,non riuscendo a capire,finisce per lasciarsi ab-bindolare e,inconsapevolmente,fare gli interessi altrui,ignorando quali sono i pro -pri diritti e di rimando anche i propri doveri sia morali,materiali e sociali! A loro faceva molto comodo il servilismo della gleba,quando l’arcivescovo-conte dispo-neva di vita e di morte dei propri sudditi. Tali ritengono i cittadini,oggi,nel dopo-Pag.43 - seconda guerra mondiale...!Non si sono resi conto che i tempi e la cos-cienza del popolo sia cambiata. L’uomo,oggi può anche non comprendere,ma domani...,domani senz’altro riuscirà a fare tesoro dell’esperienza e sarà in grado di discernere la strada migliore per risollevare la testa e migliorare la propria condizione sia morale che materiale. La sua reazione sarà imprevedibile e acca-drà così come accadde nell’ottantanove in Francia,nel diciassette in Unione So-vietica e,prima ancora in Italia nel venti per l’unificazione...! Il popolo sa pazien-tare. Guai,però,se dovrà pazientare troppo! La sua reazione la si conosce ed è nota che non è finita mai in modo pacifico e blando...! Perciò si faccia attenzio-ne,si eviti d’ingrassarsi troppo a sue spese! Della gigantesca torta gli si dia una parte,almeno le briciole! non lo si metta nella condizione di sentire soltanto l’odore,costringendolo a fantasticare su quello che potrebbe essere il sapore...!
L’esodo dalle campagne continua inarrestabilmente. Molte zone dell’Italia meri-dionale si stanno spopolando ogni giorno di più. Molti centri restano deserti, perchè la popolazione sta emigrando,sta correndo verso paesi inospitali al fine di trovare lavoro e sostentamento. In Italia,si dice,non c’è lavoro,perchè la popo-lazione è numerosa,in eccedenza per le sue possibilità! E ciò è vero fino ad un certo punto,perchè la realtà è un’altra:La ricchezza è mal distribuita e poi perchè la legge albertina ha sempre penalizzato dalla linea gotica in giù,mentre ha privilegiato e gratificato la fascia cosiddetta industriale del nord Italia...! Cioè le regioni come il Piemonte,la Lombardia,le tre venezie,la Liguria e l’Emilia-Roma-gna!e le altre? Le altre non hanno avuto neanche le briciole...!
Tutti i capofamiglia con molti componenti a carico,vengono accusati di aver fatto molti figli,perciò si trovano nella condizione non ottimale,di disagio. E il povero risponde:”Quando non c’è la possibilità di riempire adeguatamente lo stomaco, per mancanza di pane,non si ha nemmeno la disponibilità di arredare la propria casa di idoneo riscaldamento,che costa...,e parecchio! Allora cosa ci resta...? Ci rimane l'andare a letto presto la sera. Il freddo ti fa accostare alla tua compa-gna...,ed essendo lunga la notte,si finisce,tra uno strofinamento e l’altro,per... Ed ecco che dopo nove mesi ci scappa un altro figlio,se ti va bene! E’ la conse-guenza della povertà e non il piacere e il desiderio di fare figli...! Se ci fosse lavoro,le cose andrebbero diversamente. Il benessere per tutti ci aiuterebbe anche nel controllo delle nascite e il povero cristo non sarebbe costretto all’au-mento indiscriminato e continuo della propria famiglia e con essa della miseria! Se l’uomo fosse impegnato nel lavoro,tornerebbe a casa stanco e,trovando un ambiente confortevole,s’attarderebbe o ad ascoltare la radio o a seguire i pro-grammi televisivi,o andando qualche volta al cinema...,venendo meno,così,la necessità del riscaldamento del corpo attraverso il contatto dell’altro corpo! non ci sarebbe tanto spesso il rapporto...,e la famiglia non si moltiplicherebbe a vista d’occhio! E’ la miseria,purtroppo,la causa di tutto e non i piacere...!”
Molti,per estrinsecare la propria falsa cultura,blaterano,dicendo che in Italia il sot Pag.44 - -tosuolo è povero e che per tale motivo non c’è lavoro per tutti. Pino era convinto del contrario. Ha sempre ritenuto che,ciò che veramente mancava, era un’efficiente organizzazione e predominante era lo spirito di dover a tutti i costi soggiogare il prossimo. Per esempio,la bauxite di Santa Croce di Magliano potrebbe essere depurata in loco,invece viene trasportata in Lombardia,costrin-gendo il lavoratore meridionale a raggiungere quelle località per sopravvivere, abbandonando l’agricoltura di padri,nonni e bisnonni. Per la mancanza di persone,di contadini,che hanno smesso di lavorare la terra,d’inverno si hanno frane e d’estate incendi distruttori di secoli di pazienza,perchè gli alberi non cre-scono in un giorno...! Il basso Larino è ricco di barbabietola da zucchero. Uno zuccherificio farebbe proprio comodo e darebbe lavoro a molti contadini. Con una politica più intelligente e senza interessi di parte,le cose andrebbero avanti molto diversamente...! Infatti,mancando l’onestà operativa,li ha portati a sperpe-rare i miliardi della collettività per motivi clientelari e non per creare momenti produttivi duraturi che dessero stabilità lavorativa e producente ricchezza per il popolo e la collettività locale. Vedi:cinquecentocinquanta miliardi per il piano verde,che,ad altro non è servito se non ad ampliare la clientela e la base elet-torale di alcuni papabili della Democrazia Cristiana delle varie zone...!contentino per gli allocchi elettori di comodo...!dieci miliardi di contentino per Ippolito,uno e qualcosa per Mastella,trentacinque,iniziali,per l’aeroporto di Fiumicino per accon -tentare la famiglia Torlonia,i vari Tupini,Rebecchini...!perchè la costruzione di un aeroporto in un pantano,finisce solo per assorbire,impropriamente,miliardi su miliardi,in modo improdutitivo. Facendolo in un luogo più idoneo,la spesa sareb-be stata di gran lunga inferiore,ma,non sarebbe stato dato il contentino...!Al contrario,assieme a tante altre elargizioni improprie,che non si sta a menziona-re,i citati sperperi,se utilizzati giustamente,appropriatamente,avrebbero creato posti di lavoro stabili,permanenti per il mezzogiorno d’Italia,non solo,alleviando ed eliminando,risolvendo una volta per tutte l’annoso problema della disoccupa- zione del cittadino da sempre penalizzato e demoralizzato nella propria dignità dalle tante tirannie ed occupazione,che hanno spadroneggiato sul suolo dell’Ita-lia meridionale. E' demoralizzante una simile analisi...!
In precedenza è stata citata la legge albertina (di Carlo Alberto).Ebbene,tale leg- lge ha creato delle discriminazioni,perchè ha favorito soltanto l’economia della padania a danno della restante Italia,in quanto stabiliva che i depositi bancari dovevano essere utilizzati al cento per cento per lo sviluppo delle industrie del nord. E,se qualche benpensante avesse voluto industrializzare il meridione, avrebbe potuto utilizzare soltanto il cinquanta per cento,ma,rendersi disponibile a garantirne il cento per cento. Come se una tale discriminazione non bastasse, il costo dell’energia elettrica,al di sopra della linea gotica un chilowat ora costa-va zero,zero due lire,mentre nell’talia centrale diciannove e in quella meridionale e insulare ventisette. Se tali differenze non sono disciminanti...! Tale discrimina-Pag.45 – zione,logicamente,ha portato alla disoccupazione dilagante. Ha finito per portare i giovani come Pino a non trovare lavoro e a vivere d’inedia e a per-dere tempo dietro alle sottane. La natura e la legge albertina erano state matri-gne,lo avevano fatto nascere in una zona dimenticata,pietrosa ed ospitale solo agli uccelli e allo scoiattolo,che,furtivamente,ti ruba le noci e si rinserra nel cavo di un albero...!
Alle venti,nascosti nella penombra,che si stagliava dalle case,Melina e Pino sta- vano camminando sottobraccio,dopo aver lasciato da poco il nosocomio. La don -na aveva convinto il giovane a professarsi fidanzato della sorella Gina,così sa- rebbero riusciti a distogliere i sospetti su di loro,che avrebbero potuto continuare ad amarsi liberamente. A malincuore Pino accettò,perchè trattavasi di una ragaz -za di poco più di sedici anni!Lui sapeva che a quell’età la donna facilmente prende la cottarella e la sbandata...! A lungo andare sarebbe potuta diventare un problema! Melina gli fece capire che avrebbe potuta anche accontentarla, tanto,cosa ci avrebbe rimesso?Con tale pensiero e col fatto che le dite del giova -ne aveva fatto quasi corpo unico col braccio della donna,proseguirono verso luoghi remoti. La stretta rendeva felice Melina,perchè vedeva,in tale particolare, il vivo interesse,che il giovane aveva per lei. La pressione,che quelle ferree dita imprimevano al suo avambraccio,provocavano un certo dolore,che lei nemmeno avvertiva,tanto era il piacere di sentire il suo contatto,una parte del suo copro attaccata al suo. I battiti del suo cuore,impazzito di gioia e di piacere, offuscava-no tutto,anche la mente. Non il seno,che,vivo più che mai,impaziente,palpitava e attendeva il momento in cui non sarebbe stato più solo,ma appiccicato a quello di lui e anche se solo per brevi attimi. Camminarono,aggirando l’intera città per far trascorrere il tempo ed attendere quello propizio,con le tenebre della notte calante. E,quando nel cielo la luna incominciò a brillare,la luna incantatrice di cuori sensibili,da lontano le voci andavano man mano scemando o spegnendo-si,si confusero nel verde della campagna,che si apriva disponibile davanti a loro, ricca di profumi di ginestra,di tiglio,di acacia,di mirtillo e di mille altri odori,che, fragranti,si spandono nell’aria durante la più bella stagione dell’anno:la primave-ra,che i due amanti si adagiarono sulla soffice erbetta per profondersi in languidi e continui abbandoni. Lei fremeva ed ardeva sotto di lui e,dopo la prima batta-glia,allungati l’uno accanto dell’altra,poterono osservare che i pipistrelli avevano conquistato il cielo in una pace sepolcrale che aveva invaso l’universo. Le quieti luci si stagliavano in lontananza per dire:la moltitudine delle persone si sta ap-prestando al riposo quotidiano,anche se ci sarebbe stato senz’altro qualcuno che,per le molteplici ambasce del mondo che,copiose vengono elargite senza una causa giusta e richiesta,rimaneva vilipeso e lontano dal riposo naturale del corpo.
Lì,proprio sotto due grandi alberi secolari,due grosse querce,si erano distesi i due amanti,forse perchè esse riuscivano ad impedire,all’indiscreta luna,di osser- Pag.46 – vare i loro corpi denudati per sentirsi meglio negli incastri,che realizza-rono e,per evitare,sempre alla luna,semmai,di riferire,ciò di cui si è sempre gelo-si. Le due querce erano lì,appartate dal resto della vita,pronte a custodire gelo-samente il segreto di due cuori e di due corpi. Erano lì per distendere le proprie lunghe braccia a formare un’alcova,che consentisse l’uzzola di far gioire i due corpi,frementi e desiderosi solo di confondersi e di dimenticare,anche se soltan-to per un attimo,quanto di cattivo la vita suol offrire. Lì Melina e Pino si profusero in baci e carezze,distesi sulla soffice erbetta e tra un sospiro ed un oh! di pia-cere,le ore erano trascorse inesorabilmente e con esse i felici attimi della vita. Passarono alcune ore,durante le quali la donna si era sistemata come a casa propria,come se si fosse trovata sul suo letto maritale e lasciar poggiare al gio-vane la testa sul suo grembo. Il giovane,pur avendo gli occhi chiusi per godere meglio i felici attimi di piacere,non disdegnò di far correre le sue dita fra e in mezzo alle cosce di lei,che sembrò apprezzare quel tocco frenetico e impiccio-ne. La luna impicciona,indiscreta,attraverso i rami spogli,cercava di scorgere ciò,che nessun occhio umano avrebbe dovuto sapere e constatare e ciò che le fronde così bene erano riuscite a nascondere gelosamente. Le ore erano tras-corse,ma la passione,che li aveva portati in quel luogo,era ancora viva e si raf-forzò man mano che le dita di Elio s’intrufolarono fra le cosce di lei per finire, raggiungendo il prato erboso con grande soddisfazione di entrambi per aver finalmente raggiunto il bramato obiettivo. Gratta,gratta e,oltre alla passione,tutti gli organi preposti si eccitarono e perciò tornarono a far confondere i loro corpi, finendo l’uno sull’altra,dentro l'altra con quella parte,che lei tanto gradiva,deside -rava,bramava e che non si stancava mai di accogliere,di avere dentro di sè...! La passione era viva più che mai,sembrava inappagabile,perciò non seppero decidersi a tornare a casa,anche se lei era ospite di una famiglia amica! Da lon-tano,mentre si profondevano in sempre maggiori e continue effusioni,sentirono i rintocchi della mezzanotte e,come se si fossero svegliati allora da un sonno ristoratore,decisero che era giunta proprio l’ora di rientrare. Così,a malincuore,si rassettarono i vestiti,e presero la strada del ritorno...,verso la città,verso casa...!






Capitolo tredicesimo.
Pino col fratello e la sorella si adattarono facilmente nella nuova abitazione,an- che perchè le nuove amicizie,i nuovi coinquilini non c’erano mai. Dopo parecchi giorni trascorsi nel nuovo appartamento,ancora non erano riusciti a conoscere i Pag.47 - proprietari. Non sapevano ne chi fossero,cosa facessero e che faccia avessero,se di persone alla mano o di persone scostanti,dalle quali guardarsi e stare lontani per qualsiasi motivo. Non è che a loro interessasse sapere chi fos-sero,cosa facessero ma...,il galateo vuole che si sappia con chi si conviva! Dopo venne a sapere Elio che la padrona di casa,la signora Maria,in particolare,non era fra quelli,che sollecitano una certa stima,anzi...!Ogni membro di tale famiglia agiva per proprio conto,indipendente dagli altri,disinteressandosene in modo to-tale. Non si preoccupava di conoscere cosa facesse e come vivesse,di che la-voro si occupasse,non erano affari suoi...! La figlia usciva di casa senza nean-che salutare e rincasava a notte inoltrata e nessuno le chiedeva il perchè e il percome e dove la trascorresse e con chi e per fare cosa...! Pino,da buon ficca-naso,incominciò a chiedere in giro ai propri amici,incominciò ad informarsi. Ven -ne a sapere che si era data alla bella vita e che passava da un uomo ad un altro con una tale disinvoltura...,e che ciò le consentiva di comprarsi vestiti belli e costosi,senza esercitare alcuna attività redditizia,alcun lavoro! Ma,in realtà,un lavoro lo esercitava...! Infatti un giorno,mentre i due fratelli passeggiavano per il Corso,la loro sorella era uscita a fare la spesa con Melina,per caso captarono alcune frasi,che riguardavano le coinquiline madre e figlia. Appresero che le due donne facevano il mestiere della lucciola. Rimasero sorpresi,ma si guardarono in faccia,perplessi,come per chiedersi:cosa fare in un simile frangente. Non sarebbe stato il caso di rimanere in una casa...! Per Pino non c’erano problemi, desiderava stare in un appartamento da solo,per essere libero. Quanto udito capitò al momento opportuno. Colse la palla al balzo,decise di rimandare fratello e sorella al paese dai genitori,in attesa di trovare una nuova sistemazione, appena terminato il mese per la pigione già pagata. Perciò Gilda e Mauro parti-rono lo stesso pomeriggio per il paese,dove avrebbero potuto trascorrere, spen-sieratamente e felici,una ventina di giorni. Infatti andarono al paese per fare delle passeggiate per la campagna e cogliersi la frutta preferita e margiarla in santa pace:l'uva di ogni qualità,mele,pere,fichi,pesche,gelsi...,ormai maturi..!Alla stazione,a salutare i partenti,giunse anche Melina,che si fece promettere,in par- ticolar modo da Gilda,una visita al suo paese. Era il modo per potersi scambiare liberamente le visite,senza creare problemi e dicerie malevoli e maldicenze...! Appena il treno fu in movimento,Pino si fece promettere dalla donna che la futu-ra notte l’avrebbero trascorsa insieme. La donna fu felice,non trovò di meglio che dire di non essere possibile,”Sai,come faccio,cosa dico alla signora...!che scusa adduco per non essere nella casa,che mi ospita?” dove aveva già dormito per alcune notti. Allora il giovane,che non si perdeva mai di coraggio:”Ora,tu vai subito dalla tua amica e le dici che questa sera torni a casa tua. Devi tornarvi urgentemente per andare a prendere alcune cose,che ti servono qui,per tua figlia e che hai solo al paese. Lei non avrà la possibilità di sincerarsene e sco-prire,se ciò che le dirai sarà vero o falso. Le dici che,ormai,essendo buone le Pag.48 - condizioni di Nina,puoi lasciarla un’ora prima questa sera e che,doma- ni mattina per le otto sarai già tornata. Vedrai che lei non sospetterà di nulla, anche perchè sa benissimo che al paese,a casa,hai altri tre bambini e più piccoli di Nina...!”-“Non lo so se faccio bene o male! Io desidero ardentemente trascor-rere con te una lunga,lunghissima nottata,che non abbia a finire mai...! e che mi resta sempre come felicissimo e piacevolissimo ricordo...!” Alla risposta seguì u- na lunga pausa,durante la quale Melina si era perduta nel piacere di vedersi dis-tesa nel letto accanto a Pino,nuda e desiderare che quel momento con abbando -ni estasianti,era alla porta,e si concretizzava presto,che era a portata di mano ed andava realizzata. Dopo un poco aggiunse:”Ho solo paura che qualcuno ci veda e possa poi parlare...!Tu sai che a Campobasso ci sono moltissimi miei pa -esani...! Per giunta,alcuni sono anche tuoi amici e vecchi compagni di scuola!” -“Rassicurati. Mia cara,dove abito ora è difficilissimo che i tuoi paesani e miei amici li si possa incontrare. Ti prego,non avere remore e timori,rimani tranquilla e serena. Pensa solo a come sarà bello ed estasiante stare avvinti su di un letto in costume adamitico...! Solo questo deve stimolarti e farti stabilire che è neces-sario stare la prossima notte insieme. Poi,c’è da considerare che se torneremo a casa verso le ventuno,puoi essere più che certa di non incontrare nessuno per la strada,tanto meno i tuoi paesani,perchè la strada,a quell’ora,è già completa-mente vuota,deserta!”-“Va bene. Allora,questa sera,alla solita ora,mi vieni a prendere nei pressi del nosocomio. Io,intanto,vado a parlare con la signora e le dirò che questa sera non andrò a dormire da lei,perchè parto. Mi crederà senza mettere minimamente in dubbio la mia dichiarazione.”-“A questa sera ciao,un ba -cio e incomincia a godere il piacere di una nottata insieme...!”
Erano le venti e venti quando la chiave,ficcata nella toppa,fece sentire il suo clic e la porta si spalancò mostrando una cameretta fredda sia per i pochi mobili di cui era adorna e la mancanza di dovizia,che vi regnava e sia per il freddo,che aleggiava tutt'intorno. Era un ambiente da non far stare bene,ma da gelare le ossa e il sangue nelle vene...! In un angolo c’era un lettino,che serviva per le esigenze di riposo di Pino e a seguire un altro che serviva per il fratello Mauro e difronte un altro,che serviva alla sorella Gilda. Tutti e tre i lettini erano posti nella stessa camera. Sul tavolo,situato al centro della sala,alcuni libri e quaderni,che servivano al giovane per scrivervi poesie e liberi pensieri. Una fioca e scialba lampadina rischiarava l’ambiente,creando un’atmosfera gelida ed un'atmosfera abbastanza cupa. Tanto gelida da indurre Melina a dire:”Che gran freddo che fa in questa casa!” Fu questione di pochi minuti,la porta fu richiusa alle loro spalle, le imposte furono abbassate e i due corpi erano distesi sul letto e poi fra le len-zuola per assaporarsi nella forza della virilità e della passione struggente. Se prima la donna aveva avvertito un certo freddo,poco dopo sentì un calore...,che l’aveva surriscaldata tutta,non perchè fosse intervenuto il riscaldamento artificia-le,ma solo perchè il veloce movimento dei loro corpi,espressione della loro vita- Pag.49 - lità e il loro ripetuto contatto,avevano provveduto a dare all’ambiente ciò che mancava:il calore. Le lenzuola si erano appiccicate alle loro nude carni, mentre nel buio si udivano esclamazioni di piacere che si susseguivano ininter- rottamente. ”Oh...! Amore mio,che piacere! Non pensavo che fosse così bello e piacevole dormire accanto a te! Darei dieci anni della mia vita,i miei figli e tutto ciò che ho per vivere sempre con te. Felice,tanto felice così come lo sono que-sta notte! Forse,tu,non sei tanto felice,quanto lo sono io?Non ti trovi bene ac-canto a me?”-“Non dire sciocchezze. Lo sai benissimo,che sono felice quanto te. Se così non fosse,tu non saresti qui. Nessuno mi ha obbligato,sono io che ti ho voluta qui con me,nuda nel mio letto a fare l’amore liberamente con me. Su,baciami ancora,amami di nuovo. Sono sempre pronto e disponibile con te.”
Se il primo rapporto fu controllato,facendoli preoccupare delle conseguenze,du- rante l’intera notte,l’uzzola li aveva talmente invasi da indurli a concupire ripetu-tamente,copiosamente in modo felice e sereno e,senza fare alcuna attenzione alle conseguenze,che ci sarebbero potuto stare! Per essi il domani non contava, non esisteva,si bevevano e beavano dell’oggi,incuranti del fatto che il domani poteva riservare delle sorprese. E,come poteva esistere,se ancora non era an-cora sopraggiunto?! Eppoi,chi lo avrebbe potuto assicurare?Chi avrebbe potuto asserire,con matematica certezza,che il domani sarebbe giunto?L’idilliaca notte avrebbe potuto arricchire la casa di Melina di un altro pargoletto...! ed era quello il momento di preoccuparsene?Ciò di cui,in quei momenti ci si preoccupava,era di non lasciar passare troppo in fretta il tempo. Avevano bisogno di continuare ad appagarsi! Non potevano rimanere insoddisfatti. Specialmente ora che i loro corpi,con sempre maggiore desiderio e lena si cercavano,non potevano smette-re. Il domani poteva essere ciò che avrebbe voluto,per ora non li riguardava!
La notte cedette il proprio potere agli albori del nuovo giorno. I corpi non erano per niente paghi e stanchi. Gli occhi erano più vivi che mai,come se avessero go -duto del giusto riposo notturno,necessario a ridare forza e vigore al corpo,alle membra tutte. Al mattino l’uzzola era ancora più viva che mai sia in Pino che in Melina. Per far sì che per il momento la bramosia,temporaneamente,si mettesse a tacere,si calmasse,non rimaneva che prometterle di tornare a riappagarla la sera,a qualsiasi costo,anche se fossero intervenuti problemi e circostanze sfavo -revoli improvvisi!A quella esigenza,a quel desiderio nel massimo fulgore della passione,non esistono circostanze,che riescano e che sono idonee ad opporsi. Si lasciarono alle otto,lei andò in ospedale dalla figlia Nina e il giovane si recò in biblioteca per prendere il terzo volume della raccolta delle opere di Grazia Deledda. La scrittrice,che seppe rendere celebre la sua Sardegna. Isola,che,nei secoli,dai regnanti sabaudi,fu dimenticata perchè considerata luogo dove si do-veva soltanto prelevare senza mai alcunchè dare. Quella terra,ricca di dialetti, talmente diversi ed incomprensibili per i non addetti,e dove l’arretratezza è tale da consentirle di rimanere la regione più misera della nazione italiana è ricca di Pag.50 - un indescrivibile fascino...! Il fascino della genuinità.
Pino e Melina trascorsero ancora due notti insieme,prima che Nina fosse dimes- sa dal nosocomio. Quando l’operata guarì e tornò a casa,era ignara del fatto che aveva causato la malattia ad altre due persone e che,l’unica consolazione, che a loro restava,era la lettera,con la segreta speranza che potesse riuscire a lenire il desiderio e la necessità dell’uzzola,che era sempre più viva in loro. Purtroppo la lettera,non solo non leniva,non assopiva la loro ardente passione, ma l’ingigantiva,la rafforzava,facendola diventare sempre più vitale esigenza e necessaria per poter continuare ad andare avanti,a vivere e a star bene cn se stessi.






Capitolo quattordicesimo.
Melina era partita soltanto da poche ore e già Pino era in attesa di una sua lette- ra,che gli parlasse d’amore. Che gli rinnovasse la promessa d’amore della don-na che gli era entrata in tutte le sue viscere. Ora,che sapeva di non dover più in-contrare la donna,gli sembrò inutile la vita. Ora che non aveva più un appunta-mento con lei,gli sembrò che il mondo si fosse svuotato di colpo intorno a lui. Gli sembrò che la vita,come d’incanto,avesse perduto il suo effettivo significato,inte-resse. Gli sembrò che fosse diventata più inutile e vuota di quando non l’aves-se ancora incontrata. Soltanto la lettura dei classici della narrativa riusciva a portargli un poco di sollievo,dandogli la possibilità di estraniarsi dall’inutile e va-cua vita,che viveva o,riteneva di vivere. Altri,al suo posto,sarebbero stati felicissi -mi di poterla trascorrere in quel modo. Pino no,egli era sempre insoddisfatto, anche quando teneva il corpo di lei sotto al suo. E’ stato sempre inappagabile e insoddisfabile! Per lui la cosa migliore è stata sempre la nuova ricerca e le cose, che gli altri nemmeno avrebbero immaginato. Infatti ricordava quando,al paese, mentre i suoi coetanei giocavano a sporcarsi fra la nuda terra,egli,faceva buche per terra per poterci infilare scatoline ovali d’alluminio con l’intento di mandarle sulla luna,dove l’uomo,solo dopo qualche decennio,vi andò! Egli,da ragazzino, pensava di andarvi con scatoline di alluminio di forma ovale sospinte da un poco di gas,che scioglieva nell'acqua. L'involucro si librava nel vuoto per qualche me-tro e sarebbe stato impensabile che potesse raggiungere la luna...! La luna fu raggiunta con la stesso identico principio...!
Pino,rimasto solo,si consolò ripensando a certi momenti trascorsi con quella,che incominciò a ritenere la sua donna. Ricordò con molto piacere quando,sollecita-Pag.51 - to da Melina,che voleva si fidanzasse con la sorella Luciana,perchè co -sì avrebbero avuto la possibilità di frequentarsi con la massima tranquillità, senza suscitare malignità e pettegolezzi vari...!Sarebbe potuto andare a casa loro con la scusa di avere dei sentimenti per Luciana e finire col fare l’amore con lei,Melina. Così una sera fecero in modo che Luciana rimanesse ospite,per la notte,di Pino e Gilda. Intanto c’è da dire che Luciana s’era invaghita di Pino e il gioco non fu difficile. La sera,quando fu a casa del giovane,accettò di giocare a carte in cucina fino a quando non fossero sicuri che Gilda non si fosse addor-mentata. Verso le ventitrè,certi che la ragazza fosse in braccio a Morfeo,indistur -batamente si sono rifugiati nel retrocucina,e dopo che lei gli si buttò al collo, abbracciandolo e baciandolo,il giovane,dopo essersi preparato per evitare spia-cevoli conseguenze future,le sfilò le mutandine e,in un attimo consumarono il rapporto sessuale. Luciana,non solo mostrò infinito gradimento,ansimando e ge-mendo aggrappata,essendo stata infilata dal sesso di lui,a lui si strinse sempre di più,manifestando anche un a certa competenza. Luciana aveva appena supe-rato i sedici anni e Pino pensava di essere il suo primo uomo,invece...,la vergi-nità l’aveva persa da chissà quanto tempo addietro! Il giorno dopo lo riferì a Melina:”Sai,io non posso fidanzarmi con tua sorella perchè ieri sera abbiamo fat -to all’amore e ho trovato che lei la verginità...,neanche a parlarne...! Quindi,non posso fidanzarmi con una di sedici anni che conosce già molto bene l’uomo in ogni sua intima parte,mia cara!Perciò non parliamone più!”-“Allora ti faccio cono-scere mia cugina,che è una brava ragazza e ha diciannove anni. Tanto per te è la stessa cosa. Basta solo far credere agli altri che tu hai un certo altro rapporto familiare...,ad una certa relazione di parentela...,così potrai venire a casa senza destare sospetti in nessuno,neanche in mia madre e in mio padre...!” Così,nei giorni in cui Pino era solo a Campobasso,Grazia e Melina andarono a fargli visi-ta. Con una scusa banale,Melina lasciò la cugina da sola con il giovane,che, sol -lecitato,finì per fare anche a Grazia il piacere...,facendola godere così come aveva fatto con Melina e Luciana. Ricordava quando Grazia,come se si fosse trattato di una cosa normale,era finita nel suo letto,dopo una brevissima cono-scenza,e come se fossero stati vecchi spasimanti. Solo che Grazia era donna da marito e Pino era allergico al matrimonio...! Non poteva fidanzarsi con Gra-zia,che viveva in un paese di montagna e molto lontano da quello di Melina! Cose serie non rientravano nella sua concezione,per quanto riguardava il lega-me con una donna da marito!Per cui accampò delle giuste scuse,archiviando anche il preteso fidanzamento con lei. Aveva di che godere,anche se solo nei ri-cordi,in mancanza della realtà...! Per Melina le cose andavano ben diversamen-te. Tornata,che fu a casa,trovò la suocera,zia Maria,molto turbata,per non dire, molto arrabbiata e dispiaciuta. Era inviperita perchè,durante l’assenza della nuo-ra,l’amica Nella,gelosa di Pino,aveva insinuato tante malignità e cattiverie nel cervello della vecchia zia Maria. Le aveva detto:”Sai zia,a Campobasso c’è un Pag.52 - bellissimo giovane del quale Melina s’è innammorata ed ora che stan-no soli,fra loro...! Saranno diventati,certamente,amanti”.Continuò,”Mi hanno rac-contato che i due si sono incontrati più e più volte e che,vicino al giovane,nes-suna donna riesce a resistergli...! Quindi,anche Melina sarà finita fra le sue brac -cia e...!” Ha concluso il suo parlare con una malinconia unica e particolare che la vecchia Maria non capì che trattavasi di gelosia...!Il tempo,la noia,il non far niente dalla mattina alla sera,la gelosia,avevano dato la possibilità a Nella di cri-ticare,dopo aver fantasticato a ciò che avrebbe gradito fare lei col giovane,che aveva finito per rifiutarla e non ha voluto fare con lei!Perciò insinuò,malignamen-te,nella vecchia Maria,il tarlo del sospetto,continuando a dirle,incalzando sem-pre di più:”Sai,se tua nuora si è fermata a Campobasso tanti giorni,lo avrà fatto senz’altro per il giovane Pino e non perchè Nina ne avesse bisogno. Chissà quante volte si saranno incontrati,mentre tu sei stata qui!” La povera vecchia, dapprima pensò che si trattasse di uno scherzo,poi,siccome il martellamento è stato continuo,nel senso che ogni giorno l’andava a trovare,aggiungendo parti-colari su particolari,finchè zia Maria non finì per credere all’amica della nuora. La nonna Maria incominciò,dapprima a dispiacersi,a non dormire la notte,pen- sando al figlio,che non avrebbe meritato una cosa del genere e,timorosa che da un momento all’altro avrebbe potuto appurarlo,e ci sarebbero state tragedie in famiglia...!Poi incominciò a come potervi porre rimedio. Non poteva consentire nessuna tragedia,se non altro per quelle povere e innocenti creature dei quattro nipoti...!Melina,nel tornare al paese della suocera,trovò una tale situazione..., che,a persone senza alcuna colpa,è insostenibile,insopportabile. Lei,già esperta del mondo,tanto è vero che non era la prima volta che tradiva il marito,e,co- noscendo molto bene Nella,si recò subito dall’amica per mettere in chiaro alcuni aspetti del loro rapporto,che durava,ormai,da moltissimi anni...! Litigarono tutto un pomeriggio. Se ne dissero di cotte e di crude,di tutti i colori,rinfacciandosi i tanti favori,che si erano fatte...! “Ti ricordi cosa non ho fatto per te,per darti la possibilità d’intavolare un rapporto con Michele?Io ti ho aiutata,consentendoti, perfino d’incontrarlo a casa mia. La stessa cosa ho fatto per te con Luigi...!Quel- lo che avete fatto lo sai tu ed anche io.!Non ho mai rivelato nulla a nessuno e tu,invece,hai creato zizanie con mia suocera...!Perchè,questa è la tua bella rico- noscenza?Se continui con tale tuo atteggiamento,puoi stare più che sicura:se in avvenire avrai bisogno,io non ti aiuterò più. Non potrai più contare sul mio aiu- to,sulla mia complicità,cara Nella. Ora vado.”-“No,aspetta. Io non ho detto nul-la... E’ zia Maria,che è rimasta dispiaciuta dal fatto che siete state troppi giorni a Campobasso!”-“Ma tu,hai dimenticato che ha dovuto subire un intervento chi- rurgico?Prima le hanno dovuto fare una cura preventiva,per una forma di aller- gìa,e solo dopo,il chirurgo l’ha potuta operare.”-“Ma io...,questo non lo sapevo..., pensavo che tu,con Pino...!”-“Ma non hai pensato che Pino,se ci avesse tenuto a te,ti avrebbe cercata? Se non l’ha fatto,evidentemente,non sei il suo tipo.”-“Ma Pag.53 - è stato sempre molto gentile con me...!”-“Pino,io penso,che sia sempre gentile con tutti,indipendentemente dai sentimenti,che tu ritieni,di un certo inte-resse.”-“Va bene,scusami,facciamo pace e non se ne parli mai più. Io,poi,tengo Nicola,che mi sta dietro...Non è come Pino,che è molto particolare e non ha confronti con nessuno...!” Melina era riuscita a capovolgere la situazione,induce-ndo l’amica Nella a chiederle scusa,non solo,ma di andare a rabbonire zia Ma-ria,che chiese scusa alla nuora e tornò tutto l'ambiente familiare tranquillo e se-reno con la pace e la gioia di tutti. La pace era tornata in famiglia e Melina,an-che con l’appoggio dell’amica Nella,pensò di fare andare al paese della suoce-ra:Ripabottoni,il suo nuovo amante!La pace era tornata così bene da far accet-tare,successivamente,con tanta tranquillità e serenità le visite,che Pino,successi -vamente,le fece,proprio a Ripabottoni a casa di Zia Maria. Pino vi andò cn la tranquillità di questo mondo,con una tale naturalezza,come se gli fosse dovuto per una tradizione secolare...!Intanto la vecchia suocera,per giustificare la sua reazione alle sollecitazioni di Nella,aveva detto alla nuora:”Sai,io mi preoccupo molto delle critiche della gente. Non voglio che dicano: tale suocera.tale nuora! Tu sai che il figlio che ho avuto,tuo marito,l’ho avuto senza sposarmi,illegittima-mente...!”-“Non ti preoccupare mamma Maria. Quando conoscerai Pino,che è un bravissimo giovane,ti ricrederai. Sai,è stato molto gentile sia con Nina che con me e se non fosse stato per lui,che ci ha aiutate molto,avrei avuto grossi problemi...! E fu grazie a lui,che le giornate a Campobasso per Nina e per me non sono state tanto pesanti,insopportabili...! Mi ha aiutato ad andare a compra-re la frutta e,un giorno,quando mi si ruppe il tacco della scarpa,se non fosse stato per lui,non so come avrei potuto fare. Mi ha accompagnata dal calzola-io...!”-“Ora basta,non parliamone più e sarò felice di conoscerlo. Quando ti ci senti,digli che mi farà molto piacere se ci verrà a trovare e se resterà anche a pranzo con noi.”-“Appena lo sentirò,gli riferirò la tua proposta e vedrai che accet -terà. Ora ceniamo,che s’è fatto tardi.”







Capitolo quindicesimo.
Pino ignorava tutto quanto era accaduto fra Melina e Nella nel lontano paesello di Ripabottoni,dove la sua cara,da quando s’era sposata,viveva. Però,di tanto in tanto,se non molto spesso,andava a vivere al paese di nascita Pietracatella,do- ve erano ancora i suoi genitori,la sorella Luciana e il fratello,che,temporanea- Pag.54 - mente era in marina a fare il soldato di complemento,essendovi andato volontario,per sbarcare meglio il lunario!Il giorno dopo che Melina era tornata a Ripabottoni Fece arrivare a Pino una lunga ed appassionata lettera. Cosa che si verificò ogni giorno. In nessuna lettera aveva raccontato quanto le era accadu -to con Nella. Il giovane ignorava ogni cosa. Non immaginava che la loro relazio -ne aveva rischiato di essere interrotta,di dissolversi nel nulla a causa della ge-losia di Nella!Ogni giorno,verso le dieci,si fermava a leggere ed a rispondere alla lettera,che,immancabilmente,gli era stata recapitata dal portalettere. A volte vi aggiungeva delle romantiche poesiole. Fra le tante,che le inviò,se ne riporta una,una delle prime scrittale:”Melina! Tu sei quel fiore che nasce cresce e...,non vuol morire. Tu non morrai. La tua esistenza è eterna. Eterna dura in me ed implacabile mi porta. Sarai tu,mia unica compagna a condurmi in questo angusto andito, tu sola mi farai passare. Si. Sono incapace. La tua mano energica bollente di passione ha in sè quel fremito..., mi tiene stretta come la madre il suo bambino che ancora non pronunzia mamma! Hai ragione...! La vita vuole che si continua... se ci si ferma
S’appassisce e il fiore non è più così l’amore,o Melina!”
Forse la donna non capì bene l’ode,che il giovane le aveva dedicato,o forse per- chè volesse ancora sondare le intenzioni di lui,rispose che la lettera le era molto piaciuta “però,se non solo fosse scritta dal tuo pugno,ma...! suggerita dal tuo cuore verso di me,tutto sarebbe nel più bello. Come ti ho detto più volte,sono molto dura di cuore,mentre da qualche giorno in qua,tutto per me è cambiato. Sento i battiti del mio cuore non più normali. Penso a tante cose e,il pianto mi chiude la gola. Ho riletto più volte la poesia,mentre tutti dormivano. Ero sola, dedicata a te,ricordando i giorni più belli della mia vita,che ho trascorsi con te. Salutoni e baci,con affetto profondo Melina.”
Pino non leggeva le lettere,che gli giungevano,tanto per leggerle,ma cercava di scorgere in esse ciò che veramente contenessero,nel segreto pensiero,che la a- vevano indotta ad esprimersi in tal modo. Analizzava ogni parola,ogni virgola che lo portassero a scoprire il vero pensiero,l’autentico sentimento della donna. Cercava di appurare il suo vero stato d’animo e che cosa le stesse passando per la testa,mentre gli rispondeva. Se era solo un dovere rispondergli o perchè, realmente,sentiva un certo trasporto,la necessità di sentirsi vicina a lui. Se si trattava di un profondo amore o di una semplice infatuazione,momentanea,dei sensi,in mancanza di quanto la sua natura avesse bisogno:la presenza continua di un uomo idoneo a sollazzarla in ogni momento del giorno e della notte...! A tale scopo leggeva e rileggeva ciò che ogni mattina riceveva. Non passavano molte mattine che al posto della lettera si vedesse comparire davanti,in casa, quel corpo,che desiderava stringere sempre fra le braccia,per consentire al cor -po e allo spirito di trovare il giusto sollievo,rinfrancamento ed appagamento..., Pag.55 - oltre che rifocillante,facendosi penetrare sempre di più quegli aromi, che la sua pelle emanava e,farli,così confondere sempre di più con quelli di lui..!
Fu in una di tali apparizioni che la donna raggiunse il giovane,come al solito,tra- felata,con il fiato mozzato e molto preoccupata. Appena riuscì a riprendere fiato: “Ciao,amore” gli disse,“forse non possiamo più vederci...!” dopo essersi buttata fra le sue braccia energiche,vigorose,possenti! al petto di lui,che la attendeva con ansia ed impazienza. Pino,nel sentire tali parole,rimase interdetto,esterre-fatto,perplesso,non sapendo se dolersi,amareggiarsi o se pensare alle solite manfrine della donna,che,abitualmente faceva,per incastrare sempre di più il po-vero allocco uomo...!Intanto la prese fra le sue braccia e la baciò appassionata-mente,sia per farla calmare e sia per poter appagare meglio i propri bollenti istinti,che aveva dovuto reprimere nei giorni in cui non si erano visti. Dopo aver sollazzato a dovere i propri corpi in languidezze e profusioni amorose,lei si era, in un certo qual modo,calmata le chiese:”Dimmi,con calma,che cosa ti è acca-duto di nuovo. Dimmi,cosa è successo,che ti porta a simili affermazioni catastro-fiche? E’ morto qualcuno,che ti era molto caro?” Passò qualche minuto,che,per il giovane sembrò interminabile,prima che la donna parlasse e potesse parlare. Intanto aveva studiato le parole da usare per convincere il suo interlocutore della bontà della sua idea e sia perchè,ciò che stava per dire era frutto,soltanto, di una mente alquanto contorta. Raccontò che tre giorni prima,quando l’ultima volta era stata a Campobasso da lui,sul treno aveva incontrato una cugina del marito. Parlando fra di loro del più e del meno,aveva finito per usare frasi ironi-che. Da tali frasi ironiche aveva incominciato a fantasticare,a congetturare e pen -sare come creare le condizioni per poter liberamente avere rapporti col giova-ne senza che nessuno avesse potuto pensare a cose cattive nei suoi confronti di donna sposata che viveva sola con il marito all’estero!Dopo lungo riflettere e pensare,era giunta alla conclusione,che espresse in detti termini:”Con mia sorel-la non puoi fidanzarti,perchè...!Allora,ho pensato che,mia cugina Grazia,che sarà nostra ospite fra qualche giorno,potresti chiederle di voler iniziare una rela-zione con lei. Così tu,con la scusa di doverla conoscere,vieni a stare da noi per qualche giorno a Pietracatella,così da cosa verrebbe a nascere cosa. Che ne di-ci?”-“Si può tentare. Ma,dimmi,tua cugina quanti anni ha?Dove vive,cosa fa?Il padre dove sta,cosa fa?”-“Non ti devi preoccupare,perchè essi vivono in un pic-colo paese dell’alto Molise. Il padre,cioè,mio zio,fa il geometra in provincia di Padova. Qui non ci sta,ci sta molto raramente. Mia cugina è una bella ragazza e,quando la vedrai,finirai per essere d’accordo con me.”-“Quando dovrei venire a conoscerla?”-“Anche domani,se ti va”-“Va bene,domani verrò a Pietracatella, però tu aspettami,fatti trovare,con una scusa qualsiasi,alla corriera...,così sarà tutto più semplice!”-“Ti aspetterò con Grazia,così farete subito conoscenza e amicizia,e...!” Trascorsero,come al solito,le ore disponibili,avvinti in amplessi fre-netici sul suo lettino. All’ora consueta si lasciarono. Lei dovette ritornare alla sua Pag.56 - abitazione,alla sua famiglia per i doveri coniugali e di madre.Pino, rima -sto solo,consumò parecchie ore a pensare a ciò che sarebbe accaduto l’indo-mani a Pietracatella con la nuova amica...! Intanto non potè fare a meno di pen-sare:Allora non siamo solo noi uomini,che cerchiamo nuovi incontri per fare ses-so,anche le donne...!Vedremo come andrà a finire!Cercherò di fare il mio dovere anche con lei,in ogni senso e in ogni modo...! Non posso fare cattive figure...!Devo,a tutti i costi tenere alto il buon nome dell'uomo disponibile e pronto in ogni momento e per ogni donna desiderosa e necessitante. Con tali pensieri e deci-sione,l’indomani,come d’intesa,andò al paese di Melina,e,ad attenderlo alla cor-riera trovò le due cugine:Melina e Grazia e,con loro,in frenetica attesa,anche Luciana,che non nascose mai il suo interesse per Pino. Dopo le presentazioni Pi -no fu invitato a casa per poter conoscere i genitori delle due sorelle,di Melina e Luciana. Rimase a pranzo da loro e nei tre giorni,che seguirono,potè sollazzarsi tranquillamente con Melina a casa dell’amica Carmela,anche lei senza marito e che faceva prestazioni a pagamento. Pino non sapeva nulla,ma,nel caso,non lo avrebbe interessato più di tanto e,anche se Carmela avesse due figli senza essere convolata a giuste nozze,non sarebbero stati affari suoi. Lui era lì per godere e sollazzarsi con Melina...!e non per appurare i fatti degli altri...!
Dopo tre giorni di permanenza a Pietracatella decise di tornare a Campobasso seguito dalle cugine:Melina e Grazia,con tanta,tanta gelosia di Luciana,che avre -bbe voluto avere ancora rapporti sessuali anche lei col giovane Pino. Infatti cer-cò d’insediarlo in continuazione,circuendolo in tutti i modi per riuscire a concu-pire nuovamente con lui nei tre giorni in cui fu loro ospite. Pino fu molto attento ad evitare di avere il ben che minimo incontro solitario con lei...!Evitò in tutti i modi di rimanere solo con lei,prevenendo ed evitando le attenzioni di Luciana.
A Campobasso trascorsero un’intera giornata insieme. Melina alle diciassette do -vette riprendere il treno per il suo paese,mentre Grazia doveva attendere le ven -ti per raggiungere il suo paesello nell’alto Molise. Allora Pino,sollecitato dalla stessa ragazza,ne approfittò per far conoscere anche a lei le meraviglie,le bel-lezze e i grandi piaceri dei rapporti interpersonali. Grazia fu felicissima,rimanen-do quanto mai appagata e certa di aver trovato un fidanzato,con il quale estrin-secare la propria passione e sessualità. Anche lei era alla sua prima esperien-za,ma non disdegnò e non si risparmiò per esprimere tutta la sua energia,volut-tà e sessualità. Al primo bacio,che con Pino aveva avuto la possibilità di scambiarsi,si attaccò e avidamente si avvinghiò al corpo del giovane,che non potè fare a meno di portare i due corpi al costume adamitico per far confondere i reciproci profumi e sentire meglio gli aneliti dei propri corpi. Alla penetrazione Grazia gemette di piacere,non manifestando alcuna remora,ma felice di poterlo, finalmente,fare!Quasi da autentica esperta e scafata donna...,meglio non poteva comportarsi. Se una persona non è cattiva d’animo,come può rifiutare di dare pace al copro,che anela,che soffre se non sente dentro di sé quella parte per la Pag.57 - quale vive e soffre se non riesce ad averla?Pino,per più di una volta la soddisfece,facendola ripartire paga,felice e soddisfatta di essere riuscita a realiz -zare ciò che da molto tempo anelava,bramava e che non era mai riuscita a rea-lizzare!Ma,come si diceva in precedenza,Pino,essendo allergico al matrimo-nio...!si dimenticò di Grazia,come se avesse fatto un piacere alla ragazza,pene-trandola...!Perciò,quando Grazia fu ripartita,lasciando appagato e soddisfatto il giovane,che si diede subito a pensare e a ricordare quanto aveva fatto al paese di Melina e quanto avesse Luciana tentato di finire nel suo letto e fra le sue brac -cia,e quanto sia stato costretto a lottare per evitarlo...!Ma,che felici e fugaci ab-bandoni con Melina sul letto dell’amica Carmela...!In momenti di pausa gli rac-contò:”Sai,Nella ha continuato ad insinuare con mia suocera,non solo,ma anche con la mia paesana Giuditta,per cercare di convincere Lina,la fidanzata di mio fratello,a lasciarlo perchè io ho la colpa di essere molto libera e che vado di qua e di là,pur avendo il marito all’estero...!Perciò non posso venire più tanto spesso,se non voglio che il tutto,la nostra relazione arrivi alle orecchie di mio ma -rito...!Invece,se tu avessi fatto amicizia con mia sorella...e,se ti fosse piaciuta..., ti ci saresti potuto fidanzare...,le cose sarebbero cambiate. Ora potremmo stare sempre vicini,senza il minimo sospetto,perchè saremmo cognati...,e vai a vede-re con chi faresti l’amore...!Se solo con mia sorella o,anche,e soprattutto con me!Saremmo cognati e il mio maritino non ci farebbe caso se stessimo sempre insieme. Io potrei essere felice,felicissima con te,con il mio amore...!”-“Ma ora,mi hai presentato tua cugina,perchè,con tua sorella...,te ne ho parlato,non potevo, ha avuto altre esperienze sessuali e ha solo poco più di sedici anni...!Dimmi,la fidanzata di tuo fratello non è quella che mi hai presentato in Piazza,vicino al fruttivendolo?”-“Si è lei,Lina. E’ diplomata maestra,ma ancora non vince il con-corso per poter insegnare. L’hai vista,ti piace?Non è una bella ragazza?” Lina, ancora giovanissima,di una ventina d’anni,possedeva un bel corpo,che andava scoperto ed essere ammirato,oltre che accarezzato,gustato e goduto...!Era, come si suol dire,molto stimolante e facilmente desiderata.
Alle esternazioni della donna seguì una lunga pausa,forse,anche per gustare i baci,che fino a poco prima l’avevano sommersa e ripagata da quelle fasulle pre- occupazioni,con profondi sospiri come in attesa di una risposta,che Pino le avre- bbe dovuto dare per tranquillizzarla,ma che non ci fu. Era stato tutto chiarito!
Si,per farti contenta ho accettato di conoscere tua cugina. Abbiamo fatto amici- zia e prima di conoscerla bene,di conoscerci a dovere,come si fa a dire:fidan- ziamoci?Queste cose hanno bisogno di tempo,hanno bisogno di un certo iter per poter essere concretizzate. Ricordi,per quanto riguarda tua sorella Luciana, io avevo ottime intenzioni...,ma se lei,alla sua età,ha già uomini con i quali ha avuto ed ha rapporti sessuali,che faccio,da subito,la parte del cornuto?Se fosse stata ancora vergine,le cose sarebbero potute anche andare...!Sai,quando per una donna l’uomo è il primo a possederla,ci resta un certo legame particolare...! Pag.58 - Così no,mia cara,perchè lei tale esperienza l’ha già fatta e in modo completo. Ora proviamo con Grazia e dopo si vedrà.”-“Hai ragione. Stavo facen-do solo delle considerazioni per poterci vedere con la massima tranquillità,e me
tterci nelle condizioni di riuscire a non destare sospetti. Ti devo dire che i miei genitori sono stati molto felici di conoscerti e mi hanno sollecitata a farti venire spesso a trovarci. Questo fatto mi ha resa molto felice.”-“Vedi,che non è poi tan-to problematico il poterci vedere,anche a casa tua?Per me resta solo il proble-ma di Luciana,che,mi sono accorto,è pazzamente innammorata di me e,a casa tua,ha cercato molte volte di sorprendermi per avere un rapporto sessuale con me e insieme finire avvinti nel vostro letto.” Passò del tempo senza che ritornas-sero sull’argomento,forse perchè impegnati nel palparsi,accarezzarsi,gustarsi ed apprezzare i benefici,che i due corpi erano in grado di darsi reciprocamente in languidi amplessi! Infatti,appena giunti nella stanza,messa a disposizione,ab-bracciandosi,si sono adagiati sul letto dove il giovane le ha,dapprima accarez-zato i capelli,poi baciato sulla fronte,poi nelle orecchie,poi sul naso ed infine sulla bocca,fino a farle mancare il respiro. Baciandola,le ha sbottonato la cami-cetta,poi il reggiseno,continuando a denudare le altre parti del corpo,accarezza-ndo e ciucciando i suoi capezzoli. La mano calda ha scorso lungo la sua schie-na per sollecitarla al brivido della passione. Lei,fremente sempre di più,consentì al giovane di proseguire,affinchè le togliesse la gonna e con calma le mutan-dine,oltre ad averle sfilato le calze e la sottoveste. Appena scoperto il suo prato erboso,potè notare che ogni cellula del suo corpo era in fibrillazione e nella spa -smodica attesa di essere,finalmente,penetrata e finire in estasi. Il giovane ave- va capito benissimo l'esigenza della sua Melina,perciò doveva prepararla,come se ce ne fosse stato bisogno...!prima di denudarla tutta,l’aveva tastata tutta. E,quando le nudità furono toccate e penetrate,la donna ha solo pensato a mugolare,e,mugolando,mugolando di piacere come una cagna in calore,in effu-sioni di gusto e piacere indescrivibile ,ha finito per dare a se e al suo uomo,il massimo piacere. In tal modo il tiranno tempo passò con troppa fretta,facendo giungere inaspettato,indesiderato,il momento in cui l’amica le aveva concesso. Rivestitisi,sono tornati per le strade del suo paesello,felici e paghi,oltre che soddisfatti di essersi penetrati,anche se non a sazietà,dato il poco tempo che Carmela aveva loro concesso...!






Capitolo sedicesimo.
Mentre la donna stava godendo di nuovo,con la fantasia,i piaceri goduti a Cam- Pag.59 - pobasso nella casa di Pino e il proprio futuro col giovane amante,il con -trollore gridò il nome della stazione del suo paesello. In fretta fu costretta ad abbandonare i suoi fantasiosi pensieri,per precipitarsi,in compagnia dell’amica,a discendere dal treno,prima che si potesse rimettere in corsa. Fecero appena in tempo a spostarsi sul marciapiedi che il treno,sbuffando,riprese il suo viaggio verso Termoli,dove avrebbe concluso il suo percorso. Baldanzoso attraversava scoscese rocciose e,in molti punti,franose. Partiva da Campobasso e solo dopo circa dieci minuti effettuava una fermata a Ripalimosani,simpatico comune a po-ca distanza dal capoluogo,poi si fermava alla stazione di Montagano,poi a quel-la di Campodipietra,poi a quella di Campolieto,che vuol significare,dal latino, campo della morte,poi seguiva la stazione di Sant’Elia a Pianisi-Ripabottoni,poi vi era quella di Bonefro-Santa Croce di Magliano,poi quella del comune di Casa-calenda,poi seguiva Larino,Piano di Larino,Guglionesi per fermarsi a Termoli do -po essere passato nelle vicinanze dell’invaso del Biferno e lo zuccherificio del basso Molise che si estende nella piana di Larino con industrie di conservificio di pomodori e di vino. Fino a Larino la strada è abbastanza impervia con vege-tazione ricca di querceti per poi affacciarsi al mare con vegetazione scarsa,ma, dove l’agricoltura è più fiorente. Data la natura del suolo,il treno procedeva sem-pre stancamente,come il peso degli anni fosse molto gravoso,dimenticando che solo lì i potenti guerrieri romani furono sconfitti da quegli uomini rudi e forti di amore e di coraggio che si chiamavano sanniti con sangue forte e gentile!
Melina,preso con eccessiva fretta la sua borsa,dimenticò di non essere sola e ratta,come un fulmine,entrò e prese posto sulla corriera,che unisce la stazione ferroviaria al suo paesello,sia Ripabottoni che Pietracatella,dimentica di tutto e di tutti,sospirava con angoscia,pensando al suo solitario letto,che se ne stava nella sua abitazione,mentre lei era così affranta,doveva rimanere accovacciata su di un misero sedile di una sgangherata corriera di tempi,ormai andati da pa-recchio,,.!
Accovacciata,con la borsa sulle ginocchia,la donna rimase tranquilla fino a quan -do non si trovò nei pressi della propria abitazione. La fermata della corriera era proprio davanti casa sua...!Il suo animo,il suo corpo,desideroso e bisognoso di riposo,sicuro di non avere altre preoccupazioni,si pose all’assopimento dei sen-si. Raggiunto casa,immediatamente si buttò sul letto,raggiungendo subito il re-gno di Morfeo. Nel sonno,anche se breve,Melina rivide tutta la sua vita passa -ta,la sua passata esistenza. Sin da bambina si era data alla vita passionale. La passione l’aveva travolta prima ancora che se ne fosse resa conto. Sin da bam- bina,dalla tenera età aveva sentito uno stimolo nel suo intimo,un pizzicore co-cente...,un’irrefrenabile attrazione,che la scuoteva e la portava fra le braccia del-l’altro sesso,dell’uomo. Se da bambina ha sentito tale trasporto,andando avanti nel tempo,l’esigenza è andata sempre più aumentando,fino a portarla all’impel-lenza,a una necessità vitale,senza la quale non sarebbe stato possibile vivere!Pag.60 - Stava bene solo facendo sesso e in modo ripetuto,altrimenti incorreva in problemi esistenziali molto seri...,che la faceva stare molto male...!
Aveva soltanto dieci anni quando,stando a giocare con un vicino di casa,di no- me Nicolino,scherzando,o giocando,a mamma e babbo,finì per ricevere il suo primo bacio d’amore,la prima penetrazione,il primo appagamento al suo natura- le pizzicore,che ora la portava a finire fra molteplici braccia e sotto a molteplici corpi maschili,fremendo di passione. Fra le braccia di Morfeo rivide quel giorno, un bellissimo giorno d’estate,nel giardino retrostante la sua abitazione,quando Nicolino,prima la fece sedere,poi l’abbracciò e baciò. Baciandosi e stando ab- bracciati stretti,stretti,finirono per ruzzolare a terra. La caduta non li fece stacca-re ma finì per farli stare ancor più avvinti,l’uno all’altra. E,senza che se ne ren-desse conto,finirono,dopo solleciti preparativi,al bacio passionale e alla penetra-zione,dopo che lui le ebbe alzata la gonnina e tiratele giù le mutandine...!Le fece provare,per la prima volta i piaceri della vita fra un uomo e una donna...!Quel giorno non aveva gridato,non aveva emesso nessun gemito,forse per non attira-re l’attenzione della madre e dei vicini...,ma,in un attimo,come in un sogno, aveva dato e perduto tutto ciò che di buono e che gelosamente una donna do-vrebbe custodire per l’uomo,che sceglie per la sua vita...!
Da quel giorno,da quel fatidico giorno,non si rese conto se per vergogna o per paura,evitò d’incontrarsi e di rimanere da sola con Nicolino. Forse lo spirito di auto critica o di autodifesa,la portò a trascorrere i giorni successivi in modo infan -tile,aiutando la mamma nei lavori domestici. Evitò di pensare a ciò che aveva fatto,non normale alla sua età!Da quel giorno non ebbe più la possibilità di esse- re a contatto con qualche suo coetaneo. Forse la madre si era accorta di qual-cosa e,per evitare che in quei giochetti potesse rimanere incinta da bambina,ha cercato d’isolarla,preservandole il contatto con uno di sesso opposto. Conse- guentemente,per una reazione psicologica,non s’innammorò più di nessun uo- mo. Nessun uomo riuscì a stimolarla,ma solo erano riusciti a portarla in quella condizione dove soltanto si riesce ad appagare la reciproca passione e voluttà. Perciò,col passare del tempo e degli anni,si sentì sfiduciata,avvilita e terribilmen -te sola. La solitudine la portava,con la speranza di riuscire a riempire la sua vuo -ta esistenza,fra le braccia del primo uomo,che le potesse capitare! Fu tale con- dizione che la portò a bramare,a desiderare ardentemente l’amore di un giova-ne,di un qualsiasi uomo. Ormai aveva raggiunto i suoi quindici anni di età. Si sentiva vecchia,inutile,non potendo sottostare,ripetutamente,a un uomo,che la facesse gemere di piacere. Perciò,spinta anche dai suoi,si aggrappò al primo arboscello,che le capitò a portata di mano. Ecco che un giorno,in una domenica di agosto,mentre si recava in chiesa tutta sola,incontrò un’amica che le dice: ”Ciao Melina,come stai?Da molti giorni che non ti vedo,che fai?Stai sempre in casa?” sollecitandola alle confidenze. Al che le risponde:”Veramente,non so do-ve andare,ecco perchè esco poco...!” e l’amica di rimando,”A proposito,lo sai Pag.61 - che questa sera si balla a casa mia?Mi farebbe molto piacere se tu venissi. Dai,vieni. Se occorre,lo vengo a chiedere anche a tua madre,se ti fa pia -cere di venire!” Melina rimase un poco in silenzio. Non rispose nulla all’amica, nè sì e nè no. Era indecisa se accettare o meno. Era sicura che se avesse accettato non si sarebbe divertita. Non accettando,sarebbe dovuta rimanere in casa nella sua solitudine...,aiutando la madre nei lavori domestici...!dopo qual-che attimo di esitazione,in un impeto si risolse e rispose:”Vengo,si vengo. Ora usciamo dalla chiesa,perchè devi venire a casa a chiederlo a mamma. Sono si-cura che mi manderà e che mi consentirà di venire...,però è più giusto dirlo a lei. Poi,dimmi,chi c’è al ballo?Ci sono bei ragazzi?” L’amica,sollecitata,incominciò a fare l’elenco delle persone,che avrebbero partecipato. Melina,fra esse non trovò nessuno che le fosse sgradito o che le fosse nemico e perciò fu contenta di ave -re accettato. Fra esse conosceva tutti,solo un ragazzo non conosceva e che diventerà suo marito,perchè la corteggiò fino allo spasimo. Dato i suoi prece-denti,fu indotta dalla madre,alla fine,ad accettare di sposarsi,perchè l'uomo era ritenuto un bravissimo giovine,anche se non avesse un padre naturale...!
La giornata la trascorsero pensando alla serata,a quando si sarebbero incontra- te con le coetanee e,spensieratamente,si sarebbero effuse in danze piacevoli con altrettanti giovani aitanti ed interessanti. Intanto c’è da mettere in risalto il fat -to che la casa di Melina si trovava nella parte alta del paese di Pietracatella e non troppo distante dalla chiesa,per cui terminata la funzione,le due ragazze,le due signorinelle,si sono recate dalla signora Tina per chiederle il consenso a che Melina,la sera,potesse partecipare al ballo,che Gina stava organizzando. La ragazza fremeva,in attesa di avere la risposta,il consenso,che la interessava. Poi c’è da dire che Gina,alquanto sfrontata e al limite della decenza,non ci pen-sò proprio ad una sconfitta. Era troppo sicura e piena di sè,era convinta di riu-scire a convincere la signora Tina con molta facilità,perciò rincuorò in tutti i modi l’amica,garantendole il successo.“Non preoccuparti,vedrai che tua madre ti la-scerà venire e ci divertiremo moltissimo. Poi,se appena glielo chiederò e mi risponderà negativamente,vedrai,saprò convincerla a farti venire,sai che sono brava a sollecitare tua madre. Su,non preoccuparti,vedrai che questa sera sarai fra noi e ci divertiremo un mondo,tutti insieme,come non siamo riuscite mai!” Smise di parlare di colpo,perchè,sull’uscio di casa apparve la signora Tina, ancora molto giovane,di circa trent’anni. Anche lei era tutta protesa a quella che è la vita passionale di una donna bella,focosa e piena di vita,corteggiatissima da qualsiasi uomo,che avesse avuto la fortuna di conoscere...! Lei aveva avuto ec-cessiva fortuna nei suoi molteplici amori. Da essi era riuscita ad avere sempre maggiore vigoria e gioia. Le avevano dato la possibilità di conoscere la vera esistenza del piacere in tutte le sue sfaccettature,finendo per ricevere la nomea della vera,grande intenditrice...! Quella donna,che viveva dell’uomo e per l’uo-mo,era lì,eretta,in mezzo alla porta di casa in attesa che Melina potesse varcare Pag.62 - l’uscio e tornare a posare le sue stanche membra in una sedia in casa, dove tante attività domestiche l’attendevano. Intanto,guardava la figlia con oc-chio compiaciuto. Era felice che la figlia fosse la più lodata e contesa del paese sia per la sua bellezza che per le sue capacità domestiche. Su di lei aveva fatto dei progetti per il futuro. Un futuro,che lei desiderava ed accarezzava con gioia, certa che le avrebbe dato molte soddisfazioni. Giammai avrebbe pensato che i suoi programmi avrebbero finito per distruggere la vita della figlia! Le due ragaz-ze,con molta fretta,di corsa,salirono i pochi gradini,che le dividevano dalla signora Tina,salutandola,varcarono l’uscio di casa. La furbacchiona di Gina,per non avere un rifiuto,incominciò a fare le sue solite moine,ad usare un tono ca-rezzevole ed accattivante da gattina innammorata che fa le fusa al maschio, pronto a saltarle addosso. “Buon giorno signora Tina,come state?Per come vi vedo,sono sicura che state benissimo. Si vede dalla vostra faccia che siete sempre più bella e più giovane che mai! Stavate aspettando Melina?Scommetto che avete sempre paura che ve la rubano! Le ragazze belle preoccupano le mamme!”-“Ti piace sempre di scherzare,eh Gina?” rispose la donna. Gina rima-se,quasi attonita,non si aspettava una risposta del genere. Non sapendo come incominciare per chiedere il permesso per il ballo,rimase un pochino in silenzio. Melina,facendo finta di cambiarsi d’abito,si pose in ascolto,palpitante e smanio-sa per la risposta,che avrebbe dato la madre. All’improvviso,come il fiume in piena rompe gli argini,travolgendo tutto ciò che incontra,così Gina,in un guizzo istantaneo,senza riprendere fiato e senza preamboli,crudamente disse alla ma-dre dell'amica:”Signora,vorrei chiedervi un favore:se permettete che Melina venga,oggi pomeriggio,a ballare a casa mia. Festeggiamo il mio compleanno. Non dovete preoccuparvi,perchè siamo tutte ragazze,brave ragazze e,non ci sono uomini...!Ce la fate venire?Su,non dite di no. Dai,datele il permesso. Fate-lo per me e vi sarò molto grata.” Tina non aveva risposto niente,era rimasta ritta, in piedi ad ascoltare il fiume di parole,dette dalla ragazza,senza respirare. Notando il volto pallido di Gina,per lo sforzo compiuto nel fare la richiesta,era rimasta,sorridente e divertita a guardarla. La ragazza,rinfrancatasi alquanto, incalzò:”Allora ce la fate venire,vero signora?”-“Si,ci viene. Può venirci anche lei a ballare con voi. Può,una volta tanto,anche lei divertirsi” Così,anche lei potè tornare con il pensiero ai suoi anni verdi,quando si riuniva con le sue amiche a ballare e divertirsi serena e felice,spensierata nella pienezza della sua giovi-nezza,quando s’avvinghiava ai giovani per sentire ed avvertire la loro masco-linità...! Ancora oggi non avrebbe disdegnato quei contatti,che la rendevano più viva e sensibile alla vita gratificata...!
Gina,soddisfatta,ringraziò,dopo aver dato l’orario d’inizio della festa e,salutata l’amica e la signora Tina,tornò via per recarsi a casa propria per il pranzo ed i preparativi della festa del pomeriggio.

Pag.63 Capitolo diciassettesimo
Melina,dal momento in cui se n’era andata l’amica,non ha fatto altro che pensa- re al pomeriggio,a quando sarebbe andata a ballare. All’uopo incominciò a pro- varsi i vestiti,per decidere quali avrebbe potuto indossare. Volle rendersi conto su quali sarebbero stati più conveniente soffermarsi,perchè adatti alla circostan- za,quali le andavano meglio e quali le avrebbero dato maggiore possibilità di fa- re colpo sui maschietti presenti. Per l’occasione lo specchio diventò il migliore amico e lo abbandonò solo quando non fu chiamata dalla madre per consumare il pranzo. Fu costretta ad interrompere la scelta,perchè chiamata per il pranzo. Appena terminato il pranzo,potè ricominciare,dopo avere riordinato la cucina in tutta fretta,e tornare a pensare al proprio adorno per il ballo del pomeriggio. Dopo avere scelto con cura il vestito,che indossò,si pettinò con cura meticolosa, tanto che,quando giunse alla festa,potè notare il grande interesse,che avesse suscitato nei presenti!Ebbe complimenti da tutti per essere la più bella,anche se vestita poveramente!Divenne subito il centro dell’attenzione da parte di tutti i maschietti presenti. Anche la madre,prima che uscisse alle diciassette,la osser-vò ammirata e contenta di avere una bella figlia,che sapeva acconciarsi...!
Melina,il breve tratto di strada,che la separava dalla casa dell’amica,lo percorse quasi di corsa e con la testa in fiamme e le sembrò incredibilmente lungo,inter- minabile il tragitto. La sua tenera età la portava facilmente a sognare un uomo bellissimo che si sarebbe innammorato di lei e che le avrebbe offerto una vita principesca,da fiaba. Vedeva il suo principe azzurro scendere dalle alte monta- gne,cavalcando un cavallo bianco come la neve e veloce come il vento. Era estasiata per il suo sogno,che la inebriava e la portava a dimenticare il suo pri-mo contatto avuto con l’uomo ancor prima della pubertà. Il fatto in se stesso le bruciava dentro,la consumava,ma...,non poteva tornare indietro. L’aveva fatto nell’incoscienza di chi non sa,ma subisce...!Dopo pochi passi fu a casa di Gina. Già dalla strada aveva avvertito l’aria di festa,che vi regnava. La musica perva-deva il circondario,rendendo brioso l’isolato. La casa le apparve animatissima, armoniosa,pervasa da ingenua felicità e spensieratezza. La spensieratezza del-la prima giovinezza,che da sola rende quella indescrivibile potenza,che dà la gioia di vivere e di essere su questo mondo. Le risate seguivano alle grida fe-stose e viceversa,senza che creasse un’atmosfera spiacevole e irritante,che,a volte,per intrighi di gelosia puerile,crea e ingigantisce. Era un’atmosfera idilliaca, paradisiaca da sogno!Melina,con passo sicuro,attraversò l’uscio e si trovò faccia a faccia con l’amica,che,vedendola arrivare,le andò incontro. Entrando nella sala dove gli altri erano a ballare,“Amici”,disse a voce alta in modo che tutti la udissero,“vi presento la mia più cara amica,Melina,che è la mia amica del cuo-re.” La musica venne interrotta e tutti le si posero intorno per prepararla alla festa. La ragazza stava sempre rinchiusa nella propria casa,specialmente da quel fatidico giorno in cui fu deflorata immaturamente...! per cui quel giorno tra-Pag.64 – scorse,con i suoi coetanei,diverse ore di allegria. Ballò,si divertì un mondo,anche se,o forse,soprattutto per ciò,per il fatto che ebbe a ballare quasi sempre con un simpatico giovanottino. Fece con lui coppia fissa. Con Luigi,così si chiamava il giovane,si divertì moltissimo,tanto che per lei le ore passarono co-me fuggevolissimi attimi. Fu una serata di sollazzo pieno,completo,che riuscì ad imprimere nell’animo e nella vita dell’adolescente Melina nuovi sentimenti,since-ri e puri. Sentimenti,che finirono per tenerla sconvolta per diversi anni. La felicis-sima serata passò fulminea,ma lasciò in uno stato di sospensione un’anima,un corpo che inizieranno a struggersi,invano. Da quel giorno Melina incominciò ad amare teneramente e con tenacia,a seguire con passione il volto e il corpo del giovane,che l’aveva tenuta stretta a sè nel ballo e che l’aveva fatta sentire viva, eccitandola tutta,elettrizzandola,avendo,durante il ballo,avvertito al suo corpo il maschio...!.Il suo unico pensiero e preoccupazione divenne il poter rivedere e rimanere vicino al suo nuovo amico. Di lui ricordava i begli occhioni neri,corpu-scoli,che sono lo specchio dell’anima e che sono riusciti a sconvolgerla,toglien-dole la pace,il sonno e la tranquillità. Incominciò a sentire imperioso lo stimolo sessuale,perciò non desiderò altro che finire fra le braccia di Luigi per accarez- zare e farsi accarezzare dappertutto,specialmente nelle parti intime,che ora, accarezzarsi da sola,non le dava più lo stesso piacere ed appagamento. Anche se qualche anno addietro era stata penetrata una sola volta,sapeva benissimo come si facesse e quale piacere provocasse e quale estasi...,quale nutrimento e forza fosse riuscito a dare al suo corpo voglioso!La notte,quando stava nel suo letto da sola,nel silenzio e tranquillità,lontana da occhi ed orecchie indiscrete, poteva e si toccava. Si accarezzava prima il seno,che incominciava ad essere prosperoso,ad inturgidirsi,sfregandosi nei capezzoli,che sempre più s’irrigidiva- no fino a sentirli quasi scoppiare. Poi,prima con molta delicatezza,lentamente e infine,con sempre maggiore bramosia,scendeva ad accarezzarsi l’ombelico,che lo sentiva scuotersi come il cratere del vulcano,quando si sta preparando ad eruttare lava,fiamma e lapilli a chilometri di distanza...!Poi,con frenesia,prima con una mano e poi con entrambe,andava ancora più giù,fino all’inguine e fra le gambe,fra le cosce,dapprima delicatamente e poi freneticamente per fermarsi stanca e distrutta dal piacere,che aveva finito per toglierle tutte le forze,che le erano rimaste. Intanto aveva goduto,si era masturbata in modo totale...!E la mat -tina,al mattino,anzicchè alzarsi riposata per affrontare il nuovo giorno,il sole so-praggiungeva inatteso e inopportuno,facendola alzare stanca ed assonnata,ma paga,paga e soddisfatta di aver scaricato,o attutito l'esigenza del proprio sesso e dei propri sensi,che diventavano sempre più necessitanti e bollenti di passio-ne,di penetrazione,che non veniva più normalmente.
Luigi non era bello. Il suo volto era alquanto deformato,ma aveva uno sguardo penetrante...!Gli occhi riuscivano a compensare la malformazione dei lineamenti non troppo fini,delicati del suo viso. Il suo sguardo ammaliava,toglieva la forza al Pag.65 - debole cuore di ogni donna,che avesse avuto l’opportunità di vederlo. Ora era riuscito ad avvincere quello di Melina,che finì,evidentemente,il loro desti -no era quello,di rivederla e di amarla. Il loro rapporto durò per un poco,fino a quando la madre non se ne accorse e allora...! Stando seduta sul suo abituale sedile sulla corriera,che prendeva spessissimo,nel dolce dormiveglia rivide,mol-to chiaramente,il giorno in cui andò a trovare zia Matilde. Allora aveva diciasset-te anni e,data la sua natura,le sue biologiche esigenze per aver provato e ripro-vato la penetrazione,incontrò Loazio che s’innammorò perdutamente di lei. Inco-minciò a farle un’assidua corte,portandole serenate,ripetutamente,e regali sia a lei che alla zia,che avrebbe dovuta indurla ad assecondare la passione dell’uo-mo Loazio. A lei l’uomo era indifferente,perchè aveva sempre nel cuore il suo luigi. Sia per caso che per intrigo della zia Matilde,che riuscì a tesserle una terri-bile e morbosa trama,terribile,perchè lei non aveva dimenticato e non dimenticò mai chi aveva preceduto Loazio e dei quali rimase sempre legata da ricordi im-mensamente piacevoli...!Dopo avere incominciato con Loazio....!e iniziò così: una mattina,ospite degli zii,che pregò di farla andare in città. La zia informò su-bito l’amico Loazio,che,facendo finta di dover fare lo stesso viaggio,prese in custodia la signorinella Melina. Lui aveva venticinque anni,mentre lei..,assetata d’amore...,fu facile preda a consentire a Loazio d’iniziare...!Loazio,stando con lei tutto il giorno,imparò a non saper fare a meno di lei,anche se non sapeva che lo aborriva,ma...,l’amore è cieco...!Il giorno dopo il giovane si fece coraggio e chie-se la mano della ragazza agli zii di lei. Loazio aveva un aspetto eccellente,era bello e di grossa corporatura. Era,in parole povere,come una gigantesca quercia alla quale il tarlo aveva tolto tutto il midollo vegetativo,lasciando intatta solo la corteccia,l’esteriorità!Era come la maschera da tragedia al cospetto dell’astuta volpe,che ebbe a dire:”Che eccellente aspetto!Si,veramente,sed absentem sen -sum communem!” La stessa cosa era del giovane Loazio. Egli era fornito di eccellente aspetto,ma,era privo di tutto il resto,che può portarti ad una tradizione familiare. Non aveva avuto un padre,che lo avesse indotto ad una vita retta e corretta,perciò si era dedicato al gioco,ai vizi e non amava altro che trascorrere il proprio tempo al bar,nelle bettole del paese!Si ubriacava tutti i giorni,sia festivi che feriali,evitando di lavorare. Bella vita se fosse durata,tutta dedita alla fannul-laggine...!Melina non sapeva nulla di Loazio,non sapeva che fosse ozioso e vizi-oso,lo rifiutava unicamente e solo perchè il suo cuore correva dietro a Luigi. Fu solo per tale motivo,che non voleva sentirlo neanche nominare. La madre,la signora Tina,che conosceva i precedenti della figlia,era preoccupata,molto pre-occupata di tenerla per sempre con sè,perciò la costrinse a sposarsi,a farsi una propria famiglia con Loazio,appunto. Insieme avviarono la nascita di Nina...! Lei, continuò a farne altri e tre con altri uomini,incontrati o per caso o per averli fre-quentati o per piacere o per necessità. Il suo corpo non riusciva ad appagarsi fa-cilmente con un solo uomo...!era troppo prorompente...!Eppoi...,il marito conti- Pag.66 - nuava la sua vita da giovane impenitente,rincorrendo i suoi atavici vizi e lei,bramosa,continuava a consolare e si lasciava facilmente consolare...!
Ora,accovacciata nel sedile sulla corriera,dopo aver conosciuto Pino,dopo aver goduto i benefici dell’amore,dopo avere apprezzato o goduto il tepore del corpo del nuovo giovane amante,ancor più si rammaricava,avvertendo un grande do-lore per avere sposato Loazio. Provava un indicibile dolore per essere e sentirsi legata ad un uomo,che aborriva,disprezzava e al quale non avrebbe voluto cede -re il suo amore,il suo corpo. Ricordò lucidamente quando tentò il suicidio duran -te il viaggio di nozze,per evitare di sentire il corpo di lui attaccato al suo. Ogni rifiuto,ogni cosa fu inutile e irrimediabilmente si ritrovò legata per tutta la vita a Loazio,che l'avevano indotta a sposare. Ora,dopo quindici anni,era legata a lui per la presenza dei quattro figli,che lei amava moltissimo,ma la consolava il fatto che ora fosse nelle lontane americhe e che periodicamente ricevesse un discre- to assegno! A causa di tutto ciò,nel dormiveglia emise un lungo e profondo dolo- roso sospiro. La voce dell’amica la riportò alla realtà:”Che ti è successo?Stiamo quasi per arrivare al paese...,e,non riesci a svegliarti?” Melina non rispose,ma, con gli occhi velati di pianto,continuò in silenzio a rielaborare il suo amaro passa -to,che veniva rischiarato dalla nuova fonte e da tanta luce per la presenza di Pi-no. Però,non poteva non ricordare quando,tornata dal viaggio di nozze,per ave-re la presenza del marito da far conoscere alle sue amiche,che andavano a tro-varla,era costretta ad andarlo a chiamare nelle bettole...!Non aveva fatto in tem-po neanche a riportare la moglie nella propria casa,erano passati solo tre giorni dal loro ritorno,che già era tornato alle sue viziose abitudini,gioco e gozzoviglio nei locali pubblici...!Loazio,anzicchè preoccuparsi a conquistare il cuore della moglie,di conoscere le sue abitudini,gusti e desideri,preferì tornare alla sua dis-soluta esistenza,che,precedentemente aveva vissuto. Non si curò più di lei,dei suoi sentimenti,delle sue esigenze,del fatto che era giovanissima e bisognosa di affetto,di amore...!La lasciava sola anche la notte,notte intere per essere a goz-zovigliare con gli amici al bar o nelle bettole,facendole mancare perfino il neces-sario. Chi trascorre la notte a giocare e ad ubriacarsi,al mattino non ha nemme-no la forza di sorridere. La stanchezza porta a rifiutare le bellezze della natura e a trattare freddamente le persone care,che ti sono più vicine. Tale atteggiamen-to aveva assunto dopo il loro ritorno a casa,non facendo sentire il minimo affetto alla moglie,manifestando solo egoismo,disinteresse ed abbandono. Se in casa mancava il necessario per accendere perfino il fuoco sotto il camino,Loazio,anzi -cchè rimboccarsi le maniche e fare il suo dovere di marito,costringeva la moglie ad andare nei boschi a fare la provvista di legna. Egli non alzava un dito. Non si preoccupava delle necessità della famiglia e si comportava come un invalido pri-vo di arti. E,oltre a non farlo,non si preoccupava di farlo fare a persone com-petenti,costringendo la moglie a sopperire a tutto. Giorni tristi per la giovane spo -sa. Essendo lei molto simpatica e desiderabile,un giovane del paese se ne Pag.67 – innammorò. S’innammorò della sconsolata e malcapitata capinera, che,sola in balìa della sorte,incominciando a darle la caccia,a farle una corte as-sidua. Ogni qualvolta la vedeva uscire di casa,incominciò a correrle dietro. Cer-cava di averla sempre al suo contatto,di possederla,di farla sua,materialmente parlando. Dapprima si è scontrato contro un muro,ma,con l’andare del tempo e l’atteggiamento del marito e,siccome “Gutta cavat lapidem”,data l’incessante e paziente attesa del momento propizio,l’operatività continua e l’incalzante corte del giovane,la nespola matura,priva di qualsiasi controllo e sorveglianza,depriva -ta dalle primarie necessità,finì per cadergli fra le braccia,finendo per assapo-rarla tutti gli aromi del suo copro e goderne la sua fragranza. Accadde nel modo più naturale possibile. Era sempre in casa,quasi abbandonata dal marito,e...,un giorno,dopo lungo penare ed alacre operare,Tonio,col consenso tacito di lei, penetrò,furtivamente,nella sua casa...!Nella casa della donna sconsolata e con-sorte bistrattata e la consolò in frettolosi abbandoni. Lei non rifiutò,non oppose resistenza,ma,con slancio gli si diede,gli si abbandonò con tutta se stessa,fre-mente e bollente di passione. Quella passione,che il marito non spegneva più da tempo...!I loro corpi si avvinsero ripetutamente fino a farsi male. Non era un male,ma uno sfogo del corpo e dello spirito. Le loro bocche,a ripetizione,si sono suggellate,facendo correre,freneticamente,le loro mani lungo i reciproci corpi, pri -ma in carezze lievi e poi imperiose per tastare e stringere quei muscoli avidi di passione. Trascorsero,così,felicemente,la loro prima notte d’amore. Indimenti-cabile notte,che non fece che creare un ulteriore profondissimo solco tra i coniu-gi:Melina e Loazio. La passione di Tonio e Melina non si appagò appieno in qu-ella prima notte d’amore e,per lei,che era stata troppo tempo penalizzata...! Molte notti era rimasta sveglia,in attesa che tornasse il marito a confortarla in casa,dove si sarebbe dovuto precipitare a fare il proprio dovere di marito e di uomo ed appagare i sensi della moglie per raffreddarli,evitando che i bollenti spiriti di lei sfociassero...,in realtà spiacevoli,scaricandosi con un altro o con al-tri...!Infatti,come può una donna,che è nata per amare ed essere amata,trascor-rere lunghe notti in attesa che il suo compagno si faccia vivo?Una volta che il caso aveva fatto incontrare Melina e Tonio,immemori del tempo e delle vicissi-tudini,essi pensarono solo ad amarsi e ad appagare i propri bollenti spiriti e desideri,sempre inappagati,perchè la passione nasceva e cresceva di giorno in giorno. La loro relazione continuò imperterrita e a lungo,ignari che un giorno qu-alcuno avrebbe scoperto il loro operato e geloso ne avrebbe amaramento sof-ferto. Intanto ci furono anche i frutti. Alla prima figlia,avuta con il marito,il secon-do genito lo ebbe con Tonio ed ebbe un aspetto diverso,migliore...!




Pag.68 Capitolo diciottesimo.
La corriera,dopo pochi chilometri,quindi dopo poche decine di minuti,giunse in paese. Il tempo di scendere e già si trovò dentro casa,perchè,la prima fermata, la faceva proprio davanti alla porta di casa di Melina. Pur essendo assonnata,il suo cervello non si fermò un attimo e velocissimo corse ancora dietro al volto ed al corpo del suo giovane amico. Se non si fermava a godere del ricordo di quan-to aveva provato col suo amante,voleva dire di non continuare a vivere,perchè tutto le sembrava inutile. Così,appena rientarta nella sua casina,per sentirsi pa-ga,tranquilla e,ancora vicina,stretta a lui,al suo corpo,gli scrisse la seguente let-tera:”Amore mio diletto,senza di te la vita mi è insopportabile...!Preferirei morire, ma,pensando che potrò ancora vederti ed essere fra le tue braccia e godere dei tuoi baci...,che non penso più alla morte. Tu non puoi immaginare i cattivi pen-sieri,che mi hanno tenuta durante tutto il viaggio e che,se non fosse stato per la mia amica,avrei continuato a dormire sulla corriera...,anzicchè tornare a casa! Da quando conosco te,perfino i figli mi sono insopportabili. Baci,baci,baci e non dimenticare che hai promesso di far venire tua sorella a casa mia,così potrai ve-nire anche tu...!” Incurante di chi avrebbe potuto incontrare,terminata di scriver-la,andò ad imbucarla per farla partire subito l’indomani mattina. L’indomani,nel primo pomeriggio,Pino ricevette la sua lettera. La lesse e rilesse per scorgere, fra le righe,se diceva il vero o meno. Cercò di analizzarla,prima di accettarla in ciò che diceva. E’stato sempre infido e,con molta meticolosità,ha sempre cerca-to di leggere il pensiero altrui,anche a distanza. Della proposta e promessa fatta a Melina ne parlò a Gilda,che subito accettò di andare a trovare l’amica del fra-tello e che,nel frattempo,dopo le presentazioni,era diventata anche sua amica. Perciò il giovane le rispose subito per informarla della visita accettata e della possibilità,che si sarebbe creata. Doveva solo lei stabilire quando sarebbe dovu-ta andare,quando sarebbe stato più opportuno...,senza creare problemi di sorta e che lui l’avrebbe o accompagnata o sarebbe andato a riprenderla!Si decise, per il momento di aspettare un poco e di riparlarne. Dopo tre giorni Melina fu nuovamente a Campobasso e,tornando al suo paese portò con sè Gilda e Mau- ro di appena undici anni.”Fra un paio di giorni verrò a riprenderli,così potrò co- noscere tua suocera...e,tranquillizzarla!” Intanto avevano trascorso una felicissi- ma giornata,durante la quale si erano appagati e soddisfatti come non sarebbe stato facile consacrare i loro estasianti incastri. Dopo le nottate trascorse insie-me,evitarono gli abusi ed eccessi...,lui si era ammalato di fase catarrale acuta per cui stette molto male e fu costretto a tornare al suo paese per curarsi, fa-cendo preoccupare,non poco,i suoi familiari:madre,padre e sorella più grande, Maria Carmela. Melina ci teneva sempre a ricordarglielo.“Gli eccessi li dobbia-mo evitare,altrimenti saremo costretti a non vederci per molto tempo,così come è già accaduto,e io,senza di te,non ci so stare...!”-“Vuol dire che ci acconten-teremo di farlo al massimo un paio di volte,evitando di ripetere il continuo con-Pag.69 - cupirci della volta trascorsa nel mio letto...!Che,se ben ricordo,andam- mo oltre le venti unità...!” Così divenne abituale accontentarsi,rispettando un vec -chio proverbio,che dice:”Chi si accontenta gode!” Dopo aver consumato il pran-zo insieme,verso le diciassette Pino li accompagnò alla stazione,dove presero il treno per raggiungere la stazione di Sant’Elia a Pianisi-Ripabottoni. Alla stazio- ne trovarono,come sempre,la corriera,che li portò al paese,dove trovarono la suocera,che fu felice di ospitare i molto simpatici germani. Come promesso,do-po due giorni Pino li andò a riprendere,conoscendo e lasciando molto soddisfat-ta la suocera della donna,della sua amante. Tanto soddisfatta da indurre il gio-vane a prometterle che sarebbe ritornato qualche altra volta a farle visita! “La stessa cosa dobbiamo fare per Pietracatella con mia madre e mio padre. Qual-che giorno,quando vengo,mi porterò Gilda e tu verrai a riprenderla;così nessuno penserà cattiverie,visto che l’amicizia non esiste solo tra noi due,ma che coinvol -ge anche i tuoi fratelli...!” ci tenne a mettere in chiaro Melina. “D’accordo. E,se poi tua sorella...!”-“Non ti preoccupare,la convincerò che sei fidanzato con una ragazza di Campobasso...!” Con tale prospettiva tornarono a far unire i loro cor-pi nei soliti languidi abbandoni. Però le missive continuavano,ininterrottamente, ad andare e tornare,profuse di parole incendiarie.Prima,trovandosi in casa da soli,temporaneamente,Pino incominciò,come al solito,a baciarla appassionata-mente con frenesia reciproca e pian piano l’accostò e poggiò sul letto. La mano destra ha continuato a palparle,prima la gamba,poi la coscia per finire all’anca sinistra,dopo essersi intrufolata sotto la sua gonna. Sempre baciandola,le ha scoperto le gambe,palpando carezzevolmente tutta la parte del corpo fino a quando non arrivò a toccare il bordo superiore delle sue mutandine,che,prese nell’elastico,gliele tirò giù. E lei “No”,dice “ora no,potrebbe venire tuo fratello. Oggi no,dopo,un’altra volta,lo faremo. Per carità no.”-“Ma dimmi,perchè no?Ve-ramente no?” Intanto le mutandine erano state tolte e scoperta quella parte,che lui desiderava penetrare. Lei aveva detto no,ma il suo corpo diceva ben altro. Lo supplicava a non fermarsi,a continuare. Pino,da buon gustaio,non si fermò e, scopertosi,l’ha penetrata finendo in dolci attimi di suprema felicità con passione senza limiti,e appaganti in un abbraccio di suprema trasfusione di personalità. Lei fu subito memore di aver combinato un reale guaio,irrimediabile e..., pian-gendo si divincolò. Era convinta di aver avviato la procrea-zione di un nuovo es-sere.”Tu dici che non devo preoccuparmi?Come farei?Dovrei solo uccidermi,sia per la vergogna che per le conseguenze.”-“Non preoccuparti,vedrai che non è accaduto quanto temi e poi,c’è sempre una soluzione. Solo per quanto riguarda la morte non esiste soluzione...! Io ho un amico farmacista,che sarà disponibile a darmi un farmaco...,per evitarti la gravidanza.” Dall’atteggiamento di Melina il giovane si sentì abbattuto,come quell’albero sradicato,dalla recente bufera,e che rimane disteso al suolo,esponendo al vento le sue viscere,rotolando,spinto dal turbine vorticoso e terribile,inarrestabile del vento!Si sentiva un verme,schi- Pag.70 - acciato da quel delicato piede,che voleva accarezzare e dolcemente, segretamente custodire. Si sentiva irrimediabilmente perduto. E la bocca di lei, ardente di passione,si riattaccò di nuovo alla sua,placando il suo tormento. Con-tinuando a baciarsi,le condizioni erano ottime,gli apparati,mai paghi,si sono ricongiunti. Poco dopo,in un impeto si alzò e ricompose. Aveva appena termina-to di rassettare la sua persona e Pino la sua che tornò Mauro,che trovò tutto in ordine. Lei,però,non fu tranquilla e,preso una bagnaruola,che riempì d’acqua cal -da,cercò di fare degli sciacqui vaginali,convinta di poter eliminare il piacere go-duto!Dopo una mezz’oretta andò via per tornare al suo paese di nascita,Pietra-catella. La data della lettera è del 1-11-1958.”Caro Pino,prima di tutto devo dirti che non trovo modo,parole adatte,per non emozionarmi più di quanto non si possa dire. Come ti ho sempre detto più volte che sono molto dura di cuore, mentre,da qualche giorno in qua,tutto per me è cambiato. Sento i battiti del mio cuore non più normali. Penso tante cose e il pianto mi chiude la gola. Mentre gli altri dormivano ero sola dedicata a te,nel ripensare alle ore trascorse con te che sono le più belle della mia vita e non ho mai immaginato di poter provare e tutto ciò grazie a te. Non so se potrò venire come d’accordo,visto che sono influen-zata come mia sorella,che è a letto con la febbre. Sarà stata l’erba bagnata del 26 ottobre che mi ha ridotta così. Salutami Gilda e a te unitamente con immenso affetto Melina. Post scriptum,Se preferisci,rispondimi senza mettere il tuo indiriz-zo. Usa quello di tua sorella,oppure niente che,forse,è meglio. Sai,potrebbero aprirla,non ci sono dubbi. E’ meglio pensare le cose prima!” Intanto si preoccu-pava di tutto,dei minimi particolari,evidentemente,il giovane le era entrato nelle visceri. Dopo due giorni era nuovamente a Campobasso,perciò Pino e Mauro, alle tredici e trentacinque si sono portati per Via Cardarelli,dove Melina era an-data a trovare un’amica!Per poter raggiungere il capoluogo,la città,era opportu-no che trovasse delle scuse:o l’esigenza di un’amica o determinate spese,che al paese non avrebbe potuto fare...!per guadagnare tempo,Pino le andò a compra-re le scamorze o mozzarelle,anche se c’è una leggera differenza!Le scamorze sono appassite e le mozzarelle sono fresche,non solo,ma anche la lavorazione e il gusto sono diversi...!Essendo in compagnia dell’amica,non potè sganciarsi e finire fra le braccia del giovane,che,assieme al fratello,l’accompagnò alla stazio-ne per la partenza. Erano talmente entrati in sintonia da non tralasciare occasio-ne,sfruttando perfino gli oroscopi,che,giornalmente lei gli comunicava ed erano relativi ai nati dal ventidue sei al ventitrè sette per lei e dal ventitrè undici al ven-tidue dodici per lui che dicevano:”C’è una persona che è lontana e che non ha cessato di pensare a voi;potreste anche tentare qualche passo per favorire un incontro. In questo periodo,la fortuna sarà dalla vostra parte” era un modo come un altro per giustificare le corse improvvise fra le braccia del suo nuovo amante. Per lui:”Otterrete un entusiasmante successo in amore:una nuova conoscenza, che fin’ora non s’interessava di voi,muterà indirizzo. La vostra situazione finanzi-Pag.71 - aria è in netto aumento.” Momenti indicatissimi per potersi illudere e continuare a sopravvivere,nonostante le innumerevoli ambasce del mondo e del -la vita,che giornalmente ti riserva...!Il giorno tre novembre,per continuare nei momenti illusori,così le rispose:”Mia carissima Melina,spero che tu abbia fatto un ottimo viaggio,sebbene sia stato un apportatore di dolore per me,visto che ti ha portata lontano dal mio cuore. Ho riletto la tua lettera e,nel ripetere con la bocca ciò che gli occhi vedono e che tu con la tua penna hai scritto...,perchè non credi a ciò che ti dico,mi fa veramente male,mi fa soffrire moltissimo. Voglio, prima di ogni cosa,farti sapere che la poesia non è un qualcosa di meccanico,di artefatto,bensì è espressione vera di sentimenti,che l’anima prova. Il poeta scri-ve sempre ciò che prova,altrimenti non si avrebbe una poesia,ma una compo-sizione prosastica,perchè riflettuta,ponderata e studiata per far colpo...! La poesia è sempre e solo un trasporto dell’anima del momento. Credimi,sono più che sincero;un abbraccio e bacioni Pino. Aggiungo la presente poesia:O Melina. Nell’ombra della notte, nel cuore del silenzio, nella tumultuosa vita, nella pace dei libri, nelle sudate carte, riposa il tuo cuore in unisono col mio. Questo è l’amore: il sentire comune, disperso nelle ambasce del mondo o mia Melina! Oggi,cinque novembre,essendo venuto a sapere che domani verrà il professor Santoianni, rinomato specialista di medicina interna del foro di Napoli e mio paesano,oltre che lontano parente,con questo bigliettino ti ho informato,cara Melina di portare la tua amica per la visita,che tu sai”.Per tale necessità il giovane spasimante si augurava che la sua donna si recasse in città e che ne avrebbero potuto ap-profittare per appagarsi ed appagare le bollenti passioni della sua donna...! Per -ciò scrisse sul suo diario le seguenti parole:”Lei leggeva ch’io voglio andarme-ne per rompere questi rapporti,chissà se,per tale motivo,oggi verrà!Mi sarebbe molto penoso se non venisse...,ho bisogno di completarmi nel suo corpo e lei con il suo nel mio!” Non sempre la sua presenza giungeva inattesa. A volte,pur essendo attesa,non arrivava lasciando Pino in uno sconforto indicibile. Lei,fur-bescamente,non andava perchè gradiva che il giovane si recasse da lei,tanto,i suoi volevano averlo ospite,era entrato nelle abitudini e nei cuori di tutti!Anche nel suo paese era riuscito ad intavolare rapporti più che amichevoli con tutti,non solo con i familiari di Melina e con le sue amiche...!Tanto è vero che,durante l’e-state,in città,incontrò Lina davanti alla UPIM,per il Corso. Dopo essersi cordial-mente salutati:”Perchè non m’inviti a pranzo a casa tua?” civettuolamente la ragazza s'invitò.Allora Elio così le rispose:“Come faccio?Non sono solo,con me c’è Gilda e Mauro. Vuoi rimanere a pranzo con me anche in loro compagnia?” -“Io ho incontrato poco fa Gilda e mi ha detto che vorrebbe tornare,per qualche giorno,a Bonefro. Mi ha pregata di convincerti a dare loro il permesso di poter andare...!”-“Vedi,ultimamente mi sono abituato alla sua presenza perchè ed a quella di mio fratello,perchè io preparo il pranzo e lei,dopo,lava i piatti,perchè il Pag.72 - farlo io mi dà molto fastidio!”-“Ti prego,falli andare,verrò io a lavarti i piatti,così...!non avrai il dispiacere di lavarli tu.”-“Va bene,mi hai convinto. Però, davanti a lei farò finta di lasciarmi convincere e di non essere troppo disponibi- le...!” Così,poco dopo Gilda e Mauro li raggiunsero. Unitosi a loro,per un poco passeggiarono in silenzio. Arrivati verso casa,che si trovava difronte alla villa co-munale,in Via Principe di Piemonte:”Allora,cosa hai deciso Pino?Oggi ci fai tor-nare a Bonefro?”-“Ma...,che andate a fare?Non vi trovate bene qui con me?”- “Non è questo il motivo. Qui con te stiamo benissimo,ma,adesso,abbiamo biso-gno di sentire il calore di mamma e di papà.”-“Su,falli andare. Oggi verrò io a lavarti i piatti,non ti preoccupare.” Aggiunse Lina per convincere il giovane. Pino, dopo un poco di manfrina,accettò di farli tornare in paese,incominciando a gus-tare il corpo di Lina con il suo,nella solitudine della sua camera e sul suo letto fra le sue lenzuola. La ragazza,una diciannovenne,fornita di un bel corpo,molto attraente e che faceva gola a qualsiasi buongustaio!si rendeva disponibile, senza minimamente essere invitata e pregata...!L’unico problema consisteva nel fatto che era la fidanzata del fratello di Melina...! “Non credo che sarà così sciocca da andare a dire che lo ha fatto con me...!Poi,non sono io che l’ho sol- lecitata...,che l’ho circuita,anzi,è lei che si è profferta...!” S’era fatto tardi,era il ca -so di raggiungere subito la stazione.da dove partiva la corriera per Bonefro. Tutti e quattro,baldanzosi,chi per un motivo e chi per un altro,raggiunsero la fer-mata della corriera qualche attimo prima che partisse. Rimasti soli,Lina e Pino,la ragazza disse:”Hai fatto proprio bene a darle il permesso,così resteremo da soli per quattro ore...,io e te in casa tua senza che nessuno ci possa disturbare...!” In tutta fretta rincasarono e si chiusero a chiave nella camera da letto del gio-vane. Senza fare il minimo rumore e senza alcun disagio da parte di lei,che fre-meva e bolliva in tutto il corpo,finirono fra le lenzuola,appiccicati l’uno all’altra. La giovane Lina finì nel suo letto come se ci fosse stata già molte altre volte!Al primo impatto mostrò di non sapere neanche baciare,ma seppe amare e farsi amare. E,anche se non l’avesse ancora fatto,si districò con maestria,avvinta con passione al corpo del giovane e fremente e bollente di fare la sua prima esperi-enza sessuale. Non emise nessun lamento,ma solo fremiti di gusto e giovamen-to. Non si preoccupò minimamente di cosa sarebbe potuto accadere dopo,ma solo si mise a profferire:“Io sono pazzamente innammorata di te. Oggi sono sta -ta la donna più felice del mondo fra le tue braccia e,ogni qualvolta vorrai,io sarò disponibile per tornare ad essere tua e tu mio,amore mio!” Pino non sapeva cosa risponderle!il giorno prima era stato avvinto al corpo di Melina e il giorno dopo,l'oggi...,Lina gli aveva dato tutta se stessa,senza il minimo tentennamen-to...!Sono cose,che lasciano perplessi...!Pino non ci fece caso,era abituato a si-mili donazioni,ma,fino a quando ha continuato ad avere il rapporto intimo con Melina,evitò di ripetere quello con Lina,sa,il più delle volte le ciambelle possono uscire senza buchi e...,allora,litigare con chi era stato il primo,o la prima...,non Pag.73 - sarebbe stato il caso...!andava,a tutti i costi che rimanesse un segreto fra i due attori. Melina e le altre persone non avrebbero capito ed accettato.






Capitolo diciannovesimo.
Campobasso,6/11/1958,Mia amatissima adorabile Melina,ho appena ricevuto la tua lettera,che ti rispondo. Ero andato dal geometra D’Alessandro per datti-loscrivere il romanzo,che sto scrivendo e che sto dedicando a te. Tornando a casa ho trovato la tua lettera,che ho letto con avidità. L’attendevo da questa mattina,non avendoti vista arrivare con la tua amica per la visita. A dire la verità, ci sono rimasto molto male,perchè già pregustavo di tenerti fra le mie braccia e far battere all’unisono i nostri cuori,mentre i nostri corpi,come al solito,si sareb-bero congiunti freneticamente,così come sappiamo benissimo fare!E tu non sei venuta,deludendomi. Ti perdono. Inoltre ti consiglio di venire quando non è gior-no festivo,così mio fratello non è a casa,ma a scuola e noi saremo liberi di con-cretizzare tutte le nostre effusioni. Ti aspetto sabato otto,ma a casa e non alla corriera,così non darò adito ai tuoi paesani di vederci e...!Vieni direttamente da me,non passare prima dai Ponti. Ho bisogno di trovare pace e conforto fra le tue braccia ed appagarmi nel tuo corpo. Per te,certamente,è più facile starmi lonta-no,ma per me è terribilmente triste. La dimenticanza e la lontananza mi fa soffri-re molto. Per farmi perdonare del problema,che ti ho causato l’altro giorno,però, tieni presente che se è accaduto qualcosa,il dottor Astore ci aiuterà fornendoci il medicamento giusto. E' un amico e sarà disponibile ad eliminare l'eventuale problema,che si sia creato per far si che noi si godesse di più e meglio il nostro rapporto sessuale. Ti scrivo la presente poesia per dirti ancora una volta il mio attaccamento a te: Mi cullavi fra le tue braccia, dolcemente m’accarezzavi, in estasianti abbandoni. La vita allora risorgeva. La foglia appassita era caduta ed il germoglio tornava verde foglia. Tu stavi morendo in attesa lunga ed esasperante. Lasciavi appassire una vita. Ma... ti sei ripresa. Sei stata di nuovo rapita dalla vita hai consolato e...,ridato amore o mia dolce Melina ad un cuore appassito.” La risposta della donna non si fece attendere,perchè lo stesso giorno la scrisse e spedì. La si riporta di seguito ed è:”Pietracatella,6/11/ 1958.Mio caro Pino,ho appena ricevuto la tua lettera e subito ti rispondo. Sai che posso farlo solamente la notte,quando nessuno può controllarmi e starmi intorno e così posso leggerla,rileggerla e piangerci sopra, Pag.74 - perchè non sono da te,fra le tue braccia. Ti prego,non dubitare di me, perchè io ti amo più della mia vita. Caro,vorrei nascondertelo,ma non posso. Ho notato che mi ami dopo il fatto,quando mi vedesti arrabbiata e,avevo ragione, solo allora capii quanto tu mi amassi. Rimanesti sconcertato e molto afflitto. Avresti dato tutto per riprendere l’errore commesso. Ora posso dirti con tranquil-lità quanto è grande il mio amore per te. Mi sento tutta tua e farei qualsiasi cosa per saperti felice e con me. Ti amo con tutta la forza del mio cuore. Credimi,non c’è minuto che non ti pensa e che non dica “Pino,credimi,io ti amo seriamente. Tu sei tutta la mia vita. Ah!se tu potessi sognarlo,allora crederesti quanto poten-te è il mio amore per te. Mi sento di affrontare tutto,pur di saperti solo e sempre mio. Mio unico amore,se solo non fossi legata,oh,come sarei felice di amarti di più!Questo,purtroppo,mi tormenta e non poco...,quando penso al domani...! Penso che potremo essere sempre vicini,più di ora che possiamo vederci solo quando posso...!Per te sono disposta a qualsiasi sacrificio. Per il problema,del quale ti preoccupi tanto,sappi che c’è tempo fino al venti,con la speranza che non ci capiti mai più. Il venti sapremo se il mio ciclo sarà normale o meno. Per ora non ti preoccupare,sta tranquillo. Ora ci tengo a spiegarti perchè l’altro gior-no non mangiai. Fu per tuo fratello,quando gli dissi che lui mi piaceva dagli oc-chi belli e mi rispose che i tuoi sono più belli perchè fanno cadere tutte le donne, che guardi,ai tuoi piedi. Perciò disse che per conoscere le persone bisogna mangiarci. Tu,non puoi immaginare,quanto io abbia sofferto per gelosia,per il grande amore,che ho per te. Se ciò che disse Mauro è la verità,tu non immagini nemmeno cosa ha sofferto il mio cuore di donna,che ti ama. Cosa potevo pen-sare?Io sono anche molto gelosa di te,perchè pazza di te. Ti prometto che da oggi non controllerò più nulla e farò solo quello che vorrai tu. Per la gita non ti nascondo che sarei felicissima di stare al tuo braccio per qualche giorno. Ne parleremo a voce e valuteremo quando sarà possibile. Domani non posso veni-re perchè ho mamma a letto malata e non posso lasciarla. Appena possibile verrò e ci vedremo. Solo ti prego di non essere più geloso di me,perchè solo tu sarai eternamente mio. Soffro a lasciarti così presto. Arrivederci a quanto prima. Per ora abbiti tanti cari ed affettuosi baci dalla tua adorata Melina.” Alla lettura della lettera riportata,immediatamente,il giovane Pino,le rispose per rassicurarla su tutto ed incoraggiarla a proseguire,facendo gli auguri per una pronta guari-gione della madre,così sarebbe stata più tranquilla,visto che aveva da accudire anche ai suoi quattro figli...!Melina,prima ancora di ricevere risposta dal giovane, provvide a scriverne un’altra che si riporta:”6/11/1958.Mio unico amore,sono le tre e quaranta,mentre di notte ti scrivo e penso al tuo profondo riposo e sogni dolci per chi appassionatamente non sa più dormire per essere afflitta d’amore. Mio Pino,ti prego,non proibirmi questo sacrificio. Ho solo questa arma,soffrire per farti capire quanto ti amo. Ho riletto ancora una volta la tua lettera e le tue parole,in una notte di stelle,mi danno forza e risveglio. Amore mio,non so e se Pag.75 - mai avrò la potenza di dimostrarti quanto ti voglio bene. Mi pare d’aver-telo detto che se realmente avessi saputo che tu mi amavi,avrei fatto chissà co-sa per te. Ed ecco ora la rivelazione del mio amore per te. Si,mi colpisti subito, da principio,altrimenti non avrei mai accettato la tua compagnia. Non mi sarei accompagnata a te il ventisei,sola,sotto i riflessi della luna. Ti amavo già tanto da non essere più in grado di ragionare. Infatti,persi i sensi e non mi curai più di nulla. Mentre pensavo all’impossibile,il cuore fremeva e mi spingeva ad un tuo caldo e profondo bacio. Tutto in un sol momento e finii...,ti amavo e sentivo d’es -sere perdutamente tua,dovevo solo dimostrarti ciò che sentivo. Sono diventata tua,sono tua. Ora,come puoi dubitare?Se ti ho fatto soffrire e,forse,ancora ne soffrirai,lo so,è colpa mia. Però rifletto che,giustamente,per amore si deve soffri-re,altrimenti l’amore non è tragico,bello,se non lo si può raccontare anche nei momenti di sofferenza!Ecco,per esempio,se io non ti amassi farei un tale sacrifi-cio?Pur sapendo che non vuoi,io debba assolutamente soffrire per amarti per-chè il mio cuore ha bisogno,minutamente,di cibarsi di te. Per tale motivo mi pare che nulla possa arrecare del male alla mia salute. Il tuo amore riesce a darmi forza per affrontare tutto,mio dolce amore. Come già ti dicevo,non avrei creduto se i tuoi occhi non mi avessero rivelato i tuoi sentimenti,il tuo amore. Ai tuoi oc-chi si è aggiunto il tuo diario,che scrivi per me. Sono gelosa di tutto,però tutto mi dice,mi rivela che,ormai,non devo più dubitare e,perciò non devo pensare più a nulla,solo a te. Caro,amore mio,non t’inganno perchè ti adoro e,se mi vuoi bene, devi pensare che sono legata a te e gli altri non m’interessano. Tu,solo tu,hai avuto la fortuna di essere amato da me e che mai saprò più dimenticarti e per tutta la vita sarai nel mio cuore. Ora desidero da te la sincerità. Devi dirmi che cosa ho di particolare per essere corteggiata dagli altri come tu dubiti?Amore mio,vorrei nasconderti,ma,non posso e chiedo perdono se l’atto usatomi non mi è apparso tanto bello. So che non hai saputo resistere a una cosa,a un fatto, che può solo infangarci. Io ho reagito in modo scriteriato,innervosendomi. Rite-nevo che non ci fosse rimedio ma,poi,rivedendoti tanto afflitto,cercai di essere serena. Sono un poco più sicura solo da quando ho letto le tue parole. Mi sono rassicurata quando mi hai detto che ci potrebbero essere dei rimedi per tornare alla normalità. Non voglio più affliggerti,conto su di te,nel tuo caldo amore e, spero che mai più accadrà un simile evento. Lo so che l’amore ci fa diventare ciechi...!Amore,per quanto riguarda la gita,non ce la faccio a rifiutare,perchè an-ch’io desidero rimanere sola con te per sfruttare nel migliore dei modi il nostro appassionato amore,e per conoscerci meglio. Solo così potrò essere sicura di tenerti stretto a me da farti perdere il respiro e poterti dire più volte:eccomi,sono sola tua,eternamente tua. Penso che la gita si possa fare verso Amalfi. Sarebbe un sogno per noi. E poi,c’è da dire che per chi si ama tutto sarà molto bello nel suo cuore. Vorrei che il tuo desiderio si possa realizzare al più presto per farti notare quanto è grande il mio amore per te. Amore mio,è abbastanza duro do-Pag.76 - verti confessare che non resisto a restarti lontana,senza poter ricevere ogni momento le tue lettere. Come faccio per evitare tutto ciò?Io posso scriverti in ogni momento sia di giorno che di notte ma,non posso riceverle con tanta sollecitudine,altrimenti mia madre potrebbe arrivare a pensare male ed arrivare a scoprire la verità. Potrebbe sempre chiedermi come mai arrivano tante lettere, così spesso per te?Oh!questo fatto mi fa enormemente paura. Comunque,non voglio,assolutamente,che tu non mi scriva. Impazzirei,non vedendo più il tuo scritto. Suggeriscimi tu come possiamo fare,quale soluzione possiamo prende-re?Ti dispiace se la tua posta vada a casa della mia amica?O preferisci scri-vermi ogni tanto?No,devi scrivermi,preferisco dire una bugia alla mia amica. Tu devi scrivermi una volta al giorno. Ti prego,mio caro,rispondimi,dimmi,cosa pen-si di tale mia proposta?A lungo andare mia madre potrebbe imparare la tua calligrafia ed una tua lettera non darmela. Allora?E’ meglio essere prudenti. Sono convinta che neanche tu mi voglia perdere. Cercherò di venire molto pre-sto e solo per te. Anch’io ho bisogno di te. Ti prego,rispondimi e non preoccu-parti se io tarderò di qualche giorno,sai bene che non posso troppo spesso. Cari
abbracci e baci da chi sempre ti ama e ti adora. Tua adoratissima Melina”-“Ha scritto una lunga lettera per palesarmi il suo profondissimo amore.!” E’ ciò che Pino scrisse sul suo diario,dopo aver letto e riletto,studiandola,analizzandola in ogni sua parte la lettera,che Melina gli aveva scritto.“I suoi sentimenti non hanno fine e,sembrano,i più dolci e veri,che un uomo possa desiderare. Lei mi ama,ed io le voglio bene. Sento la sua mancanza. Mi ero abituato a stringerla fra le mie braccia,a sentirmela fremere sotto,mentre il suo ventre mi bruciava,facendomi sentire sempre vivo e disponibile a concupirla in continuazione. Dalla sua lettera traspare,in modo eccezionale,l’esigenza,che ha di trovarsi avvinta a me,di sog-giacermi in languidissime effusioni,senza limiti. Certamente ricorderà,in ogni mo -mento della sua giornata,i bei momenti trascorsi sulla soffice erbetta al chiaro di luna,ma anche quelle interminabili effusioni,che ci siamo scambiati fra le lenzuo-la del mio letto,dopo esserci accarezzati,baciati e...,posseduti...!” Dopo simili considerazioni,pensando che le sue esigenze erano senz’altro inferiori a quelle di lei,le rispose la seguente lettera:”Mia carissima Melina,adorata,ancora oggi mi hai giocato?Ti ho attesa invano!Ti aspettavo con tanta ansia e tu,invece,ti sei sottratta a me!Evidentemente non mi ami!Se tu mi amassi veramente saresti ve-nuta. Ho capito,vuoi ch’io soffra nelle lunghe attese...!Ci prendi gusto,vero?Non venirmi a dire che non sia vero. E’ questa la tua esigenza di starmi sempre ac-canto?Io non pretendo che tu venga tutti i giorni,perchè diventerebbe impossi-bile per i tanti legami ed impegni,che hai!Ma,una volta la settimana,potresti veni-re!Io non posso venire,e tu lo sai che la mia presenza creerebbe solo proble-mi...,sia a te che ad altri...!E’ giusto,però,che tu non mi manchi. Se continui a fare così,prima che sia trascorso il mese di novembre,farò di tutto per andare via da questa città. Così...,tanto tu non mi ami...!Per te sarà lo stesso se riman-Pag.77 - go oppure vada via!Mi promettesti di venire oggi,invece...!Ti sei diver-tita a farmi uscire di buon’ora per andare ad aspettarti alla stazione,inutilmente! Io non sopporto il tuo modo di fare che vuole divertirsi a mie spese. Se,massimo per martedì non vieni,partirò per Roma. Non farmi soffrire. Tutto il giorno sono dedito a te. Non esco più se non per questioni urgenti. Sto sempre in casa a scrivere di te e per te. E tu cosa fai?Ti burli di me. Bella cosa!Vero?Non è così, forse?Dimmi la verità,non t’interesso più?
Nella tua lettera,che mi è giunta ieri,mi chiedi alcune cose. A nessuna di esse posso risponderti,perchè sono fatti sui quali è necessario discutere insieme,di persona. Se vieni,ne parleremo e decideremo insieme. Per la tua salute,torno a dirti di mangiare molto e di dormire molto,solo così avrai la forza e la lucidità ne-cessarie per continuare ad amarmi ed a godere e farmi godere fra le tue brac-cia. Se poi,della nostra relazione ti sei stancata e la vuoi rendere platonica, be...,io,al solo oggetto di pensiero,non ci sto. Io,per star bene,ho bisogno di toc-carti,baciarti,stringerti a me e sentirti fremere sotto di me,così come è accaduto sia sulla soffice erbetta che fra le lenzuola di casa mia e della tua amica. Perciò ti confermo che non mi accontento delle lettere. Voglio te,voglio i tuoi baci,il tuo corpo. Le lettere sono un qualcosa che finisce di distruggere:ti eccitano,ma non ti appagano!E noi,non dobbiamo distruggerci,dobbiamo solo continuare,impertur -babili,nel nostro percorso d’amore concreto,che appaga,soddisfa i sensi e non li penalizzi nella spasmodica attesa,che distrugge e non crea mai!L’attesa inutile è come se un mondo ti crollasse addosso e ti lasciasse sospeso nel vuoto,in una fitta nebbia,che porta solo al distacco. Tu,forse,vuoi questo,la rottura,perciò non vieni?Non voglio pensarlo nemmeno lontanamente,perchè diventa incredibi -le che tu di colpo,senza motivo,voglia una cosa del genere!Poi,addio alla feli-cità,alla dolce vita,fatta di quei fugacissimi attimi,che passano e non tornano mai più,se non vengono ripetuti...!Se ami una altra persona,fammelo sapere. Forse ami il fratello di Giorgio?Scusami,non so quello che dico,forse è la gelosia,che mi fa pensare male. So che non è così. So che pure tu ami quella profonda feli-cità alla quale non puoi e non devi sottrarti. Non pensare al domani,che è come noi lo vogliamo. Il domani è qualcosa di nostro. Esso è tale quale noi operiamo e ci ingegnamo a farlo diventare. Ciò che più conta sta nella realizzazione dei nostri sentimenti e desideri,divenendo frutto del nostro intelligente operato.
Cara,so che mi vuoi bene,ma non devi comportarti così. Io sono fatto in modo particolare,sono molto fantasioso. A causa di una sciocchezza,la mia mente fini -sce per creare giganteschi castelli. Ad Amalfi ci andremo. Su questo fatto non mi dilungo,perchè mi sono dilungato su altri aspetti del nostro rapporto. Ne parleremo a voce,quando verrai. Ora ti abbraccio e bacio con molto calore e ripeto:ti aspetto. Tuo amatissimo Pino.” Il giovane,terminata la lettera,l’infilò in una busta e corse ad imbucarla nella cassetta delle Poste centrali di Via Pie-trunti. Pur avendo la testa altrove,dietro al corpo del suo amore,non potè fare a Pag.78 - meno di salutarsi calorosamente con una vecchia amica e compagna di scuola,Antonietta,che,da sempre,era pazza di lui. Infatti,in passato ci ha sem-pre tenuta a portarlo a casa sua,a coccolarlo,a viziarlo...!Era un cavallone,con poca grazia nel corpo ed appassionata nel reagire...,alle sollecitazioni maschili. “Ciao,Pino,come stai? Da molto tempo che non ti fai più vedere,sembra,quasi, che si sia diventati estranei!Non hai desiderio di rivedere ed abbracciare vecchi amici?Su,diamoci un bacio.”-“Non è come dici e pensi. Io non dimentico niente e nessuno,mia cara Antonietta. Se non vengo più a trovarti a casa,è perchè non amo disturbare. Sai,sono molto riservato e dare fastidio al prossimo non è il mio forte. Preferisco l’autolesionismo pur di non importunare,con la mia presenza,il prossimo...!”-“Ma,stai scherzando?Lo sai quanto io ci tenga a te. Come puoi pen -sare che la tua presenza possa importunarmi e dare fastidio!?Tutt’al più,mi dà fastidio il tuo atteggiamento di autoisolamento,non curandoti più di quelle per-sone,che maggiormente ci tengono a te!” Disse le ultime parole in modo molto accorato,da intenerire il giovane,che si rese subito conto della di lei sofferenza. “Non è poi cascato il mondo,mia cara,io sono sempre qui,e,visto che ti fa piace-re,dopo che avrò imbucato questa lettera,ti accompagnerò verso casa. Non en-trerò,perchè non voglio dare fastidio ai tuoi.”-“Non darai fastidio a nessuno,non ti preoccupare. Grazie,per accettare di passeggiare con me,anche se solo per riaccompagnarmi verso casa!”-“Ma figurati,è con piacere che lo faccio e non per convenienza sociale. Credimi,siine certa.” Dopo avere imbucato la lettera per Melina,parlando del più e del meno,da Via Pietrunti passarono in Piazza Prefet-tura e,scendendo davanti all’Istituto Mario Pagano,si sono portati verso la casa di Antonietta. Giunti davanti al portone,Pino fece per salutare la ragazza,pensan -do di doversi e potersi defilare. Al che lei:”Ti prego,entra. Tanto non ci sta nes-suno. Sto sola. Entra come ai bei tempi,quando venivi e mi davi suggerimenti scolastici.” Ad un invito molto accorato e caloroso,il giovane non seppe opporre un rifiuto. E,come può un uomo votato all’amore,rifiutare la ben che minima pos-sibilità di gozzovigliare con una donna?Pino pensò:”Lei ci tiene,vuole...,perchè devo tirarmi indietro e rifiutare?Tanto Melina è a Pietracatella,è lontana e,chissà cosa sta facendo...!E’da sciocchi rifiutare ed evitare di appagare ed appagar-si...!” Così finì per accettare l’invito di Antonietta ed entrò. Lei si mise subito in libertà,ardeva,era infuocata...!Gli amorosi sensi attendevano impazienti. A venti anni non è facile frenarsi...!I due corpi finirono per congiungersi così come in passato avevano fatto e che da un bel poco di tempo non avevano ripetuto più! Lei fremente si dimenava sotto di lui,forse per appagarsi meglio e nel migliore dei modi possibile. Furono attimi struggenti e,ai mugolii,finì per appagarsi con morsetti ai lobi delle orecchie di lui. Completata la soggiacenza,si ricomposero e,lui,prendendo a pretesto un impegno,andò via in modo fulmineo,dopo avere raggiunto il suo momentaneo scopo ed appagamento!Per la strada ricordò quan -do,uscendo a fare una passeggiata,la incontrò in Piazza Municipio. Dopo esser Pag.79 - -si salutati,lei lo indusse a fare una passeggiata verso la periferia della città,verso il cimitero,strada solitaria e tranquilla. Appena giunti nella contrada Vazzieri,sotto una grande quercia,lo indusse a fermarsi,buttandogli le braccia al collo,baciandolo freneticamente ed appassionatamente sulla bocca. Pino,il po-vero giovane,cosa poteva fare?Non gli rimaneva che accettare e reagire di con-seguenza da vero amatore qual era. La riabbracciò,dapprima la spinse al tronco del vecchio albero e poi,notato che ai suoi piedi c’era della soffice erbetta,ve l’a- dagiò ponendosi sopra a lei. Lei non manifestò alcun risentimento o disappunto, ma sembrò contenta e felice per quanto l'amico stesse facendo. Ancor più lo fu quando Pino,con mani esperte,incominciò ad accarezzarla tutta. Prima le scoprì il corpo baciandole e strizzandole i capezzoli per poi scoprirle il seno e denudar- la dalle mutandine per posarvi il suo basso ventre ed incastrarsi in lei con quella parte,che più di tutto attendeva. Ricordò quando,nel penetrarla,la sentì muggire e guaire come una cagna in calore. Al termine non manifestò alcuna remora,ma disse:”La prossima volta sarà meglio farlo a casa mia,sul mio lettino,quando sarò sola. Te lo farò sapere io. Per me è stato bellissimo e spero che lo sia stato anche per te. Per me è stata la prima volta,tu chissà quante volte lo avrai fatto e con quante...!Mi auguro che da oggi tu possa desiderare di rifarlo spesso con me...!”







Capitolo ventesimo.
Era appena giunto davanti ai negozi Moffa in Via Mazzini,si era fermato per am- mirare le novità relative all’abbigliamento maschile e femminile che:”Ciao,Pino, come stai?Da parecchio che non ci vediamo e incontriamo...!Come mai non mi hai più cercata?”-“Ciao,Concettina,come stai?Hai ragione,sono tre anni che ci siamo persi di vista. Cosa fai?Sei tornata?Tu,mi sembra che non sei più qui,o mi sbaglio?”-“Non ti sbagli,sono andata a Roma.”-“A Roma...!Per fare cosa?Ti sei trasferita a studiare lì,a quella università?”-“No. Ho smesso di studiare. Lì sto frequentando un corso per infermiera professionale. Sai,mi trovo molto bene, anche se...!”-“Anche se,cosa?Se sei lì e ti trovi bene,sai dirmi cosa ti manca? Con quella meravigliosa città,la città eterna,come fu definita,non dirmi che hai nostalgia di questa città chiusa e provinciale che non offre nulla di buono,ma solo pettegoli eccellenti ed arraffoni,che si riciclano a seconda del vento,che tira, facendo i camaleonti di qualsiasi situazione?”-“Su questi giudizi hai perfettamen- Pag.80 - te ragione!Sei un esperto impareggiabile!Ma...!”-“Ma...,cosa?Suvvia, parla,fammi conoscere quello che pensi e che ti rode dentro.”-“Hai ragione. Dentro mi rode il fatto che girando tutta Roma,non ho trovato nessuno che ti rassomigliasse!Ora te l’ho detto. Non volevo che lo sapessi...!Tu sai,da tempo che ho un debole,debolissimo per te,con il quale feci per la prima volta l’amore!” -“Te ne vergogni?Mi sembrò che fosse di tuo piacimento e gradimento...!”- “Fu,anche troppo,di mio piacimento e gradimento...!Io non ti ho più dimenticato, anzi...!Solo...,che lo ripetemmo poche volte...!Le cose belle fuggono in troppa fretta e non ripeterle è sbagliato...!”-“Cosa vuoi dire?Mi stai criticando di non a-verlo fatto troppo spesso?Ma tu viaggiavi continuamente e la sera,quando,con molta tranquillità l’avremmo potuto ripetere,tu te ne tornavi a Ripalimosani...!”- “Hai ragione. Però,questa sera,resto qui e se ti fa piacere possiamo tornare a godere quei bei momenti...,meravigliosi,nei soliti posti,luoghi di allora,molto iso-lati,solitari e tranquilli...!che solo tu sei capace di trovare,scovare.”-“Dietro alle carceri,nella strada,che porta verso il cimitero?”-“Si,lì,dove l’abbiamo fatto la pri -ma volta...!”–“Mi dispiace per te,ma lì non è possibile,perchè,oltre ad avere as-faltato l’intero percorso,ci hanno costruito molte abitazioni e la tranquillità di tre anni addietro,non c’è più.”-“Visto che,come sempre,sei tanto esperto ed infor-mato,andiamo dove tu ritieni più giusto ed opportuno. Mi rimetto,come sempre,a te. Decidi tu. L’interessante è incontrarsi e tornare a rivivere quanto di bello ab-biamo vissuto e goduto in passato,Pino. Non dimenticarlo mai. Tu mi sei entrato dentro,sei entrato nel mi cuore e non vi uscirai mai più. Allora,a che ora sei libero e disponibile?Decidi tu sia sull’ora che sul luogo dove incontrarci ed io ci sarò più felice che mai!” Il giovane rimase alquanto perplesso. Non sapeva co-sa rispondere. Per un attimo rimase indeciso. Aveva appena lasciato Antoniet- ta,che era amica e paesana di Concettina...!Non è che non se la sentisse..., ma...!Gli creava un certo imbarazzo,anche perchè il suo pensiero,prima di sen-tirsi chiamare,stava correndo dietro a Melina...!Come sempre,non si perse d’ani-mo e,pensando qualche attimo:”Non si consumerà...,e penso che più viene usa-to e meglio sarà lubrificato per il successivo uso...!” le rispose:”Io penso che sia necessario attendere il calar della sera,quando le persone stanno cenando nelle proprie case e le strade diventano solitarie e deserte...!L’ora migliore diventa le venti. Possiamo vederci vicino all’obelisco di Piazza della Vittoria. Ti sta bene?” -“Mi sta bene vederci anche in capo al mondo. Io ci sarò e sarò precisa,mi rac-comando,non farmi attendere inutilmente.”-“Siine certa,ci sarò anch’io e pronto a fare,come al solito,il mio dovere di buon amico...!”-“Lo so che sei il più bravo non solo in questo,ma in tutto. Quello che mi preoccupa è che tu possa avere dei contrattempi e non venire.”-”Sta tranquilla,quando si tratta di poter stringere fra le braccia una donna avvenente,eccitante,caldissima ed impetuosa come te...,non mi tiro mai indietro,anzi,sono sempre prontamente disponibile...!”-“A stasera,allora.”-“A stasera,sarò puntuale e preciso. Ciao.” Dopo l’incontro con Pag.81 - Concettina,defilato tornò a casa,evitando il Corso principale. Fece Via-le Elena,che è sempre meno trafficata,più tranquilla e dove non avrebbe fatto incontri...,indesiderati e dove si sarebbe potuto sbizzarrire a correre dietro al vol-to della sua Melina. Sarebbe stato libero di pensare che sarebbe tornata presto a consolarlo per rifocillare e dare maggiore vigore al loro rapporto e consentirgli di continuare a penetrarla con sempre maggiore veemenza e vigore. Lei avreb-be sempre più goduto e fatto godere. ”Concettina potrei portarla su da me!Ma c’è,sia Gilda che Mauro...!Come giustifico poi,per quanto riguarda Melina?Sono troppo legate fra di loro!Devo andare dove sono stato la prima volta con Melina e al chiaro di luna...!” Così riflettendo,congetturando e ragionando,cercando di organizzare il suo futuro per la serata,raggiunse il suo nido di via Principe di Piemonte.“Come mai hai fatto così tardi?” l’apostrofò Mauro.”Hai detto di andare ad imbucare la lettera e saresti subito tornato!?”-“Sai,ho avuto dei contrattempi, degli incontri,che mi hanno fatto perdere molto tempo. Ora possiamo mettere l’acqua e preparare il pranzo. Come sempre,io cucino e tu lavi i piatti. Gilda de-ve tornare al lavoro,perciò la faremo riposare.”-“Va bene. Facciamo come abbia-mo sempre fatto e quando torna Gilda,trova tutto pronto e non deve fare nien-te.”-“Così dimostriamo di non essere egoisti e irriconoscenti verso di lei,che la-vora tutto il giorno dietro ai banconi del centro commerciale!” Allora Pino riempì d’acqua il recipiente,che mise sul gas. Dopo preparò la pasta e il condimento, che sarebbe dovuto servire a condire il tutto. Intanto Mauro preparò la tavola con la tovaglia,tovaglioli,piatti e posate. Dopo appena mezz’ora il pranzo era pronto e messo in tavola,giusto in tempo che rientrasse Gilda dal lavoro. “Ciao, come siete stati bravi!Avete già preparato il pranzo ed è tutto pronto...!Devo solo sedermi e mangiare con voi!Sono molto contenta. Stiamo proprio bene insie-me.”-“Pino sta pensando di andarsene a Roma,lasciandoci soli!”-“Scusatemi,ma qui che sto a fare?Non riesco a trovare il minimo lavoro,che mi consenta di gua-dagnare qualche lira...,così mi annoio,solamente...!Diventa impellente ch’io cam -bia vita e mi rimbocca le maniche per riuscire a fare qualcosa di serio per il mio futuro. Non vi pare?” Consumarono il pranzo in silenzio,pensando ognuno ai propri problemi. A fine pranzo:”E Melina,come farà?Non vi vedrete più?La lasci? Non ti dispiace lasciarla?” aggiunse Gilda.“Forse,lo seguirà,così finiranno per vivere insieme e noi non li vedremo mai più qui con noi!” concluse Mauro.“Non fate congetture inutili. Non è deciso proprio nulla. Le mie intenzioni sono quelle di andare via,con la speranza di riuscire a trovare qualcosa da fare,evitando di bighellonare e consumare inutilmente la mia esistenza...!”-“Meglio così.” Rispo-se Gilda. Dopo di che Mauro,aiutato da Pino,rassettò,consentendo ad ognuno di tornare ad interessarsi dei propri problemi personali. Gilda si diede a curarsi le unghia,Mauro a farsi i compiti scolastici per il giorno dopo e Pino a rileggere e scrivere nuove idee sul suo diario. Nel rileggere ciò che aveva scritto,non potè fare a meno di pensare a Concettina e dell’invito,che gli aveva fatto per la sera. Pag.82 – E si disse:”Sono passati tre anni...,e ancora è legata a me!Allora è proprio vero che la donna rimane legata per tutta la vita all’uomo,con il quale per la prima volta ha fatto l’amore con lei?Mi fa molto piacere di rimanere tanto inte-ressato alle tante donne,che...!Mi inorgoglisce essere tanto desiderato...,e, ama-to,anche senza saperlo...!” Ripensò a quando,passeggiando dietro al carcere e poi dietro alla stazione ferroviaria,in una strada solitaria di campagna,dapprima sottobraccio,dopo avere lasciato i libri e i quaderni scolastici,poi incominciò a far sentire sempre più forte la stretta delle sue dita sul braccio,l’aria della sera, tie-pida,fece allungare gradualmente le ombre fino a farle scomparire,l’abbracciò e baciò. Lei non si divincolò,ma ancor più gli si ficcò nel corpo...!Così finirono per perdere l’equilibrio,terminando sull’erbetta del ciglio della strada,sempre avvinti. Lei ansimava,ma continuava a baciarlo ardentemente. Baciando,baciando...,finì per sollevarle la gonna nera di panno,sentendo le sue caldissime gambe. Come può un materiale infiammabile,vicino ad una fonte di calore,non incendiarsi?Dal ginocchio la mano proseguì verso l’alto,fino all’inguine. Dapprima con delicatez-za l'accarezzò,poi,piano piano incominciò a tirare giù le mutandine di pizzo nere fino a toglierle completamente dal loro sito. Le dita tastarono un bosco molto fol-to...!Pino subito pensò:Perchè non unirli?Così si scoprì,sbottonando i propri pan -taloni,effettuando l’incastro,che lei accettò come un sollievo,perchè lo bramava da tempo. Da quando in classe,Oliva si lamentava che lo sguardo di Pino le pe-sava addosso. Diceva che aveva uno sguardo,che la faceva sussultare,perchè la pressava. Concettina ne era gelosa e,da quella sera,forse,anche per apparire migliore delle altre,divenne donna completa,rimanendo soddisfattissima,padro-na e libera di ripetere quanto aveva goduto e non sofferto...!Il suo ricordo fu in-terrotto da Gilda che:”Io vado al lavoro,ciao,ci vediamo stasera.”-“Stasera Mauro ti aspetterà,così tornate insieme. Io ho un impegno,precedentemente,preso. Voi, tornate a casa,cenate pure,senza aspettarmi. Quando torno,cenerò,anche da solo. Mi starà bene. Non preoccupatevi. Ciao e buon lavoro.”-“Ciao,a stasera.” E andò via,lasciando i due fratelli ai propri compiti. Intanto le ore passarono in fret-ta. Giunto che furono le diciannove e trenta,Pino e Mauro,sottobraccio,uscirono a fare una breve passeggiata. Alle diciannove e cinquanta:”Io,ora ti lascio. Tu continua a passeggiare fino a quando non arriva tua sorella e poi tornate a ca-sa. Ho un appuntamento alle venti. Ciao.”-“Va bene,io continuo a passeggiare fino a quando Gilda non avrà terminato il turno di lavoro e poi,insieme,torne-remo a casa. Ciao,a più tardi.” Così Pino,dalle vicinanze del palazzo municipale
si portò verso l’ingresso della villa comunale. Quando vi giunse,trovò che Con-cettina era già lì ad attenderlo. Nel vederlo,gli andò incontro:”Ciao,hai fatto un poco tardi?”-“No,mia cara,sei tu che sei arrivata con qualche minuto d’anticipo. Guarda il mio orologio,non sono ancora le venti e sono già qui...!”-“Si,forse tu hai ragione,ma non ce la facevo ad aspettare ancora,e sono venuta prima...! Dove andiamo?Dove mi porti?”-“In un luogo tranquillo,dove potremo stare in Pag.83 - pace,senza essere disturbati,goderci e possederci così come tu desi-deri e vorrai.” Al che lei gli si è appiccicata al braccio,stringendolo freneticamen- te. Il giovane,ormai padrone in modo totale di lei,la condusse in una radura nel retro della villa comunale,dove era sicuro che sarebbero stati tutto il tempo che avessero voluto,indisturbatamente. Alle venti,nel mese di novembre a Campo-basso,è già buio pesto. E,se non c’è la luna,per le strade di campagna non è fa-cile andare,senza incorrere in dei problemi. Il giovane,fornito sia della conoscen- za del luogo e sia di un’ottima vista,che la ragazza non aveva...!Infatti,per stu-diare e leggere,aveva bisogno del supporto degli occhiali da vista. Sia per il piacere che per il problema visivo,gli si appiccicò sempre di più,mentre andava decantando il suo interesse per l’amico.”Sai,quando ero a Roma,ti ho pensato sempre. Mi sei molto mancato. Mi sarebbe piaciuto incontrarti e portarti a casa mia,anche se sono in un collegio...!Poi,tu sei molto bravo e avresti saputo trova -re il modo di entrare indisturbato e senza farti vedere...!Saremmo potuto stare tutta la notte insieme!Che bello sarebbe se accadesse!” Avevano raggiunto una radura con una grande quercia. Lì il giovane la girò verso di sè e si mise a ba- ciarla. Dopo un poco l’adagiò sull’erbetta madida. Lei non ci fece caso,bolliva già troppo per accorgersene. Sentiva il suo petto palpitare e il seno,che freme-va. Il suo corpo bruciava tanto da riscaldare completamento quello di lui,che su-bito si sentì eccitato. Con calma le alzò la gonna di panno scuro,toccando le sue turgide coscie. La gonna la portò tutta al di sotto delle mammelle,per essere più libero. Con grande soddisfazione di lei,le sfilò le mutandine,accarezzandole l’intero basso ventre. Più l’accarezzava e più il suo corpo manifestava piacere, facendo aumentare il fremito. Anche il corpo del giovane incominciò a fremere. Allora,con mani esperte,si sbottonò i pantaloni,tirandoli giù con le mutandine, finendo per denudare quella parte del suo corpo,che Concettina tanto attende-va,bramava sentirla dentro di sè...!Era quella parte che la mandava in visibilio,in estasi,facendole calmare il fremito,che l’aveva scossa tutta,sentendo il basso ventre del giovane denudato,con violenza l’attirò a sè e la penetrazione giunse a placare i corpi e gli spiriti.“Come è bello fare l’amore con te. Non mi stancherei mai di farlo!Mi rende così felice,che tu,nemmeno l’immagini...!” concludendo in un prolungato sospiro. Terminato l’amplesso,lei non si preoccupò di ricomporsi, così Pino si rimise su di lei per essere ulteriormente accarezzato,baciato ed amato. Alla prima penetrazione fecero seguire una seconda,mentre lei mugola-va sotto come una gatta in calore che ha,finalmente,trovato il gatto,che riesce ad appagare le sue momentanee esigenze. Lei,soddisfatta,fa le fusa,rendendo sempre più piacevole quegli attimi estasianti,per i quali i buon gustai sono capa-ci di tutto. Il tempo tiranno fece udire,in lontananza i ventitrè rintocchi,che sve-gliarono Concettina,che,finalmente,si decise a ricomporsi per tornare a casa a riposare le stanche membra,ormai,appagate e soddisfatte. Anche il giovane si ricompose e in tutta fretta la riaccompagnò in Via Ziccardi,dove un’amica la ospi Pag.84 - -tava.“Peccato che domani riparto per Roma e chissà quando potremo ancora amarci così bene come questa sera...!” continuò a sospirare di rimpi-anto,di rammarico,di nostalgia,di passione e,con trasporto baciò l’amico e corse via nell’antrone del palazzo. Pino giunse nella propria abitazione mezz’ora dopo. Cenò e andò a riposarsi,incredulo per quanto gli era accaduto,non gli sembrava vero...!ma era stato tutto autentico,vero!le due amiche di Ripalimosani erano state stregate dalla sua persona e si erano nuovamente concesse a lui,mostran-do di non saperne fare a meno...!L'orgoglio maschile si sentì molto gratificato e fece dormire pacificamente Pino per l'intera nottata.







Capitolo ventunesimo.
Erano le diciassette,Pino era disteso sul lettino a fantasticare,con gli occhi chiusi quando avvertì un dolce tepore,che bene conosceva,attaccato al suo corpo. Aprì gli occhi e si trovò in quelli di Melina. “Ho,che grande piacere.” E l’ab-bracciò forte,forte a sè. “Come mai sei qui?Cosa è successo?C’è qualche novità?”-“La novità è che ho mandato Mauro a comprarmi alcune cose,così potrò stare sola con te.” Gli si mise sopra,coprendolo di baci. Il giovane,dap-prima rispose ai suoi baci,poi,pian piano la preparò per l'atto finale,togliendole la biancheria intima e penetrandola con passione. Dopo il primo amplesso,lei: ”Sai,sono venuta,così domani andiamo a fare la gita,che tanto desideriamo. Andiamo a Roma,dove io non sono stata mai e che mi piacerebbe molto visitare la basilica di San Pietro,che,mi hanno detto che è molto bella. Che ne dici?Così potremo trascorrere tre giorni insieme come marito e moglie.” Il giovane,in un primo momento non credette alle proprie orecchie e si fece ripetere ciò che già gli aveva detto. Lei con calma ripetè tutto,aggiungendo:”Ora mamma è guarita, l’ho potuta lasciare ed eccomi qui tutta e soltanto pronta per te. Ora dobbiamo solo informarci degli orari e a che ora possiamo partire.”-“Di ciò non ti devi preoccupare,perchè ho il libretto degli orari ferroviari. So a che ora possiamo e dobbiamo partire domani mattina.”-“Per me sta benissimo come farai e decide- rai tu. Faremo esattamente come tu dirai di fare. Allora andiamo a Roma nella città,che molti amano e non riescono più a dimenticare. Ora,ti devo dire,che mi ha fatto molto piacere stare fra le tue braccia. Sono venuta con il desiderio e il piacere di trascorrere con te dei giorni meravigliosamente come se fossimo ma-rito e moglie. Come se dovessimo andare in viaggio di nozze,spensierati e felici Pag.85 - di stare insieme. Voglio amarti ed essere amata liberamente,senza vin-goli e timori. Mi sono impazzita,pensiamo,ora,di andare a vivere insieme,un gior -no. Il futuro sarà nostro. Poi si vedrà.”-“Finalmente ti sei decisa?Mi sta bene e sono contento. Incominciamo questa notte dormendo insieme, nello stesso letto. I miei saranno contenti e non diranno nulla.” Infatti,quando tornarono sia Gilda che Mauro,dopo cena,trovarono naturale che i due dormissero insieme nello stesso letto abbracciati tutta la notte,come se da tempo fossero sposati e vi-vessero insieme. La prima notte di completa libertà la trascorsero come meglio non avessero potuto. Nel penetrarsi stettero solo attenti a non farsi sentire dai due coinquilini,avendo l'accortezza di attendere il loro sprofondare nel sonno ri-posatore. Al mattino si alzarono alle sei per prendere la corriera dell’INT,che faceva servizio diretto Campobasso-Roma,effettuando pochissime fermate,pri-ma di raggiungere la capitale italiana. La prima fermata la fece a Boiano,la se-conda ad Isernia,la terza a Venafro,la quarta a Cassino,la quinta a Frosinone per essere alle dieci in Piazzale Petronio,a poca distanza dalla stazione Termini. Lungo tutto il percorso si tennero per mano stretti,stretti. Giunti a Roma,da Pi-azzale Petronio passarono in Piazza dei Cinquecento,in Via Nazionale. Pas-sarono davanti all’Altare della Patria,che osservarono con una certa attenzione, per poi andare a soffermarsi in Piazza di Torre Argentina per ammirare i ruderi dell’antica Roma,poi entrarono in Panteon per finire su ponte Vittorio verso Via della Conciliazione e trovarsi in Piazza San Pietro,per rimanere sbalorditi ed estasiati dall’immenso colonnato,con l’obelisco,che dominava il centro della piazza. Ai due lati dell’obelisco,quasi attaccato alle due fontane,nella parte esterna,un disco di marmo bianco,che,ai buon gustai,consentiva e sonsente di poter osservare,che il colonnato,in prospettiva,finiva in una sola colonna,dalle quattro,che costituiva lo stesso colonnato. Pino lo fece apprezzare a Melina,che rimase stupefatta. Non mancarono occasione per immortalare il momento con una fotografia,che li immortalasse in quella immensa piazza,simbolo imponente della cristianità. Una la fecero proprio sul piazzale della Basilica,che visitarono da capo a fondo,raggiungendo perfino la cupola e vedere dall’alto tutta la città eterna. Nella Basilica apprezzarono molto la Pietà di Michelangelo,oltre ai tanti affreschi dei più rinomati pittori del medioevo italiano. Ad ogni particolare,ec- cessivamente dovizioso,Pino soleva mettere in risalto il costo di tanti sacrifici del popolo,che era stato sfruttato dai papi,sia con le gabelle,sia con l’istituzione delle case di prostituzione e sia con l’istituzione del matrimonio a pagamento, per la sua celebrazione da parte dei preti...!Melina,alle cose,che le andava dicen -do,prestava poca attenzione. A lei interessava solo stargli avvinta per sentire sempre più e meglio i battiti delle sue pulsazioni,il calore del suo corpo. Lascian- do San Pietro,passarono sul Gianicolo per ammirare il monumento a Giuseppe Garibaldi e a sua moglie Anita. Dal parapetto del muraglione osservarono ai loro piedi l’intera città di Roma,San Pietro compreso. Il tempo tiranno,li costrinse a Pag.86 - riportarsi verso il centro da cui erano partiti. Dopo essersi soffermati ad osservare il Colosseo,imboccarono Via Alessandro Manzoni,dove hanno iniziato ad incontrare insegne di alberghi...! S’era fatto tardi,per cui non era nemmeno il caso di pensare a ripartire,perciò si fermarono,prendendo una camera,per la not -te nell’Hotel Rubino. Appena in camera,si spogliarono,e,messisi in costume adamitico,dopo un bacio dietro l’altro,una stretta dietro l’altra,una carezza e...,la prima penetrazione li consolò,incuranti delle conseguenze. Rimasero avvinti, appiccicati l’uno sull’altra,mentre la donna ansimava di piacere e,col suo corpo cercava di bruciare quello di lui,finirono per ripetere più volte l'incastro dei due corpi. Per concupire,cercando di appagarsi e soddisfarsi nel migliore dei modi, dimenticarono la cena. Dimenticarono tutto e tutti. Per loro non esisteva più nes-suno;nè il marito,nè i figli e nè le condizioni precarie del giovane. La notte fu trascorsa insonne. Lei boccheggiò in continuazione e lui,tra una carezza,un bacio sulla bocca,sul collo,sul seno,ciucciandone i capezzoli,mentre le sfrecava le cosce e il basso ventre,prima di continuare a concupire per soddisfare e soddisfarsi. Al mattino un poco di morsi di fame si fecero sentire,per cui si al-zarono,vestirono con una certa sollecitudine,per portarsi in strada,in Viale Man-zoni. Al primo bar si fermarono per fare colazione. Terminata la colazione lei prese delle pillole,che soleva prendere ogni mattina. Non era la pillola anticon-cezionale...,ancora non esisteva...! Dopo la colazione,da Viale Manzoni si porta-rono nella basilica di San Giovanni per ammirare l’immensa Piazza antistante, dove i sindacati e la sinistra solevano effettuare i comizi e i raduni di una certa importanza. Anche la Basilica di San Giovanni,immensa e ricchissima di opere d’arte:sculture e pitture di pregevolissima fattura,cercò di appagare il desiderio e l'estro,oltre al piacere di poter ammirare opere d'arte di pregevolissima fattura,il giovane amante. Tornando indietro,passarono alla Basilica di Santa Maria Mag-giore che trovasi,quasi,alle spalle del Viminale,o Ministero degli Interni italiano. Cosa si può dire di quest’altra meravigliosa chiesa?Le tre citate vanno visitate per far si che ci si possa rendere veramente conto delle cose stupende,che può fare il genio dell’uomo! Non è il genio umano che crea miserie e distruzioni...! Quello che crea morte e distruzioni è la miseria morale e materiale degli uomini potenti che,non paghi di riempirsi le tasche di denaro altrui,mobilitano i poverac-ci e li mandano a distruggere ciò che c’è di bello e di buono,a distruggersi,ad ammazzarsi l'uno contro l'altro,anche senza capire e sapere il perchè...!
Dalla Basilica di Santa Maria Maggiore,dopo che Melina era rimasta stupefatta, perchè,per lei,era inimmaginabile la meravigliosa arte,Pino conosceva molte co- se,per averle studiate in storia dell’arte,durante i suoi corsi scolastici,ma,rimase ugualmente e piacevolmente impressionato da tanta magnificenza,passarono nella parte nord-ovest della città eterna per ammirare la Basilica di Santa Maria degli Angeli di Piazza dei Cinquecento e il museo adiacente. Poi ammirarono la maestosità dell’edificio,che ospita il ministero del Tesoro con Via Venti Settem- Pag.87 - bre con Piazza del Quirinale,sede del Presidente della Repubblica ita-liana. Poi via del Corso,con il Parlamento italiano,e Piazza del Popolo ai piedi di Villa Borghese,immensa e ricca di vegetazione. Sull’erbetta invitante,i due non si fecero pregare,si adagiarono,accarezzarono,baciarono e...,i loro corpi si riunirono,come se non si fossero visti da chissà quanto tempo...!
Il viaggio di nozze,dopo tre giorni,terminò. Ripresero la corriera dell’INT per tro- varsi,nuovamente,a Campobasso e tornare alla vita abituale. Melina,alquanto sconsolatamente,alle diciassette riprese il treno e tornò alla sua Pietracatella. Dal ritorno al viaggio la donna si preoccupò a tornare al suo giovane uomo ogni tre giorni,consumando sesso in modo libero,non usando la minima cautela. Lo espletava come se non avesse avuto nessun bambino,nessun figlio...! Così facendo,passarono due mesi e mezzo. Dopo di che Melina si recò da Pino:”Sai, sono incinta. Ora,come dobbiamo fare?Io non posso portarla avanti la gravidan- za. I miei mi ucciderebbero. Dobbiamo vedere come fare!”-“Da quanto tempo pensi di essere gravida?Se è da poco,vado dal mio amico farmacista e con qualche iniezione...!”-“Non credo che basti qualche iniezione...! Lo sono da quasi tre mesi. Sono rimasta...,nelle meravigliose notti romane. Era così bello, sia il ricordo che il piacere,che non me la son sentita di...! Ora,riflettendoci bene, ho deciso che non si può portarla fino in fondo. Dobbiamo eliminarla e dobbia-mo deciderci,anche,in fretta. Non devono passare i tre mesi,perchè dopo, diventa pericoloso e nessun ginecologo si renderebbe disponibile a praticarmi l'aborto...!” Rimasero per un bel poco in silenzio,non smettendo di baciarsi, accarezzarsi e possedersi. Dopo di che Pino le disse:”A questo punto è neces-sario realizzare un aborto vero e proprio. Dobbiamo cercare un ginecologo disponibile...!” lei subito lo interruppe. “Tu dici bene,ma non lo possiamo fare qui a Campobasso,perchè si verrebbe subito a sapere e sarebbero ugualmente guai per me. Dobbiamo andare molto lontano,fuori regione e fuori provincia. In una realtà molto lontana dalla nostra,pettegola ed impicciona...!”-“Allora resta una sola soluzione. Dobbiamo andare verso Bari. Se ti va...,decidiamo quando andare...!”-“Allora,questa sera torno a casa,mi organizzo e ti farò sapere quando andare. Devo preparare anche i soldi necessari e gli abiti,che dovrò portare con me,anche se a Bari sarà molto più caldo che qui da noi...!Comunque devono prepararmi a dovere,come se dovessi andare per un certo periodo a trovare un'amica...!”-“D’accordo. Facciamo come dici tu. Ora,intanto,non possiamo fare nulla,ma solo continuare a possederci.” Melina non se lo fece nemmeno dire che,subito si mise all’opera,per appagare e soddisfare e soddisfarsi fino allo spasmo. Alle diciassette,a malincuore,si staccarono e lei tornò al suo paese per preparare e preordinare il tutto per il viaggio,che avrebbero fatto verso il capo-luogo pugliese. A Pino dispiacque,non poco,acconsentire alla distruzione della vita,che avevano creato in quei felicissimi tre giorni romani...! Ma...,come poter fare?Non aveva alcun reddito,dipendeva ancora dai suoi familiari...!Rimase Pag.88 - amareggiato! L’amarezza gli tolse il sonno per tutte le notti,che inter-corsero al viaggio verso Bari per eliminare il frutto del loro amore,della loro passione,della loro cupidigia sessuale,abbastanza sfrenata.







Capitolo ventiduesimo.
Erano le diciannove,Melina,trafelata,fece il suo ingresso nella casa di Pino. Per fortuna il giovane era solo e lei potè,in tutta tranquillità,buttarglisi fra le braccia con tutte le conseguenze piacevoli connesse a tale trasporto. “Sono venuta per andare a Bari,domani. Dobbiamo informarci sugli orari dei treni,le coincidenze e,se è necessario prenotare il posto in carrozza e se di prima o di seconda clas-se!”-“Non ti preoccupare. Ho già pensato a tutto io. Possiamo partire domani mattina alle ore sette per arrivare a Termoli e prendere il direttissimo per Lecce. Arriveremmo a Bari verso le quindici. Il tempo di prendere una camera in una pensione e ci faremo dire,suggerire a chi poterci rivolgere per il nostro caso. Le padrone delle pensioni sono sempre molto informate. Ora,un’altra cosa:non ti avevo suggerito di fare degli accertamenti particolari in merito alla tua salute?Te ne sei dimenticata?Non ti dissi che avevo percepito un qualcosa di non troppo regolare a carico del tuo cuore?”-“Ho rimandato perchè,in un primo momento volevo tenermi il bambino,che porto in grembo...! il resto diventava tutto super -fluo...! finiva per passare in secondo piano,di non rilevante importanza,per me,che volevo a tutti i costi un tuo figlio...!”-“Come,superfluo?! Per me si tratta di una cosa seria,molto seria.”-“Va bene,ci penseremo dopo essere stati a Bari per l’aborto. Al ritorno farò come mi hai suggerito. Ora,pensa a baciarmi ed amarmi come solo tu sai fare. In questi momenti riesci a farmi sentire viva. Mi fai diven-tare una leonessa! Oh,come è bello fare all’amore con te...!”-“Solo che alle venti e un quarto tornano Gilda e Mauro...!”-“Alle venti smetteremo di volerci bene. Penso che ci saremo appagati abbastanza,no?Ora eccoti i soldi,che ho portato per il viaggio e tutto. Tienili tu,mi sento più tranquilla. Tu sai manovrarli molto meglio di me...!”-“Tu conosci molto bene la mia situazione! Io non sono in grado di poter contribuire...!”-“Lo so. Non ti preoccupare,ho pensato a tutto io. Non ho trovato alcuna difficoltà. Pensiamo solo ad essere felici e a fare le cose,che vanno fatte in tranquillità e serenità...! anche se un certo rimpianto c’è e ci sarà sempre...!” Detto ciò,rimasero in silenzio,come volersi leccare le ferite,che la soluzione aveva aperto e che lasciava sanguinare abbondantemente i loro cuo-ri. Per fortuna,alle venti e quindici Gilda e Mauro,rientrando,non fecero cambiare Pag.89 - alquanto l’atmosfera. “Ciao,Melina,come stai?” le chiesero subito, abbracciandola e baciandola. “Come siamo felici che sei qui e che,certamente,ti fermerai qualche giorno con noi!”-“Sarei molto felice di stare con voi...! Domani andiamo a Bari...!”-“Allora avete deciso di effettuare l’aborto?!”-“Purtroppo si,non c’è rimedio. Lo devo fare per forza.”-“Stavo già pensando di avere un nipote..., che avrei accudito come se fosse stato un mio figlio...!” -“Lo farai quando Pino si sposerà con una brava ragazza...!” Gilda,avvertendo l’aria pesante,cercò di cam -biare argomento. “Ricordi quando venisti da noi al paese per il matrimonio di Maria Carmela?Voi andaste in giro sottobraccio e tutti vi considerarono fidanzati e dicevano: Che bella coppia! Come stanno bene insieme!”-“Anche quel fatto mi aveva indotta alla gravidanza. Ero felice di avere un suo frutto...! Giustamente mamma mi ha fatto riflettere,ragionare. Mi ha detto:Se qui ci fosse tuo marito, potresti anche farlo. Chi avrebbe potuto dire che non era suo?Ma,dal momento che sta fuori,lontano a lavorare e da più anni...,come giustifichi?Che diranno?Che ti ha messa incinta per posta?Io ho altri quattro figli...! Dopo non mi riman-derebbe più neanche un centesimo...!”-“Adesso,bando alle chiacchiere,ceniamo e poi ci metteremo a riposarci,visto che domani dovete partire presto!” Cenaro-no e poco dopo si misero a letto per il riposo quotidiano. Nessuno dormì. Chi per un motivo e chi per un altro rimase sveglio a rincorrere i propri pensieri. Pino rivide quando riuscì ad imporre ai suoi la presenza di Melina,in occasione del matrimonio della sorella. “Se non fate venire lei,non verrò neanche io. Dipende da voi.”,rispose,quando gli fecero sapere di tornare per il matrimonio della sorel-la Maria Carmela. In famiglia il primogenito era considerato in modo particolare. Pino era il primogenito,per cui la sua presenza era di prammatica e non era ammissibile che non fosse presente...!A qualsiasi costo ci doveva essere. Per-ciò acconsentirono,inventando parentele inesistenti,cugina,fidanzata,ecc. Non ci fu neanche l’imbarazzo del pubblico,perchè le nozze furono celebrate in casa e solo fra intimi: dall’arciprete,cugino della nonna paterna,ormai morta da un paio di anni...! Con tali pensieri e ricordi giunse l’ora di dover lasciare il letto per pre-pararsi al viaggio riparatore delle piacevolezze della città eterna. Alle sette me-no un quarto erano in stazione pronti per partire. Dopo aver fatto i biglietti,saliro-no sulla littorina,che era già pronta per i passeggeri,che avessero voluto prende-re posto. Si misero in uno scompartimento vuoto,certi di rimanervi da soli fino a Termoli. Furono accontentati dalla sorte. Viaggiarono unici passeggeri fino al capolinea,che raggiunsero dopo le nove e trenta. Impiegarono poco meno di tre ore per percorrere circa novanta chilometri di distanza con un trenino,che sbuffava,ansava ad ogni piè sospinto,come se non ce la facesse a percorrere quei pochi chilometri...! Passando davanti alla stazione di Sant’Elia Melina si nascose,quasi,sotto il sedile,per evitare di essere vista da qualcuno dei suoi pae -sani. Infatti,quando raggiunsero l’interland della stazione di Casacalenda si tran -quillizzò,cercando di tenersi stretta al giovane,baciandolo e facendosi baciare, Pag.90 - come sposini in viaggio di nozze,anche se...,viaggiavano per un moti-vo,quasi,opposto...! Alle dieci giunse,in perfetto orario il direttissimo Milano-Lecce. In tutta fretta vi salirono,perchè avrebbe fatto una brevissima fermata,di circa un paio di minuti. I due,tenendosi per mano salirono e presero posto in uno scompartimento vuoto. Infatti,pochissime persone,in certi periodi dell’anno,scen- dono verso il meridione d’Italia! Il treno abbondava di carrozze merci che traspor -tavano le auto della FIAT per soggiogare sempre di più il popolo meridionale. Mentre le due carrozze passeggeri,idonee a trasportare le truppe in tempi di guerra,fornite di sedili di legno e prive di qualsiasi conforto,facevano sentire tutta l’inclemenza del tempo o la stagione,che da quelle parti,è sempre afosa,come se l’aria mancasse e ristagnasse da millenni...! Il treno,direttissimo,dopo cinque minuti che era ripartito,fece la sua brava fermatina nella stazioncina di Campo-marino. Si fermò poco,è vero...,ma...,a destinazione si prevedeva che non arri-vasse mai...! “Come si vede che del tacco d’Italia non hanno nessuna conside-razione...!”-“Cosa vuoi dire?”-“Non dico di stare male. Sto felicemente in tua compagnia,ma,viaggiare sulle tradotte militari,dopo aver pagato un profumato biglietto...!Non è che il costo sia stato inferiore a quello,che pagano altrove,dove i vagoni sono molto confortevoli,tanto da stimolarti a fare un pisolino! Qui,se hai le ossa sane,fanno di tutto per fartele rompere. Noi siamo ancora giovanissimi, figurati un povero vecchietto o una povera vecchietta,che dovrebbe rimanere seduta qui per alcune ore,su queste tavole...!Poi,si dice che siamo tutti italiani! Non siamo tutti figli uguali...,c’è chi è figlio e chi è figliastro! Noi del centro-sud siamo tutti figliastri...!figli di seconda o terza categoria...!”-“Non te la prendere. I signori non viaggiano con il treno. Quelli vanno in giro con i macchinoni o con gli aerei...!”-“A proposito,cambiamo argomento,altrimenti ci facciamo solo il sangue amaro. Dicevo,tu come ti senti?Non hai più quel certo affanno?”-“Da quando sono rimasta incinta non ho avvertito più nulla. A dire la verità,neanche prima,ho avvertito alcun problema,per cui ho evitato di parlarne al mio medico. Se tu insisti,dopo,quando torniamo da questo viaggio,insisterò con il mio medico e farò approfonditi accertamenti,come tu vuoi che faccia. Vedrai,non sarà niente. I risultati diranno che sto benissimo. Sei tu che sei molto apprensivo e pignolo...!” Intanto,visto che il controllore era risalito su un’altra carrozza,certi di essere soli,hanno finito per abbracciarsi,baciarsi,accarezzarsi...ed unire i loro corpi in languidezze estasianti. Il treno si fermò perfino a Chieuti...,luogo privo di abita-zioni,ma dove,in alcuni giorni della settimana,si recavano gli amanti della pesca all’anquilla,nei laghi del posto ricchi,appunto,di tali esseri acquatici. Se fossero stati soli,anche senza la presenza dell’altro o dell’altra,il tempo non sarebbe ugualmente passato mai...!Il viaggio era molto tedioso e insopportabile. Anche se avvinti in languidezze,carezze e baci,il tempo sembrò interminabile,sia per il paesaggio monotono,sia per la scomodità dei sedili e sia per l’afa,che si faceva sentire sempre di più e pesantemente. Finalmente,dopo un viaggio perenne che Pag.91 - non finiva mai,giunsero a Bari sfiniti,desiderosi,soltanto,di un luogo dove poter posare le stanche membra. Per fortuna,a poca distanza dalla stazio-ne videro l’insegna di una pensione. Subito si precipitarono nei locali della pen-sione Maria,prendendo una camera da letto matrimoniale,con immediato posses -so. Rimasero distesi sulla soffice coltre per un paio d’ore,durante le quali non dimenticarono di poter concupire liberamente,almeno fino a quando non aves-sero trovato un ginecologo compiacente! Verso le cinque meno un quarto Pino si alzò ed andò ad informarsi dalla padrona della pensione.“Mi scusi signora,ho bisogno di un’informazione. Mia moglie non si sente bene. Ha una minaccia d’a-borto,abbiamo bisogno di un ginecologo compiacente,che accetti,nel caso,di non registrare l’accaduto...! Sa,abbiamo già quattro figli...e,visto il problema..., cerchiamo una persona,che riesca a capire la situazione...!”-“Ho capito perfetta-mente la situazione vostra e voglio aiutarvi. Mi sembrate delle persone squisite che meritano comprensione. Nell’altro palazzo,quello di colore giallo-marrone, con quei grandi negozi a piano terra,c’è un ginecologo amico nostro. E’ una bravissima persona. Vedrete che vi aiuterà. Poi,vi devo dire che ci potete anche a nome mio. E’ il figlio di una mia carissima amica. Va bene?State più tranquillo, ora?”-“Vi sono molto grato. Siete molto gentile e comprensiva. Grazie. Se è pos-sibile fargli una telefonata e chiedere un appuntamento...!?”-“Ho capito,siete al- quanto stanchi e non avete le forze per andare in giro senza essere sicuri...! Ora gli telefono io e vi farò sapere cosa mi risponde. Nel caso,cosa gli devo dire a conferma?”-“Se ci dà l’appuntamento,dica che si tratta di Pino e di Melina. Di nuovo,grazie,signora. Dopo che avrà telefonato,le sono grato se ci farà sapere quando dobbiamo andare...!” Il giovane si ritirò in camera per riferire a Melina quanto aveva saputo e concordato. “La signora mi ha detto che prenderà lei l’appuntamento per noi. Sei più tranquilla?Ora,penso che dovresti solo riposarti e stare serena. Abbiamo deciso di farlo e lo faremo. Non ci fermerà più nessu-no,ormai...!”-“Hai ragione che abbiamo deciso e siamo decisi a risolvere il gran-de problema...!Sai,mi ci stavo abituando ad avere un nostro figlio o figlia. Mi rendeva molto felice...! Adesso mi sento vuota,come se tutto il mondo mi stesse crollando intorno e addosso...!”-“Cosa vuoi dire,che sei pentita di abortire?Non vuoi più farlo?” Lo disse con una tale gioia,che Melina non potè non rendersene conto. Lo abbracciò stretto stretto a sè,baciandolo avidamente sulla bocca e poi, con rassegnazione:”Non possiamo tornare indietro e cambiare le nostre decisio-ni...!Sono interessate,coinvolte molte altre persone,non siamo solo noi,che,egoi- sticamente,possiamo decidere...!” Rimasero stretti,stretti per una diecina di minuti,fino a quando non sentirono bussare alla porta della camera. Solo allora si staccarono e Pino andò ad aprire. Era la proprietaria della pensione. Entrò con molta circospezione e disse sottovoce:”Ho telefonato al dottore e vi aspet-ta,potete andare subito e in serata vi fa il lavoretto. Naturalmente vuole essere pagato in contanti e ci vogliono trentamila lire.”-“Va benissimo. Abbiamo capito Pag.92 - perfettamente che nè noi e nè lui ha bisogno di lasciare testimonianze di alcun genere!” C’è da dire che lo stipendio di un insegnante,per un intero me-se di lavoro,era di circa novemila lire...! “Allora,possiamo andare subito,perchè ci sta aspettando?Grazie mille. Dopo torniamo qui e vi resteremo per qualche giorno,va bene?”-“Si,va benissimo,potete rimanere tutto il tempo che vorrete,a me farà molto piacere,specialmente che ho capito che di voi ci si possa fidare in quanto siete delle bravissime persone. Mi spiace solo che oggi avete il vostro problema,che,sono certa,riuscirete a risolvere brillantemente. Auguri.”
In tutta fretta,come ladri in fuga dopo avere rubato,lasciarono la pensione e si diressero verso il palazzo accanto di colore giallo-marrone,di recente costruzio- ne. Lo studio medico si trovava al secondo piano. Li accolse una vetrata di lusso e dietro di essa un ambiente molto curato e ricercato,pulitissimo. Entrando furo- no accolti da una splendida ragazza bruna,con occhi vispi,ricca di un personale stuzzicante e molto stimolante. Aveva un solo neo,al volto una cicatrice detur-pava un pochino il suo meraviglioso viso. Se non avesse avuto quel problemi-no...! La ragazza fu molto affabile e cordiale. Li accolse presentandosi:”Io sono Grazia D’Ambrosio e sono la infermiera,che l’aiuterà a risolvere il suo problema. Prima che il dottore proceda,vi voglio dire che io resterò a vostra disposizione per qualsiasi vostra necessità. La signora della pensione ha il nostro numero telefonico e potrà chiamarmi in qualsiasi momento e io verrò.”-“Le siamo molto grati,signorina Grazia, per la sua disponibilità.”-“E’ che mi siete molto simpatici e vorrei diventare una vostra amica!Ci potremmo rivedere anche dopo aver risolto questo problema,che vi affligge!”-“Perchè no. Noi non siamo di Bari,stiamo nel Molise,che trovasi abbastanza distante da qui...!”-“Possiamo sempre darci l’indi-rizzo e scriverci qualche cartolina,non vi pare?”-“Certo. Non so se la signora della pensione abbia spiegato il motivo della nostra rinuncia...! Noi abbiamo già quattro figli e il quinto diventerebbe un vero problema...! Un serio problema, perciò dobbiamo non farlo nascere,per poter accudire adeguatamente gli altri...!” -“Non vi dovete giustificare,non occorre,ognuno è libero delle proprie azioni. Ognuno fa ciò che ritiene più opportuno e necessario. Che ne dite signor Pino?Non vi pare giusto?” Intanto cercava di fare la gatta morta con il giovane. Gli toccava prima il braccio,poi la mano...,e...,quando si accorgeva che Melina guardasse altrove,con uno smagliante sorriso ammiccava con gli occhi,che faceva parlare in modo eccessivamente eloquente. Eppure si erano presentati come marito e moglie e non come amanti!Ma...,i sentimenti,non sempre si possono frenare! Prima di far apparire il ginecologo,Grazia si fece consegnare i soldi pattuiti,dopo di che furono introdotti nello ambulatorio. Melina fu posta sulla sedia travaglio e il medico,già pronto,incominciò l’operazione. Con il forcipe pro-vocò il distacco della placenta e con pannolini vari tamponò l’inquine,dicen-do:”Ora,lei vada alla pensione e vi resti tranquilla a letto,almeno fino a dopo-domani mattina. Se avete intenzione di ripartire subito,io non mi prendo alcuna Pag.93 – responsabilità. E’ andato tutto bene,ma,non è improbabile una emorra-gia...,e allora avrebbe seri problemi. Se resta distesa nel letto o sul letto,evita il rischio. Poi,per qualsiasi problema,la signora ci telefona e Grazia verrà da voi. Potete stare tranquilli. Arrivederci.”-“Arrivederci,buona serata dottore.” Rispose-ro all’unisono Melina e Pino. Il medico sparì,lasciandoli in compagnia di Grazia, che cercò ancora di fare la gatta morta. “Lei”,rivolta a Pino,”domani mattina può venire a riferirmi come vanno le cose. La signora deve stare allungata nel letto, ma lei no. Perciò può venire a dirmi come ha trascorso la notte,se avrà avuto problemi e di che tipi o meno,senza scomodare la padrona della pensione.” -“D’accordo. Verso che ora è più conveniente ch’io venga?”-“Io sto qui già alle nove. Quindi alle nove può venire.” Accompagnando le parole con un sorriso accattivante e molto espressivo che diceva tutto. Gli diceva,senza il minimo timore e dubbio:”La tua donna,nelle condizioni in cui è,non può soddisfarti,io si e molto. La primavera è sempre l’amica degli amori sboccianti. E’ quella che fa risvegliare la vita e la mia natura si sente viva e necessitante più che mai, specialmente dopo che i miei occhi sono stati trafitti dai tuoi. Hai bisogno di essere rincuorato ed io sono qui apposta e disponibile. Vieni domani e vedrai. Vedrai di cosa sarò capace...!” Pino capì subito le intenzioni della ragazza. Per fortuna che Melina,per i problemi,che aveva,non si accorse di nulla...,anche perchè non è maligna e,fiduciosa si lasciò riaccompagnare nell’accogliente camera matrimoniale della pensione per distendersi sul letto. Il giovane cercò di rincuorarla e di distoglierla da quanto avevano appena fatto. Poco dopo,sia a causa dello stress che per i postumi del lungo e disastrato viaggio,si addormen-tarono,avvinti,anche,dalla tranquillità per essere riusciti a risolvere il problema. Il giovane non è stato mai un dormiglione,per cui,dopo appena un’oretta cadde nel dormiveglia e potè ripensare e riflettere in merito all’atteggiamento di Grazia, che aveva la sua età. La rivedeva nel suo bellissimo ed attraente corpo,slancia-to di circa centosettanta centimetri d’altezza e perfetta in tutte le sue misure. Pensava:”Se domani mattina la trovo da sola,la bacerò,perchè ha cercato di farmi capire che lo vorrebbe anche lei! L’ha fatta troppo sfacciatamente...! Per fortuna che Melina non si sia accorta di nulla...! Altrimenti...,avremmo avuto un litigio e senza nessun motivo concreto!” Con tali pensieri nella testa consentì alla nottata di passare senza alcun problema. Al mattino si svegliarono come se nulla fosse accaduto,solo che lei aveva dei dolori addominali e non poteva soddisfarsi nel giovane e il giovane non poteva altrettanto in lei. Per evitare di eccitarsi inutilmente,finirono per darsi qualche bacetti come se fossero fratello e sorella. Si alzarono per i bisogni corporali,fecero colazione e lei si rimise nel letto,così come le era stato suggerito la sera prima. “Hai avuto o hai qualche problema?Hai bisogno di aiuto,di qualcosa di particolare o va tutto bene,come, normalmente dovrebbe andare in questi casi?”-“Puoi andare e riferire che non ci sono particolari problemi e che tutto va così come deve andare. Riferisci che Pag.94 - non ho avuto nessuna emorragia,ma una normale mestruazione.” Ver-so le nove meno cinque,il giovane,dopo averla salutata calorosamente,uscì per recarsi allo studio del medico e dare le informazioni del caso. Melina rimase al letto e Pino,dopo neanche cinque minuti era davanti alla porta dello studio medico. Come se fosse atteso,prima ancora di suonare,si vide aprire la porta e nel vano presentarsi la sagoma di Grazia. La ragazza,una sua coetanea, l’accol-se con le braccia aperte. “Oh...! vieni. Non sai con quanto piacere ti stavo aspettando.” Così dicendo,oltre a dargli del tu,gli buttò le braccia intorno al collo e lo baciò sulla bocca,appassionatamente,come se fossero stati vecchi amanti. Il giovane,in un primo momento rimase sconcertato,non si attendeva tanta effu-sione,dopo di chè,accortosi e fattoselo confermare dalla ragazza di essere soli, la ribaciò con veemenza e con molto trasporto. “Sai,ti ho fatto venire alle nove perchè,fino alle undici,il medico resta in ospedale. Così posso stare sola con te...!” Il giovane intuì tutto molto chiaramente,per cui,prendendo la balza al bal-zo,l’abbracciò con molta forza,baciandola con sempre maggiore convinzione e virilità. Piano piano i loro corpi presero fuoco,emanando scintille. Per prima cosa lei si sbottonò la camicetta,per farsi baciare delicatamente sul collo e poi più insistentemente,sul petto e ciucciare i capezzoli. Facendo avvertire il profumo e i palpiti vigorosi del suo corpo,l’uomo incominciò a sfiorarle il seno,a ciucciarle i capezzoli...!e,nell’estasi...,la spogliò tutta. Anche lei prese l’iniziativa di togliere al giovane il superfluo...! Sentendosi nudi...,finirono per congiungere i loro corpi in un prolungato languido abbandono. Mugolando sotto di lui,in un lieve sospiro andava dicendo:”Appena ti ho visto,non ho capito più nulla. Ho sentito che il mio cuore era finito in un subbuglio,con battiti impazziti...! Da subito ti ho desiderato e ho bramato fare l’amore con te.”-“Anche tu mi sei piaciuta subito,però,non ci nascondiamo che sono sposato e che ho degli impegni...!Non sono libero...!Per cui non posso prometterti nulla...!Solo che qualche volta ci si possa rivedere!”-“A me basta. Sei riuscito a darmi tutto ciò di cui avessi bisogno. Mi hai fatta sen- tire veramente donna. Ora sì che posso dire di essere una donna!Prima ero una bambina,una signorina...!Come è stato bello e interessante...!Oggi sono rinata” Dopo essersi tolto di dosso i residui della verginità di lei,Pino s’avviò ad andar- sene,ma Grazia lo trattenne per un attimo per fargli ammettere che si sarebbero rivisti il giorno dopo. “Domani mattina,alle nove,ti aspetto qui,come questa matti- na. Voglio tornare ad essere tua e,solo dopodomani,ve ne tornerete nel vostro Molise. Tu,intanto,rimarrai sempre nel mio cuore. Io ti scriverò prima ancora che sarai tornato.” Per evitare brutte sorprese,a Grazia diede l’indirizzo di Bonefro. Tornò alla pensione,trovando Melina addormentata. Pino rimase molto contento della tranquillità della donna,perciò finì per allungarsi accanto a lei,recuperando il sonno e il riposo mancato durante la notte precedente. Alle tredici si alzarono, pranzarono,e dopo la donna si rimise a letto e il giovane scese a fare un giro per la città di Bari,vagando fra le aiuole dei giardini. Prima di rientrare tornò ad infor-Pag.95 - marsi alla stazione per essere sicuro degli orari dei treni per il giorno dopo. Dovevano tornare alla vita solita del Molise. Verso una certa ora tornò in pensione ed informò la donna che l’indomani,se il medico l’avesse consentito, sarebbero potuto ripartire verso le undici e a Campobasso sarebbero arrivati per le diciotto. Quando l’ebbe riferito il tutto “Io non torno a Campobasso” disse Melina,“posso scendere alla stazione di Sant’Elia e proseguire per casa o Pie-tracatella o per Ripabottoni...!Fa lo stesso. Casa ho là e casa là!”-“Farai come vorrai,anche se me,a dire la verità,farebbe piacere...,che tu venissi con me fino a...,per rimanere ancora qualche giorno con noi...!”







Capitolo ventitreesimo.
Al mattino Pino si alzò riposato,tranquillo e sereno,nascondendo accuratamente la gioia e la felicità di rivedere,verso le nove,la giovane Grazia. Ricordava,come se lo stesse vivendo,il momento in cui lei gli si buttò addosso,l’abbracciò,baciò, mentre ansimava tutta,fremente di passione. Si dimenava come una cagna in ca -lore che per la prima volta acconsente di farsi annusare,leccare,baciare,solleci- tare e...,amare. Se prima guaiva,si dimenava...,dopo,nel sentire il maschio s’ag- guattò felice e soddisfatta,aveva completato il suo ciclo vitale e la sua passione era stata appagata e gli stimoli...,erano scomparsi d’incanto,lasciandola quale essere più felice del mondo! Così ricordava Grazia mentre andava al secondo incontro con lei. La rivedeva con il suo corpo ancora pulito,duro e liscio che frizionava con il suo. Grazia aveva perso veramente la testa per lui e gli si era data senza limiti e freni sia per meglio appagarsi che per meglio e nei migliori dei modi appagare l'uomo dei suoi sogni. “Pensavo che Melina fosse calda,ricca di passione e di frenesia d’amore...! Ma...,Grazia non è solo calda,erutta fiamme e...,denota tutti i suoi dieci anni in meno che ha rispetto alla molisana. Lei pos-siede la veemenza dei suoi vent’anni! L’ardore della giovinezza,che ha bisogno di essere avviata al godimento sfrenato della vita,della passione,dell’amore e della carne,che reclama sfogo. Sembra che non abbia sognato altro nella sua vita che appagare ed appagarsi...!” Una donna simile fa uscire facilmente di testa un uomo. Ma Pino finì per possederla nel migliore dei modi,senza,per altro,lasciarsi coinvolgere più di tanto. Con tali pensieri nel cervello,giunse davanti alla porta dello studio che subito si schiuse per far apparire la ragazza più felice che mai e pronta...! Aveva già provveduto a sbottonarsi il grembiule Pag.96 - bianco che indossava,per far apparire la sua biancheria intima di color rosso vivo,di pizzo trasparente,ornato di merletti molto sfiziosi. Entrarono,chiu-dendosi dietro la porta. Appena il clik di chiusura si fece sentire,Pino,come un toro inferocito,accettò la disponibilità della ragazza. Ognuno per conto proprio completò lo spogliarello,dopo di che,in un impeto inimmaginabile,s’abbracciaro- no,baciarono...! Avvinti finirono sul lettino,già pronto,e i due corpi si fusero in un amplesso prolungato,mentre lei continuò a guaire,senza sentirsi mai paga. Il tempo tiranno,sentendo l’orologio del campanile difronte che rintoccava le dieci e trenta,li fece svegliare dal torpore del piacere,dal quale si erano lasciati sopraf -fare. Prima di separarsi il giovane disse alla ragazza:”Melina sta benissimo. Non ha avuto nessun problema,nessuna complicazione. E’ tornata ad avere un normale ciclo mestruale. Non credi che sia il caso di poter tornare nella nostra casa?”-“Si,penso che possiate affrontare il viaggio di ritorno,anche se,desidero che rimaniate qui per sempre,così avrei la possibilità di rivederti e...!” disse le ultime parole con un nodo in gola,mentre gli occhi le si inumidirono di lacrime. Si baciarono ancora in una stretta disperata...! Per fortuna,il giovane era fornito di una forza di volontà eccezionale,a malincuore si staccò da lei e andò via dicen- dole:”Ci possiamo sempre scrivere e,qualche volta,rivedere. Tu hai detto di ave- re dei parenti a Roma e che ci vai spesso. Io ho deciso di trasferirmi lì...! Ciao,a presto.” E andò a raggiungere Melina,che lo attendeva per poter ripartire verso casa. Prima di andare da Grazia si era preoccupato di andare a fare i biglietti alla stazione. Una volta in pensione potè tranquillizzare la donna e dirle che sarebbero ripartiti verso le undici con il direttissimo Lecce-Torino. Avrebbero trovato subito la coincidenza a Termoli per Campobasso e verso le diciannove sarebbero stati in città,a casa di Pino. “Si,ma io,come già ti ho accennato,se posso non venire a Campobasso e faccio in tempo per tornare a casa mia,sarò più contenta. Sai,in tutti questi giorni...,non so se i miei figli hanno qualche problema o meno.”-“D’accordo. Farai come vorrai,io non posso obbligarti a fare nulla,che tu non voglia. Ora,te la senti di arrivare alla stazione,senza fretta,o hai qualche problema?”-“Sto benissimo,non avverto nessun dolore,nessun disturbo. Sto come se non avessi subito alcun intervento...! Si vede che sono molto forte e,l’organismo è riuscito ad assorbire tutto benissimo.”-“Sono contento che non ci sono stati strascichi e che tutto è andato per il meglio...! Allora andiamo,la pensione l’ho sistemata! Salutiamo la signora e ce ne andiamo.” In mezzo al corridoio:”Signora,noi andiamo via,vogliamo salutarla.” La signora arrivò defila-ta,abbracciando Melina e baciandola. “Fate buon viaggio e,se tornate a Bari, anche se non volete approfittare della mia ospitalità,sarei ugualmente felice di rivedervi e salutarvi.”-“Grazie di tutto e se capiteremo ancora a Bari,verremo senz’altro a stare qui. Ci siamo trovati benissimo. Arrivederci.” dissero all’uniso-no i partenti,che,sottobraccio,raggiunsero la stazione ferroviaria e solo dopo cinque minuti di attesa,il treno giunse e vi salirono. Il loro spirito era identico a Pag.97 - quello delle truppe sbaragliate in una cruenta battaglia. I rimanenti, malconci,mogi,mogi percorrono la strada del ritorno,dopo una sonora sconfitta. La donna era amareggiata per aver dovuto interrompere la gravidanza,frutto della sua passione,del suo amore per il giovane. Dopo l’interruzione,qualcosa sarebbe definitivamente cambiato. Il loro rapporto non sarebbe stato più lo stes-so. Dentro il cuore di entrambi si era spezzato il vero filing,che li teneva stretta-mente legati. Lei se ne rendeva conto. Tale pensiero la lasciava sconsolata e, più distrutta che mai. Avrebbe voluto abbracciare Pino,baciarlo...! Stringersi fortemente a lui...!Lui,poi,avrebbe desiderato...,ma lei ora non poteva e anzicchè fare bene avrebbe fatto male ad entrambi!Perciò,sul treno si allungò nell’angolo del sedile,rimanendo ad occhi chiusi fino a Termoli,che raggiunsero alle quindici e trentacinque. Scesero,portandosi nella sala d’aspetto della stazione ed atten-dere che fosse pronto sui binari la littorina per il capoluogo molisano. Alle quindici e cinquanta la littorina raggiunse i binari,allora Pino:”Su,andiamo. La littorina ci aspetta e fra tre ore sarai a casa dai tuoi figli. Penso che ora sarai più tranquilla. Non hai,per caso,qualche problema?Se hai necessità,possiamo sempre fermarci qui e ripartire domani.”-“Va tutto bene. Non ti preoccupare. E’ meglio se torniamo a casa,tu a Campobasso ed io a Pietracatella. Mia madre, certamente,mi starà aspettando con impazienza. Era molto preoccupata della mia gravidanza...!”-“Se tu vuoi,posso accompagnarti a Pietracatella!”-“E’ meglio di no. La gente,in questi giorni già si sarà chiesto dove sono finita...! Poi,ve-dendoti...,penserebbe subito...! Perciò è meglio di no.”-“Va bene. Però,promet-timi che domani mattina tu vada dal tuo medico di famiglia e ti faccia fare l’impegnativa per gli accertamenti cardiaci. Non dimenticare che avvertii uno scompenso del tuo cuore,mentre facevamo l’amore. Io ritengo che sia una cosa molto seria,da non scherzarci!”-“Ma...!”-“Niente ma. Promettimi,che lo farai. Poi, fammelo sapere,così prenoto la visita specialistica al centro assistenza dei colti-vatori diretti...!”-“Ti prometto che domani mattina,la prima cosa che farò sarà quella di andare dal medico di famiglia per la ricetta e ti farò sapere...! Ora io scendo,ti prego,non farti vedere. Non affacciarti al finestrino,ti potrebbe vedere qualcuno che ci conosce. Ciao.” Si salutarono con una stretta di pano e un bacetto. Il giovane rimase nel suo scompartimento,ma,non disdegnò di seguire con lo sguardo la donna,che s’infilava nella corriera del secolo passato per tornare al suo paese. Rimasto solo potè lasciar sfrenare la sua fantasia e il ricordo. Gli tornò davanti il corpo statuario,con pelle di velluto,di Grazia. Ricor-dava la sua irruenza e voracità e si diceva certo che già gli avrebbe scritto, almeno,una cartolina,se non una lettera! Era contento di averle dato l’indirizzo di Bonefro e non quello di Campobasso...! Tanto la madre avrebbe provveduto,con molta sollecitudine,a fargli avere ogni cosa!
La littorina raggiunse il capoluogo molisano alle diciannove e dieci. Pino la las-ciò di corsa per recarsi a casa e rassicurare la sorella e il fratello che lo atten- Pag.98 - devano con impazienza e preoccupazione. Avrebbero gradito avere un nipotino,ma...!ciò non fu proprio possibile,per tante ragioni...!
Entrando in casa:”Allora,come è andata?E Melina dov’è?” gli chiesero sia Gilda che Mauro. “Melina ha preferito tornare a casa sua,dalla madre. E’ andato tutto bene. Per ora non diventerete zii. Dobbiamo aspettare un altro evento. Ora sono solo stanco e preferisco cenare e andare a letto a riposarmi. Da parte vostra ci sono delle novità?”-“Nessuna novità. Tutto come al solito.” Gilda aggiunse,”Ho incontrato Lina e mi ha chiesto di te. Io le ho risposto che eri andato a Bonefro a rivedere alcune cose importanti. Non potevo dirle che eri andato a Bari con la futura cognata,visto che è la fidanzata del fratello di Melina...!” E Mauro,”Si,e sono convintissimo che è innamorata di Pino!”-“Sei sempre il solito maligno.” Cenarono,quasi in silenzio. Al termine il giovane,stanco del viaggio e annoia- to,andò a far riposare le sue stanche membra,per rivivere,nella tranquillità della notte,quanto gli era accaduto a Bari. Il tutto gli rimaneva assurdo e inspiegabile. Una giovinetta,senza nemmeno conoscerlo,senza che fra loro ci fosse stata una vecchia conoscenza...! Se non fosse stata verginella,si sarebbe potuto anche spiegare il desiderio,la necessità...,ma...,non avendo ancora fatto quell’espe-rienza...,gli si era data interamente,senza la minima esitazione...! Il fatto lo lasciava sempre molto perplesso. Non riusciva a trovare una plausibile spiega-zione. Allora Pino si disse:”Mamma,poi,dà la colpa a me! Che colpa ho io se mi finiscono fra le braccia e...!” Con tale pensiero si addormentò per svegliarsi riposato e ricaricato il giorno dopo,immemore del passato. Il passato,ormai,era passato. E l'acqua,che fugge sotto i ponti non torna indietro a macinare di nuovo i mulini,che ha già sorpassato...!








Capitolo ventiquattresimo.
Melina non si fece nè sentire e nè vedere per alcuni giorni. Il giovane,per conti- nuare a sentirsi legato a lei,rilesse alcune delle sue lettere. La prima,che gli ca- pitò fra le mani,è la seguente:”8/11/1958.Pino carissimo,appena ricevuta la tua lettera,subito ti rispondo per rassicurarti in tutto. Stanotte ho fatto tanti cattivi so-gni,che stamattina non ho avuto la pazienza di aspettare che il postino arrivasse a casa mia. Sono andata io a prendere la tua lettera,sapendo che doveva arri-varmi. Non immaginavo che mi arrivasse con tali parole da farmi piangere. Pag.99 - Perchè mi strazi tanto?Tu non immaginerai mai quanto posso soffrire per te. Non hai la minima idea di quanto grande sia l’amore mio per te. E non voglio,assolutamente,sapere cosa io possa rappresentare per te,per la tua per-sona,perchè,non solo sarei capace di offrirti tutta me stessa,ma darei tutto ciò che possiedo per non vederti tanto soffrire. Caro Pino,questo tuo scritto mi distrugge l’anima. Io ti amo e sono incapace alla vita senza di te. Vorrei essere esclusivamente intorno a te,senza mai lasciarti. So rassegnarmi. So che ciò non può avvenire. E’ per questo motivo che mi dispiaccio a saperti lontano,cioè a Roma. Spero con tutto il cuore che non vorrai solo illudermi,quando dici di amarmi e poi mi abbandoni,lasciandomi sola al mondo. No,sento che non lo farai. Pregherò il Signore a che tu presto possa realizzare il tuo sogno ed occuparti presto e a Campobasso. Così non mi dirai più le tue strazianti pene, che mi trafiggono il cuore. Tu non immagini quanto sia debole! Non resisto,non riesco a sopportare le sofferenze altrui. Ti prego,non ripetermi più e non preoc-cuparti per ciò che dici di aver commesso. Ormai c’è solo da attendere che pas-sano i giorni. Io so come son fatta. Conosco le fibre del mio corpo,del mio sistema nervoso,che mi tormenta. Perciò,non potrò mai credere che un tale problema si possa risolvere con niente. Perdonami,ma non posso nasconderti quanto soffro per tale fatto e,devo dirti,che non potrò venire. Non verrò,appunto, per non farti notare in che condizioni sono. Mi sono fissata che se tutto andrà male,dovrò assolutamente abbandonare la vita,i miei figli e te. Tutto per me res-ta oscuro e ho paura di compiere qualche sciocchezza,qualche sciagura. Piut-tosto avrei voluto perdere uno dei miei figli,anzicchè questo guaio. Scrivo e piango. Non vorrei affliggerti,ma,un segreto simile,non si può confidare a nessu-no e tenerlo chiuso solo nel mio cuore,diventa troppo duro! Tutti i giorni,che passano,mi appassisco di più. Ah! se potessi starti vicina,allora sì che dimenti-cherei tutto! Ma,essendo sola e lontana da te,non ho altro da fare che pensare alle mie condizioni e a te. Amore mio,perdonami per ciò che ti sto dicendo,ma, scrivendo,mi sembra che il peso diminuisca. A questo punto posso solo dirti di non rispondermi,perchè lunedì vado a Ripabottoni. Massimo martedì,non sono sicura,dipende dalle condizioni di salute di mamma. Già ti dissi che mamma sta a letto,perciò non posso venire domani. Io sono sola a casa...! Però,se vado a Ripabottoni,vengo. Se non potrò partire,ti scriverò io di nuovo. Ti ripeto di non rispondere,altrimenti la lettera potrebbe capitare nelle mani di altri in mia assen-za. Ora devo lasciarti. Ne sono molto dolente,ma,purtroppo,non posso scriverti oltre. Ti abbraccio e bacio caramente,tua cara indimenticabile Melina. N.B.-Se ti riesce,batti a macchina l’indirizzo sulla busta e scrivila pure,sarà meglio,così non saranno costretti a pensare sempre male. T’abbraccio Melina.”
Dopo aver letto e riletto quanto la donna gli aveva scritto,incominciò a rifletterci, ad analizzarla in ogni rigo,in ogni parola. La contraddizione dei suoi pensieri e proponimenti non gli sfuggiva,ma,rafforzava in lui la leggerezza di lei. E,pur es- Pag.100 - sendone invaghito,lucidamente finiva per concludere che la soluzione era di andarsene via da Campobasso. La mèta più naturale rimaneva Roma. Lì,in un modo o nell’altro,avrebbe trovato la soluzione ai suoi problemi esisten-ziali. Stava intuendo che Melina non era troppo sincera. Alla sua insincerità andava aggiunta la cattiva nomea familiare,e,lui aveva avuto le prove con la sorella,la cugina,con la fidanzata del fratello...! Poi c’era l’autista della corriera di Pietracatella,con il quale era entrato in amicizia,il quale gli riferiva tutte le scappatelle della donna...!Scappatelle,che erano all’ordine del giorno e senza la minima scelta del partner con il quale le consumava! Non le realizzava sempre con la stessa persona,ma,il novero cresceva a dismisura. Lo informarono che uno era stato costretto ad emigrare nel nord,esattamente a Torino,un altro in Ar-gentina e,nel circondario la conoscevano tutti...! E,rileggendo le sue lettere,si convinceva sempre di più che la donna usava quel linguaggio solo per legarlo sempre di più a sè e poterlo dominare a piacimento. Non si rendeva conto che, se non era riuscita a farlo fidanzare con la sorella...,non aveva trovato un sog-getto facilmente malleabile!da poter gestire come meglio avesse creduto e rite-nuto opportuno. Il giovane si era legato a lei più che alle altre donne in quanto con lei non aveva responsabilità. Era sposata ed economicamente indipenden-te. Le sue coetanee,al contrario,avrebbero pensato a presentarlo ai familiari per incastrarlo in un futuro matrimonio,per il quale soffriva una certa “allergìa”. Infatti,una precedente conoscenza di nome Lina,si era illusa di poterlo portare all’altare,portandoselo in casa e,in tutti i modi cercò di avere un rapporto sessu-ale con lui...!Fece un enorme sacrificio ad evitare di possederla,di toglierle la verginità,ma non cadde nella rete,nella trappola del matrimonio...!.Alla ragazza fece sentire soltanto il profumo della sua sessualità,del suo apparato riprodutto-re,ma...,non la penetrò per non compromettersi...!Lina De C. fu solo scaricata con una scusa banale!Perciò,dopo la lettura della lettera riportata,ricordò che il giorno dodici era andata a Campobasso e che avevano trascorso una giornata insieme nella sua cameretta,dove lei,denudata delle parti intime,aveva mostra- to,ancora una volta,tutta la sua natura libidinosa e insaziabile,incurante delle conseguenze. Perciò si chiedeva:”Se tanto la preoccupava una eventuale gravi- danza,perchè non fece nulla per prevenirla?Per evitarla e fare in modo che non si arrivasse a quella situazione estrema?Pensava,come me,solo a godere di quei momenti,incurante del poi...?D’accordo che “del diman non c’è certezza...” ma,un poco di cautela personale non sarebbe guastata...!Vista la sua esperi-enza in materia...!Lei faceva tante manfrine,perchè è nella sua indole farle e per stimolare e sollecitare sempre di più il giovane a legarsi a lei,facendo finta di realizzare enormi sacrifici per portare avanti la loro relazione,che,se non fosse stata di suo gradimento,avrebbe potuto interromperla in qualsiasi momento,ac-campando la scusa che il marito o la suocera erano venuti a conoscenza di qualcosa,per cui avrebbe dovuto terminare la loro relazione e non vedersi più...!
Pag.101 - Passando ancora qualche giorno,prese a rileggere quella del 14/11/ 1958,al fine di approfondire l’esame,che si stava proponendo di fare. La lettera è la seguente:”Carissimo Pino,ieri ho ricevuto la tua lettera assieme alle due cartoline. Ci rimasi tanto male,perchè ti dissi che di sera non volevo la tua posta. Essendo arrivata di sera sono stata costretta a far vedere le cartoline. Questo fatto potevo evitarlo. Mio adorato Pino,nel leggere che sei stato a Termoli ci sono rimasta molto dispiaciuta,specialmente quando mi dici che la macchina ti ha fatto male! Solo io posso crederti,perchè a me fa un male terribile,special-mente se non prendo la pillola per viaggiare. L’importante è che ora stai bene e che tutto è passato. Grazie del pensiero,che hai per me. Ma non credo che quando si è in compagnia si possa pensare continuamente ad un’altra persona! Adorato Pino,credo che mi ami e non ho più dubbi in merito. L’unica cosa,che mi tormenta sta nel fatto che stiamo lontani e,forse,ora privi anche di posta! La sera,quando sono tornata da Campobasso,ho fatto un buon viaggio. Mi ha fatto molto piacere di non essere molestata da nessuno. Ero solo troppo preoccu-pata,senza sapere il motivo. Avvertivo,continuamente,dei brividi di freddo. Qu-ando poi,sono scesa dalla littorina,eravamo solo quattro persone sulla corriera. L’autista fu molto gentile,mi fermò proprio davanti casa. Tu non puoi immaginare la forza,che devo fare per dirti certe cose! Quando sono entrata in casa ho tro-vato mia suocera inviperita che se la prendeva con mio padre e mia madre. Era venuta con la corriera delle cinque. Seppe,per bocca dell’autista,che ero venuta a Campobasso e si precipitò a farci un’improvvisata. Già precedentemente ave-va saputo che io spesso viaggiavo e,figurati cosa è successo! Solo a voce finirò di raccontarlo. Ho pianto tutta la notte,senza fermarmi un attimo. E’ troppo doloroso pensare che nel mio cuore c’è un amore incancellabile e che non lo posso vivere nel migliore dei modi. Non posso più vivere,sono spiata. Mi è vietato perfino dai miei di continuare a frequentare quella strada. Mio caro Pino ti devo dire che non pensano a cose cattive. Per non far capire nulla e per non far malignare,non ho potuto insistere. Ed ora,come faccio a rassegnarmi a que-sta situazione?Io ti amo e sento di soffrire più di prima. La tua fotografia potreb-be darti la prova delle mie pene e pianto. L’ho rovinata tutta,perchè,fra le mie mani non avevo altro di te. Solo quella...,magari ci fossi stato tu,forse,avrei avu-to un’altra forza. M’avresti convinta,rassicuratami in te e non sarebbe stato tanto doloroso dover sentire tante cose cattive! A questo non ci dare importanza. Io sono capace di essere indifferente,soffrire tutto per amore tuo. Stando così le cose,anche tu devi avere pazienza,dobbiamo far passare questa tempesta per riavere il sereno e tornare a ciò che facevamo prima,liberamente. Io,per il momento,non vengo,ma continuerò a scriverti e tu fa lo stesso,solo devi fare in modo che la posta mi arrivi di mattina,quando io sono sola in casa. Caro,la giornata trascorsa insieme mi ha dato più vita e più forza. Mi ha fatto dimentica- re tutto e pensare solo a te,ai tuoi caldi baci,alle tue carezze,alle tue care Pag.102 - parole,che mi lasciarono stordita. Fui felice di non pensare più a nulla. E ti devo dire che sarei immensamente felice se potessi vivere con te. Sono convinta che mi colmeresti di qualsiasi cosa ed attenzione,pur di vedermi felice e tranquilla stretta fra le tue braccia. Alla cava delle pietre ho pianto di gioia e di passione. Si,lacrime secche,che uscirono dal mio cuore. Per te sento un gran- dissimo amore,sento troppo trasporto. Ti amo da impazzire e il distacco mi fa tanto male...,però,sa darmi tanta forza! Ed è grazie a tale forza che riesco a sop -portare la tua lontananza,che mi fa impazzire. Tu non riesci a notare niente in me?Vorrei,non so nemmeno io cosa,alcune volte stringerti tanto forte da farti ma -le,perchè vorrei farti entrare dentro di me e per sempre. Sappi,amore mio,che ormai sei una parte di me ed io della tua persona. A dire la verità,non sarei dovuta arrivare ad amarti così,fino a questo punto!Io non sono capace a dimo-strarti ciò che veramente sento nel mio cuore per te. Quando ti penso e sono lontana,ho solo voglia di piangere. Le lacrime mi escono da sole,senza che me ne renda conto. Prima di conoscere te sono stata sempre cruda e dura di cuore, non sono stata mai facile alle lacrime!Da quando conosco te,tutto è cambiato nella mia persona. Sento di essere tornata ai quattordici anni,al primo amore, quando per la prima volta è sbocciato in me l’amore. E’ tutto amore,passione che si nutre di dolorose sofferenze,alle quali so che non credi e mi rispondi in modo tale da farmi dannare. Amore mio Pino,ti prego,non darmi dei dispiaceri, credimi. Il fatto che tu possa non credermi,mi fa impazzire. Pensando che un giorno tu possa non amarmi più,mi distrugge,mi toglie la pace,la tranquillità,il sonno,che ho perso,ormai da troppo tempo! In merito alla gita,ti prometto che la faremo a primavera,quando l’aria è più mite e potremo essere più liberi. Eppoi, ora,per il problema che si è creato con mia suocera,non posso muovermi per un poco. Lasciamo tornare la calma e poi saremo liberi...!Cercherò di venire al più presto. Verrò,anche se sarò costretta,in compagnia. Spero che qualcosa acca-da,così potrò venire e spiegarti tutto a voce. Ti prego,rispondimi subito e la lettera fa in modo che mi giunga di mattina,quando sono sola. Ti abbraccio e bacio tanto,tanto,tanto tua cara e amabile Melina.” A suo tempo aveva analizza-to la lettera,cercando di scovare fin nei recessi lo spirito con il quale e per il quale era stata scritta. Aveva finito per decidere di non credere a nulla delle cose,che lei gli comunicava. A rafforzare la sua convinzione furono le sue ultime affermazioni:”se vengo in compagnia...,verrò,sperando che qualcosa accada, ecc.” Evidentemente voleva attendere gli sviluppi del loro ultimo rapporto...! E’ ciò che il giovane pensò e fu il modo in cui giudicò la missiva. I fatti finiranno per dargli ragione. Perciò rilesse quella del diciassette che diceva:”Approfitto della solitudine e scrivo,sapendo che,altrimenti,mi sarebbe toccato farlo stanot-te. Non so dove iniziare per rispondere a quanto mi dici. Prima di tutto devo chie -derti scusa se sono stata troppo frettolosa a comunicarti quanto mi era accadu-to. Ti devo dire che se avessi dato retta al mio cuore,non sarei arrivata a questo Pag.103 - punto.L’ho voluto io e mi rassegno. Mio caro,in avvenire non ti spiegherò mai più,sempre che la nostra relazione continui,nulla delle cose,che mi preoccuperanno e che mi daranno tanto dolore. Farò di tutto per fingere su ogni cosa. So che questo ti fa male sentirlo e non vuoi che neanche finisca per pensarlo! Però,se,anzicchè dirmi tante cose,tante chiacchiere inutili,tu mi avessi imposto di trascorrere la mia vita con te,non avrei provato alcun dolore,non saresti riuscito a farmi soffrire tanto. Sai che sono una martire della situazione. Pino,mio tesoro,purtroppo la mia vita è stata sempre questa. Non ho avuto mai un giorno felice,perchè tutti si sono divertiti e hanno giocato su di me, criticando- mi innocentemente.(Scusatio non petito,accusatio manifesta...,dicevano i latini! È l’aggiunta dell’autore.)E ora,proprio ora che faccio ciò...,con te,dopo tanto,ciò che la gente ha sempre dubitato di me,ho paura. Forse,non hai sbagliato a dire che la causa sono stata io,che ho sbagliato verso Rachele! Ma ora,come posso tornare indietro e rimediare a ciò che ho fatto?Per mia suocera,poi,lascia fare a me e ti racconterò la fine quando vengo. Non ti arrabbiare se per lettera non aggiungo altro. Non amo spiegare certe cose per iscritto.
Pino,amore mio,perchè mi hai torturato l’animo con questa lettera?E’,forse,ques -to il momento per abbandonarmi,lo stavi aspettando?Non pretendo,perchè,pen- so,di non averne il diritto! Ma,devo dirti che sei crudele,crudele lasciare chi ti ama e ti ama di vero cuore. Sono convinta che non troverai mai al mondo una donna,che ti amerà come me. No,non posso credere a ciò che mi hai scritto. E’ impossibile che siano uscite dal tuo cuore. So che continuerai a scrivermi ed io affronterò ogni cosa,ogni rischio,ogni pericolo sapendoti mio. Solo,ti prego,di non preoccuparti delle mie sofferenze. Sai,non è vero,ti ho detto una bugia e ti assicuro che farò in modo di non pensare più a nulla. Ti prometto che in avveni-re sarò esclusivamente come tu mi vuoi e ascolterò sempre alle cose che dirai. Farò,esattamente come tu mi dirai di comportarmi. Per le cose,che ti ho detto perdonami,volevo solo farti sapere che non potrò venire tanto spesso e altret- tanto non posso ricevere le tue lettere di sera. Poi,vedendo il timbro di Campo- basso e dato che ho aperto la pratica,che tu sai...! cosa avrebbero potuto pen- sare i miei?Mio caro,se ti ho raccomandato della mia posta di conservarla bene e lontano dalla vista degli altri,è,perchè,datosi i dubbi,che mi hanno colpita in passato senza fondamento...,mentre adesso i fatti ci sono. Se per sfortuna un mio scritto capitasse nelle mani di mia suocera o di altri,cosa sarebbe di me?so- no distrutta,devo lasciarti. Non mi è possibile venire prima del venti. Però ti pro-metto che dopo verrò. Appena potrò,verrò. Devo ancora andare a Ripabottoni. Mi vergogno per la lite con mia suocera. Per ora rispondimi all’indirizzo della mia amica,che tu conosci molto bene. Lei è andata a Milano e la chiave di casa sua l’ho io. Ho in consegna anche il figlio. Poi,se non vuoi,mandala a me,ma cerca di farmela avere di mattina. Ti stringo forte,forte,forte al mio cuore con tanti caldi bacioni. L’indirizzo della mia amica è il seguente:Di Stefano Carmela - Colle del Pag.104 - Rosso - Pietracatella.
Ci ho ripensato,scrivimi direttamente e giovedì mattina aspetto,andrò io alla pos- ta,come ho fatto questa mattina. Mamma ha incominciato ad alzarsi. Perciò,per evitare che lei sappia se ricevo posta o meno,la vado a prendere io direttamente all’ufficio postale. Bacioni dalla tua amata.” A conferma delle sue supposizioni, lei andò il ventuno novembre a Campobasso per trascorrere,in languidezze una intera giornata. Non si parlò di nulla,ma si pensò soltanto a rifocillare i propri corpi.







Capitolo venticinquesimo.
Erano trascorsi sette giorni,un’eternità,da quando rientrarono da Bari. Pino,da Bonefro aveva ricevuto due cartoline ed una lettera provenienti dal capoluogo pugliese. La lettera e le cartoline gli erano state portate dalla madre,che era an-data per avere spiegazioni sul significato,infuocato,delle parole e dei baci,che gli erano stati inviati. Lei non sapeva nulla del viaggio per la realizzazione dell’abor-to...!Si preoccupò di andare a rendersi conto di cosa stesse facendo il suo primo figlio!“Sai,mamma,”le disse,“questa ragazza è stata qui a Campobasso a trovare gli zii. Ci siamo conosciuti. Io le ho detto che in città mi ci trovavo per caso ma che vivevo a Bonefro. Ecco,perchè le ho dato il nostro indirizzo di casa. Ci è sta-ta una semplice conoscenza e nulla di più. Sta tranquilla.”-“Per una semplice conoscenza si mandano i baci,dopo aver parlato del suo grande amore per te?” -“Avrà cercato di farsi bella,usando quelle parole. Ti prego,non pensare sempre a male,come è il tuo solito...!” L’abbracciò con un bacio e la donna si calmò, rassicurata. Per fortuna,solo il giorno dopo,Melina si recò in città senza incontra- re la madre del giovane amico,altrimenti si sarebbero scoperti gli altarini di Bari! Pino non aveva raccontato nulla a nessuno,neanche a Mauro,con il quale si con -divideva e confidava di tutto. Pino credette opportuno non palesare a nessuno ciò che Grazia era stata capace di fare per lui. Doveva rimanere un segreto geloso da conservare soltanto per sé e gelosamente.
Melina entrò mentre il giovane si stava lavando. Si sedette al tavolo e lo aspettò. Quando Pino si fu preparato,si baciò con la donna,che gli dice:”Sono stata dal mio medico,che si è meravigliato della mia richiesta. Ha detto che sto bene e che lui non ha riscontrato nulla di particolare e di anormale nella mia persona. Dietro mia insistenza,ha fatto la ricetta-richiesta per una visita specialistica a ma Pag.105 - -lincuore,cardiologica. Ho l’appuntamento per le dieci alla Mutua Col-tivatori Diretti di Via Mazzini. Se ti va,puoi accompagnarmi e sentire cosa mi dirà il cardiologo.”-“Certo che vengo. Sono anche curioso di vedere se ho ragione o mi sono sbagliato. A dire la verità,mi farebbe molto più piacere scoprire che mi sono sbagliato che apprendere che hai qualche problema serio a carico del tuo cuore...!”-“Lo sapremo presto. Ora,visto che manca più di un’ora e che siamo soli.possiamo utilizzare il tempo in modo più piacevole. Non ti pare?”-“Certo. Ma,non hai paura di dover tornare a Bari?”-“Non ho paura,perchè,ora eviterei una eventuale gravidanza. Prima la volevo,perciò sono rimasta incinta. Fu trop-po bello per Roma e,non lasciarsi un grande ricordo,mi sembrava un delitto. Pensavo di poterla portava avanti...!Poi,gli eventi...,mi hanno indotta...!Ora,non parliamone più. Amiamoci come meglio sappiamo fare.” Senza perdere tempo si denudò per rendersi disponibile al languido amplesso,che ne seguì. Come per il passato,anche quel giorno guaì sotto di lui,come voler godere di più se avesse partecipato anche con i gemiti prolungati della bocca! Alle dieci meno un quarto erano pronti per raggiungere l’ambulatorio e sottoporsi alla visita specialistica. Giunti alla segreteria Pino presentò la ricetta-richiesta,dicendo:”La signora ha l’appuntamento per le dieci con il cardiologo. C’è da attendere molto?”-“L’ac-compagna lei?”-“Si.”-“Allora aspettate un attimo che vi dirò se può già entrare o meno.” Sparì dietro una porta,che si richiuse dietro. Dopo un paio di minuti ricomparve in compagnia di una donna,che Pino conosceva. “Ciao,come stai?Che piacere rivederti. Non ci si vede facilmente...!”-“Hai ragione,perchè tu lavori sempre. Sei troppo impegnata,perciò ti ecclissi e difficilmente ci si incontra!”- “Altro che. Sei tu che prima eri più reperibile e da un poco di tempo non ti si incontra nemmeno al passeggio pomeridiano o serale!”-“Hai ragione. E’ che, ultimamente,mi sto dedicando a studi particolari che mi assorbono moltissimo tempo. Comunque ti presento mia cugina,che ha bisogno di una visita cardiolo-gica. Il suo medico di famiglia ha preso l’appuntamento per oggi alle dieci. Dobbiamo aspettare molto,prima che venga sottoposta alla visita?”-“Niente affatto. Trattandosi di tua cugina,la faccio visitare subito. L’addetto mi ha detto che tu eri qui e sono venuta per salutarti. Tu vuoi essere presente alla visita?” -“Mi farebbe piacere,se è possibile,visto che sono stato io a sollecitare mia cugina a questi accertamenti...!”-“Si. Venite che la signora verrà subito visitata. Entrate. Dottore,la signora viene da Pietracatella per la visita. Mi hanno detto che le è stata prenotata direttamente dal suo medico di famiglia,che voi cono-scete.”-“Si. Prego,accomodatevi.”-“Grazie,dottore e buon giorno. La signora dice di non avvertire alcun disturbo. Io,invece,mi sono accorto che,quando si affatica un poco,perde il respiro,come se andasse in apnea. Inoltre ho notato una sollecitazione particolare del suo seno,quando accade tale forma. Sono convin-to che ha qualche problema,che,sono sicuro,lei,molto bravo,saprà scoprire.”- “Grazie per i complimenti. Ora visiterò attentamente la signora e fra qualche Pag.106 - minuto sapremo quale sarà la verità.” Così fece sedere Melina vici- no all’apparecchio e le fece l’elettrocardiogramma,auscultandola per bene. Do-po di che:”Non credo che lei,signor Pino,si sia sbagliato. Anzi,complimenti,lei è un eccellente osservatore. Ha un’intuizione straordinaria. La signora ha una mal -formazione cardiaca congenita particolare. Ha bisogno di sottoporsi ad un inter-vento chirurgico che non può subire qui. Deve rivolgersi a Roma,presso la clinica del professor Valdoni,eccellente cardiochirurgo di fama mondiale. Non sarà facile. Lei saprà pensare molto bene il modo di risolverlo. Intanto vi faccio la richiesta.” Pino era sempre ben vestito,sembrava un figurino,distinto. Il dotto-re a lui consegnò la richiesta d’intervento a carico del cuore della donna. Dopo avere ringraziato,con lei tornò fuori dello studio-ambulatorio.“Scusami. Sono addolorato del responso. In fondo,è meglio così. I rimedi vanno posti quando si è ancora in tempo per porli. Quando è troppo tardi,non sempre si è nella condizione di raggiungere un risultato positivo. Oggi,per te,sarà un intervento da nulla,ma,fra qualche anno chissà se potresti ancora farlo...!” Lei era molto pre-occupata!Si sarebbe dovuta operare e a Roma. Comunque,per fortuna,aveva Pino,che l’avrebbe accompagnata e avrebbe pensato a tutto quanto il neces-sario...! “Ora devo tornare a casa,informare sia mia madre che mia suocera e,poi decidere cosa fare.!”-“E’ giusto che tu informa i tuoi familiari,però,non cercare di perdere molto tempo. Cerca di fare in fretta. Scrivi anche a tuo mari-to,per informarlo e,poi,dobbiamo raggiungere il Policlinico e andare subito per un ricovero all’Istituto di Cardiochirurgia del professor Valdoni. Non credo che riusciremo a farti operare da lui,ma,da un suo assistente si. Mi sembra che nella sua squadra ci siano dei molisani molto bravi. M’informerò meglio. Tu,intanto, cerca di stare il più tranquilla possibile. Si,si tratterà di un intervento al cuore, ma,fino ad oggi nè tu e nè il tuo medico di famiglia vi siete accorti di nulla. Questo,poi,non è neanche la conseguenza dell’aborto. Io,se ti ricordi,te lo avevo detto molto prima che tu rimanessi incinta!”-“Non faccio una colpa all’aborto. Ricordo benissimo che me ne parlasti cinque o sei mesi ad-dietro...! L’aborto è solo di poco tempo fa,di pochi giorni...,quindi non c’entra. Ma,devi ammettere, che una certa preoccupazione addosso me la mette. Io torno a casa con il primo treno,non aspetto le diciassette,come al solito. Scusami. Voglio correre subito a casa e parlarne con mia madre e mio padre. Tu,appena puoi,informati. Ora,se non ti dispiace,accompagnami alla stazione. Grazie di tutto,comunque.”-“Grazie di che?”-“Se non fosse stato per te,mi sarei ritrovata,chissà in che modo...! Sarei potuta anche morire e non sapere il perchè!” Alle dodici prese il treno,che la riportò alla stazione del suo paese,per raggiungere Pietracatella verso le quat-tordici. Una volta a casa informò i genitori e poi telefonò alla suocera. Succes-sivamente scrisse al marito per informarlo che sarebbe dovuta andare a Roma per l’intervento al cuore e di non preoccuparsi,perchè dei figli si sarebbero occu-pati i rispettivi genitori.“Sai,ho incontrato una bravissima persona,che si preoc-Pag.107 - cupa di aiutarmi in tutto ciò che mi occorrerà. Solo i soldi non potrà darmi,per il resto conto su di lui. Tu non ti preoccupare. Pensa solo a mandarci i soldi necessari. Ti saluto e bacio Melina.”
Pino,lasciata la donna alla stazione,nel treno in partenza,si recò in Piazza Savo- ia a parlare con il suo amico dottor Hastore,farmacista di San Giuliano di Puglia. “Ciao,dottore,come stai?”-“Io sto benissimo e tu?Ti vedo alquanto sconvolto. Che ti è capitato?Dimmi. Se posso esserti utile,lo faccio volentieri.”-“Tu sai che ho un’amica,per la quale,qualche volta mi hai dato anche dei medicinali...!”- “Si,ebbene?”-“Ricordi che ti parlai del problema,che avevo riscontrato in lei?” -“Allora?”-“Allora,oggi ha effettuato l’elettrocardiogramma e il cardiologo ha detto che ha bisogno di operarsi al cuore e deve andare a Roma. Deve rivolgersi alla clinica del professor Valdoni. E’ affetta da una forma congenita che,se non si opera,rischia di rimanere paralizzata fra tre anni su una sedia a rotelle. Mi sem- bra che una volta mi accennasti a giovani molisani,che fanno parte del gruppo del professor Valdoni. Avrei bisogno di una tua lettera di presentazione,per non fare lunghe attese,prima di poterla far operare.”-“Per tanto poco! Mi credevo che si trattasse di chissà cosa! Ora ti scrivo la lettera e stasera che mi ci sento, gliene parlo e domani,se ritorni,ti farò sapere cosa mi avrà detto. Sta tranquillo. Il problema della tua amica non è molto serio se preso in tempo...! Tu l’hai capito subito,a differenza del suo medico di famiglia,che non si era accorto di nulla. Sii contento e felice per questo. Torna a casa a pranzo e non ti preoc- cupare. Ti saluto e stammi bene e sereno,oltre a stare tranquillo.”-“Ciao.”
Pino tornò a casa,giusto in tempo per vedere tornare sia Mauro che Gilda,il pri- mo dalla scuola e la seconda dal lavoro. Aveva trovato un posto presso la ditta Ballanti,ottico-fotografo molto quotato e rinomato,oltre che stimato,in tutta la re- gione. Mentre preparavano il pranzo,parlarono di Melina e del problema,che aveva. “Sapete,deve andare a Roma a farsi operare al cuore!”-“Deve ritenersi fortunata di averti conosciuto. Se non fosse stato per te,non si sarebbe accorta di nulla e chissà cosa le sarebbe potuto capitare. Così tu l’accompagni a Ro- ma,la farai operare e il problema sarà risolto.” Disse Mauro. “Ma,io non sapevo nulla,di tutto questo!”-“Pino non poteva venire a dirti che mentre fecero l’amore si era accorto del problema,che avesse!Fra uomini è diverso,non c’è soggezio- ne!”-“Si,ma tu,ora che vai a Roma,che farai?Penserai solo a far operare Melina, oppure...!”-“Voi sapete benissimo che il mio sogno è quello di trasferirmi nella città eterna..! Quale migliore occasione per trovarvi una sistemazione?”-“Quindi vai per non tornare?”-“Diciamo che cercherò di rimanervi per sempre. Noi,però, ci sentiremo e ci scriveremo. Non ci perderemo di vista.” Il pranzo era pronto, perciò mangiarono in un silenzio di tomba. Terminato il pranzo,Pino,come al solito,andò ad allungarsi sul letto per riflettere ed immaginarsi la sua vita nella grande città. Mauro si accostò al tavolo per fare i compiti e Gilda si pose a lavare i piatti e le stoviglie,che erano servite per preparare e per pranzare. Alle Pag.108 - sedici e quarantacinque,come ogni giorno,tornò al lavoro,alquanto preoccupata che il fratello volesse andarsene. Ne parlò in negozio con il signor Fernando il quale le rispose:”Tuo fratello è una persona molto seria e intelligen-te. Non ti preoccupare. Sa il fatto suo. Ha la testa sulle spalle. Sta tranquilla e vedrai che ho ragione. Sai che qui a Campobasso lo stimiamo tutti,abbiamo molta fiducia in lui.” A tali parole Gilda si rincuorò. Avevano stima e fiducia in suo fratello!Ma non erano i soli perchè,quando passeggiava era impeccabile,un figurino,sempre ben vestito e con gli abiti,che non facevano una piega.Infatti, quando tornava a casa,la prima cosa che faceva era di spogliarsi e di mettersi in pigiama o in tuta. Anche se doveva uscire solo poco dopo,dopo pochi minuti, d’istinto si svestiva,mettendo,ben piegati,i pantaloni,la camicia e la giacca vicino allo schienale della sedia,che utilizzava solo per tale uso. Mentre il fratello,con lo stesso abito,si allungava anche sul letto. Addirittura,ci si addormentava e ci usciva per la città. E’ logico che l’apparenza diventava diversa. Non si aveva la possibilità di ammirare il suo stile,la sua particolare identità. Gli altri amavano, specialmente le donne,l’impeccabilità,che distingue la persona diversamente dalle altre. Non diversa,intesa la diversità come un uomo,che è passato dall’al-tra parte,diventando promiscuo...!Ma diversi per essere molto distinti,a differen-za di quelli che,per il proprio atteggiamento e modo di presentarsi,diventano anonimi. Il giudizio positivo su Pino inorgoglì Gilda,che andò a lavorare in modo molto sollevato.
Infatti,il giovane Pino,pur non svolgendo alcuna attività lavorativa,era molto stimato ed apprezzato non solo dal signor Ballanti,ma da tutta la cittadinanza ben operativa. Era amico e stimato dal comandante del distretto militare,dagli amministratori del comune,oltre che dai dirigenti prefettizi...! Il giovane trascorse la notte,riposando tranquillamente,come se non ci fossero stati problemi per nessuna persona a lui cara. Dopo la visita e il responso del mattino,era come se si fosse liberato da un gran peso sullo stomaco. E’ strano, stava male prima,quando si doveva ancora accertare il problema. Quando il pro- blema era stato scevrato in ogni suo limite e pericolo,diventava estraneo al problema medesimo. Prima di trovare la soluzione è in completa e totale ap-prensione. Dopo...,è come quando un giocatore di calcio tiene il pallone,che deve conservare contro l’avversario o,sottrarlo all’avversario,così il giovane si sentiva prima. Dopo,riscontrato il problema e prospettava la soluzione era co- me se avesse ultimato il proprio operato e poteva rilassarsi,riposando tranquillo e sereno. Mauro e Gilda,il giorno dopo gli dissero di averlo sentito anche russare per come aveva riposato disteso e dormito saporitamente. Infatti si alzò riposatissimo,tranquillo e sereno.



Pag.109 Capitolo ventiseiesimo.
Buon giorno dottore Hastore,come va?Ti disturbo?” Il dottore Hastore aveva a- vuto una farmacia a Bonefro e,da qualche anno si erano trasferito a Campobas- so,lasciando la sorella a gestire la farmacia in paese. I rapporti cordiali fra di lo-ro erano rimasti vivi e sentiti di reciproco rispetto. Pino al suo paese era consi-derato un giovane per bene,rispettoso,meritando rispetto da tutti. Cosa che con-servò anche quando andò via e si trasferì in città,forse aumentò. Anzi,aumentò, perchè fu seguito da tutta la famiglia e gli altri apprezzarono molto tale fatto. “Figurati Pino,tu non mi disturbi mai. A proposito,ieri sera mi sono sentito con il mio amico,che mi ha detto di presentarvi al pronto soccorso della clinica cardio-logica per una visita d’urgenza. Una volta lì lo fai chiamare e al resto ci penserà lui. Gli presenti la lettera,che ti ho scritto ieri. E’ un buon caro amico,auguri per la signora.”-“Grazie e arrivederci.”-“Quando penserete di andare?”-“Penso che non passeranno molti giorni,la signora ha bisogno di organizzarsi! Sai,ha quattro figli piccoli...! Ciao.” Dopo la chiacchierata con il dottor Hastore fece una breve passeggiata per il Corso e tornò a casa,deciso a preparare la valigia da portarsi a Roma. Ormai aveva deciso di andarvi per non tornare,per rimanervi in cerca di una sistemazione per il suo futuro. Tornando verso casa,incominciò a fare delle congetture e si disse:”Una volta a Roma andrò a trovare il dottor De Paolo, di-rettore generale del Ministero del Turismo e Spettacolo. Certamente mi aiuterà, è anche lui bonefrano e lontano parente. Potrò contarci. Nel caso posso sempre rivolgermi anche ad altre istituzioni,a Paese Sera e scrivere qualche articolo, dove c’è Aldo Biscardi della redazione sportiva...! Qualcosa,insomma,troverò e farò. Intanto che Melina sarà in ospedale,cercherò di essere a sua disposizio-ne. Il giorno,quando non mi faranno stare in ospedale,andrò in giro per fatti miei. Così non avrò perso tempo inutilmente.” Con tali pensieri,che gli brulicavano nella testa,raggiunse casa. Essendo solo,con calma incominciò a prepararsi le cose,che gli sarebbero potuto necessitare per il futuro romano. In concomitanza, anche Melina stava facendo la stessa cosa. Aveva informato tutti delle sue condizioni e della necessità,che aveva di andare a sottoporsi all’intervento chi-rurgico e tutti l’avevano esortata ad andarci il più presto possibile. La suocera andò a trovarla a Pietracatella e le disse:”Figlia mia,se è necessario,vacci subi-to. Prima lo fai e prima ti togli il pensiero e starai bene. Hai sempre quell’amico di Campobasso,non ti aiuterà?Se glielo chiedi,sono convinta che ti accompa-gnerà. E’ una così brava persona!”-“Hai ragione. E’ proprio per lui che ho sco-perto il mio problema. Lui ha insistito a che facessi degli accertamenti approfon-diti! Il mio medico non si era accorto mai di niente e invece...!”-“Su,sta tranquilla, vedrai che andrà tutto bene e dopo starai perfettamente apposta. Allora quando andrete?”-“Non lo so. Non ho ancora deciso.”-“Che ci vuole a decidere?Io sono venuta a portarti un poco di soldi,che ti necessiteranno e per salutarti. Ora an-diamo al bar e telefoniamo al tuo amico e gli dici di aspettarti,perchè domani tu Pag.110 - vai in città e con lui vai a Roma. Non si discutere. Su,le cose,certe cose vanno fatte il più presto possibile e basta.” Preso la nuora sottobraccio la portò a telefonare a Pino. Il giovane non si attendeva la telefonata e,nel sentirla, rimase alquanto perplesso,chiedendosi se non ci fossero stati dei problemi. Si tranquillizzò quando lei:”Sai,qui con me c’è mia suocera,che ti saluta tanto e ti prega di accompagnarmi a Roma per l’intervento. Vorrebbe ch’io venga domani e insieme raggiungere la capitale. Tu che dici?”-“Per me va benissimo. Ho già la lettera del medico,che dovrà aiutarci per la sistemazione in clinica. Poco fa ho completato di preparare anche la mia valigia. Quindi,se vieni,fammi sapere a che ora,così mi preoccuperò degli orari per la grande città.”-“Io partirei da Pie-tracatella per arrivare alla solita ora a Campobasso. Alle otto,otto e dieci al mas-simo. Se ti fa piacere mi aspetti alla stazione e poi insieme andiamo prima a casa tua e poi partiamo. Tu,che ne dici?”-“Per me va benissimo. Vuol dire che veniamo prima da me?”-“Si. Penso che sia meglio e dopo vediamo a che ora partire!”-“D’accordo. A domani allora. Salutami tutti,un bacione,ciao.”- “Anche io...,ti saluto e a domani. Saluto anche tutti da parte tua,come mi chiedi. Grazie.” Entrambi riagganciarono,interrompendo la conversazione. Lui poteva parlare liberamente,lei no. Accanto c’era la suocera,non poteva inviargli i baci,ma solo riceverli. Aveva pensato,molto bene,di andare a darglieli di persona l’indomani. Godere del suo corpo,ancora una volta,prima di partire per andare a sottoporsi all’intervento chirurgico...! Durante tutta la notte non fece altro che vivere i felici momenti,che ancora sognava di vivere accanto all’uomo,che amava e che la fa- ceva sentire viva e felice. La faceva sentire soddisfatta,appagata e scaricata da certe tensioni,che solo lui,con le sue parole,i suoi baci,le sue carezze,i suoi am- plessi,che sembravano non finire mai,riusciva a crearle un’atmosfera degna di poter dire: è molto bello vivere! Al mattino si alzò felice e serena,per niente pre- occupata. Con lei sarebbe andato il giovane,che le dava sicurezza,fiducia e for- za. In gran fretta si preparò e uscì di casa,dopo aver salutato i genitori e i figli,ol- tre alla sorella e,rifiutando di essere accompagnata alla corriera,di corsa la rag- giunse e vi salì. Giunse a Campobasso alle otto in punto e,nel vedere Pino,che l’attendeva,gli andò incontro con uno smagliante sorriso. Il giovane l’accolse con altrettanto sorriso e,nel porgerle la mano,si fece dare la valigia,che lei gli conse- gnò. Quasi sottobraccio raggiunsero la casa di lui per finire l’uno nelle braccia dell’altra e viceversa. Erano soli. Mauro era andato a scuola e Gilda al lavoro. Chiusero la porta alle loro spalle e,dopo essersi freneticamente liberati dei vesti-ti superflui,sono finiti fra le lenzuola per appagare e soddisfare i bollenti spiriti. “Fa attenzione,io non potrò fare nulla. Sai che devo ricoverarmi per l’intervento! Almeno,prima,ci amiamo come meglio sappiamo fare. Cosi resteremo soddis- fatti fino a quando non mi ristabilirò. Per Roma,direi di partire nel pomeriggio. Così,questa notte rimaniamo insieme in una pensione e domani mattina andia-mo in clinica. Che ne dici?Condividi il mio proponimento?”-“Altro che. Mi sta be- Pag.111 - ne,così possiamo dormire insieme ancora un’intera notte.”-“Si. Pen-so,però,che ce ne saranno ancora tante di notti in cui staremo abbracciati come ora per far sentire i nostri cuori battere insieme.” Il giovane rimase in silenzio, senza rispondere. Aveva deciso di fermarsi nella capitale e ciò non sarebbe sta- to più tanto facile e possibile trascorrere piacevolmente,gozzovigliando,delle ore con lei...!Lei a Roma non ci sarebbe potuta andare. Dal suo paese si trovava molto lontano! E poi,per tutte le cose che aveva saputo e per tutto ciò che era accaduto,qualcosa,fra loro,in lui si era spezzato. Continuava a provare immenso piacere a penetrarla,a sentire il suo corpo appiccicato a quello di lei...,ma il cer-vello se ne andava per i fatti suoi. Non rimaneva più avvinto,legato a lei. Spazia-va per il mondo in cerca di nuove avventure,di nuovi spazi,di nuovi orizzonti di vita,di nuove realtà,che lo facessero sentire realizzato e sicuro di aver raggiunto un obiettivo nella sua vita. Sembrava come quell’uccellino,che,messo le prime piume,è pronto per spiccare il volo,liberandosi della tutela materna. All’improvvi- so spicca il suo primo volo e,libero,se ne va nello spazio infinito,felice di esistere e di respirare l’aria di libertà,“Che è sì cara,chi per essa vita rifiuta”,come disse l’Alighieri,a proposito di Catone...!Dopo il primo amplesso,“Vogliamo vedere se abbiamo preparato tutto?Facciamo il controllo,con tranquillità,fino a quando stia-mo soli. Che ne dici?”-“Si. Stavo pensando la stessa cosa. A proposito,dove hai messo i documenti per il ricovero e la diagnosi del cardiologo?Quella bisogna tenerla a portata di mano,ci serve domani mattina,appena saremo al policlinico “Umberto I*” a Roma”-“L’ho nella borsetta con i soldi,che preferisco tieni tu. Tu sei più preciso. E poi,quando sono in ospedale,se occorre qualcosa,se non ci pensi tu,amore mio,a chi potrò rivolgermi...!?”-“Sta tranquilla,io,fino a quando non ti dimetteranno e potrai tornare a casa,non ti abbandonerò. Sai che ci so fare. Mi basterà fare un sorriso alle infermiere e avrò libero accesso...!”-“Lo so e questo mi fa impazzire di gelosia. So che mi ami e non mi tradirai. Tu non immagini il dolore,che la gelosia mi ha provocato quando al centro medico della mutua quella donna ti ha apostrofato così cordialmente,da vecchi e cari ami-ci...!” Così dicendo consegnò al giovane tutti i documenti,che controllò uno ad uno con molta meticolosità...!I soldi,che lei gli consegnò,li mise nel suo portafo-glio,nella tasca di destra dei pantaloni,che teneva appoggiati allo schienale della sedia. Dopo controllarono i vestiti per vedere se aveva portato la camicia da notte da mettere in ospedale,le pantofole...!Resisi conto che c’era tutto e che non mancava nulla,essendo ancora molto presto,prima che tornassero fratello e sorella di Pino,finirono di nuovo,avvinti,fra le lenzuola. La carne dei giovani subi- to finisce per bollire,avendo ancora bisogno di smorzare gli ardenti bollori,e così finirono per far accoppiare nuovamente i loro due corpi,mentre quello di lei fre-meva e la sua bocca emetteva gemiti d’infinito piacere. Dopo,come il rematore, che ha profuso molte delle sue energie nella frenetica remata,ha bisogno di r-iprendere fiato,così accadde ai due amanti,che si riposarono abbracciati,avendo Pag.112 - un poco scostato i loro inguini,per consentire alla pelle di respirare ed esalare i vapori eccessivi. Nella momentanea pausa,dopo la breve sollecitazio- ne di Melina,ricordò quando,per la prima volta,aveva conosciuto Livia,l’impiega- ta della mutua,passeggiando per Corso Vittorio Emanuele. Fu lei,che per prima aveva preso l’iniziativa...!Infatti fu lei ad invitarlo ad una passeggiata romantica che subito accettò,da buon gustaio. Ricordò che andarono,prima passeggiando sulla strada asfaltata che porta verso Boiano e poi presero una stradina di cam- pagna,solitaria,che consentì di abbracciarsi,baciarsi e far confondere gli aromi del proprio corpo in una penetrazione di sollievo. Momento,che lei attendeva da molto tempo,per sua affermazione. Eppure non aveva fatto nessuna esperien- za...!Aveva una biancheria intima molto particolare:reggiseno e mutandine era di pizzo di colore nero e rosso,guarnita da ricamo bianco che le stava molto be-ne...!Si appagarono molte altre volte,fino a quando non apparì sulla scena Meli- na,che fece abbandonare e,quasi dimenticare,tutte le altre. Nel ripensare il tutto, Pino rimaneva alquanto perplesso,perchè aveva avuto senza chiedere,tutto quanto un uomo possa desiderare ed ottenere da una donna...!
Alle dodici e trenta tornò Mauro,dopo essere uscito un’ora prima dalla scuola. Alle quattordici rientrò anche Gilda. Pino e Melina avevano già pranzato,perchè avevano deciso di partire alle quindici con la corsa dell’INT. Sarebbero giunti a Roma verso le diciotto e trenta circa. Avrebbero avuto tutto il tempo necessario per cercarsi a una pensione nei pressi della stazione Termini per pernottarvi. Infatti la stazione Termini,centrale della capitale,non si trova molto lontano dal policlinico Umberto I*,dove Melina si sarebbe dovuta recare e ricoverare per l'in-tervento chirurgico al cuore per riaprire un a vena,che,dalla nascita era ostruita. Dato i proponimenti e i preparativi,alle tre meno dieci uscirono di casa diretti alla fermata dell’INT(Istituto Nazionale Trasporti). Il mezzo di trasporto era pronto e,dopo aver fatto i biglietti,vi salirono,salutati da Mauro e Gilda,che aveva pran-zato in tutta fretta per poterli accompagnare. “Fateci sapere qualcosa. Non siate avari. Noi vogliamo conoscere tutti gli sviluppi e se ci sono problemi o meno. siamo intesi Pino?Mi rivolgo a te,perchè Melina,stando in ospedale,potrebbe non essere nella condizione di informarci...!”-“Va bene. Ti prometto che mi farò sentire e vi informerò,cara sorellina. Puoi stare tranquilla. Ora potete tornare a casa e mi raccomando di voi. Ciao.” I due fratelli,così come aveva suggerito il loro Pino,tornarono a casa. Gilda rassettò la cucina e Mauro si pose a fare i com -piti scolastici. Melina,assieme al suo compagno,conficcata nel suo sedile,guar- dò attentamente il percorso fino a quando non raggiunsero Piazzale Pretorio e il mezzo di trasporto non si fu fermato. Allora,con calma,scesero e,tenendosi per mano,si avviarono verso la stazione Termini. Dopo dieci minuti erano in Via Volturno,scegliendo la pensione Termini. Le camere erano dislocate al secondo piano e,dopo avere richiesto una matrimoniale,ottenuto la chiave,vi si rifugiaro- no per poter far rifocillare le loro membra,dopo essersi posti fra le lenzuola. Pag.113 - Trascorsero una nottata di sogno,come a volerne fare tesoro,quasi coscienti che non ve ne sarebbero state altre. Melina si aggrappò con eccessiva voluttà al giovane,con una voracità unica e sembrava non soddisfarsi mai. Così aggrappati,avvinti furono colti dai primi raggi del sole,che riuscirono ad entrare attraverso le tapparelle. Guardarono l’orologio e si accorsero che era giunta l’ora di alzarsi e prepararsi per raggiungere la clinica. Si vestirono,dopo avere effettuato le pulizie del mattino,fecero colazione e si avviarono verso il grandis-simo ospedale e sede della clinica universitaria medica Umberto I*. Non sem-bravano due,che andavano ad effettuare un ricovero,ma due in viaggio di noz-ze. Lei era vestita con un abitino di colore azzurrino,le stava benissimo nel bel corpicino. La sua altezza era di circa un metro e sessanta con un peso di una cinquantina di chili. Ben pettinata ed ordinata si teneva ben eretta. Lui,di una altezza di un metro e settantatrè,indossava un abito di semiseta di colore oro chiaro,sopra ad una camicia celestina,corredata da una cravatta di seta bianca, trapuntata da fiorellini primaverili vari. Così vestiti,che tutt'altro avrebbero lascia-to pensare che di poveracci in cerca di ricovero per lei,si presentarono al pronto intervento della clinica. All’infermiera di turno il giovane si avvicinò con un sorri-so accattivante con una certa sicurezza e maturità:”Buon giorno. Mi scusi,c’è qui la signora,che ha bisogno di ricoverarsi per essere sottoposta ad intervento al cuore per un problema di stenosi paralizzante. Questa è la richiesta di ricovero e l’autorizzazione del distretto emittente.” La ragazza,una bella donnetta,prese la richiesta,dopo averlo guardato attentamente in faccia e con un certo imbaraz-zo nell’incrociare il suo sguardo,rispose:”Un attimo dottore. Abbiate un pochino di pazienza che ora la chiameremo la signora” e sparì nell’altra camera. Ricom-parve solo dopo pochi minuti per invitare Melina a seguirla. E,rivolgendosi al giovane:”Dopo che il professore l’avrà visitata,le farò sapere. Non ci vorrà molto, abbia solo qualche minuto di pazienza.” Disse le ultime parole in modo molto civettuolo,che fece sorridere Pino,che pensò:”La gentilezza,è proprio vero che ti apre tutte le porte...!” Dopo mezz’ora,minuto più,minuto meno l’infermiera tornò ad interpellare il giovane dallo sguardo profondo e distinto per dirgli:”Il professor Nicoletta,il primo assistente del Professor Valdoni,l’ha visitata e ha deciso di ricoverarla e la opererà tra domani o dopodomani al massimo. Lei,se vuole dottore,può raggiungere la signora al reparto fra una mezz’oretta.”-“Grazie. Lei è stata ed è molto gentile. Il reparto,se gentilmente me lo spiega,in questo labirin-to,non è facile raccapezzarsi...!”-“Ma si. Lei,esce da questa porta e si porta al cancello principale. Da lì potrà imboccare la scalinata centrale,che la porterà al primo piano. Poi gira a destra e in fondo,alla stanza numero cinquantasette tro- verà la signora.” Allora il giovane,non limitandosi al saluto,le prese la mano, ringraziandola ancora e aggiungendo:”Lei è molto gentile,oltre ad essere molto bella e simpatica. Di nuovo grazie e arrivederci.” La ragazza,più che mai imba-razzata e arrossita in volto,rispose un con uno smagliante sorriso e:”Lei è molto Pag.114 - gentile,grazie per i complimenti. Comunque,per qualsiasia problema, sarò ben felice di darle una mano,arrivederci.” rispondendo con molto calore alla stretta di mano di lui. Lei tornò al suo lavoro e Pino si diede a passeggiare intor- no al Policlinico Umberto primo per far trascorrere il tempo necessario,prima di andare a rendersi conto di come Melina era stata sistemata. Fu contento di non aver dovuto disturbare l’amico dell’amico dottor Hastore. Era riuscito nel suo intento senza coinvolgere altre persone. Non pensò minimamente alla fortuna, che aveva avuto! Fece il giro fra i viali del Policlinico,rimanendo sbalordito per la magnificenza degli edifici e l’ordine con il quale erano tenuti e curati i giardini. Non si dilungò perchè il tempo,tirannissimo,era trascorso. Infatti erano passati,in fretta tre quarti d’ora! Perciò si affrettò a raggiungere il reparto,dove avrebbe trovato la sua donna. Raggiunse,senza troppi problemi,il reparto di cardiochirur-gia del professor Nicoletta e la camera cinquantasette. Vi entrò,ma la donna,che cercava non era lì. Allora si decise ad andare a chiedere alle infermiere del reparto. “Si,la signora Melina F. è stata sistemata in quella camera,ma ora sta facendo gli esami preparatori all’intervento,che il professor Nicoletta le farà domani. Se lei non ha fretta,può attenderla e,penso,che sarà qui fra una mezz’o -ra al massimo.”-“Grazie. Allora attenderò il suo ritorno per sapere se avrà biso-gno di qualcosa!”
Fu trattato con molta gentilezza e cortesia,quasi con sussiego rispettoso! “Allora è proprio vero che a fare il monaco sia l’abito!” Rimanendo in piedi,passeggian- do nella camera,di tanto in tanto si affacciava dal finestrone per ammirare il corri corri delle persone,che si affannavano per i viali del Policlinico. Quasi in fondo, finì per scorgere una costruzione di colore bianco,dove,alcune persone erano vestite con abiti di colore scuro e,appassiti...! Guardò con più attenzione e si ac- corse che trattavasi dell’obitorio. Capì e si rese conto che quelle persone erano lì per una persona cara che li aveva lasciati...! Sentì una certa fitta al cuore. Tornò al giorno in cui la nonna paterna era morta,lasciando un profondo dispia-cere e vuoto nel suo cuore. Nonna Carmela gli voleva molto bene. lui era il pri-mo nipote maschio della famiglia...!Per evitare di commuoversi ulteriormente, distolse lo sguardo,facendolo posare su altri particolari,che si scoprivano dal grande finestrone. Mentre in lontananza osservava un altro grande edificio,che scoprì essere la sede degli studenti dell’ateneo locale,provenienti da tutte le città italiane e che grazie alla borsa di studio,avevano avuto il privilegio di abitarvi,rientrò Melina.“Ciao,è da molto che aspetti?Sai,il professore,non solo ha voluto visitarmi di nuovo,ma mi ha rifatto l’elettrocardiogramma,il gruppo sangui-gno e altri esami. Mi ha anche chiesto se tu e altre persone potete offrire il sangue,nel caso mi dovesse necessitare. Io ho detto di si. Tu sei disponibile, vero?”-“Certo. Solo,però,non basto. Dovresti farlo sapere a tuo fratello. Se non sbaglio,non è qui a Roma,presso il Ministero della Marina?”-“Hai ragione. Ho il numero della capitaneria e ora gli telefono. Tu quanti spiccioli hai?” Lì vicino Pag.115 - c’era un’infermiera,che,sentendo il dialogo intervenne per dire:”Non occorrono gli spiccioli. Lei può telefonare e dopo paga a seconda del consumo. C’è il contatore. Venga,l’accompagno a telefonare.” Melina seguì l’infermiera, che l’accompagnò al telefono,che stava situato in una cameretta in fondo al corri -doio. Pino rimase ad attenderla,senza muoversi. “Ciao,Pietro,come stai?Io sono qui a Roma e ricoverata al Policlinico.”-“Ricoverata al Policlinico?! Perchè?Non sapevo nulla! Che ti è successo?”-“Sai,ho una malformazione cardiaca che deve essere operata. L’intervento me lo faranno domani. Ora ti telefono perchè ho bisogno che ci siano dei donatori di sangue. Devo essere grata a Pino,che me l’ha scoperta e indotta a questa operazione. Lui sta qui e darà il suo sangue. Tu,che fai?”-”Tu dammi l’esatto indirizzo e verrò subito con alcuni miei amici per la donazione,così potrò conoscere il tuo amico del quale tutti ne parlate tanto!” Dopo un’oretta circa,Pietro,con altri quattro soldati marinai,si presentò dalla so-rella,facendo conoscenza col giovane amante di Melina. Prima che arrivasse Pino chiese a Melina:”Ma Pietro è il fidanzato di Lina o Linetta,come voi la chia-mate?”-“Si. Sta qui a Roma,quale volontario in marina.” Non dissero più nulla fino all’arrivo dei cinque. Così,tutti insieme furono accompagnati nel reparto trasfusioni per il prelievo del sangue. Poi,i militari tornarono alla loro caserma e Pino da Melina per chiederle se avesse avuto bisogno di qualcosa,che avrebbe dovuto e potuto comprarle. “Oggi,mi hanno detto che non debbo mangiare nulla. Devo stare a digiuno per l’intervento di domani. Domani,dopo l’intervento, vedre -mo di cosa ho bisogno. O,tu hai intenzione di non venire più e di andartene?” Abbracciandolo con passione. “Non ho nessuna intenzione di lasciarti qui da sola. Fino a quando sarai qui ricoverata,io ti starò vicino. Sta tranquilla. Starò sempre qui,per qualsiasi tua necessità. Naturalmente,fino ad allora,fino a quan-do non avrò trovato un luogo dove dormire...,dovrò rimanere nella pensione!”- “Si. Tanto i soldi li hai tu e puoi fare ciò che maggiormente ti pare e piace. Hai visto quella bella infermiera?”-“Si. E allora?”-“Mi ha chiesto se siamo marito e moglie. Vista anche la presenza di Pietro,ho detto che siamo cugini. Mi ha rispo-sto che sono fortunata ad avere un cugino come te!” Il giovane cercò di cambia-re argomento,dicendole: ”Tu non hai voluto dirlo a nessuno che venivi a Roma per l’intervento!Ora Pietro,quando scriverà a Lina,non le dirà...tutto,ogni cosa e parlerà anche di me?!”-“Non m’interessa. Ormai...!”-“Dottore,ora lei è opportuno che vada via. Se vorrà,potrà tornare domani a qualsiasi ora. Adesso la signora deve seguirmi,perchè dobbiamo continuare i preparativi per l’intervento.”-“D’ac-cordo. Allora ci vediamo domani e auguri. Sta tranquilla e serena. Sei in ottime mani. Ciao.” Data la presenza dell’infermiera,poterono darsi solo la mano,senza baciarsi sulla bocca. I cugini non si baciano...! Pino andò via come se fosse stato a casa sua. Con una tranquillità e sicurezza che i custodi all’ingresso lo salutarono con alquanto sussiego. Con gentilezza e signorilità rispose, dirigen-dosi verso Via Boito per entrare in Stazione ed osservare ciò che si faceva. Pag.116 - Notò che c’era gente che correva in tutti i sensi,chi per raggiungere i binari per la partenza e chi per abbandonarli per essere appena arrivato. Chi correva alla fermata della metropolitana per raggiungere Ostia e la periferia sud-est della città e chi si affannava ad attraversare l’ampio androne,ricco di negozi e di edicole di giornali,per non perdere il mezzo,autobus di città,idoneo a portar-lo a destinazione. Insomma,notò una frenesia,una vita convulsa di un corri,corri senza limiti e privo di quella necessità ed impellenza,che fa ritenere bella la vi-ta...!quella frenesia,che distrugge la vita dell’uomo,facendolo diventare un auto-ma un robot,un ammasso di ferraglie,messo lì per vederlo muoversi a scatti. Mentre,con stanca lentezza,non aveva fretta alcuna,aveva da far trascorrere del tempo,si sentì chiamare a gran voce:”Pino,Pino. Oh! che piacere trovarti, incon-trarti qui a Roma!L’ultima persona,che pensavo di rivedere,eri tu. Come stai?”- “Io,bene. E tu come mai ti trovi qui?Sei sola?” Si abbracciarono e baciarono. Lei gli si avvinse con molta passione. Il giovane era alquanto sconcertato a causa degli ultimi eventi. Melina,che doveva essere operata e lui che aveva stabilito di non tornare più a Campobasso,ma di fermarsi per sempre nella grande città! Avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche e trovare qualcosa da fare,altrimenti..., mangiare sarebbe stato difficile...!Dopo un poco,nel sentire il caldissimo corpo di Grazia appiccicato al suo,si risvegliò,come da un torpore. La riabbracciò con forza,accettando e ridando i baci.“Non puoi immaginare quanto ti abbia pensato! Ti ho scritto cartoline e lettere e tu non mi hai risposto. Ora capisco il perchè! Eri qui?Che fai,come mai?”-“Sai,domani,Melina sarà operata al cuore dal professor Nicoletta. L’ho appena lasciata,perchè devono prepararla all’intervento...!”-“Si. Però possiamo vederci qualche volta. La notte non possiamo stare insieme, perchè sono ospite dei miei zii...!”-“D’accordo. Possiamo vederci qualche volta.” -“Ora scusami,sta arrivando mia zia e non voglio che ti veda. Ciao.”-“Ciao.” Continuò per un’altra mezz’ora a girovagare per la stazione Termini. Dopo di che se ne tornò nella pensione per mangiare qualcosa e riposarsi. Nel tardo pomeriggio sarebbe andato a trovare il dottor Aldo Biscardi a Paese Sera per chiedergli qualche possibilità di collaborazione con tale giornale. Pensò,così, d'iniziare a preoccuparsi del suo futuro prossimo e di incominciare a fare qualcosa,che gli desse la possibilità di sbarcare il lunario.









Pag.117 Capitolo ventisettesimo.
Erano le diciannove quando uscì dalla pensione diretto alla redazione del giorna -le Paese Sera. Vi giunse dopo venti minuti di una discreta passeggiata. Al cus-tode chiese dove poter trovare il dottor Biscardi e gli rispose:”A quest’ora è in tipografia per la stampa della pagina sportiva di domani. Se vuoi raggiungerlo, segui il corridoio difronte e,in fondo troverai la tipografia. Lui è l’unica persona rossa di capelli. Non potrai sbagliarti.”-“Grazie.” E s’incamminò per raggiungere il molisano come lui. Raggiuntalo si presentò:”Mi chiamo Pino e vengo da Cam-pobasso. Sono amico di tuo fratello Gigino e,come lui,ho la tessera dello stesso partito. Sono qui,desideroso di fare qualcosa,visto che il Molise è un centro su-per-blindato. Se,ti è possibile,darmi una mano...! Ti sarei molto grato.”-“Vedi,sia- mo alla vigilia delle Olimpiadi. Puoi dedicarti alla ricerca dei programmi,ne fai degli articoli ed io te li farò pubblicare. Ora,scusami,ma,a quest’ora,siamo molto impegnati per la tiratura della prima copia del mattino. Ciao.”-“Ciao.” Andò via per non intralciare la frenetica attività del momento e tornò verso la stazione Termini,visto che non aveva un richiamo “della foresta”,in cerca di perdere qual-che ora,che pensò di dedicarla a vagare per la città,ammirando ed osservando in lungo e in largo tutto ciò che era possibile scorgere sia di bello che di poco piacevole. Il sonno non l’avrebbe sopraffatto facilmente,considerando gli ultimi eventi,che lo avevano interessato e coinvolto. Girovagò dentro e fuori la grande stazione ferroviaria,nel piazzale,giungendo fino a Piazza dei Cinquecento,pas- seggiando sotto il porticato e intorno alla grande fontana ed ammirando le mera- viglie notturne di Via Nazionale con le innumerevoli luci e passeggi di persone fa -mose,arrivando all’altezza della Banca D’Italia per ammirare,dirimpetto il gran- de edificio ospitante l’arte antica e moderna della zona. Invertì la passeggiata dopo avere raggiunto il viadotto di Piazza Colonna. Ormai le ore erano trascorse piacevolmente,consentendogli di scaricarsi dalle tante tensioni,tornò nella pen- sione per il riposo notturno. L’indomani si era riproposto di recarsi in clinica per rendersi conto dell’intervento,che avrebbe interessato Melina. Intanto passeg-giando osservò i tanti negozi,che brulicavano di avventori,pronti a fare spesa e a chiedere sconti,se fosse stato il caso. Pino potè solo osservare,non gli occorre-va nulla in particolare,ma si divertì molto ad osservare le commesse intente a soddisfare i clienti e di cercare di fare il proprio dovere nell'interesse del padrone Dopo aver vagato per un paio d'ore,raggiunta l'ora del riposino e della cena,si riportò nella pensione per porsi fra le lenzuola e scaricare le tensioni della giornata e le preoccupazioni,che incominciavano ad invaderlo. Dopo una nottata,quasi tranquilla,si alzò abbastanza riposato e fatto colazione uscì.
Alle nove era già in clinica per cercare di sapere se la donna,che lo interessava, fosse già stata operata o meno. “Sa,” gli disse l’infermiera di turno,“la signora dovrebbe tornare fra non molto. Lei può aspettare qui,oppure nella camera.”- “Grazie.” Munito di molta pazienza si pose ad aspettare il ritorno della operata. Pag.118 - Di tanto in tanto,come per sgranchirsi le gambe,passeggiava nella camera e poi proseguiva nel corridoio. In un momento del genere incrociò il professor Nicoletta,che,vedendolo,“Sta aspettando il ritorno della signora,che ho appena operato?Ebbene,è andato tutto magnificamente bene. Sarà riportata fra una mezz’oretta. La signora deve ringraziare quel medico,che ha scoperto la sua malformazione. Non era facilmente individuabile e fra due o tre anni al massimo,l’avrebbero tenuta per sempre su una sedia a rotelle.”-“La ringrazio professore. Il colpevole della scoperta del male della signora,sono io. Mi sono accorto di un suo affanno inspiegabile e l’ho indotta a fare degli accertamenti approfonditi. Dopo di che...,siamo qui!”-“Complimenti. Arrivederci.” e andò via. Dopo mezz’ora riportarono l’operata,ancora sotto anestesia. L’effetto anestetico la liberò verso sera. Assieme a Pino anche il fratello aspettò il risveglio della donna. Mentre il giovane era in attesa capì che sarebbe stato meglio uscire dalla vita della sua amante e per sempre. Non avrebbe potuto mai più pensare di avere normali rapporti con lei. Un qualcosa glielo avrebbe impedito. Non se la sentiva più di poterla stringere fra le sue braccia. Avvertiva come un muro,che lo avrebbe respinto.“Forse,è meglio così” pensò. Intanto aveva dato il suo impegno di assistenza per tutto il periodo di sua permanenza in clinica e lo avrebbe mantenuto. Per il resto...!Nel tardo pomeriggio,il fratello era appena andato via,perchè doveva rientrare in caserma,e la paziente si svegliò comple-tamente.“Come ti senti?Che ti fa male?Prima che ti riportassero qui ho incrocia-to il professore,che mi ha detto che l’intervento era riuscito perfettamente. Sei stata molto fortunata ad accorgerti del malanno,che avevi. Se oggi non ti fossi sottoposta all’intervento,fra due o tre anni saresti rimasta paralizzata su di una sedia a rotelle!”-“Sto bene. C’è solo il problema di queste flebo che mi paraliz-zano a letto. Per il resto..!Ho solo un piccolo dolore al seno,dalla parte sinistra.” -“Non te la toccare. E’ la parte dove sei stata operata. Tu avrai certamente fame. Ora chiedo all’infermiera cosa puoi e devi mangiare. Così ti procuro ogni cosa.”-“Per questa sera ci penseranno loro. Già mi hanno avvertita. Per domani mi occorrerebbero delle arance,possibilmente mandarini e delle banane. Non occorre che ci vai adesso,poi non ti fanno rientrare...!”-“Non ti preoccupare. Io vado subito a comprarti un paio di chili di agrumi e un chilo di banane e te li porto. Così,domani mattina presto,se vuoi,puoi mangiarti qualcosa! Ciao. A più tardi,il tempo di andare e tornare.” Lasciato Melina andò subito al negozio di frutta,che si trovava nei pressi del Policlinico. Dopo mezz’ora era di ritorno. “Ma,ti hanno lasciato passare?Non è l’ora delle visite...!”-“Mi hanno detto che posso entrare in qualsiasi ora,anche senza il lasciapassare!Ne ho approfittato. La dimostrazione è che sono qui.”-“Mi fa piacere. Dammi la tua mano,che mi dà sicurezza e mi fa passare tutto. Mi dispiace solo di non poterci abbracciare e...!”-“Ora non preoccuparti di questo. Pensa solo a ristabilirti e in fretta. I tuoi figli e familiari ti stanno aspettando con molta ansia a casa.”-“Mio fratello ha Pag.119 - detto che avrebbe informato lui tutti dell’esito dell’operazione. Sen-z’altro l’avrà già fatto. Come tu lo avrai informato,sanno che è andato tutto bene e grazie a te,amore mio.”-“Ora,ti ripeto,cerca di stare solamente tranquilla e non pensare a niente. Al resto c’è chi è preposto a farlo,a pensare a cosa si dovrà o non si dovrà fare.” Così dicendo andava asciugandole la fronte madida di sudo-re. Sia la reazione dell’intervento e sia per la diversa temperatura della capita-le...!Alle venti le portarono un brodino,che Pino l’aiutò a mangiare. Verso le ventitrè,il giovane,notando che l’operata aveva sonno e voglia di dormire,la lasciò e tornò alla pensione per distendersi sul letto e pensare. Ricordò tutti i momenti belli trascorsi insieme e la poesia,che l’avevano ispirato:”Il nuovo anno, danzante è arrivato. E...,quello...., l’appassito, con molto rammarico...., di notte è fuggito! Poveraccio..., avrebbe voluto non essere, ma confuso nel volo del tempo! E’ tutto così...! Vaghi..., si brama di vivere. Poi..., delusi si vuol fuggire. Però...,
tra tristezza e noia, anche la sua fine si matura! E,in un volo d’uccello..., si è di nuovo al punto di prima, liberi.
Questa è la vita..., amore mio, si conosce il buono..., solo dopo aver mangiato il cattivo! E’ ciò che ci fa conoscere il tempo...!” Con simili ricordi si addormentò fino alle otto del mattino,quando le urla,provenienti dalla strada,lo svegliarono. Guardò l’orologio,che aveva al polso e si accorse che,forse,aveva fatto tardi. Doveva correre in clinica. Melina poteva avere biso- gno di qualcosa. In fretta si alzò,vestì e corse verso Viale del Policlinico per attraversare i cancelli,che delimitavano il perimetro degli edifici del sanatorio, senza che alcun guardiano gli facesse obiezioni,raggiungendo la camera di Me-lina,fu accolto con un sorriso dalla donna,nel vederlo. Non essendovi nessuno nella camera,rispose con un altro sorriso. Si avvicinò e la baciò delicatamente sulla bocca. Non aveva nessuna intenzione di creare attriti inutili. L’accarezzò, chiedendole quali fossero le sue condizioni di salute. “Come hai trascorso la notte?Hai riposato bene o hai avuto dei problemi?”-“Sono stata benissimo. Non mi è sembrato di essere stata operata. Per giunta,al cuore! Il professore è stato veramente bravo. Le infermiere,poi,si prendono cura di me in modo particolare. Quella morettina viene spesso e mi chiese,dopo che sei andato via ieri sera,se tu fossi tornato questa mattina! Non è...,io sono gelosa di te. Maledettamente gelosa e non tollero che un’altra possa pensarti...!”-“Non dire stupidaggini. Chis-sà quanti ne ha intorno,può pensare a me?” La rassicurò con una carezza sulla fronte,poi sul volto,concludendo con un bacetto sulle labbra.“Hai mangiato qual-cosa,questa mattina?Ti devo sbucciare un’arancia o una banana?Cosa preferi-sci?”-“Per ora niente. Mi basta la tua vicinanza. Tu,invece,come sei stato questa notte e l’altra notte da solo?Sei stato meglio senza di me?Io avrei gradito moltis-simo stare abbracciato a te...! anche senza fare nulla...!”-“Sai,in compagnia si Pag.120 - sta sempre meglio...! specialmente se,poi,ci si può accarezzare e fare altro...!Ora pensa a rimetterti e non fantasticare su niente. Quando starai bene e ti sarai ristabilita completamente si vedrà!” Stavano con le mani l’uno nell’altra che entrò l’infermiera bruna. Come se li avesse punti una zanzara,facendo mol-to male,si ritrassero.“Buon giorno,come va la nostra operata oggi?Ah! c’è anche lei,che piacere rivederla!Pensavo che fosse ripartito per la sua città!”-“Resto qui. Non vado via. Lei ha solo me,che s’interessa ai suoi problemi...!”-“Sono molto contenta,così potremo rivederci spesso! Comunque,per qualsiasi cosa avesse bisogno,può venire da me...,sono disponibile,per lei...!”-“Grazie. Le sono grato per la sua disponibilità.” Dopo aver lasciato il termometro per il controllo della temperatura corporea,andò via,lanciando uno sguardo felino verso il giovane. Al che Melina:”Ma,quella cosa vuole?Ho fatto male a dire che siamo cugini...! Dovevo dire che siamo marito e moglie!”-“E tuo fratello?A Bari era una cosa,qui ne è un’altra! Non avremmo mai e poi mai potuto dire una bugia del genere! Meglio dire che siamo cugini...!” Chiacchierando del più e del meno,fecero trascorre la mattinata.“Sai,mio fratello ha detto che verrà a trovarmi verso le quindici. Sarà meglio che tu non ti faccia trovare!”-“Vado via,subito,non ti preoc-cupare. Così vado a pranzo anch’io e farò un giro per la città. Questa è l’unica città,che non mi farebbe annoiare mai e nessun caso. In ogni angolo c’è un qualcosa che mi attira e mi estrania...!”-“Allora,a che ora torni?”-“Facciamo verso le diciannove. Va bene?”-“Si,va bene. Ciao.”-“Ciao.” Dandole un bacetto andò via. Mentre andava via,nel corridoio incontrò le infermiere,che lo trattenne- ro a chiacchierare. La chiacchierata si protrasse per una buona mezz’ora. Quando stava per andarsene, “Stasera non tornerete?” gli chiese la brunetta. “Perchè?”-“Ci farebbe molto piacere rivedervi.”-“Certo che sarò qui,come ieri sera!Fino a quando mia cugina resterà,io verrò a qualsiasi ora. Arrivederci. A questa sera.”-“Arrivederci a questa sera.” Andando via pensò:”Quella brunetta è un ottimo bocconcino! Mi sta stuzzicando...,un pochino troppo,per i miei gusti! Poco dopo,confuso nel caotico traffico della metropoli,i suoi pensieri assunsero direzioni diverse. Si recò presso un’edicola di giornali per comprare il giornale “Il Messaggero”,quotidiano,che riportava annunci occupazionali e vari,in genere. Era deciso a trovarsi un’occupazione,che gli consentisse l’indipendenza econo-mica. Nelle ultime pagine del giornale trovò moltissimi annunci. Molti annunci riguardavano la ricerca dell’anima gemella. Seguivano quelli che offrivano came -re ammobiliate,poi le vendite di elettrodomestici,di auto e,infine,di offerta lavo-ro. In prevalenza cercavano autisti,camerieri e persone disponibili a fare compa-gnia...! alle persone sole...! Non trovò niente,che lo riguardasse e lo soddisfa-cesse. Il fatto positivo stava nella ricerca iniziata che avrebbe,prima o poi,dato risultati confacenti. Continuò a girovagare per le strade della città e,quando ritenne di essere stanco e annoiato,tornò nella pensione per riposarsi un poco. Verso le diciannove tornò a fare visita a Melina,che trovò in gran forma ma che Pag.121 - doveva continuare a riguardarsi,distesa nel letto. Essendo soli si salu-tarono con un bacetto sulle labbra.“Come ti senti?”-“Benissimo. Ancora meglio vedendoti. Dove sei stato?Cosa hai fatto?”-“Prima sono andato in giro per la città e dopo,sentendomi stanco,sono tornato alla pensione. Ora sono uscito per venire qui da te.”-“Hai avuto problemi a venire?Se trovi intoppi mi faccio rila-sciare il permesso,per averti all’ora delle visite!”-“Non occorre. Fino ad oggi nes-suno mi ha mai chiesto nulla o fatto ostacolo a che oltrepassassi i cancelli!” -“Meglio così. Avrei bisogno di un altro poco di frutta e dell’acqua minerale. Se,domani,quando vieni,non ti dispiace portarmela!Poi,oggi,è stato il professore a visitarmi e ha detto che se continua così,fra due o tre giorni mi fanno tornare a casa. Non sei contento?”-“Certamente,che sono contento. Ciò vuol dire che va tutto molto bene.” Rimasero a parlare del più e del meno fino alle ventidue, quando la donna:”Ora è meglio che tu vada,così potrai riposarti e tornare domani mattina. Strano che tutti,alle venti o venti e trenta sono stati cacciati e tu no...!”-“Ti dispiace,che sono stato qui con te fino ad ora?”-“No. Mi ha fatto molto piacere. Sono stata molto contenta averti qui...!”-“Allora,ora vado. Ciao. A doma-ni.” Il solito bacetto ha suggellato il saluto. Il giovane attraversò quasi tutto il corridoio quando si sentì interpellare:”Siete ancora qui?Mi fa molto piacere. Pensavo che foste già andato via...!Venite.” Era l’infermiera brunetta,che l’aveva fermato e lo invitava. Senza rendersene conto,la seguì in una saletta con un lettino,in una certa penombra. Sembrava si trattasse del lettino di servizio. Letti-no,che veniva utilizzato dal personale in utilizzo notturno. Una volta entrati,la donna,che,venne a sapere trattarsi di una trentacinquenne,chiuse alle loro spal-le la porta a chiave. Accese una flebile luce,che consentì al giovane di poter ammirare le sue bellissime cosce,che si presentavano dalla sbottonatura del ca-mice.“Complimenti.” Le disse.“Ha delle cosce bellissime.” La Tiziana,così si chiamava la donna,non volle sentire altro per completare la sbottonatura del camice e far comparire,in tutta la sua prorompenza,un corpo prosperoso e fumante. Sembrava quel terreno che,dopo una breve pioggerellata,all’apparire del sole cocente,elimina la rugiada,che s’era formata sui petali dei fiori e dell’erba che tenevano invaso il luogo. Un corpetto di pizzo bianco comprimeva i suoi seni e altrettanto indumento la parte relativa all’inquine. Allo spettacolo simile anche i morti non sarebbero rimasti insensibili! Il giovane incominciò a baciarle il collo,togliendole,con molta delicatezza,il camice e il corpetto per conti -nuare ad esplorare la restante parte del corpo. Lei,ad tratto,gli strappò,quasi,di dosso,giacca,cravatta,camicia e pantaloni. Dai e dai,era arrivato a toglierle perfino le mutandine...!Lei fremente...,volle andare subito oltre. Sul lettino i due corpi s’incontrarono,facendo confondere i rispettivi profumi e battiti cardiaci con il relativo incastro dei due corpi. Furono attimi di fugacissimi abbandoni,mentre lei gli mugolava sotto,paga e felice. E,come dopo una battaglia furente,Pino si rialzò,rivestendosi in tutta fretta. Aveva paura che qualcuno li potesse vedere e Pag.122 - creargli dei problemi,che non sarebbe stato in grado di sopportare. Salutato Tiziana,andò via,quasi di corsa. Tornando alla pensione pensò:”Ma la primavera fa veramente dei brutti scherzi...! Vai capirle,le donne! Ti sorprendono sempre di più! Chi se lo sarebbe aspettato che la brunetta si comportasse in quel modo?” Tentennando la testa si disse:”Anche di Linetta,che era fidanzata e venne a ficcarsi nel mio letto per darmi la sua verginità...!Che dire poi di Grazia a Bari,che,pur sapendo che ero sposato con Melina,mi invitò all'ambulatorio,con la scusa di farsi dire il decorso della paziente Melina,lo fece,unicamente e solo per strapazzarmi e darmi,anche lei la sua verginità...!Noi uomini facciamo i sala-melecchi in attesa che la donna ci dia la sua disponibilità e il suo corpo...!A volte siamo capaci perfino di rimetterci delle proprietà...!Lei,senza mezzitermini,ci prende,quasi con la forza e ci fa suoi...!Ha ragione. Se si finisce per perdere la testa dietro ad una persona,non è facile criticare un determinato atteggiamento, che dipende unicamente e solo dalla resistenza psichica del soggetto...!” Con tali e simili pensieri si portò nella pensione per far rifocillare il suo corpo,stres-sato impropriamente e fuori programma...!








Capitolo ventottesimo.
Era una giornata splendida,ricca di profumi primaverili. Gli uccelletti cinquettava- no felici e spensierati sulla ricca vegetazione dei viali di Roma antica di Viale Castropretorio. Pino si stava recando in clinica,costeggiando il muro famoso e ricco di storia,soprappensiero,ripensando a ciò gli era capitato la sera preceden-te. “Oggi Melina esce e torna a casa. Io l’accompagnerò alla corriera dell’INT...e la saluterò per sempre. Finalmente il nostro rapporto è giunto al capolinea. Ho avuto sempre dei dubbi nei suoi riguardi! Dubbi,che si sono rafforzati in questi giorni,che siamo stati qui a Roma. E’ una donna troppo facile. Disponibile a darla ai primi pantaloni,che le si presentano! Non è fatta per me. Se i quattro figli li avesse avuti tutti con il marito...,si potrebbe anche accettare! Quattro figli, quattro padri! Oltre a tutti gli altri,che non hanno lasciato ricordi...! Non sto pensando tali cose perchè sono stato condizionato dalle infermiere,che mi han-no circuito...!Infatti,oltre a Tiziana,finì per bagnarsi anche nel corpo di felicita,di Giuditta e Livia,oltre a quelle altre,che gli hanno dimostrato eccessiva disponi-bilità,ingiustificata,se non dal suo aspetto molto stimolante e dal suo sguardo,dai suoi occhi penetranti...! Ma...,considerando la madre,la sorella,la fidanzata del Pag.123 - fratello,la cugina...,come si può avere fiducia di una donna apparte-nente ad simile aggregazione di donne?Lei non può essere migliore...!E' facile che ne sia il prototipo,la massima espressione di quella sequela di leggerezza e di prostituzione facile...!Per vivere tranquilli è necessario cambiare aria. Io reste-rò qui e continuerò a cercarmi un lavoro e...!” Con tali pensieri nella testa arrivò alla clinica,dove trovò Melina già pronta per uscire. Era vestita di tutto punto. La valigetta era ben chiusa sul suo lettino e lei accolse il giovane sorridente e civet-tuola. “Sei venuto!?Ti ringrazio molto. E’ necessario,però,che tu vada via. Sai, verrà a riprendermi mio fratello. Lui mi accompagnerà alla corriera. Io e te ci rivedremo a Campobasso. Quando torni?Me lo fai sapere e vengo a trovarti, come sempre.”-“Mi fa piacere che viene a riprenderti tuo fratello. Salutalo da parte mia. Sono contento che ti dimettono. Vuol dire che stai bene e,questo fatto,mi rende molto felice per te e per i tuoi figli,che hanno bisogno della loro madre. Tornando a Pietracatella salutami tutti,tua suocera compreso. Io e te non credo che ci rivedremo mai più. Io resto a Roma. Penso di avere trovato anche un lavoro. Ho trovato da scrivere per Paese Sera e per una Associazione stampa:l’Eurostampa. In più sono in contatto con un ingegnere per essere as-sunto con il compito di fare contabilità tecnica.” Nel darle la mano “Ciao,fa buon viaggio e riguardati.” Andò via mentre lei rimase ad asciugarsi delle lacrime,che le stavano scendendo giù per le gote. Andò via senza nemmeno girarsi indie-tro,per evitare che il suo proponimento potesse avere degli sbandamenti. Non era pentito del suo passato. Era conscio di avere goduto e molto. Aveva fatto anche godere. Tutto,insomma,lo lasciava soddisfatto. Il passato è passato. L’acqua,passata,che è andata oltre il mulino non torna indietro per continuare a far macinare altro grano! Può,tutt’al più,consentire ad un altro mulino di mettersi in funzione...! ma non quello appena lasciato! Perciò,non bisogna più pensarci. A conclusione,alla separazione e distinzione di due diversi mondi,che tornati al proprio abitat,il giovane scrisse la seguente ode:
Fu.Ormai è cosa pallida
Del lontano passato.
Mi rincorreva
Nel vorticoso sogno.
Una nube vagante
A qual mèta portante
Nel vuoto...,
L’abisso concreto?
Era un sogno l’amore
D’estasianti fugaci abbandoni
Nel ratto correre del tempo
Gli affari nel nulla persi...!
Or tutto è concluso.
Pag.124 - Inire nol puote dimane
E,se pentita
Asciugar l’umido ciglio
E,da sospiro in sospiro...
Darsi a nuovo inutile evento.
Rimpianger non sa
Attratta dal felice momento
E,se tristezza annunzia disperata
Nel cuore ha un altro amato.
Non lasciarti del felice mondo
Uomo ingannare.
Anela per tutti
E,nel bramare te,
Avida solo nel tuo sesso.
All’occhio tuo spento
A sè...,t’avvinghia,
E tu,nel fedele talamo,
Geloso,in apparenza,sei tenuto.
La vita,il sospiro comune
Che del fugace sudore
Distrugge
Ed alla vita dona un flebile sospiro
Tutto è irrimediabilmente fuggito
E i mondi tornano a vivere
Disgiunti,perchè diversi.
S’erano incontrati per caso,mentre ognuno stava procedendo per la sua strada, per il proprio mondo e per caso,per un viaggio risolutore delle necessità di lei,i due mondi,dopo essersi scontrati,hanno finito per respingersi e tornare a respira -re quegli aliti di vita propri e diversi. Come diversi erano nati,cresciuti e vissuti e, così,diversamente si sono posti a continuare per girare in orbite diverse. In tal modo l'avventura si è conclusa.
Rivisitato e concluso il 01/10/2011.-




















































































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